Warbringer – Old School Thrash
Il 22/03/2017, di Andrea Schwarz.
Spesso purtroppo la strada che conduce alla realizzazione di un nuovo album è tortuosa, certo quella percorsa dai Warbringer non è stata diversa. ‘IV: Empire Collapse’ è stato un album complesso dove si sono mischiate al loro tipico thrash sound influenze metal classico mentre oggi con ‘Woe To The Vanquished’ c’è un ritorno più marcato ad un suono più grezzo e minimale, quasi un ritorno alle origini. Ed è un loquace John Kivell ad introdurci nel ‘fantastico mondo dei Warbringer’ ‘Arrivare a questo nuovo album è stato molto difficoltoso perché ho dovuto riformare la band dopo alcuni cambi di line up, un percorso lungo tre anni che ha portato ad un nuovo deal con Napalm Records, è stato come ricominciare da zero. L’idea di base era di incorporare nel nuovo album influenze più classiche e progressive di ‘IV: Empire Collapse’ con il tipico thrash sound degli anni ottanta. Con il precedente album volevamo dimostrare al pubblico che potevamo suonare in maniera originale, senza scopiazzature mentre oggi con ‘Woe To the Vanquished’ volevamo tornare ad essere quelli degli inizi, senza fronzoli e diretti. Per certi versi rappresenta anche alcuni dei momenti più ‘bassi’ e difficili della mia vita passata in buona parte con i Warbringer: dopo ‘IV Empire Collapse’ la band è collassata su se stessa, eravamo virtualmente sciolti ma faticosamente sono riuscito a rimettere insieme il puzzle. E sono molto, molto orgoglioso di aver centrato l’obiettivo!’ Non è mai bello per nessuno passare attraverso difficoltà personali, la musica però può essere una valvola di sfogo a frustrazioni e tribolazioni varie, forse anche per questo motivo il suono che scaturisce da ‘Woe To The Vanquished’ è maggiormente grezzo, irruento: ‘Sono d’accordo, ci ha quasi aiutato il dover affrontare il fatto di esserci sciolti, aver cercato di mantenere in piedi la band ed il (ri)trovare come compagno di avventure Carlos Cruz (batteria), è stata una bella sorpresa che ci ha ridato la spinta per gettare il cuore oltre l’ostacolo. Nel frattempo mi sono dedicato ad altre cose, sto studiando per diventare professore di storia…penso di essere portato a raccontare storie ed è quello che abbiamo tentato di fare con questa nuova fatica: cercare di raccontare l’umanità com’è oggi avendo uno sguardo al passato constatando che tutto sommato i problemi che hanno afflitto ed affliggono l’umanità son sempre gli stessi, mi auguro possa trasparire la frustrazione e la tristezza nell’essere arrivati a tale risultato.’ E’ condivisibile, la storia purtroppo per tanti versi si ripete quasi come se l’umanità non riuscisse ad imparare dai propri errori trovando un senso di sicurezza in questa ‘serialità’ nel commettere gli stessi sbagli, generazione dopo generazione: ‘Non sono ancora arrivato ad avere la risposta ad un quesito che mi affascina, noto che purtroppo il potere e la sua manifestazione sia uno dei mali insiti nell’animo umano. Oggi vedo gli Stati Uniti governati da un personaggio come Donald Trump che in questo senso è un esempio calzante, è riuscito in pochissimo tempo ad instillare negli americani un senso di preoccupazione per il futuro incredibile, non è quello che rappresentano gli Usa, la sua potenza democratica. E’ una corsa a chi ha più armi, in qualche modo vedo similitudini con Gugliemo II di Germania nella prima guerra mondiale…non un esempio edificante, no? Entrambi convinti militaristi o comunque sostenitori del riarmo, spesso e volentieri contraddistinti da iniziative personali soprattutto in politica estera…vogliamo andare avanti con gli esempi? A volte penso che basti poco alla gente, avere un pasto tutti i giorni e quel poco per rendere la vita dignitosa ma tutto ciò ‘fatalmente’ non ci basta. Oggi regna nuovamente un senso di insicurezza in Europa quanto negli Usa ricordando purtroppo tempi passati abbastanza tristi e grigi che speriamo non dover rivivere.’ Ascoltando l’album si nota come esso sia diviso in due parti, la prima contenente canzoni aggressive e toste come poche altre volte è successo in carriera in brani come ‘Remain Violent’ e ‘Silhouettes’ mentre l’altra è più cerebrale come nell’epica ‘When The Guns Fell Silent’: ‘Fondamentalmente ‘Woe To The Vanquished’ è diviso in due parti volutamente, è stata una nostra precisa scelta. Quando ascolti i Warbringer vorresti che la musica possa darti dei bei calci nel sedere, energica, aggressiva, per quello abbiamo scelto di concentrare brani con quelle caratteristiche all’inizio. È un po’ come sui vinili che hai il lato A ed il lato B, abbiamo seguito quello standard. Nella seconda parte invece si è cercato di includere canzoni che rappresentassero il nostro lato più dark, progressive ed allo stesso tempo ‘melodico’. Penso che questa scelta possa far risaltare la nostra intenzione nel rendere il disco più fruibile, quasi un viaggio nel quale l’ascoltatore possa rispecchiarsi e goderne ogni sfaccettatura.’