Clive Jones – The Last Farewell
Il 16/10/2014, di Fabio Magliano.
E’ di queste ore la triste notizia che Clive Jones, flauto e sax dei seminali Black Widow nonché leader degli oltraggiosi Agony Bag, ha perso la sua battaglia con il cancro all’età di 65 anni. Metal Hammer lo aveva intervistato all’epoca della pubblicazione di ‘Sleeping With Demons’, il disco che nel 2011 segnava il ritorno sulle scene dei Black Widow. Una lunga chiacchierata con un musicista cordiale, disponibile ed estremamente profondo, al tempo già colpito dal terribile male, con l’inconscia consapevolezza di una fine alle porte. Per rendere omaggio a questo pioniere dell’metal occulto, abbiamo pensato di riproporre quell’intervista, con l’aggiunta di alcune domande inedite che all’epoca furono tagliate. Buon viaggio, Clive…
BLACK WIDOW – CLIVE JONES
Pur vedendo la loro aura spesso oscurata dai conterranei e contemporanei Black Sabbath, ai britannici Black Widow viene universalmente riconosciuto il merito di avere introdotto nel mondo del rock tematiche esplicitamente legate a satanismo e occultismo, incastonate in un sound catalogato come rock progressivo ma capace di assumere nel tempo le più impensabili diramazioni, una peculiarità, questa, che rende il combo di Leichester un autentico pioniere del genere, fondamentale per la nascita di numerose altre band tra le quali i nostrani Death SS. Proprio grazie al leader della band fiorentina giungiamo oggi al cospetto di Clive Jones, flautista e saxofonista del gruppo, persona mite e disponibile a dispetto della furia selvaggia che ha mostrato negli anni sul palco con Black Widow e Agony Bag, personaggio profondo e carismatico ben felice di condurci alla scoperta di ‘Sleeping With Demons’, l’album che segna il ritorno sulle scene di questa leggendaria band.
Quali sono stati gli stimoli che vi hanno portato a ripartire come Black Widow?
“Well, quando io e Geoff Griffith ci siamo trovati a parlare della possibilità di riesumare i Black Widow e di incidere un nuovo disco, abbiamo pensato che tutto il mondo ci conosceva per essere stati la prima band dedita alla magia nera, e quella era un’ottima base da cui ripartire. Quando siamo usciti con questo nuovo lavoro, il The Guardian ha affermato che “…siamo rimasti i Padrini del rock occulto” e questa definizione mi ha fatto molto piacere. Ora non so quello che succederà in futuro, quello che è certo è che i Black Widow hanno lasciato il loro marchio indelebile nella storia del rock e per me è stato molto stimolante andare a guardare indietro, in quello che avevamo fatto negli anni Settanta e da questo trarne ispirazione”
Oggi siamo qui per parlare di ‘Sleeping With Demons’, il come back album dei Black Widow. Sei soddisfatto di come il disco è stato accolto sino ad oggi? Come mai dei membri originali siete stati coinvolti solamente tu e Geoff?
“‘Sleeping With Demons’ compirà un anno a novembre ed i feedback ad oggi sono stati tutti positivi nonostante chi si aspettava da noi un ritorno al sound di ‘Sacrifice’ ci abbia voltato le spalle. Per noi, però, dopo oltre 40 anni di musica, era importante non ripeterci, avevamo bisogno di mostrare al mondo dove stesse andando la nostra musica. Al momento di iniziare a lavorare al disco abbiamo invitato tutti i membri originali del gruppo a prendervi parte e, nonostante ci sia giunta l’approvazione di tutti, molti non hanno potuto prendere parte al progetto per i più svariati motivi. A Kip Trevor e a Jim Gannon, invece, non è stato semplicemente chiesto di prendervi parte”.
Ma come è stato realizzare ‘Sleeping With Demons’ specialmente se comparato con quanto fatto per i tuoi lavori passati?
“Realizzare questo disco con Geoff è stato molto più difficile ma dannatamente più divertente che lavorare ad ogni altro album dei Black Widow. Quando abbiamo registrato ‘Sacrifice’ e gli altri dischi, tutto era già pronto e a noi non rimaneva altro da fare che entrare in studio e svolgere il nostro compito al meglio. Questa volta è stato tutto più complicato, perché io vivo in Inghilterra, Geoff in Thailandia e gli altri musicisti sparsi in altre parti del mondo, come Paolo “Apollo” Negri che vive in Italia. Fortunatamente con la tecnologia moderna le distanze non sono più un problema, se poi ci metti il fatto che mi reco spesso in Thailandia per lavoro, puoi ben comprendere come non sia stato un problema interagire con Geoff. Per lavorare al disco il mio partner ha prenotato un hotel vicino al paesino dove vive Geoff, così lui veniva a prendermi al mattino in moto e mi portava in studio…dieci minuti e ci trovavamo ad affogare nel sudore senza aria condizionata mentre il mio partner si sollazzava in spiaggia…è stato divertente e tutto estremamente rilassato, perché non avevamo pressioni addosso, se sbagliavamo qualcosa semplicemente la rifacevamo, senza porci troppi problemi”.
Nel nuovo lavoro è facile trovare in una canzone come ‘Hail Satan’ una forte attinenza con il vostro celebre inno ‘Come To The Sabbat’…
“Ho sempre pensato che non è mai più stata scritta una canzone come ‘Come To The Sabbath’, quindi ho trovato interessante andare a riprendere il medesimo format, con il flauto, i cori oscuri e il medesimo soggetto, la magia nera. Con l’aggiunta però di Tony Martin alla voce…mi sono sempre piaciuti quei cori particolari nelle canzoni, quando cantavo con gli Agony Bag li usavo sovente, anche nel nostro pezzo più celebre ‘Rabies Is A Killer’ l’ho utilizzato…diciamo che è nelle mie corde ed è stato molto semplice per me comporre questo tipo di brano”
Ma da cosa nasce l’esigenza di tornare a confrontarvi, decine di anni dopo, con quel tipo di tematica?
“Well, volevo tornare all’idea originale della magia nera che, a mio avviso, non avremmo mai dovuto abbandonare. Ma a questo giro volevo anche mostrare al mondo come la magia nera potesse persino risultare divertente, come ci ha insegnato Maxine Sanders negli anni Settanta. Satana adora il divertimento, ed è questo che diciamo in un pezzo come ‘Partytime With Demons’, una canzone che andrebbe benissimo ad una festa per Halloween… Ma abbiamo anche voluto sviscerare l’aspetto più serio di questa disciplina, usando la terminologia corretta e andando il più a fondo possibile nei concetti. Quando nel 1971 incontrai negli uffici della CBS Vincent Price e lui mi diede il suo album ‘Witchcraft & Magic’, questi conteneva una marea di informazioni, e questa cosa l’ho voluta portare anche sul nostro nuovo disco”
Ci puoi spiegare come mai, ad un certo punto della vostra carriera, decideste di allontanarvi da quelle tematiche occulte che avevano contraddistinto i vostri primi dischi?
“Di sicuro non ho deciso io di allontanare la band dalla magia nera e ti assicuro che non fu neppure una decisione di squadra, purtroppo un paio di elementi si convinsero che le tematiche trattate della band e l’immagine all’epoca molto forte dei Black Widow offuscasse in qualche modo il loro talento come musicisti e che non consentisse loro di emergere come avrebbero meritato. Fu una decisione figlia dell’ego di pochi, e fu un grosso sbaglio, perchè nel momento in cui decisero di lasciare certe tematiche e si convinsero di aver imboccato la strada giusta, in realtà innescarono solo l’inizio della fine. Il primo passo fu “pugnalare alle spalle” Clive Box, colui che aveva portato i temi esoterici nelle nostre canzoni e sostituirlo alla batteria con Romeo Challenger. Sia chiaro, Romeo è un ottimo batterista, ma non aveva il carisma di Clive. E poi c’era un “problema” enorme per quel periodo: Romeo è di colore, e noi in quel periodo andavamo forte in Paesi dove l’apartheid era ancora molto forte, il che significava che Romeo non sarebbe potuto stare nel medesimo albergo degli altri membri del gruppo, cosa che nessuno di noi avrebbe accettato e la cosa indubbiamente ci frenò non poco. Pur non rinnegando nulla, però, devo ammettere che la magia nera non sempre ci è stata benevola…basti pensare che, proprio quando eravamo pronti ad essere lanciati in America, Charles Manson compì quei delitti a sfondo satanico e il nostro management pensò che fosse un rischio puntare su di noi, quindi mandò i Black Sabbath al nostro posto. Quando si dice la fortuna…”
Ma che rapporto hai con la religione?
“Se devo essere onesto, cerco di tenermi lontano dalla religione. Sono convinto che la gente debba essere libera di credere in ciò che vuole, io personalmente credo in ciò che vedo, e nella mia vita ho visto un bel po’ di cose strane…venendo perfino a trovarmi facia a faccia in due occasioni con quello che sono convinto fosse il Diavolo…E la seconda volta non ero da solo, quindi mi reputo decisamente open minded. L’ultima cosa che voglio fare con la musica, comunque, è cercare di imporre a forza le mie convinzioni agli altri”.
All’epoca foste i pionieri del rock occulto, oggi certe tematiche sono inflazionate. Tu come vedi questo “fenomeno” nel mondo del metal?
“Beh, sicuramente il satanismo è una fonte di ispirazione per molti gruppi metal contemporanei e non solo, perchè questa tematica si sposa molto bene con la musica metal, ma penso che i Black Widow abbiano abbondantemente dimostrato che la magia nera non debba per forza accompagnarsi con suoni duri. Poi, noi all’epoca abbinammo a queste tematiche uno spettacolo molto evocativo, fatto di coreografie, di immagini…oggi vedo molti gruppi che parlano di magia nera in jeans e maglietta, e in questo modo buona parte dell’effetto evocativo si perde”
Sino a questo momento abbiamo parlato di voi come dei pionieri del rock occulto. Tu, personalmente, ti senti un pioniere se guardi alla tua carriera?
“Non sono sicuro che la musica fosse in anticipo sui tempi, sicuramente nel suo complesso la band era molto più avanti di tutto quello che all’epoca si poteva vedere in circolazione. Purtroppo quando abbiamo lasciato la magia nera abbiamo fatto un forte passo indietro, e da band unica siamo diventati una band normale. Sono convinto che i fan sono rimasti delusi da questa scelta, perchè i nostri show non erano mai banali, sul palco portavamo uno spettacolo pionieristico per quel periodo, poi dopo la svolta tematica tutto si è appiattito. Chissà, su ‘Sleeping With Demons’ Geoff è tornato a trattare dei temi occulti, magari se potessimo ritornare a suonare dal vivo si ricreerebbe la magia di quel tempo, chi puà saperlo?”
Se guardi oggi alla tua prima produzione con i Black Widow, che giudizio dai a quei dischi e a quelle composizioni?
“Tutti si ricordano dei Black Widow per l’album ‘Sacrifice’ ma penso che anche gli altri dischi contengano ottimi pezzi, come ‘Mary Clark’ o ‘Legend Of Creation’, uno dei miei pezzi preferiti (dall’omonimo album del 1971 Nda). ‘Sacrifice’ è riconosciuto come uno dei capisaldi del rock occulto, e continuo a essere convinto che se non avessimo lasciato queste tematiche avremmo potuto sviluppare ancora di più questi temi e aprire nuove porte al rock, tanto più che la magia nera aveva creato un grande interesse da parte dei fan attorno alla band. Magari anche ‘Sleeping With Demons’ diventerà un giorno un album culto, chi so la? Sicuramente se anche succedesse, io me ne sarò andato molto prima…”
Nell’album compare come special guest Tony Martin, quasi a rappresentare una sorta di conciliazione con i vostri amici/rivali Black Sabbath…
“C’è sempre stato questo parallelismo tra Black Widow e Black Sabbath, un po’ per la provenienza, un po’ per l’assonanza nel nome, un po’ perché anche i Sabbath, nonostante lo abbiano sempre negato, hanno inserito la magia nera nei loro testi. Addirittura in qualche nostro show ci è stato chiesto di suonare ‘Paranoid’ ed a loro è stata richiesta ‘Come to the Sabbat’…alla fine ci è anche capitato di registrare una nostra versione di ‘Paranoid’…pensa che, ad un certo punto della nostra carriera, abbiamo persino avuto lo stesso manager… Comunque, abbiamo pensato che fosse interessante avere un membro dei Black Sabbath nel nostro nuovo disco e Tony lo è stato per oltre dieci anni. Quando lo abbiamo contattato non sapeva molto riguardo la rivalità tra i due gruppi, però ha trovato interessante ‘Hail Satan’ e gli è piaciuto collaborare con noi. Inutile dire che, per me, è stato un onore averlo ospite sul nostro disco. Anche perché Tony si è rivelato un ragazzo molto piacevole, molto professionale in studio ma amabile anche per dialogarci. Abbiamo condiviso tantissime “Black stories”…come quella volta che Bill Ward mi contattò per suonare con lui a Copenhagen come ospite in una band tributo ai Black Sabbath”.
Oltre al nuovo disco di inediti, è stato messo recentemente in circolazione anche ‘See’s The Light of Day’, un doppio lavoro contenente tracce rare e un vostro live milanese del 1971. Sei stato coinvolto anche tu in questa operazione?
“Certo, ci sono anche io dietro a ‘See’s The Light of Day’, tutte le tracce sono state riesumate dai miei archivi, mentre il live è stato trovato da Steve Sylvester che me lo ha passato in seguito. Non sono stato in grado di risalire a chi lo ha registrato originariamente custodendo poi così a lungo il nastro, però ci terrei a ringraziare di cuore queste persone. Ricordo benissimo quello show, lo tenemmo di spalla agli Yes. La registrazione dell’epoca è stata pulita drasticamente dal mio amico Kevin (K-Boy) Brooks che ha realizzato davvero un grande lavoro, tanto che la differenza tra le due versioni è incredibile. Anche la Black Widow Records ha fatto uno splendido lavoro, confezionando una bellissima copertina mischiando foto della mia collezione privata, altre di Kip ed altre estratte dal librodi Maxine Sanders ‘Firechild””.
Sei anche celebre per avere dato vita agli Agony Bag, una delle creature più selvagge mai apparse sulla scena rock con tanto di show osceni tra tette a grappoli e sesso a piacimento…
“Gli Agony Bag sono stati puro divertimento. Formai la band con il primo batterista dei Black Widow Clive Box e quella fu la prima volta che mi cimentai come cantante… ho sempre avuto il mio spazio on stage, ma in quell’occasione potevo far vedere a tutti come potevo dare vita, con la mia musica, ad una creatura unica nel suo genere. Sì, c’erano tantissime tette sul palco e un mucchio di sesso…e non necessariamente con le ragazze…Anche i ragazzi del pubblico erano spesso felici di unirsi a noi nelle nostre feste… Con gli Agony Bag realizzammo il celebre singolo ‘Rabies is a Killer’ con relativo video che, all’epoca, nessuno volle trasmettere…fortunatamente oggi c’è youtube… Pubblicammo anche un album, ‘Feelmazumba’ e anni dopo, ri registrai alcune canzoni in Germania poi inserite sull’EP ‘Piss Out Your Trash’. Ed ho ancora diverso materiale della band ancora chiuso in un armadio…La grande soddisfazione è stata quella di aver influenzato moltissime punk band, tra le quali gli italiani Taxi che registrarono sia ‘Rabies is a Killer’ che l’inedita ‘Hard Times’. Posso tranquillamente dire che non c’è mai stata una band come gli Agony Bag…e sono certo che mai ce ne sarà un’altra così”.
In conclusione, se guardi alla tua carriera, quali pensi siano i picchi raggiunti e quali i momenti più bui?
“Ce ne sono stati parecchi in entrambi i casi. Vedere i Black Widow entrare in classifica e quindi esibirsi al festival nell’Isola di Wight davanti a 1 milione di persone è stato entusiasmante, ma a fare da contraltare c’era il constatare come droga e alcool stessero distruggendo gli artisti che più amavo… Un altro momento memorabile è stato il primo tour Tedesco con gli Agony Bag…suonavamo con un gruppo chiamato Fame e, dopo un nostro show particolarmente riuscito, fummo invitati dal loro agente a visitare il suo club. Una volta entrati la musica si fermò e i ragazzi andarono in delirio per noi. Fu un’esperienza molto intensa… Tra i momenti negativi purtroppo devo citare quello che sto vivendo: quando a novembre ‘Sleeping With Demons’ è stato pubblicato dopo anni di duro lavoro ed io e Geoff ci stavamo godendo il piacere di poter affermare che finalmente i Black Widow erano tornati, mi è stato diagnosticato un tumore. La vita, quando ci si mette, sa essere molto crudele… Ora ho davanti sei duri mesi di chemioterapia, però sono sicuro che, come sono tornati i Black Widow, tornerò anche io!”