The Haunted – La Forza Di Resistere
Il 05/12/2017, di Marco Giono.
Esistono band che attraversano placidamente la propria carriera musicale album dopo album, poi esistono i The Haunted. I cambi di formazione si succedono come conseguenza ineluttabile dei problemi personali dei singoli. La band svedese, in origine messa in piedi dai fratelli Anders e Jonas Björler dalle ceneri degli At the Gates, è sempre ad un passo dalla fine, ma riesce in qualche modo a sopravvivere, dando vita con una apprezzabile continuità a dischi death metal potenti e diretti. Come diretto e senza fronzoli è Marco Aro, la cui voce risuona chiara e limpida durante tutta la nostra conversazione, anche quando torna con la memoria ai demoni che lo hanno allontanato dalla sua amata musica. Gli stessi demoni però che sono diventati musa per il loro nuovo album ‘Strength in Numbers’ pubblicato ad agosto per Century Media.
Ti andrebbe di raccontarmi le tue impressioni sul nuovo album?
Marco Aro: Dal nostro punto di vista ‘Strength in Numbers’ è un bel salto di qualità rispetto al nostro precedente disco. Infatti è quello che avrebbe dovuto essere nelle nostre intenzionali ‘Exit Wounds’, ma non abbiamo avuto tempo per farlo come volevamo. In realtà è stato l’album del nostro rientro sulle scene, un modo per dire che ci siamo. In definitiva ‘Strength in Numbers’ è più potente e veloce, ma anche più definito nei suoni. Abbiamo ottenuto questo risultato anche grazie ad una formazione diversa, ognuno ha potuto apportare il proprio contributo in maniera significativa anche per via di una migliore e progressiva coesione dei membri stessi all’interno del gruppo.
Invece come vanno le cose nel gruppo visto anche il nuovo inserimento del chitarrista Ola Englund e del contemporaneo rientro tuo e di Adrian Erlandsson nel 2013?
Marco Aro: Ola è l’unico membro ad non aver mai fatto parte della band prima, ma allo stesso tempo ormai è come se fossimo amici di vecchia data. Con la band ci divertiamo davvero tanto. Quando ci ritroviamo, magari anche dopo un periodo lungo che non ci vediamo, nulla è cambiato, tra noi c’è sempre un feeling fantastico.
Mi piacerebbe conoscere qualcosa di più del dietro alle quinte di ‘Strength in Numbers” ed in particolare se è stato il frutto di jam session?
Marco Aro: Tieni conto che il nostro precedente ‘Exit Wounds’ lo avevamo messo in piedi scambiandoci dei tape a distanza via internet. Siamo stati molto più fortunati stavolta. Abbiamo avuto due differenti tour, uno con Arch Enemy ed un altro con i Meshuggah. Così abbiamo avuto modo di suonare prima dei concerti nei momenti di pausa. E’ stato quindi un lavoro collettivo e con approccio molto più vicino a quello live.
Non è solo più potente, ma c’è anche una maggiore definizione nei suoni. Se prendiamo infatti in considerazione la title-track è possibile sentirci dentro tutti gli strumenti, persino il basso che spesso viene trascurato nelle produzioni death metal…
Marco Aro: Gran parte del merito va al produttore Russ Russell. Quando abbiamo iniziato a completare la musica del nuovo album abbiamo pensato che il risultato finale avrebbe dovuto essere qualcosa di duro, estremo, ma allo stesso tempo doveva risultare il più pulito possibile e un produttore di lunga esperienza come Russ ci sembrava davvero perfetto per ottenere un risultato del genere. La produzione è uno di quegli aspetti a cui abbiamo voluto porre particolare attenzione.
E cosa mi dici del titolo del titolo dell’album? A cosa si riferisce e se ci sono connessioni con i testi dei brani?
Marco Aro: Viviamo in tempi particolarmente difficili e il titolo in qualche modo si riferisce alla necessità di cercare un’unità nella moltitudine. La nostra forza deve essere quelle di rimanere uniti. Non possiamo più isolarci. E’ quello a cui ci riferiamo con la forza dei numeri. Si tratta quindi, spero, di un messaggio positivo. Volevamo poi che la copertina ricordasse il passato con un manifesto di propaganda come negli anni ‘40, qualcosa di semplice, immediato e potente. Come la nostra musica. Per quanto riguarda i testi invece…non potevamo raccontare ancora storie di serial killer, lo abbiamo già fatto…i testi che ho scritto riguardano la mia privata, il mio passato di dipendenze dalle droghe, la lotta con i demoni che in fondo è un tema universale e può avere diverse interpretazioni. Pongo molta attenzione in realtà ai testi. Oggi si può scrivere di tutto, ma è mia intenzione mettere in risalto qualcosa che sia importante per me e per le altre persone.
Pensi sia complicato oggi fare un album rispetto al passato?
Marco Aro: Oggi c’è più competizione ed è un bene. Ci sono molte più band che suonano e lo fanno ad un buon livello. Allora devi fare qualcosa di davvero speciale, non puoi creare un album nella media se vuoi essere ancora notato. Così devi migliorare sotto ogni aspetto… se non vuoi essere dimenticato. Nei The Haunted poi ci sono musicisti talentuosi che non vogliono di certo fermarsi, ma bensì progredire. Ed è una cosa sicuramente importante per stare al passo coi tempi.
Il prossimo tour dei The Haunted inizierà a settembre e terminerà a novembre. La band di supporto sarà i The Witchery. Mi piacerebbe sapere se avete intenzioni di aggiungere altre date, magari qualche festival o una data in Italia…
Marco Aro: Intanto siamo molto felici di suonare con i The Witchery. Si tratta di musicisti che conosciamo bene, la cui storia è legata da incroci vari a quelle dei The Haunted. Oltre tutto è una grande band con tanti fan. Poi al momento abbiamo diverse proposte per altre date, ma dobbiamo valutare perchè spesso cambiano gli interlocutori e diventa complicato muoversi. Cambiano magari le location e altro. Speriamo davvero però di poter riuscire a venire presto anche in Italia.
Lo riporto al passato non poi così remoto dei The Resistance di cui faceva parte l’ex chitarrista degli In Flames, Jesper Strömblad. Come sospettavo si tratta di un terreno minato e Marco glissa piuttosto velocemente…
Marco Aro: Purtroppo c’erano davvero troppe cose che non andavano allora. La situazione è andata peggiorando con il tempo… In realtà ancora oggi ascolto gli album che abbiamo fatto assieme e ritengo siano davvero grandi. Un peccato davvero, ma non c’erano allora le condizioni per andare avanti, troppi problemi.
Mi piacerebbe conoscere quali band o musicisti ti hanno portato a diventare un cantante metal?
Marco Aro: La prima band metal che ho mai sentito sono stati gli Iron Maiden. Poi ho ascoltato per tanto i generi punk rock e hardcore…quindi la svolta, quando ho iniziato ad ascoltare gli Slayer… non avevo mai sentito nulla di così veloce e brutale come loro. Sono proprio gli Slayer con il disco ‘Reign in Blood’ e i primi Morbid Angel ad aver dato il via al death metal ed avermi avvicinato in fondo al genere.