Volbeat – Rock and Roll Heaven
Il 12/09/2014, di Andrea Vignati.
Sempre in prima linea questi danesi, mordaci col loro misto di rock’n’roll ed heavy metal che, imperterrito, continua a fare proseliti. In attesa di un nuovo album ci siamo goduti il loro passaggio a Milano in occasione dell’Alfa City Sound.
Qualche anno fa i Volbeat rappresentavano solo un curioso ibrido tra Metallica ed Elvis, insomma, una creatura freak tutta da raccontare. L’attitudine sfrenata delle loro composizioni, complice un tocco punk rock più che godibile, si è evoluta in un composto ben più articolato col risultato che ‘Outlaw Gentleman & Shady Ladies’, il loro ultimo album, edito lo scorso anno, ha dimostrato una maturità artistica notevole, frutto di un equilibrio quasi perfetto tra le strutture possenti dell’heavy rock e l’attenzione bramosa verso il concetto di armonia musicale. A riprova di una ricetta di successo non è mancato il supporto di un pubblico sempre più numeroso e coinvolto in un calendario di concerti mozzafiato, che nel suo recente passaggio in Italia ha previsto un’esibizione a Roma di supporto a Metallica ed Alice In Chains ed il concerto da headliner all’Alfa City Sound di Milano. Michael Poulsen è consapevole di essere giunto ad un approdo sicuro per la sua band, ma non ha ancora deciso di ritirare i remi in barca: “Col tempo siamo arrivati ad una forma più o meno definita di quello che è il sound dei Volbeat, ma sono ancora attento a nuove idee, a cercare possibilità diverse per arricchire ancora di più il repertorio. Spesso veniamo catalogati come una band mainstream e sinceramente non so come interpretare la cosa: da una parte sono consapevole che gli sforzi profusi negli ultimi 10 anni stanno iniziando a pagare, con concerti sempre più frequentati e vendite in costante ascesa. Dall’altra parte la considero una mancanza di rispetto nei confronti della nostra musica, una banalizzazione fine a se stessa, cosa che combatto con orgoglio: noi saliamo sul palco ed offriamo lo stesso show indipendentemente se ci troviamo davanti dieci o diecimila persone. Questa è la nostra vita ed il nostro lavoro, al pubblico decidere se ci meritiamo la loro attenzione.” Un lavoro duro, che tiene impiegato il gruppo per buona parte dell’anno. Obbligatorio disporre di una line-up affidabile, stabile e che non perda l’entusiasmo facilmente, cosa che pare i Volbeat abbiano raggiunto solo di recente. “Sai, ogni membro della band ha sempre dato il massimo, ma poi è successo qualcosa che ci ha imposto di prendere decisioni anche drastiche. La situazione odierna mi pare la più funzionale, ma non ho la sfera di cristallo, come potrei affermare che questo idillio durerà per sempre? Sarebbe stupido, quantomeno poco professionale da parte mia. Devo riconoscere che la formazione attuale è sicuramente la più funzionale e che con Rob (Caggiano, ex-Anthrax alla chitarra) ci siamo integrati alla perfezione. Ognuno di noi si sta dimostrando molto serio, c’è tanto cameratismo ed amicizia; per ‘Outlow Gentleman & Shady Ladies’ ho lasciato la porta aperta ad ognuno per contribuire nel songwriting e si è dimostrata una scelta saggia, specialmente per il contributo ricevuto da Rob. Ripeterò l’esperienza per quello che sarà il prossimo album.” La situazione si fa interessante…proviamoci: ma possiamo aspettarci qualcosa per il prossimo anno? “Direi di no, sinceramente. Ho già un paio di pezzi pronti (uno, ‘Ecotone’, sarà eseguito poco dopo durante lo show) ed idee per altri sei o sette pezzi: il programma prevede l’ultimazione degli impegni live ed il ritiro, a fine Novembre, per almeno un anno. Intendo prendermi una bella pausa per uscire da questa apnea e scrivere il nuovo materiale direttamente a casa, nella mia Danimarca.” Michael è un grande esperto di metal ed un bramoso collezionista, attitudine confermata anche in questa occasione: “Ieri eravamo a Roma e mi sono infilato in un negozietto di dischi niente male. Ho acquistato alcuni vinili che mancavano alla mia collezione e tra quelli più golosi sono riuscito a trovarne uno dei thrasher brasiliani Violator (probabilmente ‘Chemical Assault’ del 2006, nda). Sono un collezionista accanito e spesso mi perdo nella ricerca di gadget ed oggettistica varia proveniente dagli anni ’50, da soprammobili ad elettrodomestici, senza contare la passione per le auto; quando sono in tour non perdo occasione di visitare alcuni malati come me per organizzare degli scambi di materiale.” Stare in tour, specialmente per un gruppo emergente, è fattore di stress notevole. Trovare pregi e difetti di questa attività non è però un problema: “Lo stare in giro ci permette di offrire alla gente la nostra musica e sentirci importanti per qualcuno: quando scendi dal palco dopo un grande show sei consapevole di aver fatto il tuo dovere e di aver donato qualcosa al pubblico. Il brutto è sentire la mancanza di casa, di mia madre, di mia sorella e del mio cane, senza contare poi la distanza dagli amici di una vita. Per fortuna ho l’opportunità di portare la mia ragazza con me, ma questo allevia solo leggermente quel senso di lontananza di cui ti parlavo.” Difficile trovare l’equilibrio ideale per gestire l’attività di musicista in tour ed amministrare gli immancabili tempi morti, usualmente le occasioni ideali per farsi tentare da droga ed alcool. “Ho troppo rispetto per me stesso per cadere nel giro della droga: ho frequentato persone che ne facevano uso, ma non mi sono mai fatto ingolosire. Ho invece risolto da poco il mio annoso problema con l’alcool. Ora non bevo praticamente più nulla, salvo rarissime occasioni quando sono a casa con gli amici; nel passato ero spesso ubriaco ed ho deciso di darci un taglio. Ho perso 19 chili, mangio nel modo più sano possibile e mi sento molto meglio, più pronto e reattivo. Anche il mio umore è migliorato nettamente, così come le performance sul palco…la mia priorità numero uno!”