Dream Theater – A Life in Motion
Il 20/09/2014, di Elisa Penati.
>Tra prestigiosi riconoscimenti, un estenuante tour ancora in svolgimento e mastodontici box antologici, John Petrucci racconta il presente dei Dream Theater tra emozionanti show su palchi di tutto il mondo e profonde riflessioni su una band che, trovato finalmente il giusto equilibrio, pare vivere una seconda giovinezza.
Gli ultimi anni per i Dream Teather sono stati alquanto frenetici. Dal 2010 ad oggi la band, ormai considerata a buon diritto uno dei punti di riferimento del prog metal mondiale, ha affrontato un importante cambio di line up, che ha visto lo storico batterista Mike Portnoy lasciare la band ed al suo posto arrivare un altro peso massimo della batteria, Mike Mangini, ha buttato sul mercato due album ‘A Dramatic Turn Of Events’ del 2011 e l’omonimo ‘Dream Theater’ del 2013, e con questo ultimo nato ha inaugurato una ricca stagione live, madre di un tour, ‘An Evening With Dream Theater’, che ha portato e ancora sta portando la band su palchi di tutto il mondo. La lunga lista però non si ferma qui. Lo scorso 29 giugno, infatti, è arrivata la notizia che la band americana ha ricevuto ben quattro nomination ai Prog Awards 2014, nelle categorie ‘Live Event’, che ha candidato proprio il tour nel quale i cinque sono attualmente impegnati, ‘Album Of The Year’ per l’omonimo disco ‘Dream Theater’, ‘Band Of The Year’ ed infine ‘Grand Design’ per il quale è stato proposto il cofanetto ‘Dream Theater Collector’s Box Set’, edizione limitata dell’ultimo lavoro in studio.
Per chiudere in bellezza, l’8 luglio è stato pubblicato anche il box ‘The Studio Album 1992-2011’, una raccolta di undici CD che, da ‘Images And Words’ ripercorre la carriera fino al penultimo ‘A Dramatic Turn Of Events’.
Gli impegni sono stati e continuano ad essere molti e scorrendo il lungo elenco, sarà facile dedurre come i Dream Theater siano più che mai protagonisti del loro presente. La consapevolezza di esserci e di essere parte attiva della storia del progressive metal, conquistando generazioni di fan ed attirando numerose masse a condividere le emozioni insite nella loro musica, è certamente uno dei motori più potenti che li porta a fregiarsi di una leadership indiscussa nella scena musicale attuale.
Lo sa bene lo storico fondatore e chitarrista John Petrucci che, all’alba dei suoi 47 anni, dell’avventura con i Dream Theater non ne ha ancora abbastanza, anzi, è fermamente convinto che la storia si stia ancora scrivendo e soprattutto che si possa ancora fare molto, ed il tour nel quale ora i cinque sono impegnati ne è la tangibile dimostrazione.
A Brescia è un piovoso lunedì mattina di un luglio inoltrato nel quale l’estate stenta a sbocciare, nuvoloni carichi di pioggia fanno da cornice ad una città immersa nel frenetico via vai del periodo che precede il grande esodo di agosto e sui cartelloni pubblicitari sparsi ai bordi delle strade, l’occhio viene catturato da uno in particolare che porta la data del 21 luglio ed il nome Dream Theater seguito da ‘live in Piazza Loggia’.
Proprio in una delle principali piazze della città, fin dalle prime ore del mattino, nonostante la pioggia battente, fervono i lavori di allestimento del grande palco che ospiterà il primo show delle tre date italiane in calendario per questa seconda tappa europea del tour.
Poco distante dal centro, nella hall di un hotel dal design moderno, John Petrucci è seduto ad un tavolino pronto a rispondere alle domande dei giornalisti.
Capelli raccolti, jeans, t-shirt ed un’aria stanca che tuttavia non nasconde il piacere di raccontare di come la band stia vivendo questo particolare momento, partendo proprio da una delle notizie più recenti. “Ricevere queste quattro nomination ai Prog Awards è stato per noi un grande motivo di orgoglio e di entusiasmo e siamo davvero molto soddisfatti di questo traguardo raggiunto. Riteniamo che oggi più che mai la grande famiglia progressive stia abbracciando anche la parte più metal, dalla quale proveniamo e poter condividere questa esperienza con artisti che stimiamo quali Yes, Roger Waters e Camel, giusto per citarne alcuni, ci riempie di orgoglio”.
La conversazione con John procede piacevole, la gentilezza con la quale risponde ad ogni domanda fa percepire come dietro alla rockstar ci sia una persona disponibile e capace di mettere a proprio agio l’interlocutore. Lo sguardo al fecondo presente dei Dream Theater procede ed è lo stesso chitarrista che arriva a spiegare l’idea della raccolta: “All’alba dei trent’anni di carriera, in accordo con la nostra etichetta, la Roadrunner Record, abbiamo ritenuto che far uscire un cofanetto contenente tutti i nostri album, avrebbe potuto essere una buona idea. Personalmente credo che sia un’ottima occasione per avere in un unico box i nostri dischi, anche se nella collezione manca il primo ‘When Dream And Day Unite’, album che era uscito per una label diversa e che quindi, per ragioni di diritti, non ha potuto essere inserito. Per quanto riguarda invece l’ultimo ‘Dream Theater’ la decisione di non includerlo è stata abbastanza scontata perchè era appena uscito e ne avevamo realizzato anche una limited edition.” Proprio dell’ultimo album, pubblicato lo scorso anno, John, che vi ha lavorato nelle vesti di produttore, seguendolo e curandolo in ogni passaggio ci tiene a raccontare: “Gli ultimi mesi del 2012 ed i primi del 2013 ci hanno visto completamente assorbiti dai lavori per il nostro ultimo disco. Tutti noi eravamo focalizzati come non mai su quanto stavamo realizzando, non so come spiegarlo, ma ‘Dream Theater’ è stato forse l’album che più di tutti ci ha visto collaborare con una comune e sempre condivisa ispirazione. Ognuno di noi ha messo sul tavolo la propria creatività ed il costante confronto di idee ci ha portato ad ottenere il risultato che ci eravamo prefissati. Ecco spiegata la ragione del titolo, eravamo sicuri che fosse il momento perfetto e soprattutto l’album giusto per portare il nostro nome. Questa scelta è stata fatta con la consapevolezza di poter dire, a chi ci segue, che i Dream Theater ci sono, oggi più che mai, perchè questo album è la prova concreta che il nostro entusiasmo è il medesimo di quando abbiamo iniziato il nostro viaggio nella musica tanti anni fa”.
Il naturale prosieguo di questo discorso porta poi John a parlare anche dell’apporto artistico dato da Mike Mangini che è stato parte attiva nel processo di songwriting, mostrando a John e compagni la sua concreta professionalità: “Avere Mike Mangini in line up è fantastico! Quando le nostre strade si sono incontrate non potevamo sperare in un artista migliore. La stima ed il rispetto per Mike come musicista e come persona sono enormi e lui stesso ha dimostrato di essere un professionista preciso ed affidabile, ma questo in realtà già lo sapevamo. Quello che mi piace di lui è la sua grande attitudine al lavoro, il saper essere sempre concentrato su quanto si sta facendo e la capacità di riuscire ad inserire il dettaglio giusto nel posto giusto. In ‘Dream Theater’ ha reso il sound molto potente, donandogli una componente ritmica davvero vivace. Ha fatto un ottimo lavoro per la linea di batteria, capendo quale fosse il nostro sound e riuscendo ad inserire il suo stile senza snaturare nè l’essenza della band, nè tanto meno il suo sound.” John fa una pausa, come per concedersi un attimo per riflettere e poi conclude “Credo che quando ci siano cambi importanti in line up, come quello che è avvenuto nei Dream Theater tra Mikey Portnoy e Mike Mangini, ogni formazione debba avere un periodo nel quale rodare i nuovi equilibri che si vengono a creare. Per noi questo passaggio è stato molto naturale ed oggi posso tranquillamente dire che non avremmo potuto fare scelta migliore”.
La conversazione segue il suo corso naturale e da ‘Dream Theater’ si passa a parlare del lungo tour nel quale la band è ancora impegnata. Lo scorso 15 gennaio era iniziata la prima parte del tour europeo che aveva toccato l’Italia con tre date a Milano, Roma e Firenze. Ora la band torna per la sessione estiva, toccando altre tre città, Brescia, Grugliasco (To) e Pescara.
“Venire in Italia è sempre una grande gioia per la band ma soprattutto per me, i miei genitori vengono proprio da questo Paese, quindi tornare, per me, è come riscoprire ogni volta un pezzetto della mia terra d’origine. Ricordo che la prima volta che mi sono esibito qui con i Dream Theater è stato durante il nostro primo tour europeo, non ricordo bene se fosse il ’92 o ’93: è stata un’emozione grandissima. Il pubblico italiano è sempre molto accogliente con noi, è bello suonare per persone che ti fanno sentire a casa. In realtà, credo di parlare a nome di tutta la band, quando veniamo in Europa amiamo esibirci in tutti i Paesi: ogni pubblico è diverso, ma devo dire che tutti sono sempre molto carini. La vita in tour non è facile, ma ogni sera, quando sali sul palco e ti esibisci davanti a persone che dimostrano di apprezzare la tua musica, allora tutto prende senso e ti accorgi di stare facendo il mestiere più bello del mondo.” Come lo stesso John ammette, stare lontani da casa per così tanto tempo, girando il mondo, non è sempre facile ed allora viene naturale domandare quale sia lo stato attuale della band: “Io ed i ragazzi siamo davvero felici di ciò che stiamo facendo perchè questo tour ci sta regalando tantissime emozioni. Credo che sia in assoluto il più lungo che i Dream Theater abbiano affrontato fino a questo momento, ma nonostante la stanchezza che inevitabilmente si fa sentire, tutti noi stiamo bene, ci divertiamo a suonare e a fare ogni sera grandi show per i nostri fan. Lo abbiamo voluto fortemente e, data dopo data, siamo sempre più convinti che tutto questo ci stia regalando ricordi indimenticabili ed anche qualche buono spunto su cui poter riflettere per il futuro.” Nuovamente John fa una pausa e poi riprende “Ogni show porta con se un piccolo pezzetto della nostra storia che rimarrà impresso in noi per sempre, ce ne sono alcuni poi, in particolare, che più di altri ricordo: quando siamo stati in Nord America, per esempio, i migliori show sono stati quelli a Chicago, una location spettacolare, ma anche Boston, dove abbiamo registrato il nostro dvd live, è stata una serata indimenticabile ed infine anche a New York abbiamo creato un gran feeling con il pubblico facendo uno show straordinario. E’ comunque difficile per me parlare di singoli concerti, preferisco piuttosto ricordarmi di tutte le esperienze che ogni tour ci regala e questo, con le sue numerosissime date, ce ne sta sfornando davvero molte”.
All’orizzonte per i Dream Theater ci sono dunque ancora molti impegni, ma spostando lo sguardo da quanto la band sta realizzando a quanto invece sta facendo John Petrucci in particolare, ci si accorge che, oltre ai tanti appuntamenti derivati dagli impegni della band, ce ne sono anche altri suoi personali che lo portano anch’essi in giro per il mondo. Le sue clinic di chitarra tra Stati Uniti ed Europa infatti, proprio nell’ultimo periodo, hanno riempito la sua agenda e l’ultimo di questi numerosi appuntamenti si è svolto lo scorso 15 luglio in Germania: “Devo ammettere che adoro organizzare seminari di chitarra. In questo ultimo periodo sto girando America ed Europa per presentare la nuova chitarra realizzata da Music Man con cui ho collaborato nel processo di creazione. Si tratta della ‘MusicMan Majesty’ a cui ho voluto dare, in accordo con l’azienda, il primo nome che la band aveva appena io , Mike Portnoy e John Myung abbiamo deciso di fondarla, ‘Majesty’. Sono molto orgoglioso di questo strumento e credo che riscuoterà un buon successo”. Promozione a parte, però, John ci tiene a precisare: “Quello che più amo di queste lezioni è l’opportunità di incontrare tantissime persone diverse: alle clinic partecipano bambini, teenager, adulti ed anche anziani. Ci sono i fan dei Dream Theater, ma anche i fan della Music Man ed è interessante ritrovarsi a suonare con personalità così diverse.”
Generazioni diverse che ascoltano ed imparano da un musicista affermato che ha saputo fare della musica il proprio lavoro hanno differenti domande e curiosità da sottoporre a John, che non nega mai un parere. “Più di tutti sono però i giovani a chiedermi se ho, al di là della tecnica, particolari consigli da poter condividere per seguire la strada che porta ad una carriera professionale. Molto spesso rispondo loro di suonare il più possibile insieme ad altri musicisti, di organizzare jam session e condividere idee ed ispirazioni. Da ragazzo ho sempre cercato di suonare insieme a molte persone e con il costante confronto, alla fine, ho trovato la mia strada, il mio sound ed il mio stile. Tra tutte, queste sono le parole che ripeto spesso: trovate il vostro stile e seguitelo!”.
Il suo pensiero torna a quando lui stesso era ragazzo ed alla strada che lo ha portato ad essere uno dei chitarristi più apprezzati del panorama musicale odierno ed una riflessione nasce spontanea: “Non credo di essere molto cambiato rispetto al ragazzino che aveva come sogno nel cassetto quello di diventare musicista professionista. Amo suonare la chitarra e per me questo è uno strumento affascinante e misterioso, al quale ci si deve sempre approcciare con rispetto. Non è concesso ritenere di sapere tutto di lei, perchè nel momento in cui lo pensi, sei finito. Negli anni Settanta, tutti volevano suonare la chitarra ed io, allora, ero uno dei tanti, la mia testardaggine e la perseveranza mi hanno portato oggi ad avere una carriera che si basa sulla musica, questo forse è il più grande cambiamento che è avvenuto in me, ma per il resto credo di essere sempre rimasto lo stesso”. Ascoltando le sue parole e soprattutto vedendo la sua spontaneità non si può negare che John Petrucci sia davvero rimasto quel ragazzo con un immenso amore per la musica e per la chitarra, il suo ricordo poi si conclude nella riflessione di chi più di tutti lo ha da sempre ispirato: “Fin da piccolo ero attratto da sonorità rock, crescendo mi sono avvicinato al mondo del prog ed in particolare ho apprezzato gli Yes ed il loro chitarrista Steve Howe. Il suo sound è stato per me grande fonte d’ispirazione, adoravo il suo modo di comporre ed arrangiare i pezzi. Oggi, dopo averlo conosciuto ed aver condiviso con lui il palco, posso dire che è anche una persona estremamente piacevole e stimolante ed ancora capace di comporre e suonare grande musica!”. Il viaggio nella carriera dei Dream Theater e di John Petrucci è giunto al termine, il tempo stringe e la band deve prepararsi per il concerto: “Adoro l’estate, suonare nei grandi festival, esibirmi nelle piazze ed in location all’aria aperta. Credo che anche il pubblico lo preferisca, l’atmosfera è magica e spero davvero che tutto questo possa succedere anche stasera qui a Brescia”. Fuori, la pioggia continua a cadere, ma non importa, Brescia si sta preparando, la sua notte risuonerà di rock, quello di una grande band, quello dei Dream Theater.