Logical Terror – Track-by-track di ‘Ashes Of Fate’
Il 11/04/2016, di Stefano Giorgianni.
Dopo ben cinque anni di silenzio i Logical Terror tornano con un nuovo album e dimostrano di essere cresciuti notevolmente rispetto al già buon ‘Almost Human’. Fra pochissimo tempo, esattamente il prossimo 6 maggio, rilasceranno ‘Ashes Of Fate’ per darkTunes, disco che accresce la qualità delle composizioni della band e dimostra che la commistione di generi è il punto forte dei modenesi. In questa speciale occasione Metal Hammer vi offre un’anteprima del full-length con un track-by-track, senza rivelare ovviamente troppo del suo succoso contenuto.
Ten Thousand Falls: L’impatto è immediato. I Logical Terror non perdono tempo in inutili intessiture sgargianti e scatenano l’inferno con un riffing monolitico ad opera dell’axeman Ash. Dopo venti secondi un ritmo da headbanging introduce un cantato pulito che pian piano si irruvidisce e dove trova spazio anche l’elettronica. Qualche secondo più tardi dello scoccare del minuto si incontra il chorus, orecchiabile ma non ruffiano. La canzone ripercorre i dettami dell’album precedente con richiami a Fear Factory, Meshuggah e Soilwork, con linee melodiche che si intrecciano a un’aggressività ponderata. Buona la prima!
The World Was Mine: Inizio quieto per questa seconda traccia che vede la partecipazione del vocalist dei Soilwork Bjorn Streed, ma il respiro che ci lasciano i Logical Terror è flebile. Un muro di suono si erge entro pochi secondi, ma l’approccio è differente rispetto al pezzo d’apertura. Il brano è irruente ma arioso e, in questo caso, le voci sono le assolute protagoniste con trame che si congiungono e si separano, creando un tappeto canoro in totale armonia. La delicata cadenza djent si confonde con bilanciati e puntuali sprazzi di melodia.
Nowhere To Nowhere: Un riffing meshuggiano apre il terzo pezzo di ‘Ashes Of Fate’, però anche in questo brano lo stile muta, grazie soprattutto alla scelta dello stile del cantato non troppo spinto. Sorprende l’equilibrio con il quale la band modenese riesce a soppesare impetuosità e melodia e questa seconda fatica discografica ne è la prova. I chorus sono quasi sempre modellati su una particolare variazione di orecchiabilità, senza mai sfociare in quell’essere ruffiani di molte band moderne. Interessante è oltretutto l’intermezzo, verso i tre minuti, fra il prog e il jazz-fusion condotto dalla chitarra.
Shattered Down: Un momento evocativo, riflessivo è alla base di questa quarta traccia, che si dimostrerà meno sfrenata delle precedenti; una breve pausa per l’udito dell’ascoltatore. Da sottolineare però che non si tratta di una ballad, anzi, è graffiante pezzo cadenzato che introduce un lato alternativo dei Logical Terror. Potremmo dire che è il classico brano adatto alla rotazione in radio, adatto a tutti i tipi di audience, sicuramente mainstream.
Ashes Of Fate: Ecco arrivare la title-track, solitamente uno dei pezzi più attesi degli album e qui troviamo come ospite John Howard dei canadesi Threat Signal. Un pezzo metalcore in tutto e per tutto, velocissimo, senza ritegno, potremmo anche azzardare una sottile contaminazione di tardo-hardcore come gli Hatebreed. Dopo quaranta secondi il ritmo si spezza e si orienta maggiormente verso un death metal melodico con un chorus ammiccante e una sezione ritmica di sottofondo che miete vittime. È ovviamente John Howard il valore aggiunto di questa traccia e i Logical Terror lo sfruttano al meglio.
Darkest Night: L’atmosfera che ricamano i modenesi all’inizio è oscura, sembra quasi instaurarsi da un fumetto, piovosa, rugginosa. Anche qui il combo dispone accuratamente gli intervalli fra quiete e tempesta attraverso l’alternanza degli stili vocali, quasi fossimo nel mezzo di un temporale e i musicisti fossero coloro che decidono quando dispensare tuoni, lampi e fulmini. Un riff che ricorda il nu-metal dei primi 2000 rompe il copione della canzone intorno ai due minuti. Originale!
The Long Descent: Nuova linea di chitarra ad inaugurare il pezzo che si rivelerà un bel misto fra metalcore e melodic death, dove ad avere la meglio è la martellante sezione ritmica, una discesa negli inferi interrotta solamente dal chorus trascinante e che rimane facilmente impresso nella mente dell’ascoltatore. Ottimo è l’energico stacco sulla metà del brano, in classico stile Soilwork, e l’assolo imbastito su linee classiche.
Another Day Gone: La penultima traccia si lega quasi alla perfezione con la precedente. Un death metal melodico d’ispirazione scandinava, quasi riconducibile ai mitologici In Flames, è alla base del pezzo, se non fosse per la, potremmo dire usuale, trasformazione che i Logical Terror attuano alle loro composizioni. Intorno al minuto e mezzo si può difatti apprezzare un cambio di ritmo molto vicino all’alternative, addirittura rock, per poi re-intraprendere il cammino sospeso in precedenza. Rivoluzionata!
Coming Undone: Era d’obbligo chiudere un disco vario come ‘Ashes Of Fate’ con una semi-ballad. Una linea di chitarra acustica coadiuvata dalle percussioni e da una voce delicata aprono il pezzo, anche in questo caso c’è una velata ombra degli (ultimi) In Flames, nonostante un approccio molto modern metal che rievoca diversi nomi attualmente in voga. Le distorsioni tenui e la giusta aggresività di ‘Coming Undone’ chiudono un disco che potrebbe piazzarsi nella top10 dei dischi italiani dell’anno.