Iron Mask – Il Diavolo Fra Noi!
Il 21/11/2016, di Dario Cattaneo.
Mentre i fan stanno ancora aspettando un nuovo disco dei Magic Kingdom, fermi a ‘Symphony Of War’ del 2010: il mastermind Dushan Petrossi si ripresenta sul mercato con il terzo album di fila dei più prolifici Iron Mask, il nuovo ‘Diabolica’. Metal Hammer lo intervista per raccogliere qualche indiscrezione su ambedue i progetti del prolifico compositore belga.
Di artisti che militano e magari compongono anche in più di una band ce ne possono essere tanti; ma se consideriamo il tipo di compositore sul modello di Dushan Petrossi, possiamo scommettere che ne troveremmo molti meno. Il multi strumentista belga, infatti, è il classico artista accentratore sullo stile del notorio Yngwie J. Malmsteen, padrone assoluto cioè sia del pentagramma che del reparto lirico dei propri progetti. Dotati di una personalità incline a controllare ogni fase anche minuscola della creazione di un prodotto in studio, artisti di questo tipo si concentrano però di solito su un unico progetto mentre Petrossi ne ha ben due: uno su coordinate heavy power, gli Iron Mask e uno di stampo sinfonico/cinematico chiamato Magic Kingdom.
Capire come faccia il musicista belga a lavorare contemporaneamente su due fronti apparentemente così diversi è stata una delle nostre priorità. “In realtà non ho mai veramente cambiato il mio modo di lavorare…”, ci spiega però il chitarrista. “Quello che senti sugli album dei miei due gruppi è quanto scaturisce da una mia ispirazione diciamo… ‘del momento’. Io compongo praticamente barricandomi in studio per anche dodici ore al giorno e facendo solo quello. Ho sempre lavorato così, per entrambe le band. Ti dirò che cerco volutamente di comporre album ‘diversi’ di volta in volta, di introdurre magari ogni volta qualche novità, ma non è sempre così facile quando sei tu a scrivere tutto, dalla musica ai testi!”. Come immaginavamo, stili diversi per i due progetti, ma necessariamente un modus operandi simile. E la caratteristica comune di questo modo di lavorare pare essere proprio il classico sudore della fronte. “Il mio modo di approcciarmi ad entrambi i progetti è basato sulla pura concentrazione e sul duro lavoro”. Continua infatti Petrossi. “Cerco di rilasciare dischi che siano in primis solidi, e questo obiettivo mi richiede di lavorare duramente su di essi praticamente ogni giorno”. Duschan capisce fin troppo bene che si sta muovendo in un mercato, quello del heavy classico, fin troppo competitivo per le piccole realtà. “Vedi… con band come le mie non puoi stare lontano dal mercato troppo a lungo. C’è troppa concorrenza in giro, e mi faccio quindi un’obbligo di fornire ai miei fan dischi nuovi con una certa cadenza. ‘No pain, no gain’ è la mia filosofia… fatto sta che metto tutto me stesso in questi due progetti, il resto poi si vede mano a mano!”
Qualche differenza però tra i due progetti pare esserci, tanto più che il rate di pubblicazione (e anche di concerti) di cui parlava prima è più breve per gli Iron Mask rispetto a quello di Magic Kingdom. “Un disco degli Iron Mask esce più velocemente rispetto a uno dei Magic Kingdom, è vero…”, ammette lui pungolato dalla nostra scomoda domanda, “ma questo avviene non perchè un disco dei primi sia più facile rispetto a uno dei secondi… In realtà non so nemmeno dirti perché succeda, so solo che comporre per Iron Mask è diverso che comporre per Magic Kingdom. Forse nei secondi le orchestrazioni portano via più tempo ma… alla fine forse è solo che si tratta di due progetti differenti con vite differenti. Tutto qua. Ecco, forse le orchestrazioni di Magic Kingdom sono più difficili da portare on stage, quello si…” Ammette poi, ripensandoci. “Ma è anche vero che riceviamo proposte migliori e in maggior quantità per Iron Mask, per quello che loro facciamo più concerti. Ma se mi propongono un bello show per Magic Kingdom, non dico mai di no… e per le orchestrazioni, è più impegnativo risolvere alcuni problemi ma non così impossibile. Con la tecnologia di adesso, puoi davvero portare sul palco un intera orchestra, se vuoi!”.
Il discorso verte poi più specificamente su Iron Mask e su ‘Diabolica’, l’ultima uscita sotto quel monicker. UN album che pare stia andando piuttosto bene. “Abbiamo ottenuto ottimi giudizi in giro per il mondo, e siamo molto felici”. Gongola infatti il compositore. “Per noi è sempre una gioia quando i fan apprezzano un nostro album, anche perchè come ti dicevo ci investiamo tanto in termini di cuore, energia e passione. Comunque, sono felice anche perché credo molto in questo lavoro. ‘Diabolica’ contiene secondo me grandi canzoni e nessun filler, e le performance e la produzione su di esso sono davvero solide!”. Prestazioni che dipendono anche dalla qualità del nuovo cantante, Valdez, il quale è andato a sostituire l’illustre predecessore Mark Boals. “Su ‘Diabolica’ abbiamo un nuovo cantante, Diego Valdez, argentino di origini. Di tutte le audizioni che abbiamo fatto a seguito dell’abbandono di Mark, era di sicuro il migliore”. Ci spiega, presentando il nuovo arrivato. Il discorso poi verge brevemente sul dimissionario Boals. “Per quanto riguarda Mark…”, tentenna, “abbiamo dovuto rimpiazzarlo perchè ora ha un lavoro continuativo al Riding The Rock Vault, una sorta di show serale che si tiene a Las Vegas praticamente tutti i giorni. Ci serviva un membro vero, qualcuno che si buttasse anima e corpo nel progetto e che ci credesse almeno quanto noi! In pratica, volevamo un cantante che ci desse disponibilità 24 ore su sette giorni, potremmo dire!”.
Prima di chiudere l’intervista, Dushan risponde anche ad alcune nostre domande sui temi trattati dai vari brani del disco, spiegandoci meglio la sua visione sul Diavolo, figura centrale in tutte le liriche contenute in ‘Diabolica’. “Le liriche dell’album trattano di un tema ben preciso, che è il contatto della figura umana, sia attraverso esempi reali o della letteratura, con il diavolo”. Un argomento interessante. “Il diavolo di cui parlo io è un concetto, non solamente una figura più o meno mitica legata a concetti religiosi. Il ‘diavolo’ dopotutto viene presentato in forme diverse su un sacco di libri della letteratura classica. Non fraintendere, non sono satanista per nulla, uso solo questa controversa figura per sottolineare il male che si cela dietro alcune azioni tipicamente umane…”. Capiamo quindi che l’approccio lirico è molto più concreto e meno fantasioso di quanto avevamo pensato leggendo titoli come ‘Oliver Twist’ o ‘Doctor Faust’. “La componente reale, attuale, è importante per il messaggio che voglio trasmettere”. Sostiene infatti, continuando sull’argomento. “Ad esempio nella title-track parlo del terrorismo e delle azioni compiute nel nome della guerra santa. E’ qualcosa che feci già con il brano ‘Holy War’ del 2005. In undici anni le cose sono andate solo peggio… il diavolo è presente soprattutto in questi temi, non solo su storie tratte dalla letteratura. Mi piace sperare che la gente legga con attenzione le liriche degli IronMask, e capisca che non parlano solo di draghi, fate, spade e mondi incantati…”. L’intervista finisce, con un ultima nota pessimista da parte del musicista sull’umanità stessa. “Sai, alla fine sono fermamente convinto che le azioni più cattive siano comunque quelle perpetrate dagli umani contro altri umani o animali, o contro il nostro pianeta, che muore pezzo per pezzo ogni giorno… non credo che ci sia niente di più malvagio dell’umanità stessa, forse nemmeno il diavolo”.