Rhapsody – Stronger Than All!
Il 04/09/2017, di Dario Cattaneo.
Ammettiamo di avere un debole per le interviste pre-concerto in occasione di tour o anniversari… il punto è che non sei obbligato a porre le solite domande sul disco come composizione, copertina, produzione, etc, ma piuttosto ci si può concentrare su qualcosa di diverso, sfruttando magari un’occasione come il ventennale di un album clamoroso come ‘Symphonies Of The Enchanted Lands’ per navigare un po’ indietro nel tempo, scoprendo magari qualche succoso retroscena… è così che in questa afosa giornata di giugno, prima dell’attesissimo concerto dei ‘riformati’ Rhapsody, ci incontriamo con il carismatico frontman Fabio Lione. E vi assicuriamo che in questa occasione il vulcanico singer pisano si è rivelato un vero e proprio fiume in piena…
Va bene Fabio… la prima domanda sarà anche quella più noiosa e scontata: ci racconti come siamo arrivati a questa reunion? Da chi è partito il tutto?
Fabio Lione: “Guarda, la storia dietro la reunion è semplice… quest’anno cade il ventennale del disco più importante della band, ‘Symphonies of The Enchanted Land’ e quindi era ovvio pensare di far qualcosa per celebrare questo evento. A rendere eccezionale e chiacchierato il tutto, se vogliamo, è stata più che altro la situazione in cui versava l’ambiente Rhapsody nell’ultimo periodo… è innegabile che la band originaria di ‘Legendary Tales’ abbia affrontato scossoni, per noi inevitabili, che poi tutti voi conoscete. Ci siamo divisi in due qualche anno fa, Luca (Turilli, ndR) ha formato i ‘suoi’ Rhapsody, io e Alex abbiamo continuato con i Rhapsody Of Fire… quindi, dove stava la difficoltà in fare una cosa semplice come celebrare l’anniversario di un disco? Beh, semplicemente, non sapevamo chi avrebbe dovuto celebrare cosa. Alla fine la faccenda è stata risolta dall’esterno: ci sono arrivate richieste un po’ da ovunque per organizzare un tour così. Tante richieste, sia a me che a Luca. Con tutta questa aspettativa dietro ci siamo convinti che qualcosa andava fatto, e così cominciammo tutti quanti a parlarne, anche se ognuno, o almeno io e Luca, avevamo la ‘nostra band’”.
Però poi tu hai lasciato i Rhapsody Of Fire… questo di sicuro ha gettato benzina al fuoco!
“Il fatto che io abbia lasciato i Rhapsody Of Fire è in realtà un evento accessorio. E’ avvenuto dopo. Del tour celebrativo, è questo, non una reunion, si parlava già da Febbraio 2016, ed ero ancora nei ROF. Lo split con me è avvenuto dopo, quasi ottobre 2016, e per altri motivi”.
E dell’assenza di Staropoli che mi dici?
“Quando abbiamo cominciato a pensare al tour celebrativo, almeno all’inizio, sembrava che anche Alex volesse farne parte. Poi, beh, lo vedi anche tu, c’è un solo assente a questa reunion, ma mi sento di dire è stata una scelta sua. Noi siamo stati corretti, penso, glie l’abbiamo chiesto e lui ha rifiutato”.
Però direi che la line-up presente è comunque rappresentativa dei Rhapsody originali, non un insieme raffazzionato di musicisti…
“Beh, presenti qui ci sono i membri che per più tempo hanno fatto parte della band, nelle varie sue incarnazioni. Alex Holzwarth è praticamente l’unico batterista che ha militato nella band, il nostro primo concerto lo abbiamo fatto con lui, non con chi lo aveva preceduto sul disco di esordio. Patrice Guers è stato nella band originale per dieci anni, e poi ne ha fatti sei nei Luca Turilli’s Rhapsody, quindi è nel giro da sempre anche lui, così come Dominique Lequerqe. Dai – lo vedi anche tu – questa formazione, Alex a parte, è la più onesta anche dal punto di vista storico che potevamo portare”.
E il tour come sta andando?
“E’ di sicuro il miglior tour della nostra vita, o almeno della mia. In sudamerica abbiamo fatto sold-out un po’ ovunque. Praticamente nel 90% delle date. E il fatto di essere qui in Italia, oggi, con gli amici Epica e con i Labyrinth, la mia prima band, quella da cui è partito tutto, è penso il giusto coronamento a una carriera che non stento a definire magnifica”.
Sei così legato al tuo esordio con i Labyrinth?
“Non credo che se non avessi cantato quel disco, ‘No Limits’, con i Labyrinth ora sarei qua. E’ stato grazie a quel lavoro che il manager dei Rhapsody, Limb Schnoor, mi contattò per il posto di cantante di questa band, e da qui la mia carriera è decollata. Devo tutto a quel disco, ed essere qui stasera, con la band in cui ho cantato di più e con la band con la quale ho iniziato, ha un sapore inestimabile”.
Senti, quando hai iniziato con i Rhapsody, sei entrato a forza nelle dinamiche di un duo, Staropoli/Turilli, due amici che si conoscevano da tempo, amanti peraltro delle stesse cose: il fantasy e la musica metal ma anche classico/sinfonica. Come ti sei trovato tu? Ti sentivi affine a loro? COndividevi la stessa passione per le tematiche fantasy?
“In realtà non ero un patito di queste cose come loro. Non avevo proprio quel profilo, io ero un metallaro più ‘classico’, ma il fantasy mi piaceva. Diciamo che io arrivavo dai videogames. Sono un gran fan di quella roba. Ho giocato per anni, partecipato a campionati anche mondiali di arcade e shoot ‘em up, e quindi il mio background fantasy veniva da lì, non da Conan il barbaro o dalla letteratura fantasy eroica. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, la musica classica è un po’ più appannaggio loro, come ti dicevo io ero più legato al heavy più classico. Comunque posso dire di essermi trovato subito con loro. Al di là dei primi rapporti che magari sono stati un po’ tesi per via dei nostri caratteri molto forti, direi che le varie passioni che ci univano e anche una certa ‘italianità’ che ci sentivamo, hanno fatto funzionare le cose tra di noi fin da subito”.
Ma cosa ti colpì della musica di questi due ragazzi?
“Capii subito che la proposta dei Rhapsody era originale. Sapevo che ‘Legendary Tales’ sarebbe stato una pietra miliare, perché era qualcosa di mai sentito. Almeno non in quel modo. Era epico, era heavy ed era power, ma in un modo in cui né l’heavy, né l’epic né il power metal si erano mai presentati. Capiì subito che quello era un album con dl potenziale. Non voglio sembrare sborone e dire ‘unico’ ma… sì più che originale era davvero quello. Unico”.
Ti senti un pioniere per questo genere?
“Guarda, al riguardo vorrei essere cattivo. Faccio poche interviste perchè non dico le cose come dovrei, e spesso le mie dichiarazioni vengono poi impugnate da chi mi vuole dare contro. E se stavolta faccio il cattivo penso ci saranno delle conseguenze, ma voglio dirti lo stesso la verità. Pioniere sicuramente, ma non forse nel senso che intendi tu. Non nel senso di fondatore di un genere. Ti spiego. Io ho cominciato con Athena, nel 91. Ho cantato nel primo dei Labyrinth, in tutti i Rhapsody. Ora ho Eternal Idol, e sono passato da Vision Divine, Hollow Haze e anche act stranieri di successo come Angra e Kamelot. Addirittura per Vision Divine ho composto tutte le linee vocali di un album, il terzo che nemmeno ho cantato per via di problemi contrattuali. Un bel curriculum, certo, ma… il punto è che tutti questi gruppi sono partiti, o si sono risollevati, con me. Grazie a me. Ecco, la cattiveria l’ho detta. Mi dispiace vedere che molti miei colleghi, bravi, estremamente preparati, non hanno rivestito in queste band l’importanza che ho invece rivestito io. Non è sboronaggine, loro sono entrati in situazioni che avevo creato io, e hanno raccolto quando avevo lasciato lì. Quindi capisci, sono un pioniere perchè ho sempre lasciato la mia impronta ovunque sono andato. Ho preso in mano una situazione, qualunque fosse, e me ne sono uscito lasciando una situazione diversa, che riportava la mia faccia. Questo è quello che penso del mio lavoro: sono parole forti, ma credo davvero che le cose stiano così”.
Ma Angra e Kamelot avevano già una storia importante alle spalle…
“Con Kamelot e Angra le cose sono invece proprio come te le ho dette… sono entrato nel periodo critico, il periodo brutto. Quando entrambe avevano perso elementi importanti, un cantante unico come Roy Khan e una guida come Falaschi. E se anche ora con i Kamelot magari c’è Karevik, il tour che feci io fu proprio quello critico. Il tour della conferma. L’affetto del pubblico dei Kamelot me lo porterò sempre nel cuore: iniziavi lo show con il pubblico titubante, e vedevi il loro dubbio trasformarsi in soddisfazione mano a mano che lo show si snodava: è stato bellissimo. Anche con gli Angra sono entrato in un periodo critico, e ora le cose vanno bene… ‘Secret Garden’ ha venduto bene, il nuovo album è pronto, lo registreremo in Agosto quest’anno, e abbiamo già pianificato un tour invernale con un act coheadliner che ora non posso svelarti… ma ti posso dire che hanno un gran cantante! I mesi che arriveranno porteranno novità in casa Angra, te l’assicuro…”.