The Haunted – Phoenix Rising
Il 20/09/2014, di Luca Bosio.
Hanno rischiato di sprofondare nell’oblio ma ora sono ritornati alla grande, con un album, ‘Exit Wounds’ in grado di rilanciare alla grande il nome dei The Haunted, aprendo nuovi spiragli nella rilanciata scena thrash mondiale. Ne abbiamo parlato con il chitarrista Patrick Jensen
Per chi scrive l’attesa è stata lunga e veramente sofferta! Fortunatamente alla fine del tunnel, è tornata a splendere una luce che illumina d’immenso il nome di una grandissima formazione: quella degli svedesi The Haunted, band thrash metal svedese sorta alle fine degli anni Novanta dalle ceneri degli At the Gates! Una band talmente valida che sarebbe stato un delitto consegnarla anzitempo agli archivi del dimenticatoio. Avevo temuto il peggio per le sorti dei The Haunted,
visto l’abbandono improvviso e del tutto inaspettato di ben 3/5 della formazione: cantante, chitarrista solista e batterista spariti nel nulla ed inghiottiti dal triangolo del diavolo che in realtà è la vita di ogni giorno con tutte le sue dannate problematiche. A tali defezioni non era certo facile sopperire, considerando anche il fatto di aver pubblicato un album debole come ‘Unseen’ (titolo molto appropriato), che aveva contribuito a far perdere alla band buona parte dei suoi fan. Ci ha pensato il buon Jensen a salvare dall’oblio i suoi The Haunted, forgiando una serie di nuovi riff spettacolari presenti sul nuovo album ‘Exit Wounds’, che vi penetreranno in profondità nel cranio e vi faranno sbattere la testa contro il muro in un forsennato headbanging. Questo è un lavoro che non ha nulla da spartire nè con il precedente album nè tanto meno con i due troppo ‘ragionati’ antecedenti e va a riallacciarsi con ‘Revolver’ del 2004 riprendendone in parte l’attitudine e lo spirito hardcore che animava quel disco. Questo ‘new born baby’ come lo ama citare Jensen, è decisamente più violento per via delle parti vocali del rientrante Marco Aro tendenzialmente più inclini verso un certo death metal Svedese che non allo stappo nervoso tipico di Peter Dolving. Gli arrangiamenti tornano così ad essere precisi e meticolosi, così come le parti melodiche spariscono nuovamente dalla struttura musicale dei The Haunted una volta per tutte. Si, è il caso di dirlo: L’esplosivo Adrian Erladsson è ritornato al suo posto e tutto sembra procedere per il meglio e il futuro sembra nuovamente essere roseo per gli svedesi. Con tutti gli scongiuri del caso, ci siamo nuovamente approcciati speranzosi al timoniere Jensen, per farci raccontare le mille peripezie che ha dovuto attraversare per riportare la sua band agli antichi splendori di un tempo.
La prima domanda giunge spontanea: finalmente siete tornati, ma sinceramente spero che siate qui per rimanere questa volta?
“Me lo auguro veramente pure io! Tutte le sensazioni ricevute sinora sono molto positive, abbiamo registrato un nuovo disco di cui vado particolarmente fiero, la nuova formazione gira che è una meraviglia e stiamo pianificando nei dettagli l’attività live dei The Haunted per il prossimo anno. Visto che l’uscita del disco è a fine agosto, questo ci facilita il compito, permettendoci di gestire al meglio gli impegni e di organizzarne anche degli altri”. Inoltre Jensen tende a sottolineare il fatto che: “Quest’anno purtroppo non parteciperemo a nessun festival estivo, dato che tutto è già stato pianificato da tempo, quindi ci accontenteremo di fare gli spettatori con le nostre macchine fotografiche. Quest’anno non faremo neppure nessun tour ma solo una breve visita in Giappone di una settimana. Nel 2015, invece, suoneremo ovunque e al 90% saremo in tour insieme agli At The Gates per un tour dannatamente aggressivo!”
E seccamente ribadisce:
“Non vogliamo mai più imbarcarci in lunghi ed estenuanti tour di tre/quattro settimane filate. Voglio dire, ognuno di noi ha il suo lavoro quindi cercheremo di concentrare i nostri impegni su 2/3 date nei weekend. Saremo da voi in Italia presumibilmente tra la fine gennaio ed inizio febbraio.”
Mi dicono che alcuni fan stiano ancora cercando Dolving per il linciaggio finale, o sbaglio?
”Possibile, ma non so dove si trovi ora quindi non posso essere d’aiuto per stanarlo! (ride) Per libera scelta Peter decise di andarsene via dalla band, e i motivi sono stati molteplici, in primis ha sostenuto di non essere stato capito dai suoi fan e da quelli del metal in generale. Dolving aveva fatto un grandissimo sforzo nel trasporre le sue emozioni a livello lirico attraverso i testi di ‘Unseen’ ma il suo messaggio non è stato recepito e da quel momento non ha più voluto aver nulla a che fare ne con l’heavy metal nè tanto meno con i seguaci intransigenti dei The Haunted. Non c’è stato modo di fargli cambiare idea, è stata una scelta personale, e pur non condividendola appieno ho dovuta per forza accettarla.”
Parlami di questa vera e propria resurrezione dei The Haunted! Solamente poco tempo fa vi siete ritrovati ad essere solo più in due con tutta la formazione allo sbando…
“E’ stato terribile, credimi! Ho creato questa band più di quindici anni fa e quello che è successo è stata una vera catastrofe!”
Con un tono sofferente aggiunge …
“La situazione stava precipitando giorno dopo giorno. I problemi sono nati molto prima dell’uscita di ‘Unseen’, quindi, ero preparato al peggio. Non è stata una catastrofe del tutto inaspettata, dato che c’erano già state parecchie avvisaglie di una presunta frattura all’interno del gruppo. Siamo arrivati vicinissimi al punto in cui credevamo di dover sciogliere per sempre i The Haunted. Eravamo allo sbando e alla disperazione, dato che avevamo solo la band come fonte di sostegno personale ed eravamo tutti senza lavoro fisso, di conseguenza non potevano mantenerci. In tutto questo lungo tempo in cui la band è stata ferma ai box, ho pensato bene di occuparmi della mia vita al di fuori della musica, era il momento giusto per sistemare delle cose che avevo lasciato in sospeso. Ho completato i miei studi e mi sono laureato. Ora ho un sussidio statale con cui posso pensare di andare avanti tranquillamente senza preoccupazioni, dando nuovamente il massimo alla band!”
Come avete ripreso in mano la situazione?
”All’inizio non sapevamo veramente come fare, anche se l’unica cosa certa è che volevamo andare avanti come ci diceva il nostro cuore. Come prima cosa abbiamo indetto delle audizioni per cercare un nuovo cantante tramite Facebook. Ci sono arrivate centinaia di risposte: cantanti uomini, cantanti donne, gente famosa e gente sconosciuta… ed anche se molti erano decisamente validi e preparati nessuno faceva al caso nostro. Mi capitò di ascoltare il disco che Marco Aro aveva inciso con The Resistance, la nuova thrash/death metal band che aveva messo in piedi con Jesper degli In Flames, e mi piacque molto, così mi sono detto: ‘Marco è semplicemente perfetto per la musica dei The Haunted, lo è sempre stato! Io provo, lo richiamo magari potrebbe accettare!”. A dire il vero ero preparato anche ad un suo rifiuto, non tanto perché fu a sua volta sostituito, ma più che altro per il motivo che ora Marco ha una famiglia con tre figli e deve badare al loro mantenimento. La buona stella ci ha nuovamente sorriso dato che una settimana dopo, Marco era già in sala con noi qui a Goteborg per provare i nuovi brani. Sai, Marco canta molto meglio adesso che non ai tempi di ‘Made Me Do It’ e ‘One Kill Wonder’, te ne renderai presto conto quando lo vedrai dal vivo!”
Anche Adrian Erlandsson è finalmente tornato nei The Haunted, e lasciami dire che il vostro suono devo moltissimo a quel grande batterista…
“Sono d’accordo! Io e Adrian ci conosciamo da molti anni, sin da quando gli chiesi di unirsi alla mia prima death metal band ad inizio anni Novanta i Seance. Purtroppo abitando al nord della Svezia a Stoccolma, non riuscì per anni a raggiungermi, ma poi, quando iniziammo a provare insieme nacque subito un’alchimia davvero particolare. Fui addolorato quando decise di abbandonare i The Haunted per andare con i Cradle of Filth, ma quella per lui fu ‘l’occasione della vita’ e non potè rinunciarci per nulla al mondo, ovviamente compresi la sua decisione. Adesso suona con i Paradise Lost, ma non è assolutamente un problema dato che abbiamo degli schedule lavorativi differenti e le due entità (salvo festival estivi) non dovrebbero mai incrociarsi. Va a ritmo decisamente lento con i Paradise Lost, così gli concediamo una bella valvola di sfogo con i The Haunted!”
Anche l’immagine di copertina è alquanto significativa dato che il dolore sta lasciando la mente mentre le cicatrici rimangono nel cuore…
“Si, ferite profonde che non saranno mai cancellate. Per la copertina ci siamo avvalsi nuovamente del disegnatore Andreas ‘Diaz’ Petterson, che aveva lavorato alle copertine dei nostri primi quattro album ed aveva anche creato l’immagine ‘ombra’ sita all’interno del nostro logo e che ci accompagna da sempre. Gli uccelli che risorgono dalla testa stanno a simboleggiare la resurrezione della band proprio come l’araba fenice risorge dalle sue ceneri, mentre le fiamme simboleggiano il vigore e la forza interiore della band che non si è mai spenta e arresa neppure nelle situazioni peggiori e drammatiche.”
Jensen se ne avessi la possibilità cancelleresti con un sol colpo di spugna ‘Unseen’ dalla discografia dei The Haunted?
“No, nella maniera più assoluta! Sono conscio del fatto che quel disco sia stato l’elemento principale e la causa scatenante che ci ha portati sulla soglia dello scioglimento, ma lo terrei così com’è perché è pur sempre stato uno sforzo collettivo da parte di tutta la band.”
Jensen tende a attenuare la tensione ma sa benissimo che quel disco è stato un flop clamoroso
“Sai, in passato anche band decisamente più importanti della nostra hanno prodotto album contraddittori o per meglio dire che non sono stati non capiti dai fanse il pubblicato non è riuscito mai riuscito ad accettare. Basti pensare a ‘Turbo’ dei Judas Priest o ‘Technical Ecstasy’ dei Black Sabbath, dischi diversi ma che tutti ricordano ancora. Vorrei che si guardasse a quel disco nella stessa maniera di questi storici ‘passi falsi’ e come la volontà da parte nostra di esprimerci in maniera completamente differente.”
Com’è nata la collaborazione con il cantante dei Testament Chuck Billy, ospite su ‘Exit Wounds’ nel brano ‘Trent Killer’?
“Ai tempi del nostro debutto avemmo il privilegio di andare in tour con i Testament, facendo da supporto al tour che la band stava facendo supportando lo stupendo ‘The Gathering’. Diventammo molto amici ed in particolare con Chuck Billy si instaurò un rapporto decisamente buono. Devi sapere che dopo la sua travagliata malattia la prima band che venne a vedere furono proprio i The Haunted! Da quel momento siamo diventati il suo personale portafortuna ed è stato facile coinvolgerlo in qualità di ospite in un brano del nostro nuovo disco, che tra l’altro è il mio preferito in assoluto!”
Adesso che Zetro è rientrato negli Exodus posso tranquillamente affermare che il thrash metal è ritornato ai suoi massimi livelli! Cosa ne pensi…
“Penso che il ritorno di Zetro sia semplicemente grandioso e non vedo l’ora di ascoltare il loro nuovo disco. Anche perché ritengo che Gary Holt sia uno dei migliori chitarristi in assoluto nel genere, ma al tempo stesso anche dei più sottovalutati. Lui è un musicista eccellente a cui non sono neppure degno di allacciare le scarpe. Per caso hai avuto occasione recentemente di vederlo in azione con gli Slayer?”
Si, lo scorso anno a Milano…
“Quindi hai visto di cos’è stato capace di fare Gary Holt?”
Niente male davvero anche se Jeff Hanneman non verrà mai rimpiazzato ne sul palco ne tanto meno nei cuori di tutti fan degli Slayer…
“Sono d’accordo con quanto dici e non vorrei essere frainteso, ho sempre adorato alla follia Jeff Hanneman e il suo modo di suonare, ma per tutta la durata del concerto Gary è stato spettacolare. Ha suonato da grande professionista ed in maniera impeccabile! Credo darà una grossa mano agli Slayer anche in studio per il prossimo disco, vedrai.”
Il tempo è tiranno siamo in conclusione, quindi Jensen, concludi pure quest’intervista come meglio ritieni opportuno…
“Innanzitutto vorrei ringraziare il magazine Metal Hammer Italia per lo spazio concesso e per l’ottima recensione fatta ad ‘Exit Wounds’! Grazie! È stato un piacere poter parlare nuovamente con voi dopo tutti questi anni, grazie ancora a nome di tutta la band. Vorrei inoltre dire a tutti i fan dei The Haunted che siamo tornati nella maniera più consona che il nome The Haunted rappresenta! Ci si vede il prossimo anno per una data nel vostro Paese, a Milano sicuramente, ma se ci fosse occasione per altri spettacoli mi fermerei volentieri in Italia per un po’ di giorni! A presto!”