Annihilator – Rivivere Il Passato
Il 20/11/2017, di Andrea Schwarz.
Jeff Waters è un personaggio a modo suo coraggioso, non nell’accezione del guerriero che va in battaglia ma un uomo / musicista che con molta coerenza porta avanti gli Annihilator, quasi incurante del tempo che passa e dei passi falsi che nel corso di una quasi trentennale carriera ha inevitabilmente commesso. Ma forse con ‘For The Demented’ le cose si aggiustano, finalmente un disco che riprende atmosfere e quella verve che manca da tanto, troppo tempo. Questa la chiacchierata avvenuta a ridosso della pubblicazione di questo album che è già il sedicesimo in carriera.
Lo scorso anno, giusto in queste settimane, ebbi l’onore di avere una lunghissima conversazione telefonica con Jeff Waters di cui avrete certamente avuto modo di leggere su queste ‘pagine’, solo un breve resoconto perchè era impossibile mettere nero su bianco tutta la montagna di cose e di parole che ci scambiammo quella sera. Quelle chiacchiere erano il “contorno” alla pubblicazione di ‘Triple Threat’ mentre oggi invece è il turno di ‘For The Demented’, nuovo studio album. Ed è proprio dalla fine di quella chiacchierata che riprendiamo le fila del discorso, finale nel quale Waters asseriva che gli Annihilator stavano lavorando a nuovo materiale che presumibilmente avrebbe dovuto vedere la luce durante il corso del 2017. Eccoci qui dunque, a esattamente un anno di distanza, un lasso di tempo relativamente breve nel quale i brani sono nati, sono stati prodotti e registrati, mixati e finalmente finiti su quel supporto chiamato cd: “Eh sì, mi ricordo quella chiacchierata ma non pensavo fosse passato così in fretta! Non me ne sono accorto perché è mia abitudine scrivere riff tra un disco e l’altro che poi nel momento giusto vado a setacciare in cerca di quelli giusti da inserire nell’album in lavorazione. In questa occasione ho tentato un esperimento che è consistito semplicemente nel dotarmi di un altro paio di orecchie che potessero aiutarmi nella scelta della direzione da intraprendere, quali riff utilizzare e quali invece buttare nel cestino. Ho scelto Rick Hinks, un bravo musicista proveniente dall’Inghilterra che negli Annihilator è il bassista, il filo conduttore che ci ha guidati nel processo di lavorazione è stato duplice: da un lato essere supportato da qualcun altro che avesse un punto di vista per così dire esterno che potesse aiutare in maniera sostanziale la qualità delle canzoni, qualcuno che non fosse direttamente coinvolto ma con le proprie orecchie e competenze potesse indicarmi quotidianamente se la direzione fosse quella giusta. Dall’altro lato c’era la voglia di andare oltre le paure e le frustrazioni che accompagnarono ‘Suicide Society’, cioè quello di filtrare quello che componevo comparando il tutto a quanto già fatto da altri come Jeff Hanneman o Kerry King, Dave Mustaine o James Hetfield, eliminando quello che sembrava assomigliare troppo spudoratamente a quanto già scritto da musicisti di quel calibro. È difficile rimanere obiettivi come songwriter se lo si sovrappone all’essere fan di questa o quella band, era necessario liberarsi di questi condizionamenti ed al tempo stesso provare a tornare alle mie origini, ai tempi dei primi album quando la gente percepiva che era scritta dal sottoscritto risultando fresca ed accattivante. Rick in questa situazione è stata la chiave fondamentale, colui che in maniera semplice ma diretta poteva confermarmi se la direzione che avevo intrapreso, riff dopo riff, potesse essere quella giusta. Forse in passato ho sbagliato, questo mio essere fans di determinate bnds mi ha influenzato troppo lasciando da parte quelle che sono le mie caratteristiche come songwriter. Considera inoltre che Rick non è stato solo un orecchio, un giudice ma insieme a me ha scritto le musiche mandando in fumo tantissimi riff che avevo scritto nel corso del tempo. È un album, forse il primo in carriera, dove non sono l’unico autore di tutto.” Ascoltando il disco si notano sfumature che riportano alla mente atmosfere care a dischi quali ‘Alice In Hell’ e ‘Never Neverland’ (vedi ‘Twisted Lobotomy’ e ‘One to Kill’) oppure ‘Set The World On Fire’ in ‘Pieces Of You’. Nonostante questo rispetto al recente passato i brani sono più freschi ed accattivanti pur non arrivando ai livelli dei loro classici “Grazie al passare del tempo fai esperienza, inglobi nel tuo background influenze diverse che si stratificano e che immancabilmente vengono fuori quando ti accingi a lavorare su nuova musica. È innegabile che ognuno di noi abbia uno stile proprio che però si modella anche grazie a influenze esterne. Questo può essere un motivo grazie al quale si riescono a trovare nuove idee considerando anche che la strumentazione che utilizzo in studio mi aiuta tanto, mi permette di utilizzare soluzioni sonore impensabili senza dover suonare troppo tecnico o prog, anzi riuscendo ad avere un’impronta thrash che mi contraddistingue.” Certo è che ogni musicista non può pensare di avere un sound accattivante se alla base non ci sono idee fresche..”Chiaro che non posso pensare che la strumentazione che ho in studio possa da sola permettermi di raggiungere i miei obiettivi, è un perfetto connubio che va di pari passo con le proprie capacità di scrivere musica. Quando provo a suonare thrash vecchia maniera l’effettistica può creare un sound più pieno, più intenso.” Un’altra delle cose che risaltano ascoltando l’album è un Waters diverso, meno schizofrenico e quasi rilassato, un fattore nuovo che ha potuto imprimere maggiore positività alle canzoni nel loro complesso “Il fatto di condividere con Rick il songwriting mi ha aiutato parecchio in tal senso, non sentire la pressione e la responsabilità di scrivere tutto pur mantenendo al tempo stesso il controllo su tutto, ogni piccolo aspetto che abbia a che fare con la produzione di un album. Parimente un altro fattore che mi ha tranquillizzato è stato probabilmente il canto. Voglio dire, mentre con ‘Suicide Society’ mi cimentavo per la prima volta in un’avventura di quel genere, oggi non avevo più quell’assillo del non sapermi comportare dietro ad un microfono. Non sembra ma conoscere meglio i propri limiti e peculiarità aiuta, e non poco!” Ascoltando i testi attentamente sembra che il nostro Waters si sia concentrato sull’aspetto umano di ognuno di noi “In questo senso non ho voluto però focalizzare la mia attenzione su malattie mentali o disagi particolari ma più semplicemente sui sentimenti che si provano a essere un po’ fuori dagli schemi di questa società e come si possa ugualmente essere utili affinché questa stessa società possa evolversi, speriamo, in meglio. Ci sono brani come la title-track e ‘Not All There’ con le quali ho cercato di esprimere dei concetti, a volte anche forti in un contesto musicale tipicamente thrash. Apprezzando quello che si è, cercando di trasmettere qualcosa agli altri senza essere giudicati per i vestiti che si portano o dai disagi mentali che in alcuni casi la gente ha. Anzi, pensando a questi ultimi casi mi piace pensare che alcuni tra i più grandi personaggi nella storia abbiano sofferto di alcune malattie mentali. Il messaggio principale che ho voluto esprimere è che non importa se si hanno problemi, di qualsiasi specie e ragione, questo non toglie che si possa essere delle brave persone per se stesse e per chi ci sta intorno. Ci sono persone che soffrono di autismo e fanno cose straordinarie, non giudichiamo un libro dalla copertina ma andiamo oltre, anche se normalmente la società vorrebbe farci credere il contrario.” Non è facile al giorno d’oggi soprattutto per le nuove generazioni togliersi da questo circolo vizioso in cui l’apparire è più importante dell’essere e sembra sia anche difficile invertire la rotta “Purtroppo i social network sono una parte di tutto questo, la tecnologia ed il web hanno moltissimi risvolti positivi ma anche negativi, si ha l’impressione guardando facebook che la maggior parte delle persone stiano vivendo vite fantastiche e luccicanti ma nella realtà vivono gli stessi problemi di tutti. Però ne siamo tutti contagiati. Pensa che prima che mi chiamassi, stavo sentendo in tv una notizia, a Honolulu sono preoccupati poiché tante persone sono state investite perché troppo distratte dagli smartphone. Ho anche letto che alcune città americane stanno cominciando a proibire di scrivere testi e/o guardare i propri cellulari per strada proprio per questo. Anche a Toronto alcune persone sono morte investite da autovetture semplicemente perché troppo distratte dallo smartphone…incredibile. Come Rick è stato una sorta di filtro nel processo di lavorazione tra il mio ego e il mio essere musicista, anche e soprattutto con internet è necessario avere dei limiti e filtri vari. Insomma, i social network sono importanti per lavoro, per mantenere i contatti con amici lontani ma bisogna avere un freno, non è possibile essere collegati h 24, diventa solo nocivo invece che salutare.” I tempi cambiano, le esperienze sono diverse e ti fanno cambiare a volte atteggiamento verso questa o quella cosa. E Jeff Waters sembra essere finalmente diventato più saggio nel coinvolgere altri musicisti nel working process di un album targato Annihilator, quasi a voler marcare una differenza con il passato “Continuo sempre a registrare le parti di chitarra, a produrre, mixare il nostro materiale, occuparmi dei booking e del merchandise e tutte quelle cose che hanno a che fare con gli Annihilator ma ho fortemente voluto con me altri musicisti per poter avere un altro punto di vista durante il songwriting, un filtro che potesse permetterci di scrivere dei bei brani senza dover far riferimento solo a me stesso con il rischio di non essere sufficientemente obiettivo. Un cambio per me importante e non scontato, è stata una sfida che mi ha soddisfatto sperando al tempo stesso di averla vinta. Lavorare in gruppo può aiutarti in maniera naturale a esprimere le tue qualità, trovare nuove soluzioni musicali che altrimenti ti sarebbero precluse.” Ancora una volta Jeff Waters si è occupato delle parti vocali con una prova maggiormente convincente rispetto a quanto già fatto in passato anche se queste canzoni con un cantante full-time sarebbero state maggiormente apprezzabili. A volte viene quasi il dubbio che Waters continui a voler cantare dopo essersi ‘scottato’ con le precedenti esperienze con i cantanti che hanno negli anni interpretato le canzoni degli Annihilator “Assolutamente no, l’ultima esperienza che ho avuto con Dave Padden è durata ben dodici anni e con lui è finita benissimo, siamo in ottimi rapporti così come lo è sempre stato durante la nostra collaborazione. Ho pensato che questa evoluzione, il mio occuparmi anche delle parti cantate sia un fattore naturale che non ha niente a che fare con le mie passate esperienze.” Uno dei migliori brani del disco è rappresentato da ‘Altering The Altar’ con questo intro etereo di tastiere, un solo di chitarra in perfetto stile Annihilator, un intermezzo quasi progressive che dona al brano un tocco quasi surreale con un accento thrash nel suo sviluppo “È un brano un po’ progressive nel suo incedere con i suoi cambi di tempo, una progressive thrash metal song che forse viene compresa nella sua interezza soprattutto da chi la musica la suona. Il tema centrale del testo riguarda invece i cosiddetti spinelli, è un modo di parlarne dalla parte di coloro che li demonizzano per la dipendenza che questi possono avere così come dalla parte di coloro che invece ne parlano in maniera positiva. Io non voglio dare giudizi, io non fumo ma ho trovato interessante provare a trattare questo argomento che penso sia universale.” Da contraltare troviamo anche un pezzo come ‘The Way’ che è invece una punk song un po’ troppo avulsa dal resto del lotto “Fin da ‘Never Neverland’ ho inserito canzoni con un’attitudine più minimalista, diretta, quasi punk come ‘Kraf Dinner’, su ‘Refreshing The Demon’ c’era ‘City Of Ice’…ogni tre / quattro album mi diverto a introdurre questi brani semplicemente punk rock, qualcosa che un altro artista canadese come Danko Jones amerebbe cantare. È un’altra parte del sound della band, siamo sempre noi ma in una forma leggermente diversa. Tuttavia, sempre e comunque, Annihilator! È una questione di gusti, a volte le canzoni sono belle a prescindere, quasi un fatto oggettivo mentre in altri casi le canzoni non fanno presa perché non son buone.” Questo non intacca il valore di una carriera che è arrivata al capitolo numero 16, possono esserci alcune canzoni che non siano in linea con il proprio tipico trademark…“Se vedi le discografie di grandi band come Metallica o Iron Maiden noterai subito che hanno dischi che sono dei veri e propri classici come ‘Master Of Puppets’ o ‘The Number Of The Beast’, è indubbio ma è altrettanto vero che nella loro discografia ci sono brani bellissimi e senza tempo, brani belli ma non eccezionali ed anche canzoni che non sono nulla di che. Poi è una questione di gusti poiché anche per questo album ci sono state persone e fan che mi hanno detto di apprezzare maggiormente un determinato brano e detestarne un altro, questo fa parte delle varie sfaccettature di cui è dotato il sound degli Annihilator.” Tante volte si tende a pensare che le ‘cose di una volta’ siano migliori rispetto a quelle ‘moderne’, questo vale per tante cose come per la musica…“Dipende da tanti fattori, forse in alcuni casi ascolti quella band o quel disco nel momento giusto. Oppure mi viene da pensare a un esempio come i Judas Priest per esemplificare al meglio la mia idea…hanno scritto album che sono degli autentici classici come ‘Screaming For Vengeance’, ‘British Steel’ giusto per fare qualche nome a caso. Poi nel 1990 quando sembravano finiti i tempi migliori sono usciti con un album del calibro di ‘Painkiller’…vuol dire che se lavori duro con onestà e sincerità, se dai tutto te stesso in quello che fai riesci a produrre della musica fantastica. Oppure guarda le ultime produzioni dei Testament e degli Overkill, hanno prodotto dischi fantastici, anche se qualcuno potrebbe dire che non sono belli come le prime produzioni. È naturale, non si può piacere a tutti ma è importante ascoltare comunque i dischi senza nascondersi dietro la scusa ‘i primi dischi sono i migliori’, molte volte è vero ma tante volte questi ascolti ti lasciano a bocca aperta tanta è la qualità delle ultime produzioni. I responsi per ‘For The Demented’ sono molto buoni in generale, il bello viene adesso perché comincio fin d’ora ad essere sotto pressione per rendere il prossimo disco migliore di questo, e non sarà un compito facile.” Ma per quello ci sarà ancora tanto tempo, per ora godiamoci l’ultimo disco ed il tour che li vedrà a breve in tour proprio con i Testament e i Death Angel, un “thrash package” come non se ne vedevano da molti anni a questa parte.