Saxon – Elisir Di Lunga Vita
Il 14/02/2018, di Andrea Schwarz.
A volte mi guardo intorno e vedo band sbucare da ogni dove, ognuno con il proprio (presunto) trademark, divincolarsi proponendo quello che di volta in volta sembra essere il disco del secolo. E poi volgo lo sguardo indietro e come per magia vengono fuori questi signorotti non proprio di primo pelo che quasi sottovoce realizzano quello che è il disco numero ventidue di una carriera cominciata nel lontano 1979, ‘Thunderbolt’ è un disco arcigno e di valore con il fascino discreto dell’efficace semplicità che li ha resi così longevi. Chi meglio di Biff Byford poteva accompagnarci in questo viaggio?
Ciao Biff, è impressionante pensare alla vostra lunghissima carriera lunga più di quarant’anni e fatta di ben ventidue album…un qualcosa di impressionante. Giocando con il titolo di un pezzo contenuto su ‘Thunderbolt’, avete scoperto il ‘Secret Of Flight’ che vi ha donato questa longevità?
“Non ci ho mai pensato a dire la verità, quello che posso dirti di sicuro è che nessuno di noi ha mai pensato di smettere tanto è vero che credo si possa affermare che la band oggi si trova in una forma smagliante. Non c’è nessun segreto che ci ha permesso di suonare per tutto questo arco temporale…è semplicemente il frutto di tanto duro lavoro, di abnegazione e, mi permetto di dirlo, di talento così come tanta, tantissima dedizione. Tutti fattori molto umani, niente di sovrumano (risate)”
Guardandosi in giro non ci sono band come la vostra che sono riuscite a passare indenni mode e, cosa più importante, la prova del tempo. Ora arrivati al ventiduesimo album, sarebbe stupido chiederti come avete lavorato…per creare il vostro unico sound cambiate metodologia di volta in volta per mantenere fresco il sound oppure la formula è reiterata disco dopo disco, sempre la stessa?
“Cerchiamo di migliorare sempre provando soluzioni sonore che possano risultare vincenti nella realizzazione di nuovo materiale, ogni album è diverso dal precedente e difficilmente può essere diversamente. Ad esempio si parte a volte da un’idea di chitarra e si cerca di svilupparla nel migliore dei modi, solitamente io e Nibbs Carter (basso) componiamo la maggior parte delle musiche e testi che comunque condividiamo con gli altri della band per poter avere un altro punto di vista aggiungendo o modificando le idee originarie. Negli ultimi due anni siamo stati moltissimo on tour e quindi abbiamo dovuto sfruttare al massimo i tempi in cui rimanevamo a casa, il mio studio personale a casa mia è stato un po’ una seconda abitazione in alcuni momenti, soprattutto nell’ultimo anno. Ci sono stati periodi in cui ci si scambiava il materiale via internet, altri in cui fortunatamente ci si trovava tutti in studio. Non sempre abbiamo lavorato in questa maniera, dimostrazione di come ogni disco sia differente uno dall’altro. Certo, la programmazione è comunque fondamentale perché c’è chi vive negli USA, chi in Germania, non è facile ritrovarci in studio insieme ma con molta dedizione e perseveranza riusciamo a produrre dischi”.
Allora possiamo dire che uno dei segreti è l’esservi adattati ai tempi moderni utilizzando al meglio la tecnologia, ad esempio il file sharing….
“Più che altro è un modo comodo per ottimizzare tempi e tempistiche dei lavori ai quali stai dedicando parte delle tue giornate, certo se ho del tempo libero posso sfruttarlo al meglio ma il segreto, tornando alla tua domanda precedente, è forse quello di riuscire a catturare in studio quell’energia che siamo in grado di creare su un palco quando suoniamo live. Senza contare che chiaramente il fatto di trovare del tempo per provare il nuovo materiale sia altrettanto fondamentale, quello ci fa comprendere se la direzione che stiamo prendendo sia quella giusta o se si abbia bisogno di alcune correzioni in corso d’opera. Essendo essenzialmente una live band, il suonare tutti insieme crea quell’alchimia ottimale che ci permette di valutare se le canzoni sono buone oppure no, non ci basiamo solamente sulle idee di un solo individuo oppure su quello che ci si può scambiare via e-mail. Solo una ripresa live potrà darti quel metro di giudizio corretto per sapere se un pezzo è ok oppure no, eccolo il segreto! Abbiamo bisogno di provare, di verificare se quando i brani vengono suonati dall’intera band possano essere realmente comparati con quanto i Saxon rappresentano. Cerchiamo sempre di riuscire a far trasparire che quanto facciamo rappresenta per noi una grandissima passione, un lavoro che cerca prima di tutto un’ispirazione, una volontà di migliorare costantemente scrivendo quando ne sentiamo realmente la necessità e non perchè ne siamo costretti.”
Biff, permettimi una domanda volutamente provocatoria. Quanto senso ha secondo te continuare nel 2018 a parlare di Valhalla e Odino?
“Ma perché? Io penso che sia connaturato nella nostra stessa natura dei Saxon come avviene anche per i Maiden, trattare tematiche che riguardano la storia e quindi parlare di tematiche mitologiche, vichinghi e sassoni sia qualcosa di assolutamente complementare alla nostra musica, Thunderbolt non fa certo eccezione. A volte queste tematiche o nomi di personaggi riguardano solamente il titolo della canzone stessa oppure rappresenta lo sviluppo del brano. Non mi piace affatto essere banale nelle lyrics che scrivo, assolutamente è fondamentale staccarmi dai soliti stilemi e cliché musicali che di volta in volta vengono seguiti da miriadi di band, per me è interessantissimo scrivere di Zeus o di Odino. Ti immagini che parlo di una storia d’amore? Assolutamente no, pur nella difficoltà di trovare sempre nuove tematiche disco dopo disco, certe tematiche trovo siano sempre interessanti nonché attuali.”
Su ‘Thunderbolt’ troviamo una canzone intitolata ‘Predator’: chi è nel mondo di oggi il predatore e chi è la vittima?
“Mah, è una canzone che effettivamente ha a che fare con gli animali, predatori come il leone, la tigre, lo squalo. Tutti coloro che sono al top della catena alimentare, questi sono i predatori e la canzone è incentrata su questa tematica. Non mi sono concentrato sul mondo odierno, su chi possa essere uno o l’altra cosa, il concetto è molto più basic, si parla solo della catena alimentare e di animali. Tutto qui”
Quest’anno come abbiamo già detto vi apprestate a pubblicare il ventiduesimo album di una carriera che merita rispetto da tutti coloro che ascoltano heavy metal, per quello che avete scritto e per quello che rappresentate. Tutto questo nello stesso anno in cui anche i Judas Priest tornano sulle scene….non avete paura che il loro come back possa oscurare il buonissimo lavoro che avete composto?
“Non penso proprio, le nostre produzioni vengono pubblicate con un mese di differenza uno dall’altro, prima noi e poi loro ma penso che ci sia abbastanza tempo tra una release e l’altra per evitare che ci si oscuri a vicenda. Anzi, in marzo saremo in tour insieme in North America, penso che i nostri fans siano anche fans dei Judas Priest e viceversa…insomma, tendo ad essere maggiormente positivo in merito, non vedo nessun problema.”
Quali sono le similitudini così come le differenze nel tuo approccio vocale in studio rispetto a quando canti su di un palco?
“Trovo che ci siano più similitudini che differenze, in fondo mi trovo sempre di fronte a me un microfono! Certo, quando sono in studio ho maggiore controllo della situazione, della mia voce, dell’impostazione e dell’interpretazione che ne scaturisce ma fondamentalmente il mio approccio è sempre lo stesso. In sede live ho un pubblico che mi guida, che mi sostiene donandomi sensazioni uniche pur mantenendo comunque, la stessa impostazione di fondo.”
Durante la vostra carriera in molte occasioni vi siete occupati della produzione dei vostri albums, sia come singoli che come band. Da ‘Battle Ram’ del 2015 Andy Sneap ha preso pieno possesso del ruolo di produttore sgravandovi di un compito non facile, questo vuol dire che avete preferito scegliere di concentrarvi solamente sulle esecuzioni come musicisti tralasciando l’ingrato compito di producer?
“Assolutamente, lavorare a tempo pieno con un producer al quale lasciare le ‘chiavi’ dell’intera operazione ci e mi permette di concentrarmi sulle mie parti vocali così come sull’essenza dell’essere musicista: suonare. Per il resto risparmiamo energie concentrandole nei canali giusti, Andy Sneap è ormai al terzo album al quale lavoriamo e penso che ancora una volta abbia fatto un lavoro monstre. Prima di entrare in studio il materiale in realtà è già pronto ma sicuramente non pensare a come dovrebbe suonare un brano….è qualcosa che ci solleva, che ci fa tirare un sospiro!”
La prima parte del tour vi vedrà impegnati in qualche data in giro per l’Europa accompagnati dai Magnum in UK ed i Diamond Head per qualche manciata di date prevalentemente in Germania…come vi è venuta in mente di unire le vostre forze in un tour che si preannuncia bello ‘gustoso’?
“Non avremmo mai pensato prima d’oggi che potessimo condividere un tour bus ed il palco ma abbiamo delle sensazioni molto positive, ci conosciamo personalmente e quindi da questo punto di vista penso che sarà un’esperienza positiva sotto tutti i punti di vista. Non ricordo come sia venuta fuori l’idea ma credo che sia vincente, purtroppo come hai già detto te sarà molto circoscritto e questo è un peccato ma rimedieremo fin dalla metà di marzo accompagnando in un tour in Nord America più esteso con i Black Star Riders ed i Judas Priest, verremo in Italia di sicuro anche se al momento non saprei darti una data precisa. Ci sono un po’ di location in ballo ma penso che alla fine la spunterà Milano, sai è in una posizione geografica particolare e favorevole quando organizzi a livello logistico un tour europeo. Ci piacerebbe suonare a Roma, a Bologna, a Firenze….tanti desideri ma non saremo noi a decidere, è ancora un work in progress.”
Come abbiamo già detto, i Saxon sono una band molto longeva. Pensi che questa longevità abbia reso i Saxon migliori anno dopo anno?
“Bella domanda, non saprei dire. Ogni album è una sfida continua se ci si vuole mettere in gioco, non abbiamo mai avuto l’atteggiamento di chi dorme sugli allori smettendo di migliorare….o per lo meno, di provare a farlo. I nostri fans sono sempre più affezionati, ci seguono assiduamente e questo è per noi motivo di orgoglio, non smetteremo mai di ringraziarli.”
Come pensi che un disco come ‘Thunderbolt’ possa essere per così dire incastonato nella vostra discografia?
“Non ci ho ancora pensato, per noi è un altro pezzo del nostro cammino, un nuovo album che solamente il tempo giudicherà e ci farà capire dove poterlo posizionare nel nostro catalogo.”
Durante la vostra carriera siete passati attraverso momenti esaltanti alternati ad altri dove vi sentivate in fondo a un tunnel, non hai mai provato disillusione in quello che stavi facendo?
“Nella nostra carriera siamo sempre stati molto fortunati a siglare contratti decenti e di avere una fan base che ci segue con dedizione ed affetto, non siamo mai stati una band che conquistava dischi di platino a ripetizione riscuotendo la maggior parte del nostro successo nella cara vecchia Europa piuttosto che negli Stati Uniti dove a differenza di altre band come i Maiden o i Def Leppard non abbiamo spopolato. Avere momenti belli e brutti è connaturato alla vita di tutti i giorni, sia che tu sia musicista che tu faccia lavori per così dire normali. Siamo contenti così, non viviamo certo nel lusso ma possiamo fare i musicisti che è la cosa che di gran lunga ci dona maggiori soddisfazioni.”