Rage – From The Cradle To The Stage

Il 20/09/2014, di .

Rage – From The Cradle To The Stage

Ovvero 30 anni di musica, dagli esordi come Avenger all’ultimo tour celebrativo passando per le contaminazioni orchestrali, raccontati con passione dall’inossidabile Peavy Wagner.

Sono passati trent’anni da quando, nella Germania di inizio anni Ottanta faceva il suo ingresso nella quanto mai attiva scena metal tedesca di allora una nuova band che, sotto il nome Avenger e con una formazione a quattro elementi, pubblicava nel ’84 l’album d’esordio ‘Preyers Of Steel’, rispettando tutti i canoni che il power metal aveva dettato. Da quel lontano 1984 ad oggi di cose ne sono cambiate e molte. Primo fra tutti il nome che da Avenger si è trasformato prima in Furious Rage per poi diventare e rimanere Rage.
In secondo luogo la line up, mai stabile, se non nell’ultima parte dela storia più recente e che, tra i diversi cambi, ha mostrato come, per i Rage, quella giusta sia la formazione a tre.
Infine lo stile, che se da un lato è riuscito a preservare quella graffiante oscurità rabbiosa, ha ceduto al fascino della sperimentazione-contaminazione arrivando oggi ad essere una perfetta commistione di sonorità heavy e classiche.
Solo una cosa in trent’anni non è cambiata. O meglio, solo una persona: Peter Wagner.
Peavy, questo il soprannome che da sempre si porta dietro la mente della band tedesca, è un personaggio davvero particolare. Incontrarlo di persona lascia disorientati: la sua possente presenza, lo sguardo attento e la serietà con cui si avvicina possono spiazzare. Ma è una sensazione che dura giusto il tempo di rompere il ghiaccio, perchè poi, quando si parla con Peavy di musica e soprattutto di Rage, la sua voce cambia e pian piano le emozioni vengono allo scoperto. E’ stato così anche questa volta, quando, in occasione della data italiana del tour dedicato al trentesimo anniversario si è concesso, poco prima di salire sul palco una chiacchierata sulla storia dei suoi Rage. E’ influenzato, ha la voce nasale ed il respiro corto, non gli fa molto bene parlare prima dello show, ma lui comunque non si tira indietro, chiede di poter rispondere alle domande nel piccolo spazio aperto dietro al locale ed inizia a raccontare: “Trent’anni di Rage sono un ambito traguardo, che certo non mi aspettavo di raggiungere quando ho iniziato quest’avventura. Avere dei fan che ti sostengono per un così lungo tempo mi dà una carica inesauribile e mi spinge a voler andare avanti sapendo che ciò che sto facendo rende felice me e può regalare qualche emozione anche a chi apprezza questo lavoro”. E di emozioni la musica dei Rage è colma: ventun album hanno scandito un’attività lunga trent’anni e per festeggiare questa importante ricorrenza la band ha voluto fare qualcosa di assolutamente nuovo: “Inizialmente la Nuclear Blast, nostra etichetta fin dal 2005, ci ha proposto di fare un Best Of, ma sia io che Viktor volevamo qualcosa di diverso, qualcosa che potesse davvero essere un nostro personale riconoscimento verso l’affetto del pubblico. Mi sono così reso conto che gli archivi della band erano colmi di materiale inedito che si poteva estrapolare dai diversi demo, dalle registrazioni particolari scartate, e da prove mai andate a buon fine e così è nata questa collezione: un doppio cd con trenta brani che ripercorrono tutta la nostra carriera” Si sofferma un secondo a pensare, poi sorride e riprende: “E’ stato divertente riprendere in mano alcune canzoni, sentirle e rendersi conto di quanto i Rage siano cambiati! Guardando il lavoro finito posso dire che è una raccolta che scorre in modo molto naturale e che ben racconta la nostra storia attraverso la musica, spero che i fan dei Rage la gradiscano!”
Ripercorrendo la storia della band si arriva inevitabilmente a quel 1996 che ha visto la pubblicazione di ‘Lingua Mortis’, album realizzato con l’orchestra sinfonica di Praga, che ha reso merito ai Rage di essere stata la prima metal band a far coesistere musica classica e metal in uno stesso album. “In realtà, qualche anno prima, avevamo già iniziato ad introdurre alcune sonorità più classiche nell’intro di ‘Trapped – racconta Peavy – Abbiamo poi voluto proseguire sullo stesso cammino con il successivo ‘Missing Links’ per il quale avevamo avuto la collaborazione di un quartetto classico nel brano ‘Lost In The Ice’ e con ‘Black In Mind’ i pezzi con parti orchestrali erano diventati quattro. Quest’ultimo è stato il nostro primo disco uscitto per la Gun, una succursale tedesca della BMG ed il responsabile di allora era una persona a cui piaceva il percorso che stavamo seguendo, quindi ci ha dato il suo benestare e soprattutto il budget per poter fare ‘Lingua Mortis'” – ride – “Qualcuno ci aveva presi per pazzi, ma in realtà quel disco ebbe un grande successo ed ha segnato un punto fondamentale per il nostro sound, infatti il successivo ‘XIII’ è stato uno studio album pieno di parti orchestrali contaminate dal nostro metal. Da quel momento credo che si sia definita perfettamente questa commistione come nostra caratteristica peculiare e gli album successivi hanno portato avanti il discorso. E’ ormai divenuto un elemento imprescindibile, anche se dopo molti anni non è così facile far convivere questi due aspetti, ma cerchiamo sempre di provare soluzioni nuove e fino ad ora è sempre andata bene!”.
Trent’anni e ventun CD. Ogni volta che Peavy ripete questi numeri sembra sorprendersi, spesso accenna un sorriso o si lascia sfuggire un fugace ‘wow’. Poi si sofferma su alcuni album in particolare, quelli che in questo lungo arco di tempo hanno lasciato qualche ricordo più intenso: “Provo sicuramente un grande affetto per il debut album fatto con gli Avenger: ha sancito l’inizio di tutto! Allora ero giovane, magro, con i capelli lunghi e soprattutto avevo tanta fame di musica…ecco, quest’ultima è l’unica che mi è rimasta! ‘Trapped’ e ‘Missing Links’ sono invece due album che sento ancora con grande energia, forse perchè hanno segnato il destino della band: fare la nostra musica con una line up formata da tre musicisti. Amo tutti i dischi dei Rage, da quelli più power, al classico ‘Lingua Mortis’, fino alla perfetta fusione dei due elementi su ‘Unity’.’ E’ vero, come dice Peavy, la formazione migliore dei Rage è quella a tre elementi. E guardando a tutti i musicisti che sono passati per la band, molti concorderanno che la combinazione migliore era sicuramente quella Wagner-Smolski-Terrana, della quale il russo è rimasto, mentre l’americano se n’è andato. Ma lasciando spazio solo ai ricordi positivi Peavy si lascia sfuggire: “Sono quindici anni che io e Victor lavoriamo insieme, ricordo ancora la prima volta che l’ho incontrato, ero in studio per finire le registrazioni di ‘Ghost’ dopo che il resto della band aveva lasciato i Rage, è arrivato lui per registrare le parti mancanti di chitarra e gli è bastato un attimo per capire cosa fare! Ho subito pensato che fosse straordinario e professionalmente siamo sempre andati perfettamente d’accordo” – Riprende fiato e continua – “Dal punto di vista personale non sempre è così, siamo cresciuti in due Paesi diversi e questo ha formato due personalità diverse, ma quindici anni sono davvero un periodo lungo e con il tempo abbiamo imparato a ridurre gli attriti”. Sorride Peavy, perchè gli ultimi anni, da quando è arrivato Andrè Hilgers in line up, tutto è tranquillo ed i Rage sono concentrati più che mai sulla propria musica. E se riguarda dietro di sè, alla strada percorsa ed agli ostacoli superati, Peavy è sereno: “Oggi più che mai nel mondo della musica regna l’incertezza ed anche noi ne risentiamo. Ma finchè avremo voglia di fare qualcosa che riteniamo nuovo ed interessante continueremo a farlo. Siamo partiti come band metal figlia del power tedesco degli anni Ottanta, oggi abbiamo una storia tutta nostra ed un sound personale. Aspettiamo i prossimi trent’anni, ci sarà sicuramente da sorprendersi”.

VICTOR SMOLSKI
L’altra faccia della medaglia

Se i Rage celebrano trent’anni di carriera, la coppia Wagner-Smolski ne festeggia quindici di intensa e proficua collaborazione. Era quindi d’obbligo avvicinare il chitarrista russo dalla fluente chioma leonina e dallo sguardo glaciale per chiedere quali fossero i suoi pensieri all’alba di due ricorrenze così importanti. Victor Smolski è accomodante, gentile ed ha voglia di parlare della sua esperienza nei Rage.
A differenza di Peavy sale nei camerini del Live Club, si mette comodo sul divano ed inizia a dar voce alle emozioni: “Essere parte dei Rage per me è stupendo!” – Il suo racconto inizia con questa lapidaria dichiarazione – “Non credo esistano oggi molte band che possono vantare una storia interessante come quella dei Rage, il primo gruppo che ha saputo unire la musica classica con il metal, lavorando insieme ad un’orchestra come quella di Praga. Inoltre credo che ogni album porti in sè qualcosa di unico che lo rende riconoscibile. Non c’è nulla di già sentito nella produzione, perchè, fin dall’inizio ed ancora oggi, siamo sempre alla ricerca di nuove soluzioni, non abbiamo paura di sperimentare e cerchiamo di comporre e suonare ciò che sentiamo in un preciso momento”. Victor è diretto nel dire quello che pensa dei Rage, le sue sono dichiarazioni senza fronzoli, vanno dritte al punto e spiegano come un chitarrista dalla formazione classica come lui abbia trovato in questa band la sua ideale collocazione. “Il metal mi ha regalato da sempre enormi emozioni. Io ho iniziato a studiare musica classica a sei anni e ne ero sempre circondato, a scuola e a casa, mio padre è un compositore, quindi quel genere di musica è nel mio DNA. Poi però è successo che mio fratello portasse a casa un vinile dei Led Zeppelin e, ascoltandolo ho capito quale sarebbe stata la mia dimensione. Per questo i Rage sono perfetti per me: in loro c’è la componente metal, la mia vera passione, e quella classica, la mia formazione; lavorando con Peavy mi sono reso conto di quanto questo valga anche per lui”.
Victor si lascia andare a qualche considerazione sul rapporto con Peavy ed è sconvolgente notare quanto i due siano in sintonia: “Entrambi abbiamo una formazione classica ed entrambi amiamo le sonorità heavy. Musicalmente e professionalmente siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda, dove non arriva uno c’è l’altro, concordiamo su molte cose e spesso il processo creativo è assolutamente naturale. Forse è più la parte personale che ogni tanto crea qualche spigolosità, ma in quindici anni abbiamo imparato entrambi a smussare il carattere”. Una vita dedicata alla musica, una collaborazione che porta avanti da quindici anni, fan sparsi in tutto il mondo ed una scuola in cui poter insegnare musica: “Amo insegnare ed anche in questa attività metto la medesima passione che ho quando compongo o mi esibisco live. Ogni volta che incontro nuovi studenti dico loro che è importante capire la musica, perchè, tu puoi esercitarti ad essere veloce, oppure diventare precisissimo, ma la musica nasce nella tua testa e se capisci cosa gli altri stanno facendo, hai la possibilità di poter imparare e creare un tuo suono. Questo è forse l’insegnamento più importante che la formazione classica mi ha lasciato e che nei Rage uso costantemente’. Oggi Victor Smolski si sente un privilegiato e lo ammette: “Vivo facendo quello che amo e non è una cosa che capita a tutti, perciò, posso dire che continuerò finchè potrò e l’avventura con i Rage sarà ancora lunga e piena di novità!”

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