Dgm – L’Evoluzione Continua
Il 30/08/2016, di Andrea Schwarz.
Crescere, evolversi…questo sembra diventato da anni il mantra che accompagna ogni loro nuova uscita discografica. Esimersi dall’approfondire il discorso direttamente con Simone Mularoni e Fabio Costantino per noi sarebbe stato un delitto, ecco quello che il duo ha detto ai nostri microfoni…
I DGM arrivano a produrre con “The Passage” il loro ottavo disco di una discografia in crescendo. Oggi, annus domini 2016, arrivano a produrre il loro disco più maturo di sempre, un album che vede la band con un sound più maturo e maggiormente composito dove si possono apprezzare influenze più melodic rock in un compound sonoro ancora riconducibile al prog metal. Ma i DGM hanno saputo produrre il meglio della loro discografia, una delle rivelazioni di questo 2016. La carriera della band, come nella vita di tutti i giorni, è stato un susseguirsi di tappe alcune fondamentali a partire da “Momentum”, il loro penultimo album come si evince dalle parole di Simone Mularoni. “Momentum” ci ha dato un’ulteriore spinta verso il grande pubblico e con ogni album cerchiamo di espandere la nostra fanbase il più possibile. Le tappe più significative sicuramente sono state il primo tour in Asia con date in Cina e in Giappone, il ritorno al ProgPower USA per la seconda volta e tante altre date sia da headliner che di supporto in giro per l’Europa. Il disco ha avuto comunque una gestazione più lunga del solito visto che abbiamo provato ad essere ancora più autocritici del solito.“ In questo percorso una tappa importante è stata l’aver trovato un’etichetta di primo livello come la nostrana Frontiers. I suoni del nuovo album hanno al suo interno alcune influenze più melodic rock, quasi come se questo abbia in qualche modo influito sul sound della band “E’ stata una coincidenza. Il disco era pronto come songwriting già a settembre 2015 e la “chiamata” da parte di Frontiers è arrivata solo verso Marzo 2016. Da sempre tutti noi siamo fan sfegatati dell’hard rock di ogni tipo, da quello più soft dei Toto a quello più “aggressivo” degli Whitesnake o Rainbow ed in questo disco, in maniera del tutto naturale, sono uscite allo scoperto le influenze di quelle grandi band. Il nostro obiettivo è stato quello di creare belle canzoni “moderne” seguendo però la “lezione” dei gruppi storici.” Non si può dire che non ci siano riusciti. L’evoluzione dei DGM su “The Passage” passa anche attraverso una produzione di primissimo piano, certamente migliorata rispetto al recente passato e sempre ad opera del buon Simone Mularoni. Il loro sound oggi è più ricco, ha al suo interno maggiori sfaccettature: vi sono ancora parti che richiamano ai Symphony X ma in maniera minore forse perché stufi di essere catalogati e mischiati nel calderone “prog metal”…”I complimenti fanno sempre piacere e quindi desidero ringraziarti. Essendo il mio lavoro da ormai 15 anni penso sia normale che ogni disco suoni meglio o comunque più completo rispetto ai precedenti. Se si analizzano i lavori che ho prodotto con i DGM spero si possa notare il mio “miglioramento” come engineer disco dopo disco. In “Frame”, il primo che ho mixato per la band, non avevo ben chiaro quale dovesse essere il sound della band, in “Momentum” invece avevamo volutamente scelto di utilizzare un sound più diretto, quasi claustrofobico, mentre per questo disco volevo che tutto suonasse più “epico” e “gigante”. Ho fatto quindi scelte diverse in fase di produzione proprio per perseguire questo obiettivo ed inoltre penso che sia servita l’esperienza maturata negli ultimi quasi 10 anni trascorsi tra questi 3 album. Non abbiamo mai badato molto alle analogie, siamo tutti debitori delle grandi band del progressive, specialmente i Symphony X che sono in assoluto ancora adesso tra i nostri preferiti; chiaramente crescendo e facendo tanti dischi si cerca di sviluppare una propria personalità. Ritengo che al giorno d’oggi in questo genere sia difficile creare qualcosa di nuovo e di totalmente originale, il nostro obiettivo è sempre stato e continua ad essere quello di scrivere brani accattivanti e possibilmente mai scontati, strizzando l’occhio ai capostipiti ma cercando di inserire più influenze possibili.” Certamente l’album non è esente da alcune migliorie che avrebbero ulteriormente innalzato il livello già buonissimo delle tracce presenti a cominciare dalle parti corali il cui compito è stato lasciato totalmente all’ugola del solo Marco Basile “Ogni critica è sempre ben accetta e di sicuro ne teniamo sempre conto! Ragioniamo tantissimo sugli arrangiamenti e in questo senso riteniamo che le parti vocali fossero già abbastanza complete in termini di “quantità”! Più che altro siamo una band che finora non ha mai utilizzato backing tracks dal vivo e cerchiamo sempre di scrivere parti che poi riusciamo a ri-eseguire live in maniera adeguata. Capisci quindi che se avessimo inserito ad esempio un coro gospel sarebbe stato difficile ricreare quel tipo di coro visto che solo io ed Emanuele dal vivo cantiamo! Non è ovviamente escluso che le cose cambino da qui in avanti, vedremo.” Stimolati dall’argomento, ci vengono in mente i DGM su un palco pensando a quali possano essere i programmi per vederli nuovamente on stage dopo tanti mesi passati chiusi in uno studio di registrazione “Ti dirò che ci stiamo già preparando perchè abbiamo già settembre, ottobre e novembre belli pieni tra date italiane, alcune date in Europa tra Belgio, Olanda, Francia e Svizzera e poi qualche bella sorpresa come un festival a Tel Aviv, in cui non abbiamo mai suonato, e il ritorno in Giappone a Novembre. In più c’è in ballo un tour europeo di almeno due settimane nel 2017, ma il tutto è ancora in via di definizione quindi sapremo tutto sicuramente tra qualche settimana.” Nella carriera di qualsiasi band suonare dal vivo il proprio repertorio è qualcosa di fondamentale, di vitale importanza. I DGM hanno avuto la fortuna di suonare in Paesi come il Giappone e gli USA, esperienze che possono donare e lasciare esperienze memorabili sotto il profilo musicale e personale: “Eperienze diversissime ma egualmente incredibili. A livello professionale sicuramente entrambe ci hanno arricchito tantissimo, la differenza della gestione tecnica dei live in questi Paesi è assolutamente sconcertante. I fans giapponesi sono incredibilmente scatenati e impazziscono per la nostra musica, non ci aspettavamo assolutamente un locale pieno a Tokyo, è stato veramente emozionante! In USA al ProgPower è stato tutte e due le volte magnifico: la cosa che ci ha impressionato di più, oltre al trattamento ricevuto, è stata la preparazione degli spettatori. In entrambe le edizioni a cui abbiamo partecipato, tutti cantavano o sapevano comunque i nostri brani e non è una cosa da poco non essendo mai stati a suonare in quelle zone prima. Siamo sicuri di aver dato il 200% in ogni concerto e le reazioni ricevute sono sempre state memorabili, speriamo quindi che nelle prossime date sia lo stesso!” Nel mondo musicale odierno sembra diventato imprescindibile avvalersi di alcuni ospiti che tante volte fungono più da selling point per invogliare l’ascoltatore all’acquisto senza nulla aggiungere alla qualità delle canzoni. Ancora una volta il quintetto si è avvalso della collaborazione di alcuni guest “mirati” anche se risultano quasi ininfluenti sulle sorti finali di “The Passage” visto il già alto livello qualitativo raggiunto “La scelta dei nostri guest in questo disco, come nel precedente, è prima di tutto dettata dall’amicizia con gli ospiti. Per noi è fondamentale che chi partecipa ad un nostro lavoro sia prima di tutto una persona a noi legata nella vita reale e che abbracci la nostra visione della musica. Oggi è molto facile mandare mail a qualche management ed avere poco dopo delle tracce da qualche guest sparso per il mondo in cambio di poche (o molte..) centinaia di euro, mentre noi abbiamo cercato qualcuno che effettivamente ci conoscesse e ci apprezzasse come band e come musicisti. Sia con Michael (Romeo) che con Tom (Englund) abbiamo un rapporto di conoscenza/amicizia e rispetto reciproco che va avanti da anni, e quindi è bastato fargli sentire i brani in questione per avere un responso positivo! Con Romeo ovviamente sarebbe stato impossibile registrare nella stessa location, mentre con Tom è stato più semplice visto che è volato a Rimini per registrare insieme a me in studio. In questo modo sicuramente il brano ha avuto un apporto ed una spinta ancora più personale soprattutto perchè le linee e le parti che ha cantato sono state scritte e pensate insieme. Alla base della scelta c’è comunque sempre l’ammirazione per le loro band di appartenenza, di cui siamo tutti grandi estimatori.” Un’altro aspetto che purtroppo generalmente si tende a mettere in secondo piano sono le lyrics a meno che non ci si trovi di fronte ad un concept album. Quasi come se questo aspetto sia un contorno rispetto alla musica “Diciamo che i nostri testi seguono quasi un unico filo conduttore nel senso che anche se trattano di argomenti differenti, tutti i nostri testi sono ispirati alle nostre vite o ad episodi e sensazioni che realmente abbiamo vissuto o provato. Ovviamente non citiamo nomi o luoghi in maniera diretta, visto che spesso parliamo di situazioni molto personali. Non abbiamo mai sentito inoltre il bisogno di scrivere testi di attualità o che trattassero del sociale, nemmeno abbiamo mai esplorato il filone fantasy o affini. In sostanza, ogni brano ha un argomento a sè stante, ma tutti sono collegati dalle tematiche personali e conflitti interiori che ognuno di noi prova o ha provato nel quotidiano. Per quanto riguarda l’importanza, ti dirò che questo è il disco in cui in maniera maggiore abbiamo curato i testi e la loro rilevanza nell’economia dei brani, proprio perchè sentivamo che le composizioni erano più “profonde” rispetto al passato.” La band nel corso della sua carriera ha visto parecchi mutamenti in seno alla line up, l’unico elemento che ha seguito l’evoluzione della band da “Wings of Time” del 1998 è certamente Fabio Costantino, testimone diretto delle tappe fondamentali della loro carriera ed insieme a Mularoni, ha potuto “toccare con mano” i cambiamenti della scena musicale italiana nel ruolo di musicista il primo, anche di produttore il secondo: “La carriera del gruppo è molto lunga e puntellata da diversi episodi che hanno contribuito alla creazione degli attuali DGM. Ogni cambio di line up, ogni concerto fatto ed ogni volta che si è cambiata etichetta discografica, abbiamo fatto un passo in avanti più o meno importante. Ovviamente, decidere di continuare anche dopo che Diego Reali ha dato forfait è stato fondamentale perché ci ha permesso di incontrare Simone e trasformare il sound dei DGM in ciò che è attualmente. Il passaggio dalla Elevate records alla Scarlet, la tanta “gavetta”, i primi Gods of Metal, le partecipazioni ai Prog Power in Europa ed in America, il tour con i Symphony X, le date in Cina a Giappone da headliners ed ultimo, cronologicamente, il passaggio alla Frontiers…sono tutte tessere del puzzle dei DGM. Quello che raffigura attualmente è “The Passage”. Il quadro completo è, secondo me, lungi dall’essere scoperto e, tra l’altro, siamo i primi a volerlo rendere il più grande possibile. Quello che abbiamo visto e quello che continuiamo a vedere sono tantissimi gruppi validi che però spesso soffrono di scarsa promozione o visibilità. La cosa però che ci rincuora è che le band italiane sono molto caparbie e si sacrificano e impegnano tantissimo per perseguire gli obiettivi che si pongono. Riteniamo che negli ultimi anni il metal italiano stia guadagnando sempre più credibilità soprattutto all’estero, dopo essere stato bistrattato per tanto tempo! Lo dimostra per esempio il fatto che anche in studio, sempre più bands straniere richiedono di lavorare qui, ispirate da album di bands come per esempio Elvenking, Trick or Treat, Vision Divine giusto per citare alcuni esempi.” “The Passage” è un album atteso dal loro affezionato pubblico ma anche loro pongono non poche aspettative nei confronti del “nuovo nato”…”Sembra la solita “banalità” dire che l’ultimo disco sia il migliore, ma noi ci crediamo tantissimo. Siamo soddisfatti di ogni nota che abbiamo registrato e non cambieremmo una virgola. L’impegno ed il tempo che abbiamo riposto in questo album è monumentale e speriamo che ogni ascoltatore apprezzerà gli sforzi e gli standard di qualità che cerchiamo di mantenere ed aumentare in ogni uscita.”