Serious Black – Ancora in Piedi!
Il 11/10/2016, di Dario Cattaneo.
‘Mirror World’, secondo album dei Serious Black, porta un carico decisamente pesante sulle spalle. Quando sul finire del 2014 si annunciò infatti la creazione di un nuovo supergruppo che includeva, tra gli altri, nomi di lusso come Roland Grapow e Thomen Stauch, l’hype fu infatti subito altissimo. A distanza però di solo un anno si registra già il primo abbandono, con entrambi i membri fondatori messi alla porta. Quale futuro c’è in serbo dunque per questo lussuoso progetto?
Quando, solo l’anno scorso, ‘As Daylight Breaks’ vide la luce, i fan del power europeo più classico capirono subito di trovarsi per le mani un ottimo lavoro, un disco finalmente capace di portare una bella ventata di freschezza in un genere che le finestre non le apriva da un po’. Anche per questo motivo l’improvviso annuncio – arrivato solo pochi mesi dopo – dell’abbandono sia di Thomen che di Roland colse tutti un po’ di sorpresa, facendo fioccare a destra e a manca giustificati dubbi sul fatto se dietro al curioso monicker di Serious Black non si celasse solo l’ennesimo progetto di lusso per rockstar annoiate.
A questo scomodo quesito, il batterista Alex Holtzwarth ci risponde però con molta sicurezza. “Noi siamo una vera band!” Ci rassicura con veemenza. “E la dimostrazione di ciò proviene dal fatto che abbiamo suonato così tanto dal vivo subito dopo aver dato alle stampe il primo lavoro. Tutto il tempo passato a suonare assieme fin da allora ha dato ai Serious Black un connotato da band assolutamente vera, non certo da mero progetto in studio”. I cinque musicisti hanno infatti portato il debutto in tour per quasi un anno, esperienza che pare aver molto colpito il comunque navigato musicista, in giro oramai da quasi trent’anni. “Siamo stati in tour davvero tanto ed è stata un esperienza grandiosa! I fan dei Serious Black sono davvero speciali, si tratta di gente veramente entusiasta, e questo mi ha davvero colpito. Suono e ho suonato in molte altre band, ma devo dirti che una ricezione del genere per un gruppo all’esordio non l’avevo mai vista. Sembra proprio che adorino i Serious Black, in maniera incondizionata! E tra l’altro, non è una faccenda solo di Germania o Giappone, la stessa accoglienza l’abbiamo trovata dappertutto”. Tra l’altro l’aver suonato assieme così a lungo pare avere avuto i suoi effetti positivi sul songwriting della band, almeno secondo il parere del simpatico batterista tedesco, che prosegue motivando meglio questa affermazione. “Ogni canzone di ‘Mirror World’ è nata interamente in ottica live. I vari brani, anche se l’idea di base di qualcuno magari affondava le proprie radici a tempi antecedenti addirittura il debutto, sono stati compositi e rifiniti basandoci proprio sull’esperienza del tour che stavamo vivendo tutti in quel momento. Tieni conto che il grosso di questi brani è stato scritto proprio durante il tour di supporto ai Gamma Ray, quindi in un momento in cui eravamo tutti assieme e tutti potevamo collaborare tutti alla loro stesura”. Una risposta questa che rende però lecito l’interrogativo al riguardo dell’abbandono di Grapow e Stauch, compositori principali sul primo disco. Si è trattato forse di un colpo duro da assorbire? “Stavolta la maggior parte dei pezzi è stata scritta da Bob Katsionis e dal nostro cantante Urban Breed”, ci dice però Alex. “Come ti dicevo però, la band è molto aperta da questo punto di vista. Ciascuno di noi può dire la sua su un pezzo dei Serious Black! Il lavoro di squadra effettuato su quest’album senza Roland e Thomen ha forse regalato alla band un po’ più di varietà. Abbiamo allargato gli orizzonti, insomma!”. Nuove influenze, dunque, che vanno nella direzione di un sound più progressive. “Bob tra l’altro è un gran fan dei Sieges Even, la mia band principale…” sogghigna al riguardo il batterista, compiaciuto. “E’ una cosa che mi rende molto fiero! Tra me e lui abbiamo potuto aggiungere un piccolo tocco prog ai pezzi… nessuna paura, molto piccolo, ma almeno c’è! Bob è stato un grande acquisto, ha un talento compositivo davvero spiccato e ha portato grandi qualità e quantità alla band.”
Anche se sul discorso qualità portato in tavola dal frizzante Holzwarth potremmo discutere un po’, avendo noi trovato questo secondo album decisamente inferiore al debutto, sulla faccenda quantità non possiamo assolutamente questionare. Quattordici brani composti in meno di un anno sono un rate da invidia per qualunque power band, anche la più prolifica. “Eh sì, Abbiamo registrato quattordici canzoni e due tracce acustiche, un bel po’ devo dire questa volta!”. Gongola l’intervistato. “Non tutte le canzoni sono state però incluse nell’edizione standard, ma solo in quella limitata. Un bel regalo per i nostri fan!”.
I Serious Black sembrano quindi essere caduti in piedi dopo l’abbandono di due dei membri fondatori, e possono guardare con fiducia al futuro. Un futuro, ricordiamo, impegnativo, considerato che all’indomani del debutto la band era stata definita da molti come ‘il futuro del power metal’. Messo davanti a questa sicuramente impegnativa definizione, l’umile Holtzwarth cerca di non pensarci troppo, anche se di sicuro apprezza il complimento. “Ti dirò, non mi piacciono molto definizioni come questa… il punto vero in questa frase è: cosa vuol dire ‘futuro’?. Cosa vuol dire rappresentare il futuro del power metal? Vuol dire riscoprire le origini di questo genere o aggiungere qualcosa di nuovo, portare una ventata di freschezza?” Il discorso del batterista è sicuramente condivisibile, anche se alla fine dimostra di accettare il complimento. “Capisci il punto? Non posso essere d’accordo con questa frase perché è difficile dargli un senso, ma devo ammettere comunque che suona come un complimento… e di questo sono ben felice, eheh”.