Mayhem – 30 Years In Black
Il 12/08/2014, di Elisa Penati.
La storica band norvegese festeggia con un tour modiale trent’anni di onarata carriera black regalando ad i fan un nuovo album, il quinto di una storia lastricata di morti, di fatti inquietanti e di tonnellate di violenza.
Festeggiare trent’anni di carriera votata al black metal non è un traguardo così semplice da raggiungere, soprattutto se la storia della band è segnata, nella fase iniziale, da macabri episodi di violenza legati a suicidi ed omicidi, che se da un lato sono entrati nella leggenda, dall’altro rischiano poi di rivolatrsi contro nel momento in cui ogni azione non rientra più in quell’aura di oscuro tanto cara al genere.
Lo sa bene Necrobutcher, storico bassista della formazione blackster norvegese Mayhem, che questi trent’anni se li è vissuti tutti, nel bene e nel male.
Proprio lui oggi è il musicista più longevo della formazione, quello che in line up c’è stato quasi sempre, quello presente nel momento in cui i Mayhem si sono formati e quello che ancora oggi c’è ed al quale si può chiedere la sua personale versione dei fatti.
Seduto nel backstage del Factory di Milano, Necrobutcher, si sta rilassando buttando giù qualche sorsata di birra, mentre chiacchiera con Teloch, uno dei due nuovi chitarristi che sono arrivati per sostituire Blasphemer. Si scambiano qualche battuta sullo show appena concluso e sembrano soddisfatti della risposta avuta dai fan italiani, accorsi nel locale per festeggiare con la band questa storica ricorrenza.
Rimasto solo, Jorn, così si fa chiamare fuori dal palco, si passa una mano sulla fronte accennando ad un “Anche questa l’abbiamo portata a casa” ed inizia a raccontare “Per festeggiare i trent’anni abbiamo voluto fare un tuor mondiale, per poter condividere con tutti i fan dei Mayhem questa ricorrenza. Siamo stati in Sud America, Asia ed Australia e in ogni data ci hanno dimostrato un affetto che non ci aspettavamo. Ora è il turno dell’Europa e soprattutto qui il nostro intento è quello di portare l’intensità della nostra musica in ogni live!”. E’ soddisfatto mentre parla di come stanno andando le cose, “Perchè, diciamo la verità, i Mahyem hanno sempre avuto una storia decisamente movimentata” ride e trangugia un’altra lunga sorsata di chiara, si schiarisce la voce e continua “La cosa che più di tutte mi ha fatto piacere è che il pubblico abbia accolto Teloch e Ghul, i chitarrististi che hanno sostituito Blasphemer, che dopo anni ha deciso di lasciare la band e che tutti noi ringraziamo per il percorso che abbiamo condiviso. Questi due ragazzi sono grandi musicisti ed Attila, Hellhammer ed io abbiamo un buon feeling con loro. Teloch ha addirittura lavorato attivamente per la stesura del nuovo album”. E a proposito di album si può pensare ad un compleanno senza candelina sulla torta? Assolutamente no. I Mayhem ne hanno messa una bella grossa che si intitola ‘Esoteric Warfare’ uscito il 6 giugno. E’ il quinto studio album della formazione norvegese che in questi anni si è decisamente presa i suoi tempi tra un disco e l’altro, intervallando i lunghi periodi di assenza dalle scene con famosi EP e live raccolti dai fan come sacri cimeli di una band riconosciuta come punto di riferimento del black. “Sì, è vero, in trent’anni questo è il nostro quinto disco” prosegue Necrobutcher, ” Ma noi abbiamo sempre avuto tempi lunghi, fin dall’inizio. Ci siamo formati nel 1984, ma solo nel 1994 è uscito ‘De Mysteriis Dom Sathanas’ che celebra inisieme a noi i suoi vent’anni”.
E’ inevitabile che il discorso andasse a finire proprio agli albori della storia del gruppo, ma è lo stesso Necrobutcher che, con un’appena percettibile velatura di tristezza nella voce rievoca la nascita dei Mayhem “Eravamo tutti buoni musicisti con una gran voglia di suonare. All’epoca in Norvegia il panorama metal era davvero scarno, anzi, mi ricordo solo due o tre band ma nulla di più. Quando Dead è arrivato in line up abbiamo creduto tutti che fosse il frontman che stavamo cercando: aveva una grande personalità e delle doti vocali perfette per la nostra musica. Certo, aveva un carattere per niente facile, ma aveva legato con tutti noi e stava lavorando sodo sul nostro primo disco. Ricordo come se fosse ieri quella mattina di inizio primavera, me ne stavo andando in studio dove dovevamo incontrarci, arrivai per primo e mentre preparavo gli strumenti mi hanno avvisato che Dead si era ucciso.”
Sono passati anni, ma gli occhi di Jorn ancora non riescono, o forse non vogliono, celare l’angoscia che prova per questi ricordi. “Ero totalmente disorientato, scioccato. Dead era il mio migliore amico e non riuscivo a comprendere il perchè avesse compiuto quel gesto. Mi sentivo responsabile, perchè in Norvegia era solo e forse tutti noi avremmo potuto essere più presenti.” Rievocare il periodo più buio della storia dei Mayhem porta inevitabilmente a far cenno anche a Euronymous considerato da Jorn un fratello fino al mommento in cui “Ha reagito assolutamente al contrario di come ho fatto io. Sembrava non importargliene nulla, anzi, ciò che era accudo scatenava in lui qualcosa che lo eccitava. Era pervaso da un atteggiamento sadico, ha scattato delle foto al corpo di Dead e mi chiedevo perchè continuasse a comportarsi in questo modo assurdo. Gli ho chiesto esplicitamente di bruciare quelle foto, ma Euronymous le ha tenute, a quel punto me ne sono andato dalla band”. I fatti che sono seguiti li conoscono tutti, Varg Vikernes ha sostituito Necrobutcher fino a quando non ha pensato bene di uccidere Euronymous, che, per un beffardo scherzo del destino, è stato ripagato della mancanza di compassione per Dead con altrettanta brutalità. “Al funerale di Euronymous ho incontrato Hellhammer ed è stato lui a convincermi a tornare nella band. Erano passati dicassette mesi da quando avevo deciso di andarmene, ma la voglia di rientrare c’era sempre stata. Maniac era tornato come singer ed alla chitarra, sempre Hellhammer, ci ha portato un giovanissimo Blasphemer”. Necrobutcher lo ricorda come un secondo inizio, colmo di voglia di fare che album dopo album, cambio di line up, dopo cambio di line up ha mantenuto i Mayhem un punto di riferimento nel black. “I nostri riferimenti sono stati senza dubbio band come Venom e Slayer, ma personalmente sono cresciuto negli anni Settanta, quindi adoro il classic rock, impazzisco per i Motorhead e non disdegno la buona musica in generale”. La conversazione spazia sui suoi gusti, perchè lui, bassista black, ascolta musica tutto il giorno, da quando si sveglia a quando va a dormire e si allarga appunto dagli amati Motorhead, ai Pink Floyd al jazz senza disdegnare anche la musica sperimentale. “Non ascolto mai quello che incido con i Mayhem, perchè non mi piace ascoltare ciò che suono. O meglio, mi diverto a suonare sul palco davanti ai fan, mi riempie di energia, ma su CD, proprio non ci riesco. Come dicevo amo la buona musica, soprattutto quella che ha una buona produzione: credo sia una delle caratteristiche imprescindibili per rendere un album un buon disco. Spesso, e questo succede anche nel balck, la produzione è pessima e viene giustificata con la scusa banale dello stile underground. No, non va bene. Con i Mayhem abbiamo sempre ceracto di valorizzarla al massimo e credo che i due migliori dal punto di vista della produzione siano ‘Gran Declaration Of War’ e ‘Chimera’.” Parlando di album si arriva al nuovo ‘Esoteric Warframe’ che ha visto la coesine di tutti i membri dei Mayhem, che hanno lavorato sulle singole parti unendo poi il tutto in un risultato che li soddisfa al cento per cento.
“Dopo ‘Ordo Ad Chao’ che ha riportato Attila in line up, questo nuovo album riconferma quanto lui sia effettivamente il cantante di cui avevamo bisogno. Si è inoltre fatto carico dei testi e credo abbia svolto un lavoro egregio in perfetto stile Mayhem. Non mi occupo mai dei testi, io seguo la parte del basso e poi cerco di far quadrare le mie idee con quelle degli altri, ma credo che al di là della musica proprio le parole abbiano un forte impatto sul pubblico che ci segue. La nostra fortuna è stata quella di avere sempre delle personalità con caratteristiche molto simili ad occuparsene e negli anni anni hanno saputo matenere il giusto stile anche nei testi. Dead, Maniac ed Attila hanno avuto tutti la capacità di scrivere parole che rimangono attuali anche ad anni di distanza. ‘De Mysteriis Dom Sathanas’ ne è la prova concreta. Scritto a metà degli anni Ottanta è ancora apprezzato oggi.” Tira un sospiro Necrobutcher, si allunga sulla poltrona del backstage, accortoccia la lattina ormai vuota e la tira sulla spalla di Teloch, che si gira e gli alza il medio “Il bello di suonare in una band è proprio questo: ti diverti! E se poi hai la fortuna, come ce l’abbiamo noi, di avere dei fan che in trent’anni continuano a seguirti, beh, puoi dire dia ver raggiunto il tuo obbiettivo. Noi per ricambiare, portiamo la nostra musica e ‘Esoteric warframe’ è tutto per loro, per questi trent’anni che senza quel prezioso supporto non ci sarebbero stai!”.