California Breed – Way Back To The Bone
Il 20/08/2014, di Fabio Magliano.
California Breed è la nuova sfida di Glenn Hughes, progetto nato dalle ceneri dei Black Country Communion, che va a confermare e a rinsaldare la particolare chimica tra l’ex Deep Purple e il figlio d’arte Jason Bonham, in questo power trio affiancati dal giovane talento chitarristico di Andrew Wat. Un progetto nato quasi per caso, dall’esigenza di dare coda ad un discorso iniziato anni prima e conclusosi forse troppo presto, ma soprattutto per dare voce ad una creatiità ancora importante nel cantatne britannico. Che dopo anni in solitaria e partecipazioni a super gruppi estemporanei, pare aver trovato nel figlio del mitico Bonzo il partner ideale “Jason lo conosco sin da quando aveva due anni… – confessa emozionato – Ero legatissimo a suo padre, al punto che era facile che, nei primi anni Settanta, quando i Led Zeppelin non erano in tour, vederlo prendere posto dal vivo dietro la batteria dei miei Trapeze…E’ come se ci fosse un legame di parentela tra me e lui, ma è un rapporto molto strano…Ci completiamo a vicenda, lui impara da me, io imparo da lui, non importa l’età se la persona con la quale collabori ha quel qualcosa in più che può aiutarti a diventare migliore. E sono sicuro che John sarebbe felice di sapere me e Jason collaborare in modo così stretto e scrivere della musica così bella”. Quella musica per la quale sono state gettate le basi con i Black Country Communion e che oggi viene portata ad un livello successivo dai California Breed “I California Breed sono la naturale evoluzione dei Black Country Communion – spiega Glenn Hughes – quel gruppo è stato eccezionale, la chimica con gli altri ragazzi davvero buona, così quando nel 2012 la sua corsa è giunta al termine, io e Jason abbiamo deciso di andare avanti insieme, ovviamente non più come Black Country perchè non avrebbe avuto senso…avevamo bisogno di qualcosa di diverso, una nuova sfida da affrontare… La scintilla è scoccata ai Grammy quando il mio amico Julian Lennon mi ha presentato Andrew Watt, un giovane chitarrista molto ambizioso. Andrew mi ha subito colpito per il suo modo di porsi e per come intendeva la musica, poi appena ho sentito alcuni suoi brani ho capito che avremmo dovuto proseguire insieme il nostro percorso. Tempo qualche giorno e avevamo già le prime canzoni abbozzate, poi andando avanti il progetto si è delineato sempre di più sino ad andare a assumere i connnotati di una vera e propria band”. Ciò che sorprende è la volontà di Hughes, a 62 anni, di mettersi costantemente in gioco, reinventandosi e lanciandosi sempre in nuovi progetti, in una continua ricerca di nuovi stimoli e nuove sfide “Ho sempre composto seguendo quello che mi arrivava dal cuore, è questo il segreto per andare avanti senza mai ripetersi – spiega – Penso di non aver mai ripetuto la stessa formula nel corso della mia carriera…ho sempre mantenuto la mia identità ma ho cercato album dopo album di evolvere il mio sound. La musica è una forma d’arte che viene dal cuore, esce quando quello che c’è dentro di te palesa la necessità di emergere, di venire fuori. Ho sempre vissuto la mia vita con grande onestà, sbagliando molto, deragliando a volte, ma cercando sempre di ripartire e di imparare dai miei sbagli. Ed il mio vissuto è spesso finito in ciò che compongo, per far si che chi mi ascolta possa trarre insegnamento da quello he ho passato… E’ qualcosa di reale e di estremamente sincero”. Un’onestà che emerge anche nella natura stessa dell’omonimo debutto dei California Breed, non un rimpasto di idee e fondi di magazzino, ma un lavoro nato e cresciuto spontaneamente “Può capitare che una band al debutto “ricicli” vecchie idee, vada a riprendere bozze di canzoni, le rielabori con i nuomi membri del gruppo e le metta su disco – prosegue – La cosa che mi piace dei California Breed la spontaneità con la quale tutto il disco è stato concepito. Non c’è un’idea riciclata in questo lavoro, anche perchè il processo compositivo è stato fulminante. La prima volta che ci siamo trovati a scrivere insieme io e Andrew ci siamo messi a strimpellare le nostre chitarre acustiche e in un niente è venuta fuori la linea che avrebbe portato a ‘Sweet Tea’, il primo singolo. In quel momento abbiamo capito che poteva venire fuori qualcosa di grande, abbiamo accelerato e in un pomeriggio abbiamo scritto e ultimato quattro brani. Tutti abbiamo contribuito alla stesura dei brani di questo lavoro e alla fine il disco suona onesto e ha una forte credibilità”. Quindi, in coda, un chiarimento doveroso verso quelle voci che vorrebbero il tiro già in pericolo, minato da un presunto ritorno dei Led Zeppelin con conseguente coinvolgimento di Jason “Non so se i Led Zeppelin torneranno mai insieme – chiarisce – personalmente vedo la cosa difficile, ma se mai succedesse naturale che Jason li segua e non sarei certo io a oppormi. M ripeto, nonostante i fan premano per una reunion, Robert Plant è troppo coinvolto in quello che sta facendo, nella sua musica e nelle sue sperimentazioni, quindi dubito che voglia mollare tutto per ripartire con i Led Zeppelin”