The Dead Daisies – Reach To Fly
Il 02/09/2014, di Fabio Magliano.
Tra i numerosi gruppi nati da una costola dei Guns’n’Roses, side project di musicistsi transitati o che ancora vivacchiano alla corte di Axl Rose, i The Dead Daisies è sicuramente quello che recentemente sta facendo parlare di sé con sempre più insistenza. Nati da un’idea del cantante dei nuovi INXS Jon Stevens insieme con il chitarrista David Lowy (Mink), i ‘Daisies sono passati dal 2012 attraverso numerose mutazioni, arrivando oggi a trovare il giusto equilibrio con il secondo chitarrista Richard Fortus (Guns’n’Roses, Thin Lizzy), con lo storico tastierista dei Guns Dizzy Reed, con il bassista Marco Mendoza (Thin Lizzy, Whitesnake) e con il batterista Brian Tichy (Billy Idol, Foreigner, Whitesnake), non prima che, da queste parti, transitassero personaggini del calibro di Darryl Jones (Rolling Stones), Frank Ferrer (Guns’n’Roses), Charlie Drayton (The Cult), John Tempesta (Testament, Rob Zombie, The Cult), Alex Carapetis (Nine Inch Nails), Clayton Doley e Alan Mansfield. Un’autentica all-star band in procinto di sbarcare in Europa ad ottobre con il maxi single ‘Face I Love’ in uscita via Spitfire Music/PIAS, pronta a riscuotere anche qui il giusto apprezzamento dopo aver conquistato, con il suo mix di hard rock e blues, il pubblico americano. Intercettato in una pausa del tour che sta portando i ‘Daisies in giro per gli State insieme con Kiss e Def Leppard, il chitarrista Richard Fortus con estremo realismo ci accompagna alla scoperta di questa nuova band “…perchè questo è quello che realmente siamo – specifica prontamente – una band vera e propria. Ho letto spesso l’appellativo di side project, io posso solo dire che, con un album, due EP e alcuni tour in giro per il mondo, possiamo a tutti gli effetti considerare i The Dead Daisies come un gruppo autentico. Questo, almeno, è la percezione che abbiamo dall’interno”.<(i> Quindi un passo indietro per ripercorrere le fasi salienti del suo ingresso in una band, ironia della sorte, tenuta a battesimo nientemeno che da Slash, autore del primo singolo ‘Lock’n’Load’ al quale ha anche prestato la sua preziosa chitarra “Sono entrato nel gruppo grazie alla mia amicizia con Charlie Drayton (un polistrumentista con, all’attivo, collaborazioni con Rolling Stones, Keith Richards, The Cult, Johnny Cash, Iggy Pop, Mariah Carey, Seal, Simon & Garfunkel…Nda) – spiega il chitarrista di Guns e Thin Lizzy – stava suonando con loro e ha approfittato di un tour dei Guns’n’Roses in Australia per contattarmi e farmi sentire l’album che David e Jon stavano promuovendo, spiegandomi la natura del gruppo e dicendomi che stavano cercando dei musicisti con i quali dare una forma stabile alla band. Io mi sono fidato ciecamente, perchè so che con Charlie vado sul sicuro, se è lui a suggerirmi una band è perchè questa vale ma, soprattutto, perchè da questa collaborazione potrei uscirne arricchito. E anche questa volta non mi sbagliavo, perchè ho subito amato il feeling del disco che stavo ascoltando, la voce così emozionante di Jon…” Dopo aver visto numerosi nomi noti della scena hard rock mondiale transitare nei The Dead Daisies, la sensazione è che, oggi, la band abbia finalmente trovato una line-up stabile… “Non sta a me dirlo, perchè la mente di tutto sono Jon e David. Personalmente posso dire che la chimica all’interno del gruppo è davvero ottima e ci sono i presupposti per poter lavorare bene anche in futuro. Mi sono subito innamorato della voce di Jon appena ho sentito le prime canzoni, poi lui è un frontman eccezionale e dal vivo riesce davvero a fare la differenza. Con Dizzy ci collaboro nei Guns’n’Roses, conosco bene il suo modo di lavorare e so che con lui possono sempre uscire ottime cose, mentre con Marco Mendoza ho suonato diverse volte e sapevo che era una garanzia. E infatti il processo di songwriting e di registrazione è stato molto semplice, le canzoni fluivano in modo naturale ed è stato molto divertente lavorare con loro”. Anche perchè, come emerge dalla chiacchierata, obiettivo principale del gruppo è quello di creare un mix sonoro divertente, diretto, un sound che arriva al cuore della musica, senza la pretesa di seguire mode o facili soluzioni da classifica “Siamo tutti cresciuti con il rock classico degli anni Settanta e Ottanta, per questo abbiamo cercato di dare un taglio così retrò al nostro sound. Questo disco vuole essere in qualche modo una sorta di tributo a tutta quella grande musica che ci ha accompagnato nella nostra crescita e ci ha portato a diventare dei musicisti affermati. Nei The Dead Daisies abbiamo cercato di riversare le nostre passioni, non ci è mai interessato dare vita a qualcosa di nuovo, ma suonare bene, magari in una versione più fresca, il rock classico. Se devo essere sincero non amo troppo la musica contemporanea, anzi, dopo aver suonato con i Thin Lizzy mi sono avvicinato ancora di più al rock classico, a quello di David Bowie e dei Clash, dei New York Dolls e dei Rolling Stones, e sono questi gli ingredienti che trovi in questa nuova band” Che, soprattutto in sede live, ha dimostrato di avere un gran tiro “Siamo nati come live band – prosegue il chitarrista – perchè quello che più ci piace è esibirci dal vivo. Abbiamo avuto il privilegio di poterlo fare di supporto a band straordinarie, partendo dagli Aerosmith, passando per ZZ Top e Lynyrd Skynyrd ed arrivando, oggi, a Kiss e Def Leppard. Ma ci troviamo anche a nostro agio nella realtà dei piccoli club, perchè amiamo il contatto con il pubblico. Ora finiremo il tour negli State, poi inizieremo a guardare all’Europa. Abbiamo dei contatti con l’Inghilterra dove ci siamo già esibiti con ottimi risultati, quindi non è detto che si possa partire da li per iniziare un tour europeo. Fortunatamente i Guns mi lasciano parecchio tempo libero, quindi non dovrei avere problemi a proseguire l’avventura live con i Daisies”. Immancabile a questo punto uno sguardo all’universo Guns’n’Roses, appena smosso dalla pubblicazione del nuovo DVD live “Un’esperienza fantastica – racconta – non mi era mai capitato di esibirmi in un contesto così particolare come quello di Las Vegas. Non è stato uno show normale, abbiamo impiegato più di un mese per allestirlo, ogni secondo è stato studiato con grande cura ed è stato decisamente divertente costruire passo dopo passo questo spettacolo. Il risultato è ottimo, e penso che fotografi bene una band in grande forma, compreso Axl che, in quel contesto, era decisamente a suo agio”. In chiusura una riflessione sulla convivenza dei tre chitarristi in seno ai Guns “Non mi sono mai posto il problema della convivenza con Ron (Bumblefoot) e DJ Ashba. Dopo tutto un concerto dei Guns’n’Roses dura più di tre ore e credo che ci sia spazio per tutti per mettersi in mostra. Abbiamo tutti il nostro tempo, facciamo i nostri assoli e non abbiamo certo il problema di rubarci la scena. Abbiamo tre stili abbastanza differenti, e credo che tutti e tre contribuiamo a modo nostro a dare forma al sound dei Guns”.