Muffx – L’Ora Più Oscura
Il 16/11/2017, di Giuseppe Cassatella.
I salentini Muffx hanno tirato fuori dal cilindro un disco tanto difficile da catalogare quanto affascinante. ‘L’Ora Di Tutti’, che trae ispirazione dal romanzo omonimo di Maria Corti, è un disco che attraverso le sole note musicali riesce nell’impresa di narrare vicende avvenute circa cinquecento anni fa e che, mai come oggi, appaiono attuali. Per approfondire i contenuti di quello che è una delle migliori uscite del 2017, abbiamo contattato Luigi Bruno, voce e chitarra dei Muffx.
Benvenuti su Metal Hammer Italia, ‘L’Ora Di Tutti’ è fuori da qualche giorno. Sin dall’aspetto visivo si presenta come un album oscuro, cosa che poi viene confermata anche dalle quattro tracce: come mai questo cambio di registro?
Lieti di essere qui! In realtà molto solari non lo siamo stati mai, ma diciamo che in questo album abbiamo dato più ampio respiro alla nostra componente ‘noir’ probabilmente tenuta più celata nei precedenti lavori, a dire il vero poi, il tema trattato non lasciava spazio a sonorità molto allegre…
Per motivi prettamente editoriali, nella mia recensione ho dovuto dare un’etichetta a quanto contenuto nel disco, e ho scelto “progressive”. Voi come definireste la vostra musica attuale?
Pur non appartenendo a un movimento musicale ben definito per quanto concerne l’approccio avuto in questo lavoro, il genere al quale potremmo essere associati (solo per comodità e necessità dei fruitori e degli addetti ai lavori) potrebbe essere il progressive come giustamente hai notato tu, ma anche l’art rock psichedelico, se non altro per via del fatto che abbiamo scelto pochi colori più mirati all’efficacia di quello che volevamo trasmettere e meno tecnicismi forse più propri del progressive in senso stretto. Di fatto ci siamo sempre e solo preoccupati di produrre buona musica e ci auguriamo di essere bravi in questo.
Il disco è un concept ispirato a ‘L’Ora Di Tutti’ , libro di Maria Corti, il quale narra l’invasione Turca nel 1480 a Otranto. Cosa vi ha spinto a fare questa scelta così particolare? E come si inserisce questa opera nell’attuale contesto ricco di scontri, non solo militari ma anche culturali, tra Occidente e Oriente?
Per cominciare veniamo tutti e quattro dal Salento, pertanto ripercorrere ‘scene’ e ‘momenti’ che hanno segnato profondamente la nostra terra e tradurli in musica è stato molto interessante dal punto di vista artistico ma non solo. In secondo luogo il romanzo della Corti che tratta le vicende da te citate è una lettura che da ragazzi, ma non soltanto, quasi tutti i salentini hanno affrontato in qualche modo rimanendone affascinati e legati; omaggiare in un certo senso quest’opera volendo trattare appunto l’invasione turca ci è sembrato doveroso, nonostante siamo andati oltre il romanzo come nel brano Bernabei.
Non è un caso, in effetti, che il disco sia venuto alla luce in questo preciso momento storico, nonostante abbia suoni provenienti dagli anni settanta e ispirato da vicende accadute più di cinquecento anni fa. Ancora oggi come ieri – e come l’altro ieri, a dire il vero – i grandi drammi che attanagliano Oriente e Occidente sono lì, sempre attuali e sempre in agguato, si chiamano in maniera diversa forse, ma scavando a fondo la sostanza è comune a tutte le epoche.
Altro elemento caratterizzante del disco è l’assenza di parte vocali. Nel giro di tre album siete passati dall’inglese all’italiano, per approdare alla forma strumentale: a cosa è dovuto questo costante cambiamento?
Siamo sempre stati legati più alle atmosfere e alla musicalità che ai testi, ci siamo sempre preoccupati di come far suonare al meglio la nostra musica, lasciando che fosse la melodia a suggerire le parole consone alle suggestioni del momento, indipendentemente dalla lingua. Per ‘L’Ora di Tutti’ il discorso è stato diverso, abbiamo ragionato in termini cinematografici.
È stato come viaggiare nel tempo per scrivere e realizzare la colonna sonora di un film, mai uscito, tratto da un romanzo, con mezzi che si potevano avere a disposizione negli anni settanta, suonandolo live senza ulteriori accorgimenti postumi. A parte qualche citazione qua e là del poeta N. Hikmet – recitate rigorosamente in turco da un turco – ci siamo resi conto che il materiale non aveva bisogno di testi, proprio come una vera e propria colonna sonora, abbiamo lasciato che la musica evocasse immagini senza voler condizionare l’ascoltatore. Penso che questo sia il futuro dei Muffx, è una dimensione nella quale ci siamo trovati molto a nostro agio e ripetere l’esperienza su altri fronti non ci dispiacerebbe affatto.
Vi andrebbe di fare una disamina dell’album traccia per traccia?
L’album si apre con ‘Un’Alba Come Tante’ e sin da subito il crescendo dinamico della composizione vuole simulare il risveglio di un piccolo paese che non sa ancora quello che la aspetta e si prepara ad affrontare una semplice giornata lavorativa come le altre…dall’altra parte c’è chi si prepara sulle navi ad attraccare con finalità diverse.
La seconda traccia è il preludio dell’azione da parte dei conquistatori, ‘Vengono Dal Mare’, il brano è più ansiogeno, come una marcia militare che esplode in cavalcate ritmiche più violente e in fughe pseudo jazzistiche.
‘Ottocento’ è la sonorizzazione della scena in cui gli ottocento martiri rinchiusi nella cattedrale (ancora esistente con i loro teschi esposti in una teca) attendono il loro destino: potrebbero convertirsi all’Islam e scamparla ma invece sono lì, probabilmente a farsi mille domande senza risposta ma senza cedere di un centimetro sulla loro fede e le loro convinzioni che inesorabilmente li porteranno all’eccidio di massa che tutti conosciamo.
‘Bernabei’ chiude il disco, musicalmente è il brano più orientaleggiante, ispirato dalla storia di un soldato turco convertitosi al Cristianesimo durante la strage e per questo torturato e giustiziato dal suo stesso popolo come monito, episodio storico non contenuto nell’opera della Corti e che rievoca molti fatti di cronaca noti alla gente del nostro tempo, suggerendo un parallelismo tra passato e presente.
Degli ospiti che mi dite?
A parte un piccolo arrangiamento di fiati che abbiamo voluto scrivere per dare vigore e una sensazione più orchestrale in ‘Un’alba come tante’ e la voce narrante di Ismail Gorkien in alcuni punti di ‘Vengono dal mare’ e ‘Bernabei’, a differenza dei lavori precedenti abbiamo scelto di limitarci nelle ospitate, non volevamo discostarci troppo dal sapore minimal del lavoro e soprattutto non volevamo allontanarci da quello che avverrà nei concerti. Per quanto riguarda i concerti appunto abbiamo avuto il piacere di ospitare personalità storiche della musica internazionale come Richard Sinclair (Caravan, Soft Machine, Camel), Aldo Tagliapietra (ex Le Orme) e Claudio Simonetti. Con quest’ultimo intendiamo già battezzare il nuovo album nei prossimi live e proprio in questi giorni stiamo organizzando la cosa con il maestro.
Torniamo all’aspetto visivo dell’album, sicuramente particolare la copertina, chi è l’autore?
L’illustratore che ha collaborato con noi è Massimo Pasca, anche lui salentino. Volevamo che a lavorare sul disco in tutte le sue sfaccettature fossero persone che in qualche modo avessero una relazione e un legame con le tematiche trattate. In più lo stile personale del Pasca si addiceva particolarmente al contenuto dell’opera e il risultato è stato più che soddisfacente. La copertina del Vinile e del Cd apparentemente identiche nascondono invece dei particolari rilevanti che l’autore si è divertito a nascondere, non saremo certo noi a svelarli rispettando la sua volontà ma credo sia un ulteriore elemento che caratterizza l’unicità e la particolarità dell’opera.
Aspetto visivo che avrà rilevanza anche in sede live, a quanto pare sarete accompagnati da un video designer. Come funzionerà la cosa?
Giuseppe Beps Donadei (visual designer) ha iniziato a lavorare a questo progetto sin dalle prime note dell’album, abbiamo costruito insieme lo show che porteremo in giro per l’Italia ispirandoci ai Light show degli anni d’oro dell’Art rock ma con i mezzi tecnologici del nostro tempo. Durante il live Donadei realizzerà dei visual live painting direttamente su di noi, in tema con le atmosfere e le tematiche ma vertendo più sulla psichedelia senza essere troppo didascalici. Di fatto noi non prendiamo posizioni ma ci siamo limitati a osservare i due punti di vista, quello dell’ occidente e quello dell’oriente, senza spalleggiare nessuno ed è questo che vogliamo emerga dai nostri concerti.
Prima di concludere, ti chiedo se il progetto ‘Nocturno’ è del tutto tramontato o ci sono possibilità che in futuro possa essere portato a termine.
A questa domanda è molto difficile rispondere. Di getto diremmo che si, lo riprenderemo magari modificando alcuni connotati più vicini ai Muffx di oggi, ma non sappiamo dirti se sarà il prossimo lavoro che vedrà la luce o lo lasceremo ancora per un po’ da parte. Quel disco per noi è legato ad una persona molto cara, Pierpaolo Cazzolla, che ora non è più qui, da una parte vorremmo omaggiare la sua memoria con l’uscita dell’opera dall’altra questo significherebbe dover processare un dolore che forse ancora non siamo riusciti a digerire, accettare o superare del tutto se mai si possa superare. Per ora possiamo solo augurarci ‘cose’ senza promettere o annunciare nulla di certo.