Bumblefoot – The flight of the whitefly
Il 12/09/2014, di Fabio Magliano.
Ron “Bumblefoot” Thal è la mosca bianca nell’universo dei Guns’n’Roses, l’elemento stonato per chi era solito vedere negli eccessi tossici di Izzy Stradlin o nelle tendenze autodistruttive di Slash le linee guida per inquadrare ciò che sono stati e che per molti sono ancora i Guns. Ron Thal vive per la sua chitarra (anche quella dalla forma ben poco rock di un grasso piede), produce salsa piccante (la famigerata “BumbleF**KED” che vende nel suo Bumblestore), organizza e promuove show benefici, e nonostante militi da sei anni in quella che è stata una delle band più oltraggiose del pianeta (tanti quanti Izzy, uno più di Steven Adler) ha tenuto fuori dalla porta l’aura da rockstar tipica del caso, parla di Bumblefoot in terza persona e va avanti predicando modestia e normalità, tanta da rispondere di persona alle mail gestendo con grande disponibilità i rapporti con media e fan. Scintilla dalla quale tutto è partito, è la pubblicazione di ‘Appetite For Democracy 3D’, il primo live video dei Guns’n’Roses dal 1992 ad oggi, lavoro che vede il chitarrista di Brooklyn giocare un ruolo da protagonista “‘Appetite For Democracy 3D’ è il primo film/concerto ufficiale dei Guns’n’Roses dal 1992, quando uscì il live dei due ‘Use Your Illusion’ – spiega, infrangendo per un istante una sorta di cortina di ferro erta attorno all’universo GNR – L’attesa era tanta, ed infatti non appena è uscito negli Stati Uniti è schizzato al primo posto nella classifica di Billboard. E la cosa non può che inorgoglirmi, anche perchè in esso è contenuta una mia canzone originale, ‘Objectify’ tratta dal disco ‘Abnormal’ e eseguita con i Guns’n’Roses. – quindi aggiunge – è una canzone che ho scritto pensando a cosa avevo provato quando, nel 2006, mi sono unito ai Guns e ho iniziato a suonare con loro. Non è stato un benvenuto caloroso quello che ho ricevuto da parte degli altri ragazzi del gruppo, a quel tempo sentivo come se non mi fosse concessa la possibilità di far vedere agli altri chi fossi realmente. Oggi, guardando indietro, mi rendo conto che erano le circostanze a frenare tutti quanti noi, era una situazione talmente strana che nessuno di noi era messo realmente nelle condizioni di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità. Il pezzo l’ho inserito sul mio disco solista del 2008 e da quel momento ho eseguito sempre dal vivo con i Guns’n’Roses i miei pezzi ‘Abnormal’, ‘Glad To Be Here’ e proprio ‘Objectify’. C’è anche una mia versione del tema della ‘Pantera Rosa’ incisa con gli altri ragazzi, e questa è ad oggi l’unica traccia incisa in studio dal 2009 ad oggi dall’attuale line-up dei Guns’n’Roses”. Un’avventura, quella con la band di Axl Rose, che ha portato Bumblefoot a raggiungere uno status da rockstar, anche se il chitarrista continua a respingere questa ingombrante etichetta “La cosa più importante che si impara a confrontarsi con queste “icone” è che nessuno è un super eroe ma che sono tutte persone normali – spiega – Molti mi considerano diverso dagli altri perchè suono con i Guns’n’Roses, ma io non sono mai cambiato. Ricordati sempre che tu sei definito da quello che fai, non da quello che gli altri pensano che tu sia. Tu sarai sempre quello che vorrai essere, non quello che gli altri pretendono che tu sia. Sono una persona normale, lo sono sempre stato, e mai sarò un’icona”. ‘Appetite For Democracy 3D’ è la testimonianza live dello show tenuto all’Hard Rock Casino di Las Vegas, una data a modo suo storica per la rock band americana, anche se è un’altra quella rimasta nel cuore a Mr. Thal “Il concerto dei Guns al quale sono più legato è quello di beneficenza nel 2012 alla Bridge School, un ente benefico il cui scopo è quello di aiutare i bambini in difficoltà – confessa, dando un saggio della sua sensibilità – I bambini ed i loro genitori erano sul palco con noi, ed io ad un certo punto mi sono trovato a suonare in mezzo a loro. L’emozione è stata fortissima e questo rimane per me il più bel concerto mai tenuto insieme ai Guns”. Da qui un viaggio a ritroso nel tempo, sino all’essenza di Bumblefoot, oggi “ascia” dei Guns’n’Roses ma in passato…già, il passato con il ricordo spesso imbarazzante degli esordi “Ormai sono trent’anni che faccio concerti, ma ricordo ogni singolo buco dove mi sono esibito da ragazzo… – racconta senza scomporsi – Ho iniziato presto a suonare, molto presto, tanto che ero sempre il membro più giovane del gruppo. Il mio primo show è stato in un bar di New York quando avevo 14 anni e suonavo in una cover band che faceva pezzi di Rush, Ozzy, Iron Maiden, Judas Priest, Van Halen…Ma la band più strana nella quale ho suonato da ragazzo è un’altra: ci chiamavamo “Leonard Nimoy”, come l’attore che ha recitato la parte del Dottor Spock in ‘Star Trek’. Il nostro cantante era un DJ di una grande stazione radio del college, mentre un altro membro del gruppo era talmente grasso che ti aspettavi di vederlo rotolare giù dal palco da un momento all’altro. Come band eravamo decisamente strani da vedere, però musicalmente non eravamo così male”. Un bel punto di partenza per una carriera che lo ha visto collaborare in diverse vesti con artisti del calibro di Zakk Wylde, Dream Theater, Anthrax, Twisted Sister, Yngwie Malmsteen, Guns’n’Roses…anche se solo uno è il musicista che ha ha rappresentato per lui la svolta “Ogni artista con il quale ho collaborato è stato importante, ognuno mi ha ispirato e mi ha aiutato a tirare sempre fuori il meglio di me – confessa – Ma forse il punto di svolta è stato quando ho suonato con Joe Satriani. E’ stato in quel momento che ho capito che le cose stavano cambiando per me, che avrei potuto farcela ma che per svoltare avrei dovuto impegnarmi ancora di più per migliorare ogni aspetto della mia musica e compiere così l’ultimo passo verso la definitiva maturazione. Per farlo è indispensabile mantenere il corpo sano, la mente sana e vivere in un ambiente sano…Non è facile per un musicista rock, me ne rendo conto, ma bisogna essere abbastanza forti per creare una barriera tra te e le vibrazioni negative, e concentrare tutta la tua energia per suonare il meglio possibile”. Sulla sua dote più importante, che gli ha consentito di sopravvivere nel mondo del music business e arrivare dove si trova ora, Bumblefoot non ha dubbi nell’individuarla nell’ “elasticità” “Il mondo della musica può triturare un musicista, lo riempie di botte, lo deforma, lo manipola, spinge a renderlo ciò che non è, nel nome di un adeguamento alle mode, al sound del momento e delle esigenze di mercato. Se sai essere elastico, se sai crescere, se sai adattarti alle situazioni mantenendo immutato il tuo spirito, se riesci a continuare a coltivare l’amore per la musica e a suonarla senza avvelenarla, allora potrai essere te stesso senza venire fagocitato dal music business. Se tu sei elastico, sei indistruttibile”. Una musica da guardare non come prodotto di consumo ma come un bene più profondo “La musica è un dono, non bisogna mai dimenticarselo – afferma – Ultimamente si tende a guardare la musica con fin troppa leggerezza, io non ho mai dimenticato il suo peso e ho sempre cercato di portarla al di là di un semplice disco o di una serie di concerti. Puoi fare del bene con la musica, ed è quello che voglio fare da sempre. Prendo parte a eventi di beneficenza, suono negli orfanotrofi, organizzo eventi per raccogliere fondi…”. E quando non suona, Bumblefoot produce giovani band, accompagnandole in una realtà ben differente da quella che lo ha visto esordire, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta “Una volta le produzioni erano più umane, magari non perfette, ma spontanee – la sua disamina – Oggi si tende ad entrare in studio e inseguire la perfezione, intervenendo più e più volte sullo stesso brano sino a quando non è perfetto, e poco importa se poi dal vivo non renderà mai come su disco. Ma io dico sempre a chi lavora con me, che la bellezza sta nell’imperfezione, sono le sfumature che danno carattere e personalità ad una canzone. E un musicista non dovrebbe avere paura di mostrarlo alla gente”. In chiusura uno sguardo agli impegni futuri, legati alla temporanea vacanza presa dai Guns’n’Roses dopo le fatiche live “Sono quasi a metà strada nella lavorazione di quello che sarà il prossimo album solista di Bumblefoot – spiega – Al momento ho diverso materiale pronto, ci sono parti di chitarra molto melodiche, testi molto personali e penso che i nuovi brani possano piacere ai miei fan. Ho anche finito di produrre il disco degli Art Of Anarchy nel quale ho suonato la chitarra…la speranza è di riuscire a fare uscire entrambi i dischi entro la fine dell’anno”.