Billy Sheehan – L’ estro, il talento, la creatività
Il 07/12/2016, di Andrea Schwarz.
Viaggio nella vita artistica di un musicista che ha dimostrato che con passione e dedizione è possibile inventare nuovi modi di suonare, di sviluppare uno strumento affascinante come il basso elettrico. A voi, Mr Billy Sheehan!
A volte certe cose capitano per caso, a volte le cose più inaspettate sono le più belle, altre volte ancora certe cose le si desiderano talmente tanto che quando accadono lo stupore e l’incredulità si mischiano ad una gioia interiore che è qualcosa che difficilmente la si può spiegare a parole. Le si vive e basta. Ed a tanti di noi/voi sarà capitato di trovarsi in una di queste circostanze, nella vita di tutti i giorni. Ed incontrare Mr Sheehan, praticamente ‘sotto casa’, ha un sapore particolare per chi come il sottoscritto è cresciuto vedendo nel musicista di Buffalo un modello artistico da guardare con ammirazione, sia come bassista capace di sviluppare un modo ed un suono inconfondibile che lo annovera certamente tra i migliori bassisti che la storia del basso elettrico abbia partorito, sia come musicista in grado di scrivere musiche di assoluto valore con Talas, Mr Big, David Lee Roth, The Winery Dogs solo per citare alcuni nomi tra i più famosi ai quali Mr Sheehan ha prestato il suo estro creativo. E non da ultimo lo troviamo girovagare per il mondo da solo, unitamente ad un amplificatore ed il suo inseparabile basso elettrico calca palchi molto piccoli ed angusti, proprio lui abituato invece ad esibirsi in grandi arene “Girare il mondo, suonare ed esibirsi in piccoli club come questo ha per me un valore inestimabile. Certo, oggigiorno con le moderne tecnologie potrei stare comodamente seduto nello studio di casa mia, filmare le mie performance e metterle in rete raggiungendo con un solo click migliaia di persone. Ma credimi, non è la stessa cosa e mai lo sarà. E, soprattutto, abbiamo una fortuna che nessuno ci potrà mai togliere: suonare dal vivo. Amo questo tipo di situazioni, puoi scaricare il video ma nessuna moderna tecnologia per quanto avanzata ed all’avanguardia potrà mai sostituire il piacere di trovarti su un palco, proporre la tua musica a diretto contatto con chi da quella musica è affascinato. È veramente bello andare in giro per il mondo suonando in piccoli contesti dove puoi concretamente incontrare le persone, faccia a faccia. Personalmente nella mia carriera ho fatto moltissime clinics, alcune volte in posti come questo, in altre in situazioni più grandi ed è per lo più fatta da un musicista per musicisti. Mi interessa in particolar modo l’aspetto didattico di tutto questo: condividere le mie conoscenze cercando di mostrare loro come lo faccio visto che magari a casa o in studio cercano di riproporre le mie tecniche: perché non mostrargliele dal vivo? Purtroppo alcuni musicisti sono riusciti a rovinare l’aspetto didattico relativo alle clinic, alle volte si sono proposti musicisti che non avevano fatto nessun disco o suonato per niente dal vivo, perché allora far tutto questo? Per autoincensarsi celebrando chi o che cosa? Io voglio portare on stage la mia esperienza di cinquant’anni ai musicisti giovani o più attempati che si avvicinano a me, trasmettere il mio sapere in maniera spontanea e naturale.” Continuo a pensare che musicisti del suo spessore con una carriera costellata di successi possa in qualche modo trovarsi non a proprio agio in situazioni dove il palco è composto da quattro assi senza quasi lo spazio per montare una batteria “Mi piace veramente tanto il contatto con la gente, esibirsi su palchi piccoli come quello di questa sera non rappresenta e mai ha rappresentato un problema. Anzi, quando cominciai mi trovai a suonare su palchi ancora più piccoli, nei locali non c’era neanche una stanzetta dove cambiarsi. Era ed è naturale trovarsi così a contatto con il pubblico con il quale scambi due chiacchiere bevendoti una birra prima e dopo esser salito sul palco. Nelle band dove suono non c’è mai stata una linea di demarcazione tra la band ed il nostro pubblico. Anche adesso certo viviamo forzatamente circondati da personale della sicurezza, abbiamo delle belle dressing room, il backstage ma tutto ciò non mi impedisce alla fine del concerto di star fuori dal tour bus o in situazioni analoghe che mi permettono di entrare in contatto con il pubblico. Realmente, senza ipocrisia loro sono la cosa più importante per noi, ogni cosa che possediamo a livello materiale o in senso lato lo dobbiamo a loro, a loro soltanto. Può essere che qualcun altro faccia queste cose per altri motivi, io lo faccio perché mi piace. Quanto è bello il contatto con il pubblico?” Nel suo essere musicista Sheehan cerca di trasmettere qualcosa, le sue tecniche, spunti per altri musicisti che come lui si sono appassionati ad uno strumento che ha una storia relativamente recente essendo stato brevettato da Leo Fender nel 1952, una storia giovane non comparabile con quella ad esempio del violino, un percorso storico la cui evoluzione è ancora in parte da scrivere “È una storia affascinante quella del basso elettrico, uno strumento che può ancora evolversi tanto. Ci sono musicisti che lo suonano come se fosse una chitarra, altri quasi come un contrabbasso….io cerco di rimanere nel mezzo. Amo questo strumento altrimenti non sarei qui, preferisco pensare al basso come un semplice strumento di accompagnamento ma a volte tendo ad unire queste due caratteristiche, bisogna ammettere che il basso e la chitarra sono strumenti simili, hanno le stesse note no? L’evoluzione del basso è stata qualcosa di impressionante se pensiamo appunto che non ha neanche settant’anni di vita, ci sono centinaia di musicisti che lo interpretano ognuno a modo loro, ci sono tantissimi stili diversi. In ogni genere musicale si ha un utilizzo diverso ma proprio questo lo rende unico, affascinante, con un cammino in parte tutto da scrivere.” Normalmente, forse perché assuefatti ai tanti guitar heroes, si è soliti prestare moltissima attenzione a come anche i bassisti siano capaci di utilizzare la mano sinistra, o comunque la mano che gli permette di andare su e giù dal manico a suon di scale ipertecniche dimenticandosi che l’altra mano, quella che dolcemente o brutalmente tocca le corde sia forse il reale motore che guida tutto il resto: “La mano destra, o sinistra se tu sei mancino, è la parte più importante, è quella che ti fa suonare, che ti fa fermare, in una parola: quel particolare che ti permette di suonare. Certo, entrambe le mani sono correlate, è fisiologico e logico che sia così ma ciò non toglie che senza la mano destra tutto il resto non sia possibile. Non faccio caso a queste cose quando vedo qualche altro musicista che suona perché tutto deve essere armonico, una cosa conseguenza dell’altra: prendi ad esempio un pianista, con una mano detta il tempo, con l’altra la melodia…le metti insieme e comincia la magia.” Billy Sheehan, durante la sua carriera, non ha mai disdegnato alcune ‘diavolerie’ che andavano ben oltre il puro fattore tecnico, segno del suo genio e del suo particolare approccio con il proprio strumento. Parecchi anni fa infatti, all’epoca di ‘Lean Into It’ (1992) dei Mr Big incise e suonò dal vivo utilizzando un trapano sul brano ‘Daddy, Brother, Your Little Boy’, dando adito a pensare non tanto ad una trovata artistica quanto commerciale vista la partnership con lo sponsor Makita, noto produttore di trapani: “A volte nella mia carriera mi sono divertito un pò a fare il commediante, proprio quando utilizzai un trapano per suonare un assolo in compagnia di Paul Gilbert. Non c’era nessuno scopo commerciale, solo il divertimento nel provare a fare qualcosa di diverso anche perchè portai l’esperimento anche dal vivo dove la gente vuole godersi lo spettacolo. All’inizio è stato fatto tutto per gioco, mi piaceva il suono che produceva il trapano sulle corde ed allora mi sono divertito a fare degli esperimenti ed ecco che dopo un pò di prove è venuto fuori quello che puoi sentire su ‘Daddy, Brother, Your Little Boy’. E’ intrattenimento, purtroppo tanti musicisti si dimenticano questa parte importantissima perchè solitamente quando suonano pensano di farlo a favore di musicisti come loro ma così non può essere, tante volte capita che chi ti ascolta non ha mai imbracciato uno strumento e quindi può annoiarsi nel vederti ed ascoltarti a suonare cose ipertecniche. E quindi devi poter intrattenere il pubblico, non annoiarlo.” Intrattenimento. Parola che spesso e volentieri viene associata al teatro, al cinema. Ma quando avviene solitamente fatto con la musica, questo viene spesso confusa con musica poco ispirata e mal suonata, affermazione che nel caso di Sheehan non si addice: “Suonando mi sforzo sempre di esprimere dei sentimenti, delle emozioni anche se è sotto gli occhi di tutti il fatto che utilizzo molta tecnica, termine e modalità esecutiva che si addice a stili come il jazz o il prog. Personalmente però penso che quando ti trovi a suonare, in studio o su un palco, non si debba pensare troppo perchè se ti preoccupi troppo di quello che stai facendo perdi il contatto con il pubblico non riuscendo a trasmettere loro quello che sei. E’ come in una comunicazione verbale, se pensi troppo alle parole che dovrai dire troppo perderai il senso di quello che stai dicendo.” Fin qui lo Sheehan più musicista che intrattenitore, il discorso non poteva che andare a toccare uno dei capitoli più interessanti della sua carriera: Mr Big….”Con i Mr Big stiamo nuovamente lavorando a del materiale inedito, a qualcosa che speriamo possa vedere la luce molto presto. Stiamo lavorando alacremente alla sua stesura ed alla registrazione, non abbiamo ancora reclutato nessun produttore ed onestamente non sono neanche sicuro che una personalità del genere possa esserci di aiuto a completare le lavorazioni delle nuove canzoni. Quello che è certo è che nel 2017 torneremo insieme come Mr Big a suonare live, arriveremo presto a bussare alle vostre porte!” Lavorare ad un album nuovo apre le porte a sfide diverse, dal lavoro come già avvenuto in passato con songwriters esterni come Jeff Paris o Mark Spiro fino ad album come ‘What If…’ dove l’intera scaletta è stata firmata solamente dalla band al completo: “Se guardo alla discografia dei Mr Big effettivamente nei credits avrai notato altre firme ma alla fine questi non avevano niente a che fare con la band, sono stati aiuti esterni che magari qualcuno di noi ha richiesto di volta in volta ma ti assicuro che l’intero processo produttivo e di scrittura dei brani è sempre stato a totale appannaggio di noi quattro. Ecco, diciamo che il 95% del lavoro è stato ed è a tutt’oggi fatto da noi, magari qualche aiuto per questa o quell’altra parte c’è stata ma basarsi solo sui credits è un pò fuorviante.” In ogni caso, bisogna ammettere che a volte, scrivere da soli le canzoni o farsi aiutare da songwriters esterni possa portare in entrambi i casi a comporre brani che alla fine si sono rivelati delle autentiche hit single in grado non solo di far scalare le classifiche, ma di farsi soprattutto conoscere da un pubblico eterogeneo in ogni parte del globo. Per loro è stata una canzone come ‘To Be With You’, un successo che forse inconsciamente la band ha cercato di ripetere nei dischi successivi, vedasi ad esempio ‘Ain’t Seen Love Like That’ da ‘Bump Ahead’ oppure ‘Going Where The Wind Blows’ da ‘Hey Man’…: “Quello fu un brano di indiscusso successo ma nessuno di noi, dopo quell’episodio, ha mai cercato di ripetere furbescamente lo stesso ‘schema’ per poter avere nuovamente successo commerciale. Voglio dire, nei nostri dischi puoi trovare canzoni più tirate come altre per così dire lente o sognatrici, fa parte del nostro dna ma certamente non per dover a tutti i costi ripetere un clichè, uno schema che ha avuto successo. Anzi, voglio raccontarti questo aneddoto: nessuna etichetta ci ha mai supportato realmente, nessuno quando scrivemmo ‘To Be With You’ pensava che potesse avere l’airplay che alla fine ha avuto. Addirittura la nostra etichetta di allora non voleva neppure che pubblicassimo un disco come ‘Lean Into It’, figuriamoci se credevano nel successo di un brano come quello. La nostra fortuna fu quella di lavorare con un grande manager che fece di tutto per mediare con la nostra label per pubblicare quel disco. Se avessimo pensato a quanto gradimento avrebbe potuto avere l’avremmo certamente messa tra le primissime canzoni in scaletta, invece è l’ultima…ha stupito anche noi che onestamente non credevamo potesse avere un tale feedback. Speravamo che piacesse, questo è chiaro, ma non eravamo così fiduciosi a livello commerciale. I fatti hanno smentito anche noi! Quindi non penso che questo abbia influito in qualche maniera nello sviluppo della nostra carriera, i nostri album sono come un film al cui interno puoi trovare i generi più disparati come la commedia, il dramma, parti romantiche e così via: i Mr Big sono così, non abbiamo nessun modello o schema di riferimento, noi siamo fatti così!” Quasi si fa fatica a credere alle nostre orecchie, musicisti come loro provenienti da esperienze dissimili tra loro ma che al tempo stesso all’epoca della loro prima uscita discografica nel lontano 1987 li facevano apparire come un’autentica superband dove la tecnica non faceva difetto: “All’epoca suonavo nella band di David Lee Roth ma ad un certo punto sentivo il desiderio di provare a fare qualcosa di diverso e così, come la stragrande maggioranza delle band di questo mondo mi sono messo alla ricerca di altri musicisti con i quali potevo condividere i miei obiettivi ed aspirazioni. Conoscevo già Paul e Pat, un amico mi mise in contatto con Eric e….il gioco era praticamente fatto, in maniera molto semplice mettemmo in piedi la band ed allo stesso tempo con molta chiarezza andai da David (Lee Roth) comunicandogli la mia decisione. Semplice come bere un bicchiere d’acqua. Ci trovammo in sala prove e tutto avvenne in maniera naturale, non avevamo nessuna etichetta interessata al progetto e nessun manager che ci spinse in tale direzione: fummo noi a creare tutto, in una sala prove. Il mondo da allora è cambiato moltissimo, oggigiorno ci sono tante etichette o manager che chiedono e dicono alle bands cosa fare ma non è così che deve funzionare, si chiama conflitto di interessi. Le bands firmano contratti su contratti con tantissime clausole ma l’unica cosa che dovrebbero fare è quello di registrare la propria musica. Tutto il resto non dovrebbe competere loro. Manager ed etichette discografiche dovrebbero lavorare per gli artisti, non il contrario e sarebbe importante che i musicisti lo capiscano questo concetto. La mia e nostra fortuna è che riusciamo in qualche modo a tenerci un pò fuori da questo cortocircuito del music business anche se ne siamo parte integrante, il mondo è cambiato tantissimo e lo abbiamo notato vedendo i differenti rapporti che avevamo in passato con labels come Warner o Atlantic ed altre come Frontiers con la quale abbiamo pubblicato l’ultimo ‘What If…’. Non ci sono paragoni, è cambiato l’approccio generale. Ma sai, a volte incidere un disco è una scusa per suonare dal vivo. In questo senso devo ammettere che stiamo avendo tantissimi riscontri prositivi come The Winery Dogs, la mia nuova band con Mike Portnoy e Ritchie Kotzen, incredibile.” E sì, proprio questo nuovo percorso ha donato una maggiore freschezza compositiva ad un artista che forse era alla ricerca di nuovi stimoli: “Anche questo progetto è nato in maniera spontanea, non mi aspetto mai niente dalle nuove avventure nelle quali mi imbarco ma è fuor di dubbio che il feedback così positivo che ne è derivato è stato qualcosa che ha spiazzato noi per primi. Abbiamo suonato in Sud America, in Messico, in Corea, negli Usa ed in Europa ed in moltissimi posti abbiamo registrato sold-out, è stato incredibile toccare con mano tanto entusiasmo. Lo scorso luglio abbiamo suonato anche in Italia, peccato per la pioggia perché il pubblico è stato veramente fantastico, molto caloroso!” Ormai è assodato, Billy Sheehan è un animale da palco, un musicista che sia per quanto riguarda le clinics che tutte le altre bands nelle quali è coinvolto adora suonare dal vivo, indizio che troviamo sia nei tantissimi tours che lo hanno visto impegnato nella sua carriera sia nei tanti dischi dal vivo pubblicati come Mr Big: “Tutto è cominciato dalla richiesta della nostra etichetta di allora, in Giappone eravamo sotto contratto con un’etichetta diversa dal resto del mondo e come spesso succedeva nel Paese del Sol Levante avevano sempre richieste supplementari per ogni cosa che facevi. Fu così che ci chiesero di registrare un disco dal vivo ma avevamo già suonato in Giappone pochi mesi prima, allora cogliemmo l’occasione di registrare con un DAT da sei miseri dollari un nostro live show che facemmo di spalla ai Rush: no overdubs, no mix….tutto incredibilmente live, senza maschere o trucchi. Poi come Mr Big ne abbiamo fatti tanti altri ma ognuno di essi è stato fatto con il semplice scopo di immortalare un singolo momento della nostra carriera, quasi come se fosse un manifesto di quanto siamo in grado di produrre on stage stuzzicando la curiosità dei fans e del pubblico sperando che sia uno spunto che li spinga poi a venire realmente ai nostri live shows, un’esperienza molto diversa rispetto a quello che puoi ascoltare su disco comodamente a casa tua.”