Crossbones – From The Grave To The Cradle
Il 13/12/2016, di Giuseppe Cassatella.
I Crossbones sono tornati. ‘Rock The Cradle’ è un gran disco che riallaccia i fili di un discorso interotto prematuramente nel 1989 dopo un solo album. Oggi, come all’epoca, la mente dietro al progetto è quella di Dario Mollo, che negli anni ha saputo costruirsi una carriera di livello internazionale con i propri gruppi (The Cage, Voodoo Hill e Noize Machine) e al fianco di star di primo livello (Tony Martin, Graham Bonnet e Glenn Hughes). Ma a certi richiami è impossibile resistere, così, ribaltando un vecchio modo di dire anglosassone, il chitarrista ha ripescato i Crossbones della tomba, ritornando in questo modo a quella che è stata la sua culla musicale. Noi abbiamo posto le nostre domande, lui ha risposto senza peli sulla lingua.
Non tutti i mali vengono per nuocere, così può capitare che la spinta prodotta dei fan sui social network, possa rimettere in moto una macchina spenta ormai da anni“era un periodo durante il quale leggevo continuamente post nostalgici su Facebook riguardanti i Crossbones, decisi quindi di chiamare il batterista originario della band, Ezio Secomandi, per proporgli l’idea di un nuovo progetto col vecchio nome. Il suo entusiasmo e la sua disponibilità furono tali da farmi intraprendere questo nuovo cammino”. E gli altri? “Sinceramente, non ho loro notizie ormai da un po’ di tempo”. Quindi, per ripartire, meglio rivolgersi a chi a condiviso con te le ultime fasi della tua carriera “per quanto riguarda il basso e le tastiere ho deciso di affidarmi a Dario Patti, ormai mio collaboratore fisso in tutte le mie produzioni”. Mentre il quarto membro ha avuto un padrino di eccezione “ogni volta che i Deep Purple suonano nelle vicinanze, Don Airey” tastierista sul primo album dei Crossbones, oltre che attuale membro della band che fu di Blackmore “passa a trovarmi. L’ultima volta gli chiesi se conoscesse un buon cantante per questo progetto, e, senza esitare, mi consigliò Sentance, definendolo uno dei migliori in circolazione. Il giorno dopo andai a Nizza a vedere il concerto e Don mi confessò di aver già contattato Carl e di aver organizzato il tutto!”. Non resta, quindi, che spiegare come mai prima del classico monicker sulla copertina compaia quel Dario Mollo’s “è stata un’idea del boss della Frontiers Records, Serafino Perugino. La comunicai agli altri membri della band, che l’appoggiarono immediatamente senza nessun problema” anche perché “differenziare questo progetto da quello originale è comunque importante, dato l’immenso salto di qualità che la band ha fatto in tutti questi anni”. Un giudizio netto sulla produzione passata, figlio delle certezze accumulate durante un’ormai lunga carriera “per questa nuova fase del progetto ho portato tutto quello che ho acquisito negli anni a livello di esperienza compositiva e di produzione artistica. Volevo rendere omaggio alla mia prima band nel miglior modo possibile”. E quando chiedo se le canzoni finite nel disco sono state scritte pensando al ritorno dei Crossbones, non nasconde che “i brani che compongo nascono tutti in maniera spontanea, li registro e li metto da parte. In seguito, in base al progetto, decido quali pezzi utilizzare”. Ecco, invece, perché ‘Rock The Cradle’ suona così moderno “personalmente sono proiettato verso il futuro, mi piace essere up to date in qualsiasi cosa, sia dal lato tecnologico che artistico”. L’orgoglio nei confronti di questa nuova creatura è evidente, tanto che Mollo arriva a dichiarare che: “sicuramente ci sarà un seguito, sono molto soddisfatto del risultato e del team Crossbones attuale, sia dal lato artistico che da quello umano”, e si spinge più in là quando promette che l’esperienza non si limiterà alla sola dimensione in studio “spero vivamente di proporre questa band dal vivo” anche se poi prende le distanze dal vecchio repertorio “ho brani migliori da proporre rispetto a quelli originari, che sinceramente suonano troppo datati”. Ancora una volta una posizione drastica nei confronti di quanto inciso nel 1989. E quando facciamo presente che da poco è disponibile la ristampa dell’esordio, lui rincara così la dose: “non ho avuto l’occasione di ascoltarla, anche perché di solito non risento i miei lavori precedenti. Mi sarebbe piaciuto poter rimixare quell’album, purtroppo il multipista non si trova più”. Infine, chiude la questione ribadendo che: “come operazione l’avrei evitata volentieri, non vedo la necessità di questa riedizione”. Riesaminando il proprio passato, individua le cause che portarono alla débâcle dei Crossbones all’indomani della pubblicazione dell’omonimo lavoro “personalmente imputerei buona parte dell’accaduto alla disorganizzazione dell’etichetta discografica ed al loro conseguente fallimento” però poi conclude, con la franchezza dimostrata nel corso di tutta l’intervista “anche noi come band non brillavamo in quanto a professionalità e maturità. Col senno di poi è giusto che le cose siano andate in questo modo”.