King Diamond – L`uomo dietro la maschera
Il 22/11/2014, di Paky Orrasi.
Quando si parla di artisti e della loro presenza scenica non si può fare a meno di pensare a chi ha fatto della musica un’arma per portare sul palco il teatro dell`horror per antonomasia. Abbiamo incontrato l’artista che da una trentina si anni si è donato ai fan con spettacoli da brivido, per parlare del nuovo best of ‘Dreams of Horror’, di cosa serve per creare concerti degni delle migliori produzioni teatrali e specialmente di chi si cela dietro quelle croci disegnate sul suo volto. Lunga vita al re: King Diamond.
Nel 566 A.C fu il leggendario attore greco Tespi a dipingersi il volto per la prima volta. Lui usò il trucco per emergere dalla massa del coro greco. Gli artisti hanno da sempre, quindi, cercato di sorprendere o estendere il loro personaggio portando sul volto il demone che in loro risiedeva.
Nel metal il leggendario “corpse paint” si dice risalire alla mitologia norrena e successivamente fu Conrad Veidt, un attore tedesco espressionista a ispirare molti dei gruppi black metal che tipicamente sfoggiano il trucco bianco e nero. Qualunque sia la sua origine, comunque, non si può non pensare immediatamente a uno dei re del trucco in ambito metal: nato Kim Bendix Petersen conosciuto come King Diamond. Eppure dietro il suo mitico falsetto e quella presenza quasi intangibile è sbalorditivo ritrovarsi a parlare con un signore navigato ma umile. E se molti artisti usano la propria maschera per dar vita al proprio alter ego, lui, seppur così affascinato dall’occulto, alla sua maschera non pensa come a un mezzo, non vi è nessuna differenza tra Kim e King Diamond come sua maestà ci racconta: “Non vivo il cantante con il trucco come una persona differente da me, durante le prove, naturalmente non ho il make up, ma le mie smorfie, le mie movenze sono le stesse; certo quando indosso il trucco i ghigni sono più visibili…spero solo di non sembrare così orrendo anche senza il mascheramento! Ti dico che se non corressi il rischio di essere arrestato andrei al supermercato e mi divertirei a fare le stesse boccacce!” Quasi ci si dimentica di parlare con lui, il Re Diamante quando un martedì sera ti ritrovi a ridere con questo signore che non si prende troppo sul serio e chiaramente non è mai stato affetto dalla sindrome dell’ego impazzito, ma che sul palco si diverte e non si percepisce come un bardo come ci fa ben capire: “Non ho mai avuto quella sensazione che porta a sentirti come una persona diversa. Sono io sempre, la stessa persona, non vi sono differenze perché non mi sento differente. Capisco che molti vivano l’esibizione in maniera diversa. Anche le farfalle nello stomaco di cui tutti parlano non si sono mai fatte vive con me…io non ho tensione prima di salire sul palco ma semplicemente non vedo l’ora di salirci. Non sai quante volte devono fermarmi perché voglio andare in scena subito.” Lo show di Kind Diamond non è semplicemente un concerto, ma una vera e propria esibizione teatrale, una produzione imponente, dove non vi è spazio per errori. Ma come ci spiega ci si prepara così bene, che non vi è motivo per le farfalle di palesarsi “Non sono mai preoccupato, so che andrà bene perché ho una squadra fantastica, siamo una grande compagnia che sa di saper suonare e sa di essere preparata, vi sono molte prove, quindi siamo consapevoli che tutti conoscono bene la propria parte. Lavoriamo solo con persone eccellenti proprio per non avere motivo di preoccuparci. Ad esempio prima dell’ultimo show dello scorso tour americano, ho voluto avere un momento con lo staff per dire a tutti che questo team è stato il migliore in assoluto con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Quando si fa un tour del genere, si diventa tutti una famiglia e volevo davvero ringraziarli personalmente.” Una famiglia bella numerosa, specialmente durante il loro tour nei teatri del Nord America, che ha visto la band dare vita allo show più ambizioso e con la produzione più grande mai vista in casa Kind Diamond. Non tutti confidavano che la band potesse portare un tale maestoso show nei teatri, ma si sono ricreduti, perché come lui stesso afferma: “Bisogna sempre fare sempre quello sforzo in più e provare in ogni maniera a dare ai nostri fan, i quali sono così fedeli, il migliore show possibile”. E non credete allo show come qualcosa creato semplicemente da un team, il Re è chi porta gran parte delle idee, e il suo team lo aiuta a metterle in atto, tramite luci, impalcature, costruzioni, attori e chi più ne ha più ne metta. Uno show che non smette di crescere e portare nuovi numeri, inclusa un po’ di magia “ad esempio persino nei teatri siamo riusciti a portare una bara e a cremare il personaggio della nonna! – Il Re spiega divertito- Il pubblico era a un paio di metri dal palco e appariva sbalordito perché non riuscivano a capire dove fosse il trucco, perché la nonna entra nella bara, e tramite una finestra è visibile dall’esterno, così la gente può vedere che lei è li…e improvvisamente la bara si apre ma lei è scomparsa al suo posto vi è uno scheletro carbonizzato! È fatto così bene che non si capisce l’artificio!”. Se non avete mai visto un suo spettacolo, vi perdete una vera esperienza che nessun altra band riesce ad offrire. Lo spettacolo targato Kind Diamond è tragicomico, un luogo “mistico” dove un sogno orrifico prende vita. La cura maniacale dei dettagli lo rende degno di paragoni con i più grandi spettacoli teatrali del mondo. Davanti a cotanta qualità sembra impossibile che il Re non sia sempre stato compreso, specialmente sul fronte religione e spiritualità: “Non sono una persona religiosa, non lo sono mai stato. Ho sempre vissuto seguendo la Filosofia Satanista. La Bibbia Satanica non è un libro religioso, come molti credono e qui avviene il fraintendimento, ma un opera filosofica. Non ho la prova che questo dio o quell’altro esista, ma rispetto le opinioni diverse, almeno fino a quando non le vogliano forzare sugli altri. Non ho mai detto che non credo in questo o quel dio, semplicemente non posso saperlo e come potrei saperlo? Non sono quindi religioso bensì sono una persona molto spirituale, il che è diverso. Ho avuto talmente tante esperienze con l’occulto, ma nulla che posso usare come fondazione di un credo religioso. Non sento neanche il bisogno di trovare quella prova perché non voglio perdere tempo nel cercare qualcosa che potenzialmente potrei non trovare. Sono in pace con il pensiero che in questo universo conto zero.” Queste sono parole che trovano spiegazione anche in quello che accadde nel 2010 quando il Re, a causa del suo forte vizio del fumo, fu sottoposto a un intervento chirurgico per un triplo bypass, come ci conferma: “Non do per scontato che domani io mi svegli, mi piacerebbe, ma non è una cosa così sicura. Ora so quanto la vita sia fragile. Vivo con questa consapevolezza, che tuttavia mi porta a godermi ogni giorno. Ora ho venti finestre invece di dieci a casa mia, non ho il tempo di vedere nessuno camminare arrabbiato intorno!” Una dura prova quella superata dal Re nel 2010, un tunnel dal quale questo straordinario artista è uscito in gran forma e oggi vuole celebrare la carriera della sua band con un “Best Of”, differente dai precedenti. Questo lavoro è stato personalmente curato da lui e Andy LaRocque. I due hanno rimasterizzato e migliorato queste 23 canzoni, pezzi tratti sia dal catalogo Roadrunner che Metal Blade: “Non è stato facile scegliere i pezzi! Persino in due album non ci sarebbe stato spazio per tutto. Pensa che ‘Halloween’ non è lì, abbiamo cercato di unire i gusti dei fan a pezzi che abbiamo suonato o che suoneremo live. È comunque una buona rappresentazione della storia della band. Tuttavia non vuol dire che i pezzi esclusi dalla collezione non saranno nel set. Ad esempio io vorrei tanto suonare ‘The Lake’”. E rispetto al lavoro svolto per questo lavoro commenta: “Riguardo all’era Roadrunner vi erano dei pezzi che erano stati compressi per farli suonare più forti ma i dettagli e le dinamiche erano stati compromessi. Siamo riusciti a recuperare materiale originale che non era stato rimasterizzato e lo abbiamo rilavorato avendo come risultato la stessa forza ma senza ammazzare suoni e atmosfere, ora potrai sentire chiaramente ogni strumento che prima era nascosto o confuso.” Se da un lato si celebrano questi trent’anni di carriera, dall’altro questo signore della musica guarda al futuro con una grande energia e voglia di portarci al più presto del nuovo materiale. Prima di congedarsi infatti ci racconta che la sua voce è talmente migliorata da quando ha abbandonato le sigarette e che ora ha un magnifico studio a casa dove può comporre materiale nuovo quando vuole: “Ora devo solo imparare a usare questo nuovo Pro Tools studio. Andy dovrebbe venire qui a gennaio per aiutarmi e provare qualcosa. Non voglio tempistiche e date di consegna, perché ora ho la voce migliore che abbia mai avuto e abbiamo tutti gli strumenti per consegnarvi il miglior lavoro mai realizzato.” Seppur non abbiamo una data direi che vale la pena aspettare!