Drakkar – Attenti Al Lupo
Il 11/10/2014, di Andrea Vignati.
Il lupo, animale solitario e simbolo della libertà assoluta ispira il ritorno discografico dei milanesi Drakkar. Opera di istinto ed immediatezza, ‘Run With The Wolf’, ascoltato in anteprima in studio per voi.
L’estate è volata via ed ormai è un flebile ricordo nella memoria, le giornate si accorciano drammaticamente e la nebbia, prerogativa che i lombardi venerano come una divinità pagana, comincia a fare capolino dopo il crepuscolo. È in questa terra dimenticata dalla civiltà, tra un aeroporto che funziona poco ed una città in ricostruzione per l’imminente EXPO 2015 che siamo chiamati ad ascoltare il nuovo album dei Drakkar, ‘Run With The Wolf’. Lo facciamo presso gli Elnor Studio di Mattia Stancioiu in un venerdì sera disinvolto che diventa l’occasione ideale per buttarsi a capofitto nell’amarcord di un metal virtuoso, gravido di soddisfazioni e sorprese che segnò in modo indelebile la venatura artistica della band milanese attorno alla fondazione, a metà anni ‘90. L’armonia di un gruppo che finalmente può godere in modo disinteressato della propria musica, ecco l’ingrediente segreto che ci fa dire che ‘Run With The Wolf’ sarà per tutti un disco sorprendente: la quota parte di metallo roboante è ovviamente garantita, ma il valore aggiunto lo troviamo nella libertà trasversale che attraversa ciascun brano. Sono le parole del chitarrista Dario Beretta a rendere evidente questo stato di appagamento: “Abbiamo composto un disco facendo solo ed esclusivamente quello che ci andava, senza nessun tipo di condizionamento “morale”; ormai, esclusi i grandi nomi, non esiste più un mercato significativo per il metal tricolore e suonare dal vivo dalle nostre parti è diventata una chimera. Così abbiamo liberato l’ispirazione e ne è uscito il lavoro più vario della nostra discografia, quello più diretto e coraggioso. Attenzione, non ci siamo dimenticati di essere una band heavy e chi ci conosce troverà tutti gli elementi che ci hanno da sempre distinti; abbiamo semplicemente lavorato di più su noi stessi, sulla semplificazione generale del sound e sul desiderio di appagare il nostro gusto personale.” Il cantante Davide Dell’Orto, autore di una prestazione maiuscola, vi avvisiamo, aggiunge: “Anche per il sottoscritto è stato un viaggio emozionante: mi sono trovato immerso nel sound ed interpretare i testi di Dario è stato ancora una volta magnifico. Il mio stile si è adattato alle strutture dei pezzi e sono molto soddisfatto di ogni dettaglio.” Sono infatti le intelaiature del disco, snelle e flessuose, a colpire nel segno, così come l’importanza capitale dei riff, sempre in primo piano. Le orchestrazioni non mancano e sono amalgamate alla perfezione da una produzione ricca e sincera dove ogni elemento sonoro trova la sua posizione ideale, risultato di un affiatamento notevole con Mattia, che si è occupato di dare un taglio abrasivo al disco. Dario spiega: “Con Mattia ci capiamo al volo, lui sa esattamente leggere nel mio pensiero ed ormai c’è sintonia immediata tra noi. Il suo contributo è sempre importante: primo, perché con lui ci sentiamo in famiglia, poi perché fa anche bene il suo mestiere, ah ah (ridacchia).” Tempo di celebrazione per i Drakkar, pronti a ributtarsi nella mischia con un disco portentoso che segna un traguardo notevole, quello dei 20 anni di carriera. Dario ci tiene a sottolineare: “Questo è il disco del nostro ventennale ed il prossimo anno organizzeremo di sicuro una data per celebrare nel migliore dei modi questa occasione. Potrebbe essere l’inizio di un mini tour celebrativo, chi può dirlo, di sicuro saranno con noi tutti quelli che nel corso degli anni ci hanno dato una mano ad andare avanti, dagli ex-membri rimasti nel giro, fino ai nostri fan più fidati. Ovviamente l’invito è esteso a tutti…non mancate!” Abbiamo ormai chiaro che la band è soddisfatta, ma a voi interessa capire di che pasta è fatto questo benedetto ‘Run With The Wolf’, vero?
Track By Track
‘Run With The Wolf’: Hard e metal mischiati in un brano dove trovano posto anche schegge progressive ed un chorus mostruoso. Uriah Heep e Saxon a braccetto danno la loro benedizione.
‘Watcher On The Wall’: Epica, di ampio respiro, nonostante una doppia cassa martellante. Brano contraddistinto da vincenti e generose porzioni strumentali.
‘Ride The Storm’: La beffardaggine dei Running Wild che si avvicinano all’impianto folk di un brano roccioso, potente, che abbassa la testa e colpisce dritto alla figura.
‘Burning’: Il riff thrash ci fa intendere da subito il carattere del pezzo: acido ed abrasivo, così come il cantato impressionante di Davide. Sono poi elementi dark e melodici, specialmente nelle tastiere, ad ampliare le dinamiche.
‘Under The Banners Of War’: Il riff è ciclico, si ritorce su se stesso per come un serpente ferito. Dinamiche curatissime permettono cambi di tempo sontuosi che rimandano ai migliori Blind Guardian.
‘Gods Of Thunder’: Il pezzo gira a mille, ci riporta nell’ambientazione power metal più tradizionale, salvo per l’interessantissimo break centrale, dove soffusi elementi orchestrati ci ricordano le atmosfere del migliore doom.
‘Invincible’: Happy metal? Chi l’ha detto? Noi pensiamo al brano come un curioso e riuscito esperimento di positività in chiave elettrica. Coraggiosi e capaci i ragazzi: c’erano dubbi?
‘Call Of The Dragonblood’: Ultimo acuto di un lavoro solido come l’acciaio, capace di evidenziare un elevato valore dinamico, grazie al sound ispirato dei “nuovi” Drakkar, pronti a sgomitare nella mischia di chi il metal lo sa ancora concepire.