U.D.O. – Metal Revelations
Il 02/01/2015, di Stefano Giorgianni.
Oggigiorno gli dei dell’heavy metal classico si possono contare su una mano e quelli che ancora riescono a rilasciare album convincenti sono ancora meno. Ecco arrivare, oramai a scadenza annuale, il nuovo album degli U.D.O., band del musicalmente gigantesco Udo Dirkschneider, uno dei vocalist simbolo della nostra musica, guidato da una coerenza inconfutabile in fatto di stile metallico. In questo inizio di 2015 ‘Decadent’, questo il titolo dell’ultima release del cantante teutonico, vede il ritorno a sonorità ancor più aggressive rispetto ai precedenti ‘Rev-Raptor’ e ‘Steelhammer’, con pezzi che sicuramente faranno felici i fans della band e gli amanti dell’heavy tradizionale. Prima di tutto è necessario soffermarsi sul termine scelto per il disco, che va oltre al classico sound strettamente aderente al Metal, com’erano i passati album, per un qualcosa che richiama più il sociale: “L’idea del nome ‘Decadent’ viene dal fatto che io guardo tutti i giorni il telegiornale, seguo le notizie che vengono dal mondo, e ho visto diverse volte lo spot di ‘Save The Children’ sulle sofferenze dei bambini nel continente africano, contrapponendoli ai ricchi che vivono in tutt’altra maniera. Viviamo in un mondo decadente.” Una decadenza che si riscontra anche in eventi vissuti in prima persona dalla band: “Il pezzo ‘Rebels Of The Night’ parla di quando eravamo in tour in Ucraina ed hanno cominciato ad accadere quegli eventi tragici a cui tutti avete assistito da casa. Tutto in quest’album è incentrato su questi temi scottanti, sulla politica. In ‘House Of Fake’ si parla dei parlamenti, delle menzogne che i politici raccontano alla gente. Da tutto questo esce ‘Decadent’.” Un grande e pesante messaggio sociale viene dunque lanciato attraverso la musica: “Sicuramente! Ad esempio in ‘Pain’ si parla di tutto il dolore che dobbiamo sopportare assistendo a tutti questi brutti eventi di giorno in giorno.” Tornando all’esperienza in Ucraina: “Parlavamo con i soldati e con i giornalisti. Abbiamo assistito anche a delle riprese. Eravamo nello stesso hotel dei giornalisti della CNN e della BBC, mangiavano, bevevano e uscivano finché accadevano tutte quelle cose. Una volta un giornalista ci ha raccontato che un suo collega americano ha dato cento dollari ad un ragazzo dicendogli di sparare a qualcosa. Poi è stata costruita una storia attorno a quella scena. Questo per dire che anche quello che vediamo in TV è spesso una menzogna. È stato curioso ritrovare ai nostri concerti ragazzi sia ucraini che russi sventolare le proprie bandiere nello stesso luogo.” Il vocalist parla poi di come nasce una canzone degli U.D.O.: “Inizio sempre con una melodia in mente, oppure con un titolo. Quando vedo qualcosa la scrivo oppure la registro immediatamente sul cellulare. Se ho un titolo so in quale direzione deve andare il testo e stendo la storia, senza versi o ritornelli. Nel momento in cui la musica è pronta adatto il testo ad essa.” Nella discografia della band un dettaglio che è sicuramente cambiato è stato il suono della chitarra, dal pulito al graffiante, fino al tagliente: “Dipende senza dubbio dai chitarristi e dal diverso sound che portano. In ‘Decadent’ è stata la prima volta in cui loro hanno lavorato assieme come una squadra, arrivando ad un risultato pressoché perfetto. Nei passati album c’erano un chitarrista ritmico ed un solista, ora sono due solisti ed è quello che ho sempre cercato. Uno certamente guarda più alla tecnica, l’altro ci mette maggiormente l’anima, con una perfetta sinergia fra i due stili. Non vedo l’ora di scrivere il prossimo album!” Per il precedente ‘Steelhammer’ i due hanno avuto poco tempo per lavorare assieme, in quanto Kasperi Heikkinen entrò a songwriting ultimato: “Per ‘Decadent’ sono arrivati tutti e due con un sacco di idee, in tutto avevamo circa una quarantina di bozze, per ottenerne alla fine quindici. È stata la prima volta dal tempo degli Accept che ho lavorato con una vera band, tutti componevano canzoni. Questo rende il nuovo album più interessante di ‘Steelhammer’, aggiungendo anche un sound più moderno e forse questo è dovuto alla giovane età degli strumentisti. Devo dire che in studio ci siamo divertiti molto e lavorare insieme è stato grandioso.” Il vocalist dimostra grande entusiasmo essendo comunque nel music business da ben quarantasei anni, chissà se è ancora ‘Restless And Wild’ come nel 1982: “Sono ancora instancabile e anche un po’ selvaggio” – esordisce ironico Udo – “È stato importante per me non cadere nelle spirali di droga ed alcol. Ho visto tanta gente in questi anni ridotta male da quelle cose. Per me è essenziale essere lucidi e creativi nella musica, in questa maniera ho realizzato un sacco di sogni lungo la mia carriera. Mi piace fare musica e compongo praticamente sempre. Il nuovo album per me è vecchio, sto già pensando a quello nuovo. Ora con il sangue fresco che si è aggiunto alla band la voglia è ancora maggiore. Fondamentale è fare questo finché si ha voglia di farlo!” Per tenere alto il proprio livello di ispirazione Udo ha partecipato alla Christmas Metal Symphony, con altri 32 musicisti, oltre al concerto con la Marine Musik-Korps Wilhelmshaven: “Suonare con una grande orchestra era il mio sogno. Stavamo registrando ‘Steelhammer’ a Wilhelmshaven e il tipo con cui abbiamo lavorato per il mixing è nell’orchestra militare. Sono andato a vedere un loro concerto e ne sono rimasto stupefatto, suonavano Michael Jackson in maniera molto moderna ed ho capito che quello era ciò di cui avevo bisogno. Dovevamo lavorare assieme, però ci è voluto un anno per preparare il tutto…Le canzoni dovevano essere ri-arrangiate ed ho imparato un sacco di cose. Quando abbiamo suonato a Tuttlingen eravamo tutti nervosi nel pensare come ci avrebbe giudicato la gente. Vedrete l’intera performance a Wacken…” ‘Decadent’ è il quindicesimo studio album del gruppo e da ‘Animal House’ (1987) molto è cambiato, il marchio di fabbrica è sempre stato la voce di Udo oltre a: “L’originalità dei dischi. Abbiamo sempre cercato di proporre qualcosa di diverso. Guardate ad esempio ‘Faithless World’ e ‘Timebomb’, nel primo c’era la tastiera per la prima volta, quando ancora si pensava che quello strumento non potesse essere adatto all’heavy. Un album melodico a cui è succeduto ‘Timebomb’, completamente diverso. Come è stato per gli ultimi due, ‘Steelhammer’ e ‘Decadent’, e come sarà per i prossimi. L’originalità e la diversità sono altre peculiarità degli U.D.O.” C’è anche spazio per parlare delle canzoni degli Accept: “Durante lo scorso tour negli USA e Canada abbiamo inserito solamente tre pezzi degli Accept nella setlist e sono rimasto sorpreso che non me ne avessero chieste di più. Ho scelto ‘Balls (To The Wall)’, ‘Fast As A Shark’ e ‘Metal Heart’. Ho capito che volevano le canzoni di U.D.O., quindi è stato un gran successo per la nostra band. Andrò a New York per la promozione di ‘Decadent’, quindi credo faremo un altro tour. Stavolta però staremo lì per circa sei settimane.” Udo è ancora legato ai classici degli Accept, difatti: “Sarebbe una bugia se vi dicessi che non me ne importa nulla. Ero con loro al momento in cui sono state scritte e quando le suono le sento ancora alla stessa maniera. È la mia storia, mi piace suonarle e sentire la gente che le canta ai concerti.” Nonostante suoni ancora i vecchi pezzi è interessante capire se Udo si senta in competizione con gli Accept, e: “Mettiamola in questo modo, conosco l’ambiente e so come funziona. Hanno cambiato l’uscita dello scorso album per motivi di marketing, altrimenti sarebbe uscito lo stesso periodo dei Judas Priest quindi il disco è uscito in Agosto, quando non accade nulla di solito. È importante per questioni di visibilità e per l’etichetta che l’album raggiunga la vetta della classifica in Germania. A me va bene che siano i numeri uno. Ero ad Amburgo ad aspettare il mixing e ho comprato un biglietto per il loro show ed è stato per me molto interessante. Per me era come se non ci fosse nessuno sul palco, suonavano senza emozione, non si guardavano neppure e il concerto era tutto esaurito.” – ma non è finita – “Per il cantante, che è comunque un buon cantante, ecco…mi sono sentito molto dispiaciuto per lui quando ha cantato i vecchi classici. È stato un incubo. Per me sul palco non c’era nessuno. Ora li ho visti e gli auguro il meglio.” Possibile che nessuno abbia riconosciuto Udo ad un concerto degli Accept in Germania? Sicuramente no: “Ovviamente mi hanno riconosciuto. Sono entrato quando tutto era già cominciato e sono rimasto dietro. Mi hanno visto, riconosciuto e mi hanno pure chiesto che ci facevo lì. Ho fatto foto ed autografi, niente di speciale.” Con questa rivelazione shock e con qualche sassolino tolto dalla scarpa termina il nostro incontro con Udo Dirkschneider, vi lasciamo alle note di ‘Decadent’.