Twilight Force – There And Back Again…
Il 10/01/2018, di Redazione.
Intervista a cura di Valérie Morisi
Dopo il concerto del 29 ottobre al Zona Roveri di Bologna, Blackwald, lo stregone della compagnia dei Twilight Force, che ha accompagna il pubblico attraverso i vari brani del concerto con la sua voce narrante, ci ha concesso un po’ del suo tempo, per una breve intervista nella sua tenebrosa alcova.
Dopo il tour con i Sabaton siete ritornati in Italia, la terra natia dei Rhapsody (band tra i titani del symphonic power metal). Come vi sentite? Come trovate il nostro paese?
Personalmente amo l’Italia: amo per prima cosa il cibo! Cibo fantastico, gente fantastica ed è bello arrivare in un posto dov’è caldo e c’è un bel clima. Amo davvero l’Italia e poi il pubblico italiano è sempre davvero fantastico! Credo che tutti si ricordino di quando siamo venuti due anni fa e abbiamo suonato a Bologna, all’Estragon. È stata davvero un’esperienza fantastica, un pubblico grandioso e ci divertiamo sempre moltissimo in Italia. Amiamo essere qui, per ogni genere di motivo!
Avete già avuto Fabio Lione (ex Rhapsody of Fire) e Joakim Brodén dei Sabaton come ospiti nel vostro ultimo album, ‘Heroes of Mighty Magic’. Con quale artista, o band, vorreste collaborare? Un compagno per la prossima avventura?
«Questa è una bella domanda! Sai, uno dei miei eroi personali è Hansi Kürsch dei Blind Guardian, sarebbe davvero forte fare qualcosa con lui. Sarebbe qualcosa davvero speciale per me realizzare questa collaborazione, sono cresciuto ascoltando i Blind Guardian. Hansi ha una voce molto caratteristica, cosa davvero importante nel power metal.
Non posso parlare per gli altri, ma in cima alla mia lista ci sarebbe Hansi Kürsch.
Fabio e Joakim: sai, con Joakim siamo buoni amici, è stato naturale volere che si unisse a noi. Per quanto riguarda Fabio, noi siamo cresciuti coi Rhapsody, quindi lo abbiamo voluto per forza, come fosse una dichiarazione che lui è parte di ciò che stiamo facendo, in qualche modo.
Voi venite dalla Svezia, una terra famosa per il suo folklore: questo tesoro di leggende vi ha, in qualche modo, condotti al mondo del power metal e il suo regno fantasy?
Certo, in qualche modo. Siamo cresciuti giocando a Dangeons & Dragons, con tutti i videogiochi come ‘World of Warcraft’, ‘Skyrim’, i videogiochi di ‘Elder Scrolls’. Certamente questo è il legame più recente, ma quando eravamo ancora più piccoli siamo cresciuti col folklore e i racconti dei troll: in Svezia anche i programmi TV per bambini sono basati sulle storie dei vichinghi, di draghi e di troll, quindi tutto era già lì quando eravamo molto piccoli. Credo che in un certo senso tu abbia ragione, è difficile stabilire un punto d’inizio. Inoltre c’è sempre un forte legame con la foresta, con la natura…forse nello stesso modo, per esempio, delle band black metal norvegesi che sono anch’esse in connessione con la foresta, la natura, ma forse per noi è la parte più folklorica delle storie legate alla natura. Non ci avevo pensato, ma credo tu abbia ragione.
Inoltre c’è una ragione per cui il secondo album si intitola ‘Heroes of Mighty Magic’: giocavamo molto a ‘Heroes of Might and Magic’, la serie di videogiochi, perciò è un omaggio che abbiamo deciso di fare.
Come avete scoperto il power metal? E quando avete deciso che volevate dar voce (e musica) a questo interesse?
Per quanto mi riguarda credo fosse il 1997 o ’98, ricordo che il primo album che ascoltai fu ‘Glory to the Brave’ degli HammerFall, e mi innamorai perdutamente della canzone ‘The Dragon Lies Bleeding’, fu una delle prime canzoni power metal di cui mi innamorai: la velocità, le storie mitiche che racconta, tutto l’immaginario. Poi ho trovato i Rhapsody e ascoltai ‘Symphony Of Enchanted Lands’ e ricordo che tremavo, il mio intero corpo tremava, e mi chiedevo “Com’è possibile? Come fa?”. Sai, da bambino suonavo il violino e il pianoforte, da quando avevo circa tre anni, quindi ero cresciuto con la musica classica e in seguito ho cominciato ad apprezzare la musica metal, senza ancora ascoltare power metal (non sapevo ancora cosa fosse). Quando ho sentito gli HammerFall e i Rhapsody sono rimasto di stucco, con la bocca aperta: come fanno la musica classica e quella metal a unirsi in questo..questo capolavoro?
Ci è voluto molto tempo perché cominciassi effettivamente a lavorare su questo genere di musica io stesso, ma l’ho ascoltato per molti anni. Ho avuto molti altri progetti, come tutti nella band, diversi generi di musica, diversi tipi di metal per molti anni. A un certo punto io e Lynd ci siamo trovati e volevamo ricreare questa sensazione provata da ragazzini, riportare davvero “l’era del Power Metal dei Rhapsody”, quindi abbiamo concepito il primo album basandoci su questa emozione. Abbiamo provato al meglio delle nostre possibilità e ora cerchiamo di evolverci e di fare qualcosa di fresco e nuovo, ma sempre mantenendo la vecchia fiamma del power metal tradizionale.
Quindi sì, è cominciato tutto molto tempo fa, circa vent’anni fa.
Il vostro show ha un’importante elemento visivo: i giochi di ruolo hanno avuto un’influenza in merito? Il gioco di ruolo dal vivo magari, considerando i vostri costumi…
Sì, credo di essere l’unico della band ad avere effettivamente fatto gioco di ruolo dal vivo. L’ho fatto molto tempo fa, forse vent’anni fa. Ma d’altro canto gli altri ragazzi vanno quasi ogni anno alla Medieval Week sull’isola di Gotland in Svezia, dove la gente va, si veste, vive alla maniera del Medioevo e beve molta birra.
Non so se tutti abbiamo giocato ai giochi di ruolo, io lo facevo quando ero più giovane.
Nel gioco di ruolo dal vivo l’elemento visivo come dicevi è importante: dopotutto se mangi qualcosa, lo mangi anche con gli occhi. È molto importante ascoltare musica e allo stesso tempo vedere succedere qualcosa di interessante e per la nostra musica e le storie legate alla musica è un elemento naturale. Speriamo anche di poterci espandere ulteriormente in questo senso, ampliare lo storytelling, avere più elementi scenici per il palco, più interazione…è una cerca senza fine.
L’evento di gioco di ruolo dal vivo a cui andai fu davvero un’esperienza che mi ha cambiato la vita: ero giovane, ma è stata un’esperienza incredibile da vivere. Era un evento molto serio, non potevi nemmeno avere le scarpe moderne, tutto doveva essere fatto a mano, tutto doveva essere accurato. Abbiamo passato due o tre giorni a costruire un intero villaggio e poi altri quattro a vivendoci. Non si trattava semplicemente di combattere, io ad esempio vestivo i panni di un pescatore, ma è stata davvero un’esperienza fantastica. C’erano orchi e troll nella foresta, che suonavano i tamburi nel bel mezzo della notte, terrorizzandoti. Per alcune persone può sembrare sciocco, ma una volta che lo fai realizzi che è come recitare in un teatro, solo che lo fai per te stesso. Per me è stata un’esperienza fantastica, vorrei farlo di nuovo, solo che richiede molto tempo…vorrei avere più tempo!»
La quinta canzone di ‘Heroes of Mighty Magic’ si intitola ‘There And Back Again’, come il titolo completo de ‘Lo Hobbit’ di Tolkien (‘The Hobbit Or There And Back Again’): c’è qualche influenza tolkieniana, in generale, non solo nella canzone visto che il testo non parla di Hobbit?
«Come per il titolo dell’album, anche il titolo della canzone è un omaggio, un omaggio a Tolkien il Grande, ovviamente. Amiamo le sue opere, i libri ovviamente, e i film che ne hanno tratto. Sicuramente anche ‘Il Signore degli Anelli’ ci ha influenzati molto: ci sono alcune parti, le parti più calme dell’album, cantate in Sindarin, la lingua elfica che Tolkien inventò. Abbiamo pensato di dover fare qualcosa che connettesse con questo mondo fantasy, il latino non ci convinceva del tutto, mentre la lingua elfica era perfetta. Tolkien ha avuto certamente una grande influenza, tutto è iniziato con Tolkien ed il grande mondo che vedi nelle sue mappe, le lingue. Chi non ne è influenzato al giorno d’oggi?
Nessuno può passare!
Però non penso che i film de ‘Lo Hobbit’ siano molto ben fatti, mentre la trilogia del ‘Signore degli Anelli’ è molto bella. Anche la musica dei film sicuramente ci ha influenzato, i motivi e le melodie ripetute che sono molto comuni nella musica di Hollywood, o almeno lo erano nei vecchi film di John Williams: ‘Jurassic Park’, ‘Mamma ho perso l’aereo’. I motivi musicali sono molto importanti per noi, è molto importante avere qualcosa che colleghi i brani.
Noi siamo cresciuti coi Rhapsody ad esempio, e loro usano molto lo stile classico barocco, ma noi siamo cresciuti anche con le colonne sonore hollywoodiane, come quella dei ‘Goonies’ e quel genere di film, dai motivi musicali gioiosi. Volevamo portare questa parte di musica classica, il genere più hollywoodiano di orchestrazione, nella nostra musica, invece di semplicemente rifarci alla musica classica barocca: è dove proviamo a differenziarci da quanto abbiamo imparato dai Rhapsody.
Avete da poco perso un membro della vostra compagnia, ma questa non è la fine del vostro viaggio. Cosa vi attende? Quale quest attende i nostri eroi?
Il futuro è brillante e pieno di interrogativi. Dobbiamo innanzitutto finire questo tour, non abbiamo pensato molto a cosa verrà dopo, siamo semplicemente stati molto contenti che Tommy Johansson si sia potuto unire a noi per questo tour.
Una volta tornati a casa dovremo trovare un nuovo cantante adatto per il nuovo album, riempire le fila della nostra compagnia: sono pieno di speranza in merito e non vedo l’ora. Trovare qualcosa di nuovo e fresco, credo che sarà un nuovo inizio, un nuovo capitolo.
Non staremo molto in tour questo inverno e questa primavera, per dedicarci all’album e trovare un cantante che davvero si adatti al nostro sound. Al momento non abbiamo stabilito una data di uscita per il terzo album, ma appena sarà pubblicato saremo nuovamente in viaggio e sicuramente torneremo in Italia, amiamo l’Italia! Finché ci volete qui.