Amadeus Awad – The Book Of Gates
Il 03/01/2015, di Stefano Giorgianni.
Metal Hammer vi porta alla scoperta di uno dei più interessanti progetti degli ultimi anni, quello di Amadeus Awad, polistrumentista libanese spesso comparato ad Arjen Lucassen. Con ‘The Book Of Gates’ ha scavato nel passato della sua nazione, raccontando una storia affascinante e chiamando a raccolta alcuni fra gli esponenti di spicco della scena Metal internazionale.
Libano, paese dalla grande storia e dalle molteplici culture e religioni, con un passato glorioso ed un presente difficile. Sullo sfondo di questo affascinante paese del Vicino Oriente nasce una delle proposte più interessanti degli ultimi anni per quanto riguarda le metal opera. Si tratta degli Amadeus Awad, un duo formato dal mastermind e chitarrista Amadeus Awad e dal cantante Elia Monsef, che nell’appena trascorso 2014, sotto il nome di ‘Amadeus Awad’s Eon’, hanno rilasciato lo straordinario EP ‘The Book Of Gates’, con ospiti di grandi livello come Russell Allen, Amanda Somerville, Kevin Moore e John Macaluso. Un concept inebriante, accuratamente studiato e suonato, una metal opera con seducenti elementi di folk mediorientale. È la mente del gruppo, Amadeus Awad, ad introdurci nel proprio mondo: “Io ed Elia, il vocalist, siamo entrambi libanesi, anche se personalmente non credo nelle nazionalità, abbraccio più un’idea universale di identificazione. Sono un musicista progressive rock/metal, il cui strumento principale è la chitarra.” Il Medio Oriente nell’ultimo periodo ha saputo portare delle nuove ed interessanti proposte, valicando le difficoltà sociali: “La scena metal sta crescendo e tutto sta progredendo nonostante i problemi nella regione. In Libano è impossibile vivere da musicista professionista, ma noi ce la mettiamo tutta. È una battaglia giornaliera, ma il supporto dei nostri fans ci spinge ad andare avanti. Passo circa 15 ore al giorno in studio ed è difficile mantenere uno stile di vita così, ma questo è quello che voglio fare.” Guerre ed eventi tragici hanno segnato l’area mediorientale in questi anni, avvenimenti che hanno segnato anche l’ambiente musicale: “A dispetto di quello che sta avvenendo in Siria le band sono ancora produttive e alcuni dischi e concerti vengono realizzati, c’è da esserne orgogliosi. Per il Libano al momento la situazione è abbastanza tranquilla, però poche band registrano e compongono, la maggior parte sono cover-band.” Ascoltando le release di Amadeus Awad ci si accorge di trovarsi di fronte ad un virtuoso, anche se a lui non piace definirsi tale: “Sono piuttosto un compositore che suona la chitarra. Credo che i miei punti di forza siano il fraseggio e la scelta delle note, non guardo molto a mostrare la velocità o ad esasperare la tecnica. Le mie influenze sono Richie Blackmore, David Gilmore, Michael Schenker and Steve Lukather, oltre a compositori classici come Wolfgang Amadeus Mozart and Johan Sebastian Bach.” “The Book Of Gates” è un album con una grande storia alle radici, fra lo storico ed il mitologico: “È un concept che narra la ricerca della vita nell’aldilà di un re, il tradimento della sua regina e di sacerdoti che adoperano degli antichi manoscritti per controllare la mente della gente. Basandosi su una visione, avuta in sogno, la regina sostiene di aver scoperto l’elisir di mortalità divina: un suicidio con il veleno di serpente durante una notte di luna piena garantirà una vita nell’aldilà. Accecato dall’amore, il re beve queste menzogne e muore; egli poi ritorna con una semplice domanda: è tornato perché la regina ha detto la verità o perché Ra, il dio egizio, l’ha rimandato indietro per compiere vendetta?” Un tema complicato, con alla base un accurato songwriting: “Il processo in sé è semplice, ma è l’ispirazione dietro molto elaborata. Io presento le mie idee ad Elia, sia musica che testo, raccontando il background psicologico dell’opera. Assieme poi cominciamo a sviluppare le canzoni in armonia e la musica esce sorprendentemente coerente.” Stimolato da storia e letteratura, Amadeus Awad prende da diversi generi l’ispirazione per le proprie composizioni: “Ayreon, Anathema, Opeth e Pink Floyd come gruppi principali, anche se ascolto di tutto. Per le melodie folkloristiche mi ispiro alla musica tradizionale mediorientale, non a quella prodotta attualmente.” Tutti gli ospiti presenti in quest’album sono inoltre stati contattati in maniera molto moderna: “È la magia di internet! Attraverso email e soltanto qualche volta con il telefono. Ogni ospite ha registrato nel rispettivo studio e ci ha poi mandato la propria parte. Elia ha interpretato tutti i ruoli e li ha spediti come esempio, è stato divertente sentirlo cantare la parte di Amanda Somerville.” Ad ogni cantante presente corrisponde un preciso ruolo nella storia del concept, già preventivamente pensato: “Ad ogni background psicologico e tratto caratteristico avevo presente che tipo di voce mi serviva. Li ho spiegati ad Elia ed assieme abbiamo scelto il cantante. È stato come il casting di un film.” Dopo questo EP intrigante ed articolato è naturale pensare ad un’opera ancor più complessa sullo stile di Avantasia: “Potete scommetterci!” Con queste parole del mastermind si chiude la nostra presentazione di “The Book Of Gates”, vi lasciamo in attesa di aggiornamenti e nel mentre non lasciatevi sfuggire l’opera di Amadeus Awad.