Morbid Angel – Il Giardino Del Disprezzo
Il 24/11/2017, di Giuseppe Cassatella.
Nel mondo del metal non sempre le cose più ovvie sono quelle che portano ai risultati voluti, ne sanno qualcosa i Morbid Angel, che pensavano di avere fatto il colpaccio con il ritorno di David Vincent nelle proprie fila e che invece si sono ritrovati a dover a far i conti con il flop artistico e commerciale di ‘Illud Divinum Insanus’. Non tutte le ciambelle escono col buco, così, qualche volta, per fare un passo in avanti è necessario farne uno indietro: via nuovamente il singer dei primi cinque album, dentro il figliol prodigo Steve Tucker, che aveva inciso i lavori dalla F alla H. Ed è stato proprio il vecchio-nuovo cantante a rispondere alle nostre domande circa un mese prima della pubblicazione del nuovo e convincente ‘Kingdoms Disdained’.
Benvenuto su Metal Hammer Italia, Steven. Come è stata la tua vita lontano dai Morbid Angel? In questi anni, non sei stato di certo con le mani in mano e hai messo su il progetto Warfather nel quale cantavi e suonavi la chitarra. Ma in cuor tuo, preferisci le quattro o lei sei corde?
La vita fuori dai Morbid Angel è stata decisamente noiosa! Seriamente, ho avuto una sacco di tempo libero, durante il quale sono stato con la mia famiglia e ho rivisto i miei amici, ma mi mancava la vita in tour. Avevo cambiato i miei ritmi giornalieri, ma ora sono decisamente pronto a calarmi nuovamente a pieno regime nella band, di riprendere a suonare dal vivo i brani che non eseguo più da anni! Per quanto concerne la preferenza tra basso e chitarra, direi che non ho una predilezione particolare, entrambe le cose mi piacciono. Amo farle, anche se quando suono il basso mi sento più libero e sicuro di me.
Dopo svariati anni sei tornato a lavorare con Trey, come è stato?
Grandioso! Io amo suonare con lui, riesce sempre a tirare fuori da me il meglio. Credo che sia una delle persone più creative che io conosca, ogni volta mi sorprende. Amo quello che abbiamo creato insieme, è totalmente diverso da quello che lui ha scritto con David Vincent, e sono fiero che lui voglia condividere i Morbid Angel, la sua creatura, ancora con me. Parliamo spesso di com’è l’essere tornati insieme a suonare i nostri vecchi pezzi e come dovranno essere i nuovi. Sì, è stato veramente fantastico tornare a lavorare con Trey.
Al tuo ritorno nella band hai trovato un nuovo batterista, Scott Fuller, e hai perso un compagno di lungo corso, Pete Sandoval, con cui hai condiviso il tuo precedente periodo nella band.
Sì, certo è stato molto triste non lavorare più con Pete. Lui è un vero genio, tirava fuori sempre grandi idee, non sapevi mai cosa aspettarti quando si metteva dietro le pelli. Però Scott è fenomenale, è un grande batterista. Non voglio neanche sapere quanti anni è più giovane di me, forse quindici o più! Aggressivo, veloce, sa suonare lentamente, ha una grande versatilità e un’ottima tecnica. È influenzato da band differenti con stili diversi, Ac/Dc, Metallica, Kreator. Li rilegge in un modo tutto suo. Ha dato una gran mano ai Morbid angel, portandoli a un livello superiore. Ma non è solo una grande batterista, è anche un’ottima persona e si è inserito magnificamente nella band.
La prima parte della tua avventura nei Morbid Angel, almeno per quanto concerne la fase in studio, si è interrotta con la pubblicazione di ‘Heretic’ nel 2003. Credi che ‘Kingdoms Disdained’, a distanza di 14, anni possa esserne considerato il naturale successore?
Sì, direi proprio di sì. Riprende il nostro passato, ma credo che ci spinga anche in una nuova direzione. È fondamentalmente un disco Morbid Angel al 100%, è un lavoro death metal al 100%. Io sono un amante del death, mi piace suonarlo. Io e Trey non ci siamo seduti a tavolino a dire il disco suonerà così o colà, ci siamo mesi a lavorare e quel che è uscito è uscito. Niente di predeterminato. Ognuno ha portato le sue idee, è stato come tornare ai tempi di ‘Gateways To Annihilation’, ognuno ha fatto il suo, io scrivendo alcune canzoni, Scott contribuendo con nuove idee. Ci siamo scambiati i file tramite internet, ognuno suonava le proprie parti mettendoci del suo, quando le canzoni sono state pronte, ci siamo chiusi in studio per registrarle. Alla fine, credo che sia uscita fuori la naturale evoluzione del nostro suono.
A proposito di evoluzioni e dischi che prendono direzioni strane, come hai trovato da esterno un album come ‘Illud Divinum Insanus’, non propriamente in linea con la tradizione della band? Io, per esempio, pur non ritenendolo un capolavoro, ne ho apprezzato il coraggio, certo un po’ sconclusionato.
‘Illud Divinum Insanus’? non so proprio che dirti di quel disco, non l’ho ascoltato molto. (Sorride, ndr.).
Perfetto, allora torniamo al presente: come mai ‘Kingdoms Disdained’ non contiene le caratteristiche tracce strumentanti che hanno sempre rappresentato una sorta di marchio di fabbrica dei lavori targati Morbid Angel?
Niente di programmato, il disco è uscito fuori così. Penso che inconsciamente abbiamo voluto puntare sulla potenza e sull’aggressività. Abbiamo tirato fuori un disco che è semplicemente death metal.
Credo che ti sia occupato tu della trascrizione di tutti i testi, di cosa parlano?
Sì, i testi li ho scritti tutti io, si ricollegano al titolo dell’album. Sono i classici testi Morbid Angel, parlano di opinioni eretiche, di spiritualità e della situazione attuale della società. Credo che vadano studiati a fondo, senza fermarsi alla superficie del mero significato letterale.
Il primo singolo estratto dall’album è stato ‘Piles Of Little Arms’, come mai avete scelto proprio questo pezzo? E c’è un brano che preferisci nell’album?
Non è solo il primo singolo ma anche la traccia di apertura di ‘Kingdoms Disdained’. Essendo la prima canzone che la gente sente quando mette su il cd, è quella che introduce in tutto il lavoro. Abbiamo pensato che fosse una buona idea quindi utilizzarla come biglietto da visita in occasione della pubblicazione dell’intero album. Non credo, invece, che ci sia un pezzo su questo album che preferisco, anzi non credo che ce ne sia in assoluto uno che prediligo rispetto agli altri in tutta la mia produzione con i Morbid Angel. Ogni canzone è un pezzo dell’intero, non riesco a scinderle, rappresentano quella fase della nostra carriera. Trovo che siano tutte fantastiche!
Sei uscito dal gruppo quando i Morbid Angel incidevano per la Earache, storica etichetta che sino a quel momento aveva pubblicato tutti i lavori della band. Dopo un solo disco su Season Of Mist, oggi ritrovi il gruppo su Silver Lining Music. Come va con la vostra nuova casa discografica?
Sono veramente molto felice. Per loro i Morbid Angel sono una priorità e stanno facendo di tutto per promuovere il nostro disco assecondando ogni nostra richiesta.
Tra l’altro non siete l’unico grosso nome della SLM, anche gli Annihilator, hanno appena pubblicato il nuovo ‘For The Demented’ per loro, cosa pensi della band di Jeff Waters?
Gli Annihilator sono un gruppo fantastico, hanno inciso alcune delle pietre miliari del nostro genere. Quando ero un ragazzino impazzivo per i loro primi lavori. Veramente favolosi!
Ami gli Annihilator, hai affermato che sei un grande fan del death, allora non posso non chiederti se i tuoi ascolti si limitano al metal o se spazi anche in altri generi?
Ascolto anche altra roba, anche più melodica. Ma sostanzialmente preferisco sempre il metal, soprattutto il death, a tutto il resto.
Qual è lo stato di salute attuale della scena metal e, in particolare, di quella death?
Penso che la musica cambia di continuo, accanto ai grandi nomi del passato sorgono sempre nuove band. Molte volte, ciò che viene proposto dai nuovi gruppi, noi non lo capiamo, ma, devo ammettere, che c’è sempre qualcosa di buono che esce. Oggi ci sono degli ottimi musicisti in giro, soprattutto chitarristi di altissimo livello.
Tornando al disco, cosa mi dici della copertina?
È opera di un mio amico irlandese, Ken Coleman, trovo che abbia fatto un grandissimo lavoro, è riuscito nell’impresa di tradurre in immagini il concept dell’album, questo antico dio che distrugge i simboli della civiltà odierna. Davvero un grande lavoro, siamo pienamente soddisfatti.
L’album uscirà in diversi formati, tra cui quello in vinile e in cofanetto deluxe extra limitato, contente anche 6 7”, un cd con i demo e un pendente. Cosa mi dici di quest’ultima edizione?
Questa superlativa edizione da la possibilità di prendere in solo colpo non solo un cd contente i demo dell’album ma anche i 6 7”, che sono veramente esclusivi e unici nel loro genere. Sono felice del ritorno in auge del vinile con le sue copertine più grandi perché arrichisce l’esperienza dell’ascolto con quella visiva. Inoltre, ognuno può scegliere il formato che preferisce, cd o lp che sia.
Messa alle spalle la fase in studio, tra poco vi rimetterete in moto per il tour di supporto a KD. Sai già dirmi qualcosa al riguardo?
Sicuramente andremo in tour nel 2018 e passeremo anche dalle tue parti.
Ma preferisci girare negli States o nel Vecchio continete?
Amo l’Europa, penso che abbia un’audience migliore. Quella statunitense si perde maggiormente dietro le mode del momento. In Europa c’è maggiore stabilità nei gusti e una maggiore fedeltà nei confronti delle band. Adoro esibirmi in entrambi i continenti, ma attualmente il tuo mi da maggiori soddisfazioni. Mi piace tanto girare, suonare su palchi diversi, vedere Paesi nuovi e conoscere ogni giorno gente differente. Alla fine questo per me è un lavoro ma soprattutto una passione.