Kreator – Gli Dei della Violenza…Sonora
Il 30/05/2017, di Andrea Schwarz.
I Kreator tornano a calcare le scene con un album tellurico, intenso, dinamico dal titolo ‘Gods Of Violence’ dopo ben cinque anni dal precedente ‘Phantom Antichrist’ e che vede la band tedesca ancora una volta sugli scudi, mai doma e lungi dal lasciare lo scettro nell’Olimpo dei grandi del thrash metal alle nuove generazioni di thrashers..
Cronaca di una tranquilla serata in attesa di una band che ha appena sfornato un nuovo disco in attesa di essere dato in pasto ai propri fans. Prendo il pc e mi collego con Skype, fuori fa un freddo becco, non oso immaginare quanto freddo possa fare in Germania da dove il mio interlocutore di turno mi chiamerà. Fortuna che Skype (così come i telefoni e tutti gli ausili che oggi abbiamo in dote dalla tecnologia) non ci fanno pervenire le condizioni climatiche delle persone con le quali ci mettiamo in contatto, considerando che siamo in pieno inverno direi che mi è andata abbastanza bene. Mi aspetto dall’altro capo colui che dei Kreator fin dagli inizi è stato il mastermind, colui che ha da sempre catalizzato l’attenzione di fans e media: Herr Mille Petrozza. Sarà per via della sua modalità gentile di rapportarsi, sarà per via delle sue origini italiane (lo so, parlo io che ho il cognome tedesco…..) ma mi aspetto di sentire il suo timbro di voce ed invece…..a rispondere è una voce più sottile che però sprizza entusiasmo da ogni parola che proferisce a dispetto delle sue origini finlandesi: Mr Sami Yli-Sanlo, con la band dal lontano 2001. Ed è grazie alla sua simpatia contagiosa che non c’è stata nessuna incertezza ed, anzi, ha dato un entusiasmo diverso alla nostra conversazione. Ogni tanto è bello trovarsi di fronte a cose inaspettate, sarà lui a condurci nel fantastico mondo dei Kreator, autori di un buonissimo ‘Gods Of Violence’ dove viene fuori un suono molto old style che riporta alla mente il thrash metal degli anni ottanta.
Tornate sulle scene dopo ben cinque anni dal precedente ‘Phantom Antichrist’, un tempo davvero infinito nel mondo della musica, un tempo nel quale possono succedere tantissime cose con il rischio che in così tanto tempo il pubblico si possa dimenticare di te. Ma non sembra essere il vostro caso, come mai tanto tempo tra un disco e l’altro?
“In tutto questo periodo grazie al successo del disco precedente abbiamo suonato tantissimo in giro, abbiamo fatto un po di date che ci hanno portato in giro per il mondo, non abbiamo mai suonato tanto grazie ad un disco: 2 tour negli USA, 3 in Europa per non parlare delle date in Giappone, Asia, Sud America. È stato incredibile! Diciamo che non siamo stati con le mani in mano anche se non siamo la classica band che quando è in tour riesce a comporre o comunque ad abbozzare alcune idee che possano servire nel momento in cui si torni a casa. Noi invece ‘funzioniamo’ esattamente al contrario, in tour ci concentriamo su quell’aspetto lasciando che le idee vengano fuori mentre siamo nella tranquillità del nostro studio. Forse la prima volta che ci siamo trovati in studio per pensare a quello che è diventato ‘Gods Of Violence’ è stato sul finire del 2014, ad Essen dove ci troviamo adesso per preparare le imminenti date del tour.”
Un girovagare continuo grazie ad un album apprezzatissimo forse ogni più rosea aspettativa, vi aspettavate un riscontro così positivo?
“Solitamente è difficile poter prevedere come possa essere accolto un tuo nuovo disco, come musicista spendiamo tutto noi stessi nella sua stesura e realizzazione. Poi una volta che il cd è fuori sei un po fuori da queste dinamiche che realmente sfuggono al tuo controllo, non puoi far altro che attendere sperando che la gente apprezzi quello che hai appena creato. Forse siamo stati fortunati, non saprei ma effettivamente ci ha permesso di poter girovagare moltissimo, speriamo che possa essere così anche oggi. Incrociamo le dita!”
‘Gods Of Violence’ non sarà certo un disco rivoluzionario nella vostra discografia ma è stato realizzato tremendamente bene, solitamente si tende a paragonare l’ultimo nato con quanto fatto in precedenza dimenticando che ogni singolo album non è altro che una fotografia di un particolare momento nella vita di qualsiasi band, cosa rappresenta per voi la vostra ultima creatura?
“Certamente ‘Gods Of Violence’ è il frutto di un grande momento creativo, ci siamo scambiati tantissime idee così come non immagini neanche quante cose siano state scartate oppure messe da parte a causa di questa grande mole di materiale creato. Abbiamo anche registrato 2 / 3 brani in più che non sono finiti su disco ma che credo che prima o poi realizzeremo. Come avrai notato abbiamo lavorato ancora una volta con Jens Bogren presso i suoi studi in Norvegia, fondamentalmente è come se avessimo ricominciato da dove ci eravamo interrotti con il precedente disco. E non penso che potesse essere diversamente, quando conosci colui che ti accompagnerà in fase di produzione non potrai far altro che migliorare, non devi più passare del tempo (fisiologico) per conoscersi, parti già avvantaggiato da quel punto di vista.” Probabilmente un produttore come Jens Bogren è colui che meglio di ogni altro sia in grado di enfatizzare e mettere in risalto le vostre peculiari caratteristiche peculiari, sei d’accordo?
“Assolutamente, il lavoro di un buon produttore è proprio quello di evidenziare le peculiarità di ogni gruppo ed in questo Bogren è veramente bravo, non ne avevamo dubbi anche per esperienza pregressa. Per questo è un professionista ricercatissimo, ultimamente ha lavorato con Sepultura che trovo molto bello, sta lavorando con i Dimmu Borgir….generalmente registra le tracce di batteria in uno studio poco fuori Stoccolma riuscendo ad ottenere un suono molto aggressivo grazie alla caratteristica acustica di questo studio, il resto lo segue in un altro studio vicinissimo a casa sua: è talmente vicino che può considerarlo il proprio home studio. Ci sono un sacco di chitarre di ogni tipo in ogni angolo, la strumentazione è un giusto mix tra vintage e modernismo sfrenato. Puoi utilizzare Gibson degli anni settanta e compressori degli anni sessanta….incredibile, credimi. Lui sa come utilizzare tutto quel ben di Dio, è un mago nel gestire tutta la strumentazione, nella fase di mixaggio e di masterizzazione ha pochi eguali.”
Dal punto di vista del suono e del mixaggio quindi i Kreator si sono avvalsi del migliore in circolazione in questo periodo, non sorprende nessuno le qualità intrinseche di ‘Gods Of Violence’ mentre stupisce la collaborazione con i nostrani Fleshgod Apocalypse nel curare le parti orchestrali dell’intro ‘Apocalypticon’. Com’è nata questa apprentemente bizzarra collaborazione?
“Fin dagli inizi avevamo pensato di introdurre l’album con un segmento strumentale e combinazione il titolo era già definito prima che iniziasse la collaborazione con i Fleshgod Apocalypse, è stato un segno del destino. Le partiture orchestrali sono state concepite per il brano da subito ma avevamo bisogno di dargli un taglio più maligno, quasi sinistro, quel tocco che avesse il sapore magniloquente di ‘Star Wars’: Jens ha pensato che i Fleshgod Apocalypse potessero essere gli unici che potessero aiutarci in questo, gli abbiamo mandato delle versioni demo con un abbozzo di melodia e dopo un paio di settimane ci hanno girato le loro idee facendoci una grande impressione. Forse la versione che senti su disco è la prima che ci hanno inviato, talmente grande è il loro talento. E’ stato così che sono nate le piccole parti orchestrali presenti anche in ‘World War Now’ e ‘Lion With Eagle Wings’. Siamo soddisfattissimi del loro genio creativo!”
Le piccole parti orchestrali che sono state distribuite in questi ed altri brani donano una luce diversa al sound generale. Non avevate mai pensato di sviluppare questo aspetto che magari vi avrebbe aiutato a trovare riscontri in un pubblico più ampio?
“Per farlo devi avere le capacità altrimenti faresti un buco nell’acqua, potrei lavorarci su anche io ma non sarebbe la stessa cosa. Se trovi le persone giuste con cui provare l’esperimento, allora sì che ne vale la pena e noi siamo stati abbastanza fortunati da trovare musicisti in grado di aiutarci in tal senso. Non ci siamo ancora mai incontrati di persona, la rete e la nuove tecnologie ci hanno aiutato ma non vedo l’ora di poterli incontrare di persona!”
Parlando di nuove tecnologie, sono passati trent’anni da quando i cosiddetti videoclip aiutavano una band ad emergere, oggi anche la band più sconosciuta ne gira uno nel salotto di casa. Voi avete fatto una scelta differente optando di pubblicare il video per la title track e per ‘Satan Is Real’, un altro lo stanno girando per formare una trilogia. Come mai una scelta cosi articolata?
“Non possiamo parlare di concept album ma abbiamo voluto far qualcosa di diverso nel realizzare i video, giusto per rendere maggiormente interessante il tutto per il nostro pubblico. Diciamo che abbiamo voluto legarli insieme da una storia comune, cioè l’evoluzione di un demone collegato alla mitologia greca che nasce come avviene in ‘Gods Of Violence’, cresce prendendo possesso delle sue facoltà in ‘Satan Is Real’ mentre in ‘Totalitarian Terror’ questo demone viene descritto nella sua forma adulta. Come vedi è un concept che lega i video visivamente, con questo non vuol dire che i Kreator siano diventati satanisti ehe ehe!”
Sami, personalmente ho trovato che ‘Gods Of Violence’ sia un album che vede un gruppo conscio dei propri mezzi forse più di quanto non lo sia stato in passato, producendo un un sound coeso, un buonissimo mix tra parti di chitarra ispirate dal thrash metal anni ‘80 unite ad una produzione moderna ed accattivante grazie al lavoro di Jens Bogren. Che ne dici?
“Uhm, è sempre difficile per me come musicista riuscire a confutare quello che dici, sono coinvolto in questo processo di composizione ed incisione che mi diventa difficile essere obiettivo. Io sono un chitarrista, cerco di suonare quello che il pathos del brano richiede oppure aggiungo quello che secondo me andrebbe aggiunto in un pezzo. E’ difficile da dirsi, penso che le nostre influenze che richiamano alla mente il thrash metal siano qualcosa che ha sempre fatto parte integrante del sound. Mi auguro che di volta in volta si riesca a farlo sempre meglio attualizzando il nostro suono senza snaturarlo.”
Non sempre è facile riuscire nell’intento ma ci siete riusciti, dimostrando una grande maturità compositiva. E trattando nei vostri testi tematiche mai scontate o banali come la religione, un tema abbastanza ricorrente nelle vostre lyrics. Cosa rappresenta per voi la religione?
“Personalmente posso dirti che quando ero bambino i miei genitori mi mandarono in una scuola cattolica, quegli ambienti dove prima dei pasti o di qualsiasi attività devi alzarti in piedi a pregare. Questo è stato il mio background ma crescendo mi sono un po allontanato da quegli ambienti, forse negli anni settanta credere in una religione poteva avere un suo senso. Ora, vedendo tutti i disastri che la religione causa, mi tengo ancora di più alla larga anche se è un argomento che senza dubbio ci affascina. Forse credo nella magia…..quella che si crea con la musica!”
Normalmente la gente crede che essere un musicista sia una situazione agiata ma a volte essere in studio è come essere un leone in gabbia oppure essere on the road può risultare noioso: voi come vivete la vostra professione?
“Io mi diverto quando sono in studio, certo è un momento a volte un pò stressante ma anche gratificante. Essere in tour effettivamente può essere ripetitivo e noioso ma dipende da te la gestione del tempo. Quando ero più giovane devo ammettere che mi divertivo maggiormente ma non che oggi non lo sia più.”
Anche se te sei nativo finlandese, la band affonda le sue origini nella Ruhr, zona della Germania molto industrializzata e grigia: quanto pensi che questo possa aver influenzato il sound della band?
“Il posto dove sei nato e dove vivi influenza certamente la musica che componi, non può e non potrà mai essere differente. Per me il caso è diverso perchè sono finlandese ma probabilmente i posti da dove vengono gli altri membri della band avrà avuto un certo peso nell’economia del sound.”