Kansas – Il Ritorno Dei Maestri del Rock
Il 09/10/2016, di Andrea Schwarz.
Immaginate di essere una delle band icone del rock, una di quelle che hanno scritto pagine fondamentali nella storia della nostra amata musica. Ma immaginate anche che la vita scorra inevitabilmente anche per questi musicisti che a volte dimentichiamo (o facciamo finta di dimenticare) non essere alieni scesi sulla terra per deliziare i nostri padiglioni auricolari ma esseri umani come noi, con i loro pregi e difetti dal talento musicale innato. In questi 16 anni che separano l’ultimo album in studio “The Prelude Implicit” ed il precedente “Somewhere to Elsewhere” (che vedeva nella line up anche lo storico chitarrista Kerry Livgren) la vita è andata avanti inesorabile mentre la band perdeva pezzi qua e là: Robby Steinhardt e David Ragsdale entravano ed uscivano dalla band come se fossero al supermercato mentre Kerry Livgren usciva definitivamente di scena. Ma il colpo più duro si ebbe nel 2014 quando Steve Walsh dovette annunciare che per motivi di salute sarebbe stato costretto ad un decoroso quanto mai necessario ritiro dalle scene, lui che con la sua voce aveva colorato ed allietato i sogni dei tanti fans dei Kansas sparsi per il mondo, “Dust In The Wind”, “Point of Know Return”, “Carry On Wayward Son” solo per citare qualche titolo sparso. Fu così che dopo aver contattato (ed aver ricevuto un rifiuto) John Elefante (già con la band ad inizio degli anni ottanta) la band a stelle e strisce ha per così dire ripiegato su Ronnie Platt con il quale ha trovato effettivamente la quadratura del cerchio. Un cantante che non è solamente un ripiego o un clone di Walsh ma colui con il quale ricominciare a riscrivere musica guardando al futuro pur nella difficile situazione di ricominciare tutto daccapo: “Tornare a lavorare a nuovo materiale non è stato affatto semplice, soprattutto considerando quello che Steve (Walsh, nda) ha rappresentato per i Kansas. Non poteva essere altrimenti, così come fu trenta anni fa quando Kerry Livgren decise di intraprendere strade diverse. Ma, come accade nella quotidianità della vita, le cose possono cambiare ed in questo caso le cose si sono evolute in meglio, siamo convinti che con l’introduzione dei nuovi membri questo possa rappresentare quello che è il futuro musicale dei Kansas. E’ come se avessimo ricominciato tutto dall’inizio, evitando di seguire sentieri per noi già conosciuti ma mantenendo sempre il nostro trademark.” E non deve essere stato affatto semplice, la pressione attorno ad una band come Kansas che torna sulle scene dopo 16 lunghi anni non deve essere stata cosa facile ma l’esperienza e la classe di Phil Ehart e Rich Williams, gli unici 2 membri fondatori rimasti in forza al gruppo, non sono qualcosa di secondario in questa nuova fase “Lavorare a queste nuove composizioni nella sua difficoltà iniziale è stato estremamente gratificante e divertente, in studio eravamo circondati da persone che condividevano la nostra stessa visione, uno staff che aveva una voglia matta di essere lì per noi e di creare insieme nuova musica! E’ stato estremamente eccitante trovarci in una situazione nella quale non sapessimo che direzione prendere dovendo lavorare con tre musicisti con i quali non avevamo ancora registrato insieme. Abbiamo approcciato in maniera molto positiva, non abbiamo pensato a registrare semplicemente un altro disco, anche noi eravamo in ansia nel cercare di capire che tipo di direzione avremmo preso ma tutti noi abbiamo dato il nostro contributo in un modo o nell’altro, Zak (Rizvi, nda) si è aggregato alla band solamente a lavori in corso ma ha dato fin da subito una sua impronta al nuovo materiale come è accaduto con Ronnie (Platt, nda). Zak lo conosciamo da parecchi anni ormai, era stato prescelto come il produttore di questa nostra nuova creatura ma le cose si sono evolute a tal punto che è diventato anche un membro effettivo dei Kansas!”. Phil Ehart è un batterista il cui approccio con lo strumento è documentato da più di quarant’anni di carriera ma forse proprio questa sua esperienza lo ha dotato di un pò di sano realismo pensando alle rivoluzioni in seno alla band che hanno stravolto il loro volto musicale in maniera superiore a qualsiasi aspettativa lasciando i fans disorientati “Steve ha lasciato la band da ormai due lunghi anni, Ronnie è il nostro nuovo cantante ed il cambio è stato fatto. La gente non potrà e non dovrà far altro che accettarlo. Purtroppo certe scelte vengono fatte tuo malgrado, la sostituzione di Steve è una di queste. Ricordo che quando dovemmo affrontare questa spiacevole situazione ci mettemmo alla ricerca di qualcuno che non suonasse tale e quale Steve ma che avesse una voce caratteristica e che fosse riconoscibile fin dai primi ascolti. Ronnie lo abbiamo scovato tramite YouTube, ce ne siamo innamorati subito. Non avrebbe avuto senso cercare un baritono, doveva necessariamente essere qualcuno che potessimo sposare stilisticamente. Ronnie è stata la scelta giusta.” Il nuovo album è qualcosa che va oltre le più rosee aspettative, è qualcosa di cui i Kansas possono essere fieri di aver prodotto anche se è curioso notare come nonostante tutto si imbarcheranno in un tour dove verranno festeggiati i quarant’anni di Leftoverture, quasi come se la band sia più conosciuta per la passata produzione che per quella attuale: “Siamo assolutamente fieri ed orgogliosi di aver prodotto e suonato un album come “The Prelude Implicit” ma siamo estremamente eccitati all’idea di suonare vecchi classici e nuove canzoni in un mix che renderà unici i prossimi shows. Non abbiamo mai suonato dal vivo un brano come “Questions of My Childhood” così come tanti altri brani non li eseguiamo live da un bel pezzo…sarà divertente, non vedo l’ora di salire sul palco!” E’ veramente una sensazione piacevole sentire tutto l’entusiasmo di un musicista che parrebbe alle prime armi nonostante gli oltre quaranta anni di esperienza, a partire da quel “The Prelude Implicit” che rappresenta la summa di quello che i Kansas abbiano fatto fino ad oggi: “Il nuovo materiale contiene al suo interno tutto ciò che ha reso grande il nostro sound, la parte prog rock così come la propensione a scrivere delle hit songs unitamente ad un sound maggiormente hard rock che aveva caratterizzato le composizioni di fine anni ottanta suonando ancora una volta fresco ed accattivante. Ci sono canzoni rock come “Rythm In The Spirit”, “The Voyage Of Eight Eighteen” così come “Carmouflage”. Anche se una menzione particolare la merita un altro brano, la delicata e quasi mistica “Refugee”: “E’ bello e gratificante al tempo stesso sapere che quello che fai viene apprezzato, è altrettanto favoloso sapere che piace un brano come “Refugee” al quale teniamo particolarmente nel quale trattiamo il delicato argomento del traffico di persone, per lo più giovanissime, costrette allo sfruttamento sessuale. Dal profondo del cuore, sono contento che questo brano venga capito” Il primo omonimo disco fu pubblicato nel lontano 1974, vendendo milioni di copie i Kansas hanno visto crescere esponenzialmente la propria popolarità negli USA fino a raggiungere un livello definibile come “leggendario” ma con dati di vendita trascurabili in Europa dovuto probabilmente alle poche apparizioni live suonate qui, nel Vecchio Continente “Effettivamente devo ammettere che abbiamo notato ormai da anni questa differenza che penso sia dovuta al fatto che quando la band godeva di grande prestigio negli anni settanta, avremmo dovuto suonare molto di più in Europa rispetto a quanto non siamo stati in grado di fare. Ma ormai è acqua passata, indietro non possiamo tornare ma contiamo il prossimo anno di venire a fare qualche data in Europa ed in Italia.” Guardando al passato ed a tutti i cambiamenti avvenuti in seno alla band sembra però che i Kansas abbiano ancora tanta strada da fare nel prossimo futuro “Io e Rich siamo rimasti gli unici due membri originari fin dai nostri primi passi in questo pazzo mondo musicale, non abbiamo mai pensato di mollare. Anzi, fin dagli inizi avevamo bene in mente quello che i Kansas sarebbero dovuti diventare e fortunatamente abbiamo centrato l’obiettivo. Come facciamo cenno anche nei testi del nostro ultimo album, la vita è anche fatta di sacrifici e noi li abbiamo fatti arrivando a dove siamo ora. E non abbiamo intenzione di fermarci proprio adesso che abbiamo trovato una nuova line up che ci permette di esprimerci come non mai.”