Hell In The Club – I Fantastici Quattro
Il 30/10/2017, di Andrea Lami.
Nuova etichetta e nuovo album per gli Hell In The Club, che nell’arco di soli sei anni riescono a dare alla luce un nuovo lavoro, il quarto. Pur mantenendo ben saldo il timone verso il genere da sempre proposto, in questo album ci sono delle novità. Questa volta sotto le ali della Frontiers Music “Siamo partiti con un etichetta piccina come Red Pony e ora siamo con uno dei colossi rock in campo discografico, questo ci rende molto felici e ci da la carica per fare sempre meglio. Sicuramente con Frontiers c’è un esposizione e una promozione maggiore quindi la band può arrivare a persone che prima non ci conoscevano e farci crescere.”, ci conferma Andy, bassista nonché membro fondatore della band, al quale chiediamo subito cosa è cambiato rispetto agli album precedenti e, vista l’evoluzione stilistica, se questa è stata in qualche modo programmata: “Non ci chiediamo mai in che direzione andremo a finire. Quando entriamo in fase compositiva lasciamo che le cose vengano fuori da sole. Tutto parte sempre da un riff iniziale o da una linea vocale per quanto riguarda Dave. Da lì poi ci lasciano trasportare dal mood e lavoriamo sulla stesura dei brani e successivamente agli arrangiamenti. Ci lasciamo trasportare molto anche dalle sensazioni personali di quel momento.”
Chissà quali sensazioni li hanno portati a comporre un brano, posto in chiusura dell’album, della durata di quasi otto minuti, una vera rarità per una band che suona questo genere musicale: “‘A Crowded Room’ è un brano che abbiamo scritto insieme io e Dave. Mentre la stavamo abbozzando, andando avanti nella stesura ci siamo detti ‘perché non proviamo a lasciarla libera senza chiuderla nella struttura classica? E siamo andati avanti a comporre liberamente aggiungendo varie parti. È un brano molto bello, secondo me, e la parte centrale da spazio a Dave per cimentarsi in interpretazioni quasi teatrali che si sposano perfettamente con la tematica del testo. È un pezzo che parla della storia di Billy Milligan, un ragazzo a cui vennero diagnosticate 24 personalità diverse. E sono proprio queste personalità che parlano in prima persona nel testo. Quasi come se comunicassero fra loro.”, un argomento non certo semplice, altro che sex drug and rock & roll.
Ma a proposito di rock & roll, in questo album hanno sperimentato qualcosa di nuovo: “Sicuramente la sopra citata ‘A Crowded Room’, con tutte le sue parti e l’orchestrazione oscura finale, oppure l’inserimento della big band jazz in ‘I Wanna Swing Like Peter Parker’ e gli strumenti country su ‘Little Toy Soldier’ sono gli esperimenti che abbiamo fatto in questo album”, esperimenti che piacciono anche a noi ascoltatori. Facciamo un passo indietro e parliamo del nuovo (ormai vecchio anche lui) entrato Lancs alla batteria: “In realtà ce l’ha scovato Simone Mularoni. Lo conosceva già e sapendo che eravamo alla ricerca di un nuovo batterista ce l’ha consigliato facendoci un grande regalo. Lancs è uno dei batteristi più bravi e talentuosi che abbiamo in Italia a mio parere. Una garanzia al 100%. È entrato nella band poco prima delle registrazioni di ‘Shadow Of The Monster’ e in pochissimo tempo ha fatto un lavoro super. Su questo disco ha partecipato attivamente alla composizione portando anche un brano intero che e’ diventato il secondo singolo ovvero ‘Houston We’ve Got No Money’.”, un’ottimo consiglio da parte di Mularoni e un’ottima scoperta per chi non lo conosceva ancora visto che dopo aver lavorato con voi l’abbiamo potuto apprezzare durante i live dei DGM ed attualmente è entrato ufficialmente negli Elvenking.
Dopo quattro album come i loro, apprezzati un po’ ovunque, dopo tutta la loro attività live, forse i tempi sono maturi per un bel live album, magari un bel DVD: “Mi piacerebbe fare un bel DVD. È una delle nostre mete. Con uno spettacolo che racchiuda tutti gli aspetti rock come fiamme, scenografie e ballerine in una bellissima location. Sicuramente sarà una cosa che faremo in futuro.” Beh non rimane che aspettare allora. Dopo tutti questi argomenti ‘seri’ due domande leggere leggere per chiudere questa chiacchierata una riguardante al cambiamento dei colori ed il significato della nuova copertina: “È vero il colore in questa è cambiato. Rimane però lo stile fumettistico di tutte le nostre copertine. Questa è più oscura perché si lega al titolo del disco. I due personaggi centrali che cercano di abbracciarsi e stare uniti rappresentano tutte le persone che amano ancora sognare e che hanno ancora emozioni vere, al giorno d’oggi ormai spesso etichettati come strani o diversi, mentre gli uomini senza volto rappresentano l’odierna massa ormai fredda e tutta uguale che cerca di soffocarli. Per “Dark Side” intendiamo un posto dove ancora si può esternare le proprie emozioni liberamente e dove ogni persona ha la propria personalità. Un posto non capito dalla massa che lo apostrofa appunto come lato oscuro”.Infine chiedo al simpatico Andy di raccontarci, con poche parole, qualcosa dei suoi compagni di viaggio (e di se stesso): “Dave è l’uomo delle pose nelle foto, Picco è il mega burbero che non ride ne parla mai, Lancs è quello che dice 156368 parole al minuto, mentre io, ovviamente, sono il più bravo e simpatico”.