Bad Bones – Anteprima ‘Demolition Derby’
Il 03/10/2016, di Fabio Magliano.
Metal Hammer è andato a Genova ospite di Roberto Tiranti e della rock band piemontese dove ha potuto ascoltare in anteprima l’ottimo ‘Demolition Derby’ in uscita il 7 novembre
Non è un mistero che Metal Hammer abbia nutrito da sempre una certa simpatia per i Bad Bones, band che tra qualche mese spegnerà le 10 candeline sulla torta e capace, in un decennio, di mettere a ferro e fuoco l’America, girare l’Italia in lungo e in largo, vivere situazioni al limite degne di un road movie di Serie C e, soprattutto, incidere quattro dischi. L’ultimo dei quali, ‘Demolition Derby, in uscita il prossimo 7 novembre su Sliptrick Records. Un lavoro registrato ai Domination Studio e prodotto da Simone Mularoni, mentre le voci sono state “curate” da Roberto Tiranti nel suo studio genovese. Ecco quindi che, quando ci si prospetta la possibilità di fare una capatina a Genova proprio a casa del cantante dei Labyrinth per ascoltare in anteprima ‘Demolition Derby’ non possiamo dire di no. Eccoci quindi nella struttura dell’Over Joy Studio con la band al completo e Tiranti a fare gli onori di casa, dove la presentazione del disco può avere inizio. L’ascolto si apre con la già nota ‘Me Against Myself’, primo singolo estratto, brano dal chorus clamoroso dal quale è impossibile non venire catturati. Un hard rock di chiaro stampo americano giocato su una melodia ruffiana estremamente accattivante. Come quella che sgorga a fiumi dalla successiva ‘Endless Road’, pezzo che pare nato sul Sunset Strip e giunto a noi direttamente dagli anni Ottanta, marchiato a fuoco com’è da un ritornello ancora una volta vincente. ‘Some Kind Of Blues’, come recita il titoo, è un bluesaccio sporco e rognoso destinato a sgrezzarsi giusto in prossimità del chorus, mentre con ‘Stronger’ si ritorna nei binari dell’hard rock più canonico. ‘Rambling Heart’ è il primo break del disco, una power ballad dal forte appeal radiofonico, che esalta le doti vocali di un Max Bone in gran spolvero, ma è subito tempo di tornare a correre con ‘Rusty Broken Song’, uno dei brani più vicini ai primi Bad Bones, un rock’n’roll tiratissimo destinato ancora una vota ad aprirsi in un chorus davvero avvolgente. ‘Red Sun’ è il secondo lento del disco, un pezzo incredibilmente elegante, impreziosito dall’ospitata di Roberto Tiranti che, con la sua inconfondibile voce, dona ancora più intensità ad un pezzo forse avulto dal contesto ma non per questo meno coinvolgente. I vecchi ‘Bones fanno nuovamente capolino in ‘Perfect Alibi’, un’hard rock song diretta e senza troppi fronzoli, mentre in ‘Shoot You Down (El Mariachi)’ emerge il lato più metal della band, con una struttura robusta spezzata da un chorus stupendo destinato a fare vittime soprattutto in chiave live.L’ascolto giunge in dirittura d’arrivo con ‘The Race’, pezzo grezzo ed ignorante, un rock tutto attitudine e sudore, mentre tocca alla title track chiudere con il botto il disco, un concentrato di emozioni nel quale hard rock, metal, blues si fondono alla perfezione. Nel complesso un disco eccellente, che vede i Bad Bones lasciare, almeno in parte, la strada del rock blues fangoso che ne aveva caratterizzato le prime produzioni, per intraprenderne una destinata a strizzare maggiormente l’occhio alla melodia e ad un certo hard rock a stelle e strisce. “E’ l’evoluzione del nostro sound – spiega il bassista Steve Bone – Eravamo ruffiani anche agli inizi ma era un vorrei ma non posso. Ora che c’è Max possiamo spingerci dove prima non potevamo. La melodia ci è sempre piaciuta, come idea di canzone melodica che rimane in testa, poi certo che sotto i cavalli dei Bad Bones ci sono sempre, Lele alla batteria non è uno che ci va giù piano, Sergio è uno che la chitarra la tratta abbastanza male…diciamo che il motore è sempre quello ma questa volta ha una carrozzeria bella fiammante”. Una carrozzeria resa tale dalla performance di Max Bone che, se su ‘Snakes And Bones’ aveva lasciato intravedere cose interessanti, a questo giro si esprime su livelli davvero elevati “E’ tutto figlio di una mia crescita artistica e umana – spiega il cantante – il lavoro a livello di band è stato affrontato sin dall’inizio in maniera differente e se a livello tecnico il disco precedente era leggermente più “costruito”, questa volta si è trattato di un vero fiume in piena, il disco è sgorgato in modo assolutamente naturale. La percentuale di istinto, nel disco, è altissima. Io, dal mio punto di vista, ho dato il massimo e per quanto riguarda le melodie, ho lavorato molto “di pancia” pensando a quei cori che con naturalezza si sarebbero incastrati nel contesto della canzone”. E se il lavoro di Simone Mularoni è stato esemplare per l’aspetto strumentale, altrattando importante è stato quanto fatto insieme a Roberto Tiranti in fase vocale “Quando nel 1998 uscì ‘Return To Heaven Denied’ avevo 16 anni e Roberto era per me un punto di riferimento – continua Max – quindi per me è stato fondamentale potermi confrontare con lui ed avere la sua guida nella realizzazione delle parti vocali del disco” Il volto più duro dei Bad Bones è stato rappresentato ed è tutt’ora rappresentato dal drumming di Lele Bone anche se …“Personalmente ho avuto un approccio molto differente rispetto ai vecchi lavori – confessa in batterista – negli altri lavori ho sempre ragionato brano per brano, mentre per ‘Demolition Derby’ ad un certo punto mi sono fermato e mi sono chiesto che taglio avrei voluto dare al disco nella sua interezza. Quando Steve ha iniziato a lavorare sui pezzi del disco, avevo in mente un approccio completamente differente, molto sperimentale, al punto che uno dei brani, ‘Red Sun’, era nato con un pezzo di batteria che richiamava certe cose della bossa nova, però questo ci snaturava troppo, quindi ho dato una frenata e ho iniziato a pensare al disco nella sua totalità. Questa è una novità importantissima per me, perché è la prima volta che ho un approccio simile al lavoro”. Se Steve e Lele rappresentano la continuità con il passato, il volto nuovo nella band è quello del chitarrista Sergio Bone, inserito nella band nel 2014 in modo quasi rocambolesco “La scaletta l’ho imparata sul furgone durante un viaggio da Torino a Brescia dove avremmo dovuto suonare la sera – rivela – però conoscevo già la band, c’era un rapporto di amicizia, il background è lo stesso e questo ha senza dubbio agevolato il mio inserimento nella band” Tanto che stupisce la naturalezza con la quale il chitarrista si è calato nella nuova realtà rivelandosi subito determinante in alcune scelte stilistiche del nuovo disco “In questo disco tutto è nato in modo molto naturale- prosegue – ognuno di noi ha potuto dare il 100% di quello che uno sentiva, quindi non ci sono stati dei momenti in cui ci si trovava a suonare delle forzature, quindi possiamo dire che ‘Demolition Derby’ è un disco che rappresenta a pieno ognuno di noi ed è esattamente quello che avevmo in mente al momento di iniziare a lavorarlo”. E quindi via in una sfrenata jam nella quale il disco viene riproposto per intero in un live esclusivissimo, in perfetto stile Bad Bones.
Foto ALICE FERRERO