Exilia – Searching for Purity
Il 07/06/2016, di Fabio Magliano.
Da un grande dolore nasce un grande album. E’ una formula cinica ma che (purtroppo) funziona da sempre per Masha ed i suoi Exilia, che da grandi tragedie personali hanno sempre saputo tirare fuori album eccellenti. L’ultimo dei quali è il sorprendente ‘Purity’, lavoro in grado di riscuotere un sorprendente successo pur mantenendo inalterata la coerenza del gruppo
“For every time you think your lost – For every raindrop that will hurt -For every butterfly tha falls – Fly high butterfly” recita una delle canzoni più celebri degli Exilia. Masha è una farfalla sulle cui ali di gocce di pioggia ne sono cadute tante. Troppe. Più di quante una persona normale avrebbe potuto sopportare. Ed invece ha sempre trovato la forza per rialzare la testa, puntare in alto e ripartire, con qualche ferita in più sulla pelle e nell’anima. Perchè la cantante milanese, nel nome della coerenza artistica, ha saputo partire dalle tragedie servitele con cinica puntualità dalla vita, per trarne ispirazione da riversare nella propria musica, facendo si che ogni album prodotto rappresenti non solo una valvola di sfogo per i suoi drammi, ma una sorta di araba fenice che la vede ogni volta rinascere, se possibile più forte e arrabbiata di prima, senza mai perdere di vista quella purezza artistica che ne ha sempre scandito l’esistenza. Una coerenza che, con la band all’apice del successo, singoli in classifica in Germania, brani inseriti in importanti soundtrack e tour europei di un certo spessore, l’ha portata a voltare le spalle alla prospettiva di un successo sicuro, pur di mantenere la propria integrità e una visione della musica difesa per anni con le unghie e con i denti “Io faccio questa musica per scappare dai clichè, poi con il tempo mi sono resa conto che ero a mia volta ingabbiata, perché anche il mondo del metal è fatto di parametri. Io che scappavo dai luoghi comuni e poi mi trovo a vivere nei parametri “perchè se non fai così per il pubblico metal non va bene…”. “Non alzi pù le corna al cielo? Non vai bene per il metal…”. Ci è voluto del tempo ma ora sono libera. E se oggi solo cinque persone asoltano la mia musica, sono cinque persone che mi vogliono veramente per quello che sono. Io mi ricordo ancora benissimo l’incontro con il mio publisher che mi dice “Tu, alla gente, vai bene se fai così: muovi i tuoi cazzo di dreads, alza le corna al cielo, metti due slogan e siamo a posto. Non ti muovere da li”. Io di tutta risposta ovviamente ho fatto il contrario. Come ricordo quello che voleva che fossi più femminile, più sexy, con un servizio fotografico creato apposta…A quel punto puoi scegliere che strada prendere, consapevole che se svolti e vai contromano non avrai più le facilitazioni che avevi di là, perchè sino a quando sei un prodotto che sanno come vedere va bene, altrimenti non perdono tempo a cercare di creare un canale per te per venderti meglio. Io sono stata al tavolo con persone di un certo spessore, gente che ha tirato fuori Paradise Lost, Rammstein, Guano Apes, e una cosa che mi sono sentita dire da questi personaggi è stato “tu pensa a pettinarti bene, che al resto ci pensiamo noi”. Io a tutto questo ho rinunciato, perché la mia libertà viene prima di tutto” Una libertà pagata a caro prezzo, visto che la band, nei primi anni del 2000 tra gli esempi più belli di metal italiano da esportazione al pari di Lacuna Coil, Rhapsody e Labyrinth, si è trovata per scelta propria a passare da un importante contratto con una major al mondo delle indie, dove la visibilità inevitabilmente diminuisce e le difficoltà aumentano nonostante standard qualitativi sempre elevati “Exilia ha avuto una major nel 2004 ma ora sono oltre dieci anni che non abbiamo una grande label alle spalle – spiega Masha – quindi tutto quello che arriva è il risultato di un team di persone che, con me, lavorano per un progetto comune. Avere oggi sempre 300/400 persone agli show senza le copertine dei giornali, senza le super promozioni è figlio del fatto che la gente ha compreso il mio messaggio e ci sta seguendo perché ama la nostra musica a prescindere, non perché abbiamo pagine pubblicitarie sui principali magazine europei. Noi abbiamo una bella fanbase, abbiamo sempre lavorato bene ma sono 10 anni che non abbiamo una major, il che vuol dire che se ‘Stop Playing God’ ha fatto 500.000 visualizzazioni è perchè Sony/BMG dietro ci ha spinti molto, da indipendente arrivare a fare 50/70.000 contatti è già un grande successo. Non posso neppure provare a mettermi a paragonare le mie produzioni, perchè è ovvio che tutti acclamerebbero ‘Unleashed’… certo sarebbe interessante vedere dove arriverebbe ‘She’s Not Me’ con la promozione radiofonica di ‘Stop Playng God’. Cosa ottengo oggi so che è una verità, perchè non arriva dal “comprare un prodotto” ma da chi segue veramente quello che fai e lo apprezza”. L’ultimo capitolo di questo percorso artistico e umano, porta il titolo di ‘Purity’, album uscito nel 2015 che lascia trasparire una evidente mutazione, sonora e di immagine, nella band. Un cambiamento profondo, come spiega la stessa cantante “Mi sembra di avere fatto il giro di 360° con ‘Purity’, come se questo disco fosse l’amico di ‘Rightstide Up’ come evoluzione. Io quando ero sul palco avevo delle visioni, di qualcuno, o di qualcosa, di un avvenimento, di una persona…sono cose mie interiori, e questa era la mia bussola per capire che era tutto ok. Io ancora sento attraverso la musica, sento l’aldilà, sento le sensazioni, e capivo che andava tutto bene. Però questo non avveniva da parecchio tempo, perchè c’è stato un avvenimento molto grave nella mia vita recentemente, che ha preceduto l’uscita del disco. Ho fatto fatica a finire ‘Purity’ perchè sono stati tanti giorni neri, poi però quando sono salita sul palco l’ultima volta sono ritornate delle visioni e mi sono sentita nuovamente quella ragazza che voleva fare ‘Unleashed’, che aveva delle idee in testa che parevano essere scomparse sopraffatte dal dolore. Perchè quando vieni sommersa dal dolore è vero che puoi sfogarlo suonando, ma è anche vero che il dolore ha la capacità di confondere tutto, non sai più se stai bene qui, se saresti stata giusta da un’altra parte, se gli errori che hai fatto in fondo sono stati buoni per te o se invece hai sbagliato tutto, quindi a volte il dolore ti fa fare dei passi che non sempre sono quelli giusti. Mi è sembrato di ritrovare un po’ di me, perchè qualcosa si era un po’ vanificato. Io non mi vergogno a dirlo, fa parte dell’essere artista. Chi è umano, sa che nel dolore a volte si perde, non si vince sempre, non c’è sempre una fenice che risorgerà, ci sono anche persone che si perdono per un po’ di tempo e, se hanno fortuna, si ritroveranno”. Un disco quindi nato ancora una volta da una condizione di dolore, di sofferenza, ma che ha ugualmente saputo emergere riscuotendo un discreto successo” ‘Bliss’, il primo singolo, ha ottenuto un ottimo successo con grande sopresa da parte nostra, visto che l’album offriva soluzioni sonore differenti rispetto al pasato. Io vado nella scrittura in base a quello che ho vissuto negli anni recenti, il disco è il frutto di un’esperienza maturata negli ultimi anni. E’ impossibile per me fare un disco tipico dal momento che non lo faccio pensando ad un parametro classico. Non ripeto all’infinito la formula di ‘Stop Playing God’ perché so che funziona, prendendo per il culo ogni volta 50.000 persone. Lo possono fare gli Ac/Dc che hanno studiato una formula certificata da un successo planetario e possono permetterselo, ma noi che non abbiamo responsi di questo tipo, da una parte abbiamo la sfiga di non avere questo successo, dall’altra abbiamo la libertà di poterci muovere nella direzione indicata dal nostro io interiore, dal momento che chi scrive è un artista e non un burattino”. Dal punto di vista sonoro, determinante al fine della realizzazione di ‘Purity’ è stata l’esperienza americana degli Exilia “Andare in America, in questi tre anni che sono passati, mi ha contaminato tantissimo – spiega Masha – Mentre ‘Decode’ l’ho scritto tutto in Germania e si sente, perchè suona più quadrato ed ha un gusto tipicamente tedesco, con rullanti molto fuori, cassa fuori…’Purity’ è nato dalla prima esperienza in America, dalla scelta di soluzioni più open, meno chiusure, una maggiore componente rock impiantata su una struttura tipicamente Exilia rivolta ad un discorso maggiormente metal. Per me era necessario farlo perchè volevo capire se potevo esprimere una parte di me che non è emersa per molto tempo. Oggi, alla luce di tutto ciò, dopo che sono tornata dalla Germania, ho sentito la voglia di scrivere il nuovo album degli Exilia che non era assolutamente in programma, perchè volevo fermarmi un po’. Ed invece quando sono tornata mi è venuto questo desiderio, perchè io vado a sensazioni e quando ero sul palco ho sentito l’esigenza di toccare delle tematiche diverse. Non so ancora quali saranno, però mi è venuta voglia. Non pensavo di scrivere un album degli Exilia perchè volevo concentrarmi su un progetto che ho intenzione di realizzare prima della mia dipartita da questo pianeta, ovvero incidere un album in italiano firmato con il mio nome, sulla scia di cose alternative rock perchè ho voglia di sfruttare la mia lingua, quindi volevo concentrarmi su questo, perchè la lingua italiana è impegnativa. E’ difficile avere delle metriche interessanti, tutto suona un po’ banalotto, quindi fare un buon disco in italiano è una sfida tosta, deve avere sostanza, credibilità nel suono…E invece quando sono tornata, siccome sul palco mi sono divertita molto, ho ricevuto un buon feedback, una buona rinfrescata da tante cose che sono successe, che mi hanno dato motivazioni e la voglia di fare qualcosa di nuovo”. Presto, troppo presto, però, per dare una scadenza temporale al successore di ‘Purity’ “…perchè a me piace lasciare che ci sia il tempo necessario perchè le cose facciano il loro corso – conclude la cantante – Io sono una persona che è in grado di scrivere dieci brani al giorno senza problema, però questo non significa niente, perchè magari per Exilia otto di quei brani non vanno bene, oppure più incrementi la scrittura e più ti avvicini ad un concetto, ed allora cavalchi l’onda per avere un album che abbia il suo carattere, la sua autenticità, un suo modo… ‘Purity’ non è stato solo un cambio di suono, è stato un cambio di copertina, un cambio di concetto… è stata la ricerca della purezza in un certo senso, no compromise… cercare di restare molto poveri ma molto veri, perchè con quello ce ne andiamo da qua. La sedia d’oro del re rimane vuota e noi finiamo comunque sotto terra, quindi era il mio invito alla purezza prima di tutto, perchè se io non sono quella cosa li ma mi ci vesto, sto facendo un grande errore con la mia anima”.