Judas Priest – Redeemer of Souls nelle parole di Ian Hill
Il 20/09/2014, di Luca Bosio.
Il nuovo, splendido “Redeemer Of Souls”, nelle parole di un autentico gentleman, il volto silenzioso dei Judas Priest ma allo stesso tempo colui che, con precisione chirurgica, ha dettato i tempi per decenni di questo monumento dell’heavy metal. Insieme al bassista Ian Hill un viaggio affascinante nel nuovo corso della band britannica.
Mi puoi spiegare il motivo di ’Point Of Entry’’? Voglio dire, perché dopo un album pazzesco come ‘British Steel’ che ha definito in tutto e per tutto le coordinate del genere heavy metal, vi siete cacciati nei guai tirando fuori un album “debole” come ‘Point of Entry’?
“Ok, capisco cosa vuoi dire. Vedi ‘Point Of Entry’ è stato il disco deciso più dalla nostra casa discografica che non della band. Per prima cosa volevano lanciarci a livello commerciale con dei brani di facile presa e quel disco aveva il compito specifico di dover fare breccia nel mercato statunitense dove, all’inizio degli anni Ottanta, ci fu improvvisamente grande richiesta per il rock duro. ‘Don’t Go’ fu una scelta sbagliata, lo so, quel primo singolo non andò affatto bene, ma ripeto, non fu una decisione nostra. Tra l’altro quello fu il primo disco che componemmo e registrammo direttamente in studio in Spagna, ad Ibiza, una città piena di distrazioni, quindi ritengo che il nostro songwriting riflettesse l’atmosfera che ci circondava allora. Non andò troppo bene neppure negli Stati Uniti a dire il vero, quindi ci rimboccammo le maniche e cominciammo a scrivere i brani per il successivo ‘Screaming For Vengence’ direttamente in tour. I casi del destino vollero che bastò una sola canzone come ‘You’ve Got Another Thing Coming’ per far salire a dismisura la febbre dei Priest in America, quel brano ci tenne lontani dall’Inghilterra e da tutta l’Europa per tutto il 1982 dato che le richieste per vederci suonare dal vivo furono talmente alte che non riuscimmo a dare loro una copertura adeguata!’’
A proposito di tour, non pensi che i Judas Priest siano in qualche modo debitori nei confronti dell’Italia? Voglio dire, abbiamo dovuto attendere sino al 1988 per vedervi per la prima volta qui da noi…
“Lo so bene, me ne rammarico e sono dispiaciuto a nome di tutti i componenti della band! Tutti noi amiamo molto il tuo Paese, una terra importante con forti tradizioni e non vorrei tralasciare il clima mite, il buon cibo e l’assoluta eccellenza dei vostri vini, ma ai tempi ci fu fortemente consigliato di non venire a suonare in Italia! Erano balzati alla cronaca anche in Inghilterra i tafferugli e le bombe lanciate durante un concerto dei Led Zeppelin, se non ricordo male a Milano nel 1971 (si riferisce ai gravi fatti vandalici avvenuti a Milano, al Velodromo Vigorelli Nda). Ci dissero che se a un concerto degli Zeppelin era scoppiato tutto quel macello, chissà cosa sarebbe successo se avessero suonato i Judas Priest. Aggiungo che non ci furono mai richieste dirette o un interessamento diretto nei nostri confronti da nessun tipo di agente o management. Non siamo mai venuti a suonare in Italia sin che le cose non si sono normalizzate, da voi c’era un grande dissenso popolare ai tempi, che diede il via a manifestazioni, per il maggior caso delle volte sfociate in violenza. Dovevamo salvaguardarci!”
Cosa rappresentano per Ian Hill nel 2014 i Judas Priest?
“Tutto, la fratellanza! Non devi intender più la nostra band come un’industria intenta a fare unicamente danaro. Noi siamo come una vera famiglia non più macchina da soldi, e fintanto che ci muoveremo in questa maniera continueremo serenamente la nostra attività di musicisti. Tra l’altro che in autunno partirà il tour mondiale che ci terrà impegnati per alcuni mesi, partiremo dall’Europa e finiremo nel Sud America. Cile, Argentina, Brasile e Colombia li c’è grande richiesta per la musica dei Judas Priest in questo periodo. Mi hanno comunicato solo stamane ci sarà un gruppo americano che ci supporterà per tutte le date, gli Steel Panther’’
E sull’importanza totale e sull’influenza che i Judas hanno avuto per almeno tre decadi sulla formazione e sullo sviluppo della musica heavy cosa mi puoi dire?
“Son conscio del fatto che siamo stati una band influente, a cui molti han guardato come punto di riferimento nel corso degli anni e da cui possono aver senza dubbio tratto ispirazione, per il semplice fatto che ormai siamo vecchi e abbiamo iniziato per primi. Se vuoi che ti dica che i Judas Priest hanno inventato la musica heavy metal la mia risposta è SI e ne vado fiero!”
D’accordo ma c’è gente a cui avete cambiato la vita! Come mi raccontava il chitarrista dei Venom: Mantas che dopo aver visto un vostro concerto alla City Hall di Newcastle per il tour di ‘Killing Machine’ nel 1978 decise di formare proprio dopo quella serata la sua band. Inoltre mi disse che il giorno successivo al concerto si tinse i capelli di biondo e con i pochi risparmi a disposizione andò immediatamente a comprarsi una Flying V perché doveva essere in tutto e per tutto come K.K. il suo eroe! Sei conscio di quanto siate state influenti per il mondo?
“I Venom di Newcastle giusto? Grande band a livello di impatto scenico, però la loro musica non mi è mai piaciuta troppo a causa di quel licantropo innamorato che cantava e di cui ora mi sfugge il nome! Non conoscevo davvero questo particolare e mi fa un po’ sorridere, tutti noi abbiamo avuto i nostri eroi quando eravamo ragazzi, gente da cui trarre ispirazione per poi sviluppare qualcosa di personale! Discorso lungo e complicato anche questo, potremmo stare al telefono parlandone per ore. Ma se i Judas Priest hanno contribuito a creare qualcosa di valido non posso che andarne fiero, null’altro da aggiungere.”
Parliamo un po’ del nuovo disco, Ian come inquadreresti musicalmente ‘Redeemer Of Souls’?
“Heavy metal! Questo è un disco heavy metal puro e semplice, con tutti i crismi che da sempre accompagnano il nostro sound. ‘Redeemer’ è un album che abbiamo composto innanzitutto per tutti i nostri fan, un disco che loro attendevano con ansia e sapevano che prima o poi saremo tornati a comporre. Vedi, dopo l’esperimento del concept ‘Nostradamus’ ed il successivo ingresso di Richie Faulkner nella band, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Che si fa ragazzi? Ne tiriamo fuori un altro?” Senza ‘Nostradamus’ non ci sarebbe mai potuto essere ‘Redeemer Of Souls’, nel senso che, pur non ritenendo fallimentare quel lavoro, abbiamo capito cosa vogliono veramente da noi i nostri seguaci e così diamo loro la possibilità di riconciliarsi attraverso queste nuove composizioni! Puro e semplice Priest sound dalla prima all’ultima canzone, sono molto soddisfatto di quello che siamo riusciti ad ottenere con questo disco, veramente soddisfatto.”
Hai qualche rimpianto legato a ‘Nostradamus’? Non vi siete mai pentiti di alcune scelte fatte con quel lavoro?
“Assolutamente si! Per prima cosa ritengo che avremmo dovuto fare le cose in maniera un po’ diversa, per fare in modo che la gente ne capisse davvero la storia e di come noi volevamo rappresentarla musicalmente. Ci sarebbero voluti alcuni concerti studiati appositamente dove poter riprodurre nella sua interezza quel lavoro, e questa era la nostra idea, ma non è stato possibile raggiungere l’obbiettivo finanziariamente. In quanti sarebbero venuti a vedere i Judas Priest intenti a suonare unicamente per quasi 2 ore tutto ‘Nostradamus’? Forse neanche il 30% dei nostri fan, te lo assicuro. Sai, ad ogni nostro show, c’è sempre gente che se ne torna a casa col muso lungo dato che non abbiamo eseguito ‘questa o quell’altra’ canzone, oppure non abbiamo suonato la loro preferita. Purtroppo non possiamo accontentare tutti…Comunque sia quello era ieri e ‘Redeemer’ rappresenta il nostro presente, abbiamo imparato dai nostri errori.”
La triste e introspettiva ballad che chiude il lavoro dal titolo significativo di ‘Beginning Of The End’ può essere considerata a tutti gli effetti come un lasciato da parte della band? In tutta onestà vorrei chiederti se possiamo considerare questo disco l’ultimo per i Judas Priest?
“Assolutamente no! Ce ne sarà sicuramente un altro e forse un altro dopo ancora, te lo garantisco. Finché avremo voglia di stare assieme e ci divertiremo a farlo continueremo ad andare avanti, sempre che non rientrino dei fattori insormontabili che ci impediscano la cosa. La tua analisi con quel brano è pertinente, ma non corretta, ti spiego: abbiamo messo ‘Beginning of The End’ in chiusura per non interrompere il continuum del disco e se l’hai ascoltato con attenzione non ci sarebbe stato un altro posto se non quello per inserire un brano di quel tipo. Avrebbe spezzato il ritmo del lavoro in maniera eccessiva, come un intervallo cinematografico tra il primo e il secondo tempo, così abbiamo optato per metterlo li in fondo a chiudere le ostilità!”
All’interno di questo album ci sono molti riferimenti a tutta la vostra discografia, ma il feeling che permea per buona parte il disco è a tratti molto settantiano, Voglio dire, i brani migliori come la blueseggiante ‘Crossfire”, ‘Cold Blooded’, ‘Hell & Back’ e lo stesso riff di ‘March Of The Damned’ suonano molto come un lavoro che va a porsi nel bel mezzo di ‘Stained Class’ e ‘Hell Bent For Leather’, sei d’accordo con me?
“Verissimo, ed è tutta colpa di Ritchie Faulkner! Lui è un grande fan di quei dischi che hai appena citato, quindi le idee e le composizioni che ha portato riflettono di conseguenza il suo amore incondizionato per quel preciso periodo della band.”
Ti manca KK? Puoi parlami delle maggiori differenze che hai riscontrato tra lui e Faulkner a livello musicale, e dimmi cos’ha portato Ritchie nell’egemonia del sound dei Judas
“Si mi manca ogni giorno perché lui faceva da sempre parte della famiglia, vederlo andare via è stato doloroso. Comunque sia, è stata una sua scelta credo ponderata, di conseguenza la rispetto. Per rispondere alla tua seconda domanda direi che l’unico punto in comune tra i due sono i capelli biondi, musicalmente sono diametralmente opposti, Ken è un chitarrista che proviene dal blues, lui ha sempre avuto delle forti radici musicali blues. Richie invece è il classico chitarrista moderno metal, quello di cui la band aveva proprio bisogno in questi anni. Ottimo chitarrista, bravo ragazzo e grande professionista. Se siamo ancora qui dopo l’idea iniziale di chiudere la nostra carriera dopo l’Epitaph Tour, lo dobbiamo anche a lui e alla grande energia che ha portato nella band. Il suo gentile modo di porsi al nostro servizio suonando in modo praticamente identico tutte le parti che spettavano a Ken, senza modificarle o arrangiarle è stato fondamentale. Senza Ritchie, sicuramente, avremmo messo fine alla nostra carriera alcuni anni fa e certamente non ci sarebbe stato ‘Redeemer Of Souls’.”
Siamo giunti alla fine Ian e ti ringrazio subito per la tua gentilezza e la grande disponibilità! Guardi alla tua band in un modo come la gente guarda ad una razza in via d’estinzione?
“Bella domanda, complimenti! In un certo senso credo davvero che lo siamo, si, siamo davvero una razza in via d’estinzione. Non si può lottare contro il tempo e nessuno dura per sempre, triste ma vero!”
Si ma allora dove diavolo sono i nuovi Judas Priest? Dove sono i nuovi Black Sabbath o i nuovi Iron Maiden?
“Ritengo che lo scopriremo solo quando i Judas Priest smetteranno di suonare, vedremo se salteranno fuori delle valide alternative a noi e alle band che hai citato. Sai, quando iniziammo a suonare noi, i Sabbath o i nostri amici UFO, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul nostro successo, però è capitato e nessuno ha saputo dare spiegazioni sul nostro successo, vedrai che succederà ancora, vedrai!”