Trivium – L’Ultima Sentenza
Il 20/10/2017, di Marco Giono.
A pochi metri dalla Stazione Centrale di Milano, in un quieto pomeriggio di agosto, mi appresto a intervistare Corey Beaulieu, il chitarrista dei Trivium. La band di Orlando è in tour con Megadeth e Last in Line, infatti da lì a poche ore si esibirà a Carroponte. In fondo questo tour è anche un modo per saggiare le reazioni dal vivo del pubblico per il primo singolo e title-track del nuovo album, ‘The Sin and the Sentence’. Mi ritrovo quindi con Corey, seduto in fronte a me, con l’aria di uno piuttosto provato dalle domande dei colleghi, ma nonostante tutto si dimostra persona davvero gentile e affabile. Andiamo a tentare di scoprire qualcosa in più sul nuovo album dei Trivium e magari anche su Corey stesso…
Ascoltando il vostro primo singolo ‘The Sin and the Sentence’ ho sentito un buon mix tra generi che vanno dal rock più classico a qualcosa di più contemporaneo. Mi piacerebbe che mi raccontassi qualcosa in merito?
Corey Beaulieu: Quel brano è una delle prime cose che abbiamo provato a mettere assieme. Ho sempre pensato che fosse uno dei brani più rappresentativi e forti del nuovo album. Contiene sia melodia che digressioni in passaggi heavy. Abbiamo curato molto il dettaglio sia a livello di scrittura che a livello di produzione. Non volevamo però suonasse come quelle tracce fatte a laptop, dove si assemblano le varie parti, ma alla fine il risultato è un’opera di bricolage, volevamo ottenere invece qualcosa di naturale che si avvicini il più possibile alla nostra essenza.
Ancora una volta siete quindi riusciti a combinare influenze thrash con una sorta di rock melodico…
Corey Beaulieu: Nel corso degli anni è diventata una cosa davvero naturale suonare a quel mondo. Dare un’unità di stile alle più diverse influenze. Uno infatti degli aspetti più delicati nel far coesistere differenti generi è quello di suonare ogni cosa come nostra, in modo che sia facilmente riconoscibile come un brano dei Trivium. Ed in questo senso abbiamo da subito sentito le nuovi canzoni come speciali, sin dalle prime jam session. Abbiamo voluto che la nuova musica fosse svelata al più tardi possibile, abbiamo tenuto le demo per noi, solo alla fine abbiamo fatto ascoltare il materiale all’etichetta. Si tratta di un album che è il culmine di quanto fatto in questi anni ed in un certo senso volevamo tenercelo per noi il più possibile.
Come sono nate le nuove canzoni e in che modo le avete sviluppate?
Corey Beaulieu: Abbiamo iniziato a suonare assieme per testare le nuove idee. Tieni conto che dal primo demo alla registrazione finale su album, i brani sono mutati ed anche di molto. Una volta magari modifichi le parti di batteria, un’altra modifica le linee vocali e la struttura del brano stesso finisce per essere rivoluzionata. Si tratta di avere qualcosa da cui partire, poi le cose si sviluppano in maniera naturale, anche a volte il percorso non è del tutto lineare.
Il nuovo batterista, Alex Bent, ha partecipato alla scrittura del nuovo album?
Corey Beaulieu: Abbiamo iniziato a scrivere i nuovi brani circa un anno e mezzo fa. Tuttavia è solo a novembre dello scorso anno che abbiamo iniziato a lavorare sul nuovo album, proprio quando Alex è entrato nella band. Come nuovo batterista ha dovuto imparare a suonare la set-list e contemporaneamente ha partecipato alla stesura delle nuove canzoni. E’ uno che impara in fretta e le sue abilità come musicista sono fuori dal comune. Alex si è integrato velocemente ed il suo contributo è stato significativo sotto molti aspetti.
In relazione anche alle origini death/heavy del nuovo batterista, sul vostro nuovo album, ci sono delle novità a livello stilistico?
Corey Beaulieu: Ci sono sicuramente dei brani che con che toccano generi più estremi, anche grazie alle parti di batteria di Alex. Però l’album riesce comunque a mantenere un buon bilanciamento tra parti melodiche e sezioni più estreme.
Invece qualcosa in merito ai testi?
Corey Beaulieu: Il tono e i temi delle storie raccontate nel nuovo album sono certamenti più cupi. Del resto la musica stessa è più oscura e pesante. Il nostro intento è però quello di scrivere dei testi che abbiano più livelli di lettura, ognuno può vederci qualcosa di diverso e quindi farlo suo in maniera personale.
Mi piacerebbe conoscere qualcosa in più sulle tue influenze come chitarrista. Se ascolti altro rispetto al metal e se in qualche modo incide nella scrittura con i Trivium?
Corey Beaulieu: Oltre alle cose metal più classiche, ascolto molto jazz, nello stile Gipsy jazz [il cui precursore è stato Jean “Django” Reinhardt nei primi anni trenta n.d.a.]. Per imparare a suonarlo guardo spesso il DVD di jazz di Alex Skolnick. In realtà si tratta più di un diversivo ed è anche qualcosa di utile per mantenermi in allenamento. Sai a volte penso di voler provare qualche pattern nuovo di jazz nei Trivium, poi non funziona e comunque mi viene più naturale scrivere e suonare metal.