Katatonia – Big Bang Musicale
Il 26/05/2016, di Paky Orrasi.
Dopo il lodatissimo ‘Dead End Kings’, i Katatonia, avanguardie del lato scuro del progressive, ritornano con il loro decimo album: ‘The Fall Of Hearts’. Una nuova seducente escursione che vi porterà tra le dune di elementi classicamente katatoniani e nuovi territori sinora inesplorati.
Il viaggio musicale dei Katatonia è di certo uno dei percorsi più appassionanti del metal contemporaneo. Difatti, la band è riuscita dapprima a incarnare il Doom-Death emerso nei primi anni ´90 in Europa, sull’onda di band quali i Paradise Lost, e in seguito si è superata andando oltre ed evolvendo. Un’operazione non scontata, come abbiamo in precedenza affermato nell’intervista a Jens Bogren (vedi 03/2016). Con lui abbiamo difatti ricordato che i Katatonia in questo sono unici, dove altre band hanno fallito, “questa transizione per noi è stata molto graduale e naturale”, spiega Renkse, “il passaggio è avvenuto suono dopo suono e mai conscio. Il che è stato utile per la nostra carriera. Invece di forzare qualcosa, abbiamo solo seguito una naturale evoluzione passo dopo passo ed è questo che ci ha probabilmente permesso di avere successo”.
Nel 1998 “Discouraged Ones” fu probabilmente l’inizio verso il loro suono melancolico, dinamico ma non per questo meno heavy. Album dopo album la scrittura dei pezzi è stata affidata sempre di più a Renske, colui che difatti oggi scrive la maggior parte del materiale. Proprio per questo il suono dei Katatonia fa conflagrare le caratteristiche che ritroviamo in questo artista dall’aspetto aspro, archetipicamente death metal, ma sensibile e con una delle voci più evocative del genere. “Io scrivo la maggior parte dei pezzi, ma ad esempio Anders in quest’album ha scritto di più rispetto agli ultimi lavori. Abbiamo collaborato tantissimo” ci spiega Renke, “generalmente scrivo inizialmente le idee nel mio piccolo studio casalingo con chitarra o tastiera e quando ho qualcosa che secondo me è buona ci lavoro di più e la mando a Anders. Ci aiutiamo molto anche perché abbiamo la stessa idea riguardo al nostro suono”.
Oggi la scrittura di Renske è riconoscibile, specialmente alcune caratteristiche che fanno parte di una formula magica che nei Katatonia funziona, ma probabilmente altrove non avrebbe un gran senso. Ad esempio, una delle costanti è saltare l’intro, che naturalmente è presente anche nel nuovissimo The Fall Of Hearts, come in “Takeover”, primo pezzo del nuovo album e nella successiva “Serein”, “Mi piace andare direttamente nella sensazione di un pezzo. È una scelta, voglio essere diretto” ci conferma Renske. L’album tuttavia non è solo un ritorno alla inquieta spiaggia sonora dei Katatonia, vi sono novità, come ad esempio l’ennesimo cambio di formazione. “The Fall Of Hearts” è il primo lavoro con il nuovo batterista Daniel “Mojjo” Moilanen e con l’aggiunta del chitarrista recentemente reclutato Roger Öjersson (Tiamat), il quale è arrivato in tempo per cospargere alcuni assoli; Renske ci ha spiegato che è stato importante lasciare la propria impronta su questi pezzi, in modo da sentirsi parte non solo dell’album ma anche della band.
Nuovo batterista, fantastico lavoro, parte ritmica fantastica. Un nuovo chitarrista Roger è arrivato a fine scrittura, quindi ha registrato solo degli assoli perché volevamo che si sentisse parte di questo lavoro e della band.” Il nuovo batterista, non era estraneo al gruppo, con loro ha suonato già da un po’ di tempo, ma è in questo lavoro che possiamo conoscere la sua vera stoffa. Daniel è un musicista tecnicamente eccellente e immensamente versatile e come ci ha spiegato Renske la band ha incoraggiato il suo estro “la sua batteria prende così tante direzioni ed è imponente ma anche molto jazzy, quindi lui ha portato in tavola nuova energia. Grazie a lui non abbiamo avuto nessun limite nel songwriting”.
Moilanen arriva per sostituire Daniel Liljekvist, il quale ha dovuto fare fronte a una scelta che ogni musicista si ritrova a dover prendere: questo lavoro è spesso forzatamente egoista, la famiglia si deve adattare e cercare di ruotare intorno a questa scelta di vita “personalmente è una costante lotta interna. Rispetto la sua decisione, posso capirla perché ho famiglia e molte volte ti senti un egoista. Ma d’altra parte ho lavorato così tanto per arrivare dove siamo ora. In questo momento devo continuare, ho così tanta musica dentro e sono fortunato, mia moglie mi supporta tantissimo e i bimbi ormai sono abituati a un papà che ogni tanto va via. Non vuol dire che sia meno dura, quando sono in tour penso sempre alla mia famiglia e fa male”, confessa Renske. Questa marea di musica si ritrova tutta in questo nuovo album, che arriva dopo tantissime sperimentazioni acustiche, ‘Dethroned & Uncrowned’ prima e specialmente ‘Sanctitude’, una splendida cimelio che racchiude il tour unplugged & e riarrangiato che ha portato gli svedesi attraverso Europa nel maggio 2014. Renske descrive questo tour come l’esperienza che “mai come prima mi ha portato vicino alla musica, all’interno, nell’animo della scrittura musicale. Fare questi concerti, dove abbiamo suonato esclusivamente versioni svestite dei nostri pezzi, mi ha di certo dato nuove visioni”.
Come potete capire Renske è ben che inspirato, e lo potrete notare anche nei testi. Lui divertito ci ha confessato di essere perfezionista quando si tratta della parte testuale. Ed è visibile, solo una persona che ha cura di questa parte, spesso trascurata, di un album può scrivere dei testi che sono in tutto e per tutto poesie. In quest’album, uno dei versi che mi ha più colpita nella sua semplicità è “for every dream that is left behind I take a bow”, contenuto nel pezzo ‘Old Heart Falls’: “Quando inizio a pensare alle linee vocali generalmente improvviso e canto qualsiasi cosa mi venga in mente e in quel momento non è importante cosa stia pronunciando, ma vi sono sempre delle parole o delle frasi che invece mi colpiscono e diventano la fondazione del tempo definitivo”, spiega Renske, “faccio questo poiché è importante vedere quali sono le parole che arrivano quando per la prima volta canto su un nuovo pezzo, è la prima impressione suggerita dalla musica. Quest’album è caratterizzato dalla parola cuore, che ritorna e per questo lo definisco un album molto umano, basato su sentimenti reali”.
Questo nuovo album, seppur riparta da “Dead End Kings” (2012) è stato sicuramente arricchito da questa esperienza. In esso sono confluite emozioni e contrasti che probabilmente sono sempre esistite nei Katatonia, ma ora finalmente prendono un posto ordinato nella loro musica, insomma in “The Fall Of Hearts” troverete i Katatonia che amate, ma dopo un sognato Big Bang musicale. Non a caso questo è il decimo album “è un grande fiore, un bellissimo fiore che appunto è finalmente esploso e contiene tantissimi elementi che infine trovano ordine e posto nella nostra scrittura”.