The Sidh – Follow The Flow
Il 07/07/2016, di Fabio Magliano.
Non sono metal, e neppure rock. Almeno non nell’accezione più classica del termine. Eppure sanno conquistare tutti, da chi ama il folk a chi ama l’elettronica a chi sbava dietro l’hard rock. Perchè sono unici, folli, sicuramente coraggiosi nel miscelare con grande naturalezza i generi più disperati senza però mai perdere di vista le sonorità, il fascino e le vibrazioni della cultura celtica. Signore e signori, benvenuti nel fantastico mondo dei The Sidh
A volte capita di imbattersi in un’entità che veleggia su quel sottilissimo filo che separa il mondo del rock da tutto il resto, il cui impatto sonoro ed emotivo è di tale intensità da farti andare oltre i clichè del genere, di farti scrollare le spalle se non ci sono doppiacassa, cavalcate chitarristiche e cantato in growl e goderti semplicemente in totale libertà una proposta sonora fresca, originale, fuori da ogni schema. Come quella dei The Sidh, una band unica nel suo genere, quattro ragazzi di diversa estrazione stilistica e provenienza, legati dal comune amore per la musica celtica ed in possesso di una voglia di sperimentare incredibile, almeno in considerazione della loro giovane età. Sal Pagliaro, il chitarrista, da radici puramente hard rock e metal ha evoluto il proprio genere verso il prog e il fusion; il bassista Michael Subet dopo aver assaporato l’hard rock con i The Crack si è via via avvicinato a sonorità più psichedeliche; Federico Melato è una scheggia impazzita, tra batteria, percussioni, piano e infusioni elettroniche, ma l’autentico tratto distintivo è rappresentato da Iain Alexander Marr, folletto ligure/scozzese autore con cornamusa scozzese, whistles e flauto di tutte quelle parti comunemente occupate dalla voce. Il risultato è esplosivo, tanto da portare i The Sidh a collaborare con nomi noti del genere folk celtico, dalla violinista Lindsey Stirling al gaitero Hevia, incidendo due album (‘Follow The Flow’ e ‘Nitro’), un EP (‘Fianna) e conquistando pubblici sempre crescenti in Italia e in Europa, complice brani accattivanti e mai scontati. Perchè nel mondo dei The Sidh ogni pezzo è un ardito mosaico, nel quale ogni tassello, anche quello apparentemente avulso dal contesto va ad incastrarsi alla perfezione e con assoluta naturalezza. Ecco quindi che su basi tipicamente celtiche vanno a intrecciarsi passaggi rock, jazz, metal, folk, elettronici sino a ricreare un quadro perfetto ed unico nel suo genere .
I The Sidh sono senza dubbio una delle realtà più interessanti uscite negli ultimi anni sulle scene. Il vostro sound fa incontrare generi differenti come il folk, l’elettronica, il rock, il jazz, l’hip hop, il metal, la musica tradizionale celtica ma, cosa più importante, fa convivere tutte queste realtà con assoluta naturalezza. Come riuscite in questo intento certamente non semplice?
“Non è semplice miscelare generi diversi. Quello che sembra naturale all’ascolto è frutto di un processo abbastanza lungo fatto di continui compromessi. Spesso si parte da qualcosa di molto articolato e si inizia a togliere roba sino a che tutto sembra essere lineare e, appunto, naturale. Ovviamente ognuno cerca di metterci del suo in questo, ed in base al tipo di brano si da di volta in volta più o meno spazio ai singoli interventi sturmentali di ognuno”.
Come nasce un pezzo dei The Sidh? Ascoltando la vostra musica si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un mastodontico collage sonoro dove ogni pezzo si incastra con gli altri alla perfezione pur mantenendo inalterata la sua natura…
“Un pezzo dei Sidh spesso nasce da una linea melodica. Iain e Federico sono perennemente al lavoro per registrare idee, melodie, o basi elettroniche da sviluppare. Di solito queste idee vengono condivise ed inviate agli altri che iniziano a sviluppare a loro volta le rispettive parti. Ci si invia a vicenda i vari provini, poi quando ci si incontra alle prove ( che sono spesso dei tour de force parecchio impegnativi ) si analizzano e si provano tutte le alternative e se ne creano di nuove. Un brano vede la fine solo quando tutti sono pienamente soddisfatti di ogni singolo dettaglio, dalle parti strumentali ai singoli interventi di elettronica. Solitamente è un lavoro che dura più di un mese”.
Alla base dei vostri brani c’è sempre uno spunto preso da brani della tradizione celtica a loro volta evoluti e rielaborati da voi, o sono tutte composizioni originali?
“I primi brani dei Sidh, praticamente quasi tutto il primo album (“Follow The Flow “), sono stati riarrangiamenti in chiave moderna di tunes tradizionali irish o bretoni. C’era un’oggettiva necessità di partire da qualcosa di noto, aggiungerci qualcosa di mai fatto prima, e vedere che effetto faceva sulla gente. Da “I’m Just a Sidh In Ireland” in poi è stato abbandonato totalmente il mondo trad per dedicarci esclusivamente a materiale inedito e poter esplorare anche altri porti non necessariamente affini alla musica celtica”.
Quali sono le basi stilistiche di voi quattro dalle quali nasce il sound dei The Sidh?
“Le rispettive basi stilistiche sono molto differenti. Tutti e quattro (chi da più tempo e chi recentemente ) apprezziamo ovviamente le sonorità celtiche, irish, bretoni ed affini. Iain proviene dal mondo rap ed hip-hop. Federico è il “truzzo” della band, da sempre appassionato di musica elettronica in ogni sua declinazione. Sal proviene da un passato nel rock e progressive, mentre Mike viene dal mondo ska-punk. Ma a parte tutto attualmente ognuno dei quattro ascolta praticamente di tutto. L’ascolto è fonte di ispirazione e cerchiamo sempre nuovi stimoli”.
Una delle caratteristiche principali della vostra musica è senza dubbio la sua natura strumentale e la decisione di sostituire le parti vocali con whistle e cornamusa. Me pensate che in futuro ci possa essere posto anche per il cantato nelle vostre composizioni?
“Abbiamo già avuto una fantastica collaborazione con Zeth Castle, un rapper di Vicenza grandissimo amico. E’ possibile trovare su I-Tunes “Clichè”, il singolo che abbiamo realizzato con lui. E’ stata un’esperienza alquanto nuova che non chiude le porte a probabili future collaborazioni con altri cantanti. Ma resteranno collaborazioni. Il sound dei The Sidh resterà sempre strumentale”.
Come mai la decisione di lasciare da parte le parti vocali? Non pensate che la forza della parola possa aiutare il vostro messaggio ad arrivare in modo ancora più forte e diretto?
“E’ una decisione che si basa su molte ragioni che sarebbe lungo spiegare qui. Possiamo sintetizzare dicendo che le parole veicolano il messaggio, esplicitano un concetto. Vincolano l’ascoltatore a quanto raccontato. La musica strumentale regala sensazioni ed emozioni che sono differenti per ognuno di noi. Le storie raccontate e le emozioni sono differenti, e tante quante sono gli ascoltatori. Ognuno percepisce qualcosa di diverso, ognuno interpreta la musica come meglio crede. E’ un linguaggio universale, che tutti possono capire, comprendere e degustare. Le parole creano barriere, e linguistiche e concettuali, che vincolerebbero in varie maniere il nostro sound”.
Un altro elemento che trovo assolutamente importante nell’universo The Sidh è la vostra capacità di dare vita ogni volta a melodie incredibili e sempre originali. Come avviene questa ricerca della melodia al momento di comporre un pezzo? C’è uno studio o sgorga in modo naturale?
“Le melodie sono sempre, nel nostro caso, frutto di ispirazione. Non sono studiate. Al massimo sono rifinite nei dettagli durante il lavoro di arrangiamento di un brano, ma non c’è quasi mai la ricerca della melodia ottimale. Semplice ispirazione del momento. Magari sei li che guidi, o stai facendo qualcosa in casa e ti viene in mente una linea melodica che potrebbe essere interessante da sviluppare, e per non dimenticarla la registri al volo col cellulare suonandola o canticchiandola”.
Una dimensione con la quale trovo si sposi benissimo il vostro sound è quello dei soundtrack cinematografici. Avete mai ricevuto offerte in questo senso? Fantasticando, a che film vi sarebbe piaciuto comporre la colonna sonora?
“Purtroppo non sono ancora arrivate proposte per soundtrack cinematografici. Sarebbe stupendo poter lavorare in tal senso. Fantasticando davvero tanto ci sarebbe piaciuto essere gli autori della soundtrack di Lord of The Rings o Pirates of the Carribean”.
Nel corso della vostra carriera avete avuto la fortuna di dividere il palco con personalità di spicco nella scena folk internazionale come Hevia, Paddy Moloney, Lindsey Stirling,Athy… quale penaste sia l’insegnamento più importante che avete tratto collaborando con queste personalità?
“Sono tutti accomunati dallo stesso denominatore comune : sacrificio e passione. Non è facile arriare al successo. E chi ci è riuscito ha spesso perso tante cose importanti come una famiglia o una vita agiata o gli affetti dei cari. Chiunque abbia un minimo di senno in testa non accetterebbe mai una vita del genere fatta di continue rinunce, sacrifici, giornate interminabili, viaggi estenuanti, studio, ricerca, e spesso per compensi che sfiorano il ridicolo. La passione è la chiave di tutto, ed una buona dose di follia. L’insegnamento più grande che si può trarre è che se vuoi davvero qualcosa allora non c’è ostacolo o scusa che tenga, lo ottieni se sei disposto a sacrificare buona parte della tua vita per quello e lavorare senza sosta”.
Hevia vi ha definiti «il futuro della musica celtica». Un’investitura con tutti i sacri crismi ma anche una responsabilità non da poco. Come vivete questa condizione? Sentite una sorta di pressione attorno alla band?
“Pressione no. Le parole di Hevia, pronunciate all’inizio della carriera dei Sidh, ci hanno fatto capire che quello che stavamo facendo era positivo ed avrebbe potuto suscitare interesse. Come dicevamo prima non ci sentiamo legati esclusivamente alla musica celtica, e gli ultimi lavori stanno prendendo anche strade ben differenti, c’è così tanto da sperimentare che è folle legarsi ad un solo genere. C’è di sicuro la pressione di fare qualcosa che risulti essere sempre nuovo, mai sentito, di reinventarci ogni volta e non essere ripetitivi”.
Avete debuttato discograficamente nel 2010 con l’EP ‘Fianna’, oggi parliamo di ‘Nitro’. Se vi guardate alle spalle, quanto è cresciuto il sound dei The Sidh in tutti questi anni e, guardando al futuro, quanto pensate possa ancora crescere?
“La differenza con il primo EP “Fianna” è quasi abissale. E’ rimasta intatta la voglia di stupire. Ma siamo cresciuti professionalmente, umanamente, i gusti si sono evoluti, il processo creativo si è raffinato, ora sappiamo un pò di più cosa poter fare e cosa è meglio evitare. Abbiamo incontrato molte persone sulla nostra strada, che ci hanno trasmesso la loro esperienza e ci hanno aiutato a crescere. Ma è solo l’inizio, c’è ancora tantissimo da fare. Per crescere e migliorare c’è sempre tempo, non ci sentiremo mai “arrivati”, anche perchè in realtà non c’è un ben preciso obiettivo da raggiungere. Vogliamo continuare a divertirci noi in prima persona con quello che facciamo, sperando che piaccia sempre anche a chi ci ascolta e ci sostiene”.
Avete preso parte al «talent» Italian’s Got Talent e non siete riusciti a arrivare sino alla fine. Conferma ulteriore che in Italia «talent show» e «talento» non sempre vanno a braccetto e che il «bello» il più delle volte viene lasciato fuori?
“No assoluamente. Italia’s Got Talent è stata una bella esperienza che ci mancava. I tempi televisivi sono davvero tremendi ! In realtà non ci aspettavamo nemmeno che la nostra esibizione venisse trasmessa durante le puntate in TV, quindi è stato più che positivo e ci ha regalato un pò di visibilità in più che non fa mai male. Come possono le persone apprezzarti se non ti conoscono ? Non siamo passati alle semifinali, ma mettendoci nei panni dei giudici non deve essere affatto facile scegliere tra così tante persone davvero talentuose e preparate. Poi ovviamente ognuno ha i suoi gusti personali e le sue opinioni, ma è andata più che bene. Tante cose molto belle sono passate ed arrivate anche in finale”.
A voi il compito di chiudere come meglio credete…
“Ci sono un sacco di nuove idee nel calderone The Sidh in attesa di essere messe in pratica. Ci stiamo preparando per realizzare cose nuove, quindi restate sintonizzati sui nostri canali web (Sito, Facebook, Twitter, Instagram ecc… ). Un grande abbraccio e un grazie a tutti quelli che ci hanno supportato in questi anni e che continuano a farlo”.