Winterage – Un Prodigioso Inverno Sinfonico
Il 12/09/2015, di Stefano Giorgianni.
Metal Hammer vi porta nel regno degli Winterage, nuova realtà symphonic italiana che ha sfornato un pregevole disco di debutto dal titolo “The Harmonic Passage”. Abbiamo parlato con una delle colonne della band, il violinista Gabriele Boschi, che ha percorso insieme a noi la nascita del gruppo ed il concepimento del primo full-length. Buona lettura!
Ciao Gabriele! Benvenuto su Metal Hammer Italia! Come va? Che state facendo in questo periodo?
Ciao! Grazie per averci dato la possibilità di fare questa chiacchierata! Attualmente stiamo organizzando le future mosse, pensiamo alle tempistiche varie e iniziamo a riordinare le idee che ci sono venute. Il nostro debut album è uscito meno di 8 mesi fa ma abbiamo molte nuove idee per il futuro…inoltre l’arrivo dell’autunno, almeno personalmente parlando, sta portando parecchia ispirazione, stiamo già lavorando sul nuovo materiale per il prossimo disco!
Come di consueto, per una band che debutta sulle nostre pagine, ti chiedo di introdurre gli Winterage! Raccontaci un po’ come è nata questa avventura musicale!
La band è nata quando ancora eravamo sedicenni. Ispirati dai gruppi che hanno dimostrato un valido utilizzo del violino all’interno di una band metal, io, Dario (tastiere) e Riccardo (chitarra), abbiamo messo su il progetto, iniziando fin da subito a scrivere pezzi nostri, seppur ancora molto ingenui vista l’età.
Tutti e tre covavamo una forte passione per il power metal, seppur ognuno di noi con sfumature diverse, così abbiamo scritto i primi pezzi e, dopo aver trovato batterista e bassista, abbiamo iniziato ad esibirci anche live.
È vero che all’inizio gli Winterage erano un gruppo prettamente strumentale? Era una scelta voluta o era dettata da fattori esterni?
E’ vero. E’ stata una nostra scelta fin da subito. Avendo un violino nella line-up, inizialmente il ruolo che di solito spetta al cantante veniva rimpiazzato da me. Così i pezzi strumentali prevedevano molte linee melodiche scritte per violino, e per i primi anni è andata bene in quanto il pubblico non sembrava sentire la mancanza di un cantante, forse visto il songwriting dei pezzi che permetteva agli show di reggere anche senza frontman. Però dopo qualche anno ed un EP di 6 pezzi semi strumentali, noi stessi abbiamo sentito il bisogno di avere un cantante all’interno della band: la voce ci ha permesso di scrivere dei testi, ed ha ampliato di parecchio le nostre possibilità compositive ed idee in fase di songwriting.
La scelta del vostro nome, Winterage, (che vede uno dei suffissi più usati per i monicker delle band, ovvero Winter-) deriva da qualcosa in particolare? A me è saltato subito alla mente “Il Trono di Spade”… E poi, devo dire che è abbastanza ambiguo, essendo un composto che si può interpretare in due modi: winter+age oppure winter+rage (deformazione professionale)…
Haha ottima domanda! Il nome è appositamente ambiguo. O meglio lo definirei “interpretabile”. Nel logo non abbiamo voluto evidenziare né la A di Age, né la R di Rage, perchè in realtà il nome Winterage racchiude entrambi i significati. La prima parte del nome dice “inverno”, perchè è un periodo per noi particolare, in quanto molta ispirazione ci viene data in quella stagione. L’inrveno è una stagione ricca di emozioni, profumi, atmosfere che permettono di viaggiare con la mente a chi si lascia trasportare da queste sensazioni, ma sa essere però anche molto rigido e talvolta violento. Ecco come il nome riassume in un’unica parola il sound della band. Sul perchè proprio Winterage…ti dico solo che siamo dei fan accaniti dei nostri conterranei Rhapsody of Fire…la saga de “Il Trono di Spade” a quell’epoca non era ancora famosa e nessuno di noi la conosceva!
Parliamo delle vostre influenze musicali. Ovviamente vi rifate ai grandi del symphonic metal italico, ma cos’altro c’è nel vostro calderone di ispirazioni?
Di base il sound è come dici, power symphonic, ma ogni compositore del gruppo porta all’interno del sound molte diverse ispirazioni. Io spingo molto sull’orchestra utilizzata alla maniera classica, infatti anche gli arrangiamenti orchestrali che ho scritto, spesso sono risultati un po’ troppo ricercati rispetto a quello che usualmente il genere richiede e in qualche caso anche “scomodi” dal punto di vista del missaggio…ma a parte questo che è unicamente legato al mio gusto, personalmente mi piace inserire nelle canzoni alcune citazioni provenienti dal repertorio sinfonico ed operistico della musica così detta “classica”, giusto per farci ricordare ogni tanto da dove arriva tutta la musica che abbiamo oggi; inoltre scrivo molti riff ispirati ad essa ed ultimamente mi sto avvicinando sempre di più al mondo delle colonne sonore e musical. Dario porta con sé un’ampia conoscenza della musica tradizionale irlandese: oltre che a saper suonare molti strumenti provenienti da quel folklore, inserisce nelle canzoni reel e sonorità celtiche che un po’ ci avvicinano al folk metal. Riccardo invece è l’elemento più power-prog del gruppo: con il suo smodato amore per Dream Theatre e Symphony X, ha sempre pronta qualche progressione o riff di chitarra prettamente più metal che ci riconducono sui giusti binari senza farci troppo divagare nelle nostre ispirazioni più lontane!
La componente classica è molto forte nel vostro sound, proviene soprattutto da te o ci sono altri amanti di questo genere nel gruppo?
Come dicevo prima, proviene prevalentemente da me, ma tutti gli altri componenti del gruppo o hanno studiato o conoscono e apprezzano molto la musica classica. Grazie a questo possiamo scambiarci opinioni su cosa sarebbe bello inserire come citazione nelle nostre canzoni…o con quale sinfonia di Dvòrak iniziare il prossimo disco (ride, ndr.). Mi fa comunque piacere che questo aspetto della band sia stato molto apprezzato dal pubblico: vuol dire che chi ascolta questo genere cova una certa sensibilità, e chi lo sa…magari qualcuno leggendo la lista delle citazioni a fine disco, si è interessato ed è andato a sentirsi i brani originali!
La scelta del genere, il symphonic, è stata premeditata o è capitato come per molti altri gruppi che uscisse spontaneamente in sala prove?
Un po’ tutte e due le cose. Eravamo un po’ troppo piccoli per premeditare qualsiasi cosa, però molte delle band a cui facevamo riferimento, utilizzavano molto l’aspetto sinfonico nel metal. Inoltre essendo che uno dei tre compositori è tastierista, già dalle prime prove in saletta archi e corni erano all’ordine del giorno e ci sembrava naturale utilizzarli nelle nostre canzoni. Pian piano poi, ci siamo resi conto di quanto davvero l’orchestra sinfonica sia versatile, funzionale al nostro genere, e adatta a suggerire le più disparate sensazioni ed atmosfere. D’altronde, formazioni cameristiche a parte, il 90% della musica fino a cent’anni fa veniva scritta per orchestra, o per orchestra e voci nel caso dell’opera. Spesso a me piace in fase di songwriting, pensare al contrario: prima penso a come una canzone potrebbe esistere solo con l’orchestra, e poi ci aggiungo chitarra elettrica, batteria e quant’altro. Mi suggerisce molta più ispirazione e versatilità pensare a quello che possono fare 25 strumenti piuttosto che solo i 6 della band; è un approccio un po’ diverso dal normale ma che a me piace tantissimo.
Prima di passare all’album vorrei che parlassi un po’ di te e dei tuoi studi, il tuo violino è a tutti gli effetti una delle colonne portanti degli Winterage.
Io suono il violino dall’età di 8 anni. Sono nato in una famiglia di musicisti e ho iniziato a suonare grazie ai miei genitori, i quali mi hanno mandato fin da piccolo a lezione di violino da un Maestro russo, a cui devo tutto quello che so fare. Crescendo ho continuato a studiare e ad un certo punto sono entrato in Conservatorio, frequentando così le lezioni di orchestra, quartetto, armonia e storia della musica. Grazie al percorso che ho fatto ho anche imparato a suonare il pianoforte, strumento fondamentale per la composizione, come è ben noto. Infine mi sono diplomato quest’anno concludendo un percorso accademico e aprendo un discorso di studio ricercato su tecnica e perfezionamento musicale. Grazie all’inserimento in questi ambienti musicali, ho avuto la possibilità di avere un’infarinatura (anche se molto superficialmente), di come può essere impiegata un’orchestra e quali sono le potenzialità delle varie sezioni e strumenti; questo è stato fondamentale per poter scrivere gli arrangiamenti di “The Harmonic Passage”, quasi totalmente basati sull’ascolto attivo e sul mio personale gusto.
Partiamo con “The Harmonic Passage” e prima di tutto mi vorrei concentrare sulla scelta del titolo (e quindi della title-track). Ha un significato particolare? L’avete scelto per dare risalto al pezzo o ci sono altri motivi?
“The Harmonic Passage” è un titolo dal doppio significato, tanto per cambiare (ride, ndr.). Da un lato si riferisce al nostro attaccamento alle progressioni armoniche, colonne portanti delle nostre composizioni, che spesso appunto si riferiscono alla musica classica e che sono capaci di suggerire repentini cambi di stato d’animo; dall’altro il “passaggio armonico” è una porta, una via che conduce l’ascoltatore, in modo semplice e naturale, ad intraprendere un viaggio all’interno di un sogno fantastico, lasciandosi trasportare dai sounds e dalle lyrics delle nostre canzoni, abbandonando così un mondo in rovina che non lascia spazio alla creatività e all’arte più pura. Questo è anche quello che descrive la copertina: un portale magico che si apre all’interno di un teatro in rovina e che mostra valli incantate, isole e navi volanti, evocato da un giovane artista sognatore. Il testo della title-track si rifersice a tutto questo.
Vorrei subito che ci parlassi della scelta di avere un’intera orchestra già al primo disco. Credo sia stato sia dispendioso che difficile radunare tutti quei musicisti, specialmente per un disco metal!
Non è stato facile ma tutto sommato neanche troppo difficile. L’orchestra che abbiamo registrato contava 40 elementi tra musicisti e coristi. La maggior parte delle persone che hanno collaborato erano miei amici di Conservatorio che sono venuti molto volentieri, accettando come unico compenso, un pranzo, il nome sul disco e il CD stesso a fine produzione. Siamo stati parecchio fortunati, so per esperienza che pagare un’orchestra non è roba da tutti, soprattutto per dei ragazzi di 20 anni, che si pagano il disco con i pochi lavoretti che sono riusciti a fare fin ora. Non finirò mai di ringraziare tutti gli amici che sono venuti in sala di registrazione, suonando e cantando per me e per la band, tutte quelle ore di fila. Inoltre un diploma di merito andrebbe al nostro direttore d’orchestra e score-supervisor Alessandro Sartini, una persona fantastica e professionale senza la quale probabilmente ora probabilmente saremmo ancora in studio a registrare gli archi (ride, ndr.). Il lavoro sull’orchestra è stato enorme, sicuramente maggiore di quello fatto su tutti gli altri strumenti della band: avendo una cinquantina di tracce per volta da far funzionare, solo per qualche battuta, passava una buona mezz’ora di lavoro; ma alla fine il risultato è stato più che soddisfacente e ricordo con precisione tutti i momenti in cui mi sono emozionato sentendo suonare e cantare dai miei amici, tutta la musica che avevo scritto ed immaginato.
L’elemento fantasy è importantissimo per voi, lo si capisce da molte cose. È una passione che lega l’intera band?
Assolutamente. Il fantasy suggerisce storie, idee, valori e paesaggi che ci regalano tantissima ispirazione. Molte canzoni sono appunto ispirate a personaggi di tali storie, i quali con le loro avventure e mondi fantastici, fanno sognare ed immaginare chi si avvicina a loro. E’ un’altra via di fuga e di escapismo, che a noi piace combinare con la nostra musica, dopo esserne stati affascinati. Dario, il tastierista, è l’elemento della band che ha inserito maggiormente questo argomento all’interno delle lyrics, ma è una passione che accomuna tutti noi ed è stato molto piacevole leggere in numerose recensioni del disco, che la nostra musica sarebbe stata perfetta come colonna sonora di un film o un videogioco fantasy!
A tal proposito vorrei chiederti quali sono le vostre saghe preferite, ci sono molti indizi lungo l’album, da “La Caccia di Tùrin”, ovviamente ispirata a J.R.R. Tolkien, e “Panserbjorne” (“Queste Oscure Materie” di Philip Pullman).
Beh come sicuramente si può immaginare, la saga de “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien è la nostra preferita, e come molte altre bands prima di noi hanno già dimostrato, i suoi temi si legano alla perfezione con questo genere di musica. Anche la saga “Game of Thrones” di G.R.R.Martin è tra quelle che apprezziamo di più, poi c’è appunto P.Pullman e molti molti altri, senza tralasciare tutte le storie e leggende medievali. Inoltre ultimamente mi sto appassionando sempre di più alle storie derivanti dalla filmografia di Tim Burton. La musica, a mio parere, è una continua narrazione immaginaria di racconti, situazioni e continui cambi di scena; associarla alle saghe che hanno appassionato milioni di persone, è come dare di esse una propria personale interpretazione: vuol dire esprimere attraverso la musica, le emozioni e gli stati d’animo che ci sono stati trasmessi dal racconto di tutti questi grandi autori.
Vuoi dirci qualcosa in più de “La Grotta di Cristallo”? Un brano veramente affascinante!
Questo è un brano che è stato molto discusso dalla critica. A molti è piaciuto, altri invece lo hanno criticato definendolo troppo pretenzioso, visto l’utilizzo nel testo di un italiano un poco più forbito del linguaggio attuale. Questa scelta è stata fatta da Dario, il compositore di testo e musica della canzone, per attribuirle un’arcaicità maggiore, visto che tratta della storia di Mago Merlino ed è quindi ambientata nel Medioevo, mille anni fa. A me personalmente piace molto, è una canzone che si discosta un poco dal sound speed del disco, inserisce la musica tradizionale irlandese, e da spazio alla nostra lingua madre, la quale è senza dubbio molto più musicale dell’inglese. Insomma, questa canzone o la ami o la odi, è difficile rimanerne indifferenti.
Inevitabile è che ti chieda della durata del songwriting. Quanto tempo avete impiegato nella stesura dei pezzi? Inoltre, partecipate tutti al processo o è prerogativa di qualcuno in particolare?
Essendo il nostro primo disco, contiene canzoni che sono state composte molti anni fa e canzoni scritte qualche mese prima di entrare in studio a registrare. Il songwriting è stato quindi diluito nel tempo ed un orecchio attento capirà quali sono le canzoni più mature e quali quelle un po’ più semplici. Una volta stabiliti quali sarebbero stati i pezzi inseriti nel disco, io li ho arrangiati per l’orchestra durante tutto l’autunno e l’inverno, un lavoro enorme ma al contempo bellissimo, che mi ha fatto scoprire doti che non pensavo di avere: semplicemente scrivevo quello che mi suggeriva la mia sensibilità ed il risultato è stato molto soddisfacente, soprattutto in fase di registrazione dove i suoni midi a cui ero abituato, venivano sostituiti da persone vere col suono dei loro strumenti. Il songwriting è affidato a me, a Dario ed al chitarrista Riccardo, tutti e tre con idee talvolta molto simili, talvolta completamente opposte, ma devo dire che abbiamo trovato un buon equilibrio, basato sulla scelta della soluzione che soddisfi tutti e tre. Molte canzoni però sono state scritte unicamente da me o solo da Dario.
Vuoi illustrarci brevemente come si sono svolte le registrazioni dell’album?
In primis abbiamo registrato le batterie. Successivamente gli altri strumenti della band: basso, chitarre ritmiche e soliste e le tastiere. Poi sono iniziate le sessioni orchestrali: dopo un paio di prove d’insieme, abbiamo diviso le fasi di registrazione in sezioni, per aver maggior controllo delle varie tracce. Ogni sezione in un giorno diverso, abbiamo registrato archi, legni, gli ottoni in due sotto-sezioni ed infine il coro lirico e quello di voci power. Successivamente si sono susseguiti gli strumenti che avevano unicamente parti soliste e non d’insieme, quindi tutte le voci liriche soliste, il clavicembalo, l’arpa, la chitarra classica, il bouzuki e molti altri. Dopo l’orchestra abbiamo inciso la voce ed il violino. Una volta che tutto era stato registrato e salvato, è iniziata la fase più complessa, quella dell’editing di tutte le tracce: solo per scegliere quelle dell’orchestra ci è voluta una settimana! Una volta che tutte le tracce suonavano bene, abbiamo missato il tutto, fase molto lunga in cui ogni volta dovevamo valutare il volume dell’orchestra in relazione a quello della band. Dopo qualche mese di tentativi abbiamo trovato i volumi giusti per tutti gli strumenti a abbiamo affidato il mastering a Tommy Talamanca. Ecco tutto! Ci sono voluti parecchi mesi per prendere le giuste misure ma a lavoro compiuto ne siamo più che soddisfatti.
Immagino che dal vivo sia difficile proporre le vostre canzoni, la maggior parte dei locali in cui suonano band emergenti non sono attrezzati e il suono spesso esce in maniera apocalittica. Com’è stata la vostra esperienza live?
Quanto dici è vero. Spesso i locali non hanno dei service adatti al nostro genere. Abbiamo fatto un po’ di date in giro per l’Italia dopo l’uscita del disco e, per avere un suono il più coerente possibile al disco, abbiamo utilizzato delle sequenze che fanno suonare l’orchestra, ma missare i volumi in fase live richiede molto tempo durante il sound-check, tempo che spesso non ci può essere concesso e quindi il suono risulta parecchio impastato, a causa della fretta e dell’impianto non sempre adattissimo. Però questo è quello che si deve sopportare all’inizio: se si riescono a superare questi problemi, e ci si riesce ad adattare alle situazioni più disparate cercando in ogni caso di dare il meglio, lo show verrà comunque apprezzato dal pubblico e si farà bella figura anche senza i suoni del Wacken. Speriamo comunque che col tempo, insieme alla qualità della band possa migliorare anche quella delle locations in cui esibirsi!
Una domanda diretta a te. A che punto è il Vivaldi Metal Project? Tempo fa lo chiesi a Michael LePond ma non ha saputo rispondere…
Guarda, proprio l’altro ieri mi sono arrivate delle news da Mistheria. La musica è stata tutta arrangiata e smistata tra tutti i musicisti collaboratori (che ormai penso siano tantissimi dato che ogni giorno mi arriva una mail di presentazione di un nuovo musicista!). Sono già iniziate anche le fasi di registrazione e molti batteristi e chitarristi hanno già inciso le proprie parti, si possono seguire tutte le news sulla pagina ufficiale del progetto. A me sono arrivate le parti qualche giorno fa e a brevissimo inizierò a studiarle per poi inciderle al Nadir Music di Genova; alcune sono davvero impegnative e richiederanno un po’ di pratica, però sono contento di avere l’occasione di poter dare il meglio in questo progetto così grande! Grazie a qualche demo ho potuto sentire delle anteprime…quello che posso dire è che sarà progetto molto molto vario e che lascerà davvero tanto spazio all’interpretazione personale di tutte le metal stars. Sono curioso anche io di sentire il risultato: credo che nessuno dei collaboratori, a parte gli arrangiatori, abbiano un’idea di come suonerà questo disco haha
Progetti futuri? Siete già in fase di songwriting per il prossimo album?
Assolutamente sì! Abbiamo iniziato a fare un po’ di sano brainstorming e stiamo pian piano iniziando ad avere un’idea di come suonerà il nostro secondo disco. Quello che posso dare per certo è che utilizzeremo nuovamente l’orchestra ed il coro. Ad agosto siamo andati una settimana in montagna, in Valle d’Aosta , per lasciarci ispirare dalla natura, cercando di abbandonare tutta la freneticità della città e di trarre ispirazione da tutto ciò che è puro e naturale. Per quest’inverno vogliamo assolutamente continuare l’attività live e se possibile intensificarla, in modo da far conoscere di più la nostra musica sulla quale abbiamo speso così tanto tempo, per poi avere più persone a cui proporre quella nuova. Posso anticipare comunque che stiamo preparando delle sorprese per Halloween e Natale…nulla è certo, ma ci sono buone idee, presto pubblicheremo sui nostri canali delle news!
Lascio a te i saluti finali! Grazie per il tuo tempo! Stay Metal!
Grazie a te per questa interessante chiacchierata! Ringrazio in primis te per l’ottima recensione di “The Harmonic Passage”, e successivamente tutti i fan che lo ascoltano o che lo ascolteranno dopo aver letto questa intervista. Un saluto a nome di tutti i Winterage, STAY WINTER!