Crucified Barbara – The Lady killer’s revenge
Il 12/08/2014, di Fabio Magliano.
‘In The Red’ è il disco che segna il ritorno delle svedesi Crucified Barbara, lavoro che segna un deciso irrobustimento del sound e una netta maturazione sul piano lirico.
Belle e letali. Quando nel 2005 le Crucified Barbara fecero il loro esordio sulla scena rock europea con ‘In Distortion We Trust’ (dopo sette anni di gavetta) furono in molti ad ammiccare davanti ai bei visini di queste quattro svedesi, certi della loro natura di fenomeno passeggero. In questo caso, però, come recitava una insulsa canzone di qualche anno fa, “oltre alle gambe c’è di più…” ed infatti ecco le quattro scandinave iniziare ad inanellare album su album di sempre maggiore pesantezza, collezionare tour in tutto il mondo e arrivare a ricoprire un ruolo di primo piano nel nuovo movimento hard rock continentale. L’ultimo lavoro, ‘In The Red’, vede le Crucified Barbara maturare ulteriormente, appesantire ancora il proprio sound e compiere un deciso passo in avanti anche da un punto di vista lirico, andando a puntare il dito su tematiche estremamente delicate come lo stupro e la violenza sulle donne. A parlare di ‘In The Red’ è la bassista nonché fondatrice della band Ida Evileye, che subito chiarisce le ragioni di un titolo così criptico “Quando eravamo al lavoro in studio a registrare, c’era uno strumento che misurava i volumi e quando si suonava al massimo la lancetta puntava una banda rossa – spiega – Quando eravamo nel rosso, quindi, era perchè stavamo suonando a volumi altissimi, e la cosa non ci dispiaceva affatto. Poi il rosso è un colore che ci piace molto e che ha molti significati forti: sta a indicare l’energia vitale, è il colore del sangue, è il colore della passione, è il colore del fuoco…tutti elementi nei quali le Crucified Barbara si ritrovano a pieno, quindi al momento di dare un titolo al disco abbiamo pensato che ‘In The Red’ fosse l’ideale per rappresentarci e rappresentare quello che stiamo suonando”. Un sound che, album dopo album, è andato facendosi sempre più pesante ed arrabbiato, anche se, in questo frangente, la bionda bassista ha qualcosa da puntualizzare “Non siamo più arrabbiate, non avremmo motivo di esserlo. Suoniamo più duro, questo è vero, perchè nel corso della nostra carriera il nostro sound si è evoluto e ci ha portato a essere quello che siamo oggi. Se ascolto i primi lavori incisi mi rendo conto di quanto la band sia progredita. Il primo disco era piacevole ma per alcuni versi un po’ naif. C’erano imperfezioni, c’era una leggerezza di fondo. Oggi siamo migliorate tutte come musiciste, come performer e come songwriter. Mi è capitato, durante la lavorazione di ‘In The Red’, di fermarmi e pensare “Wow, siamo noi, siamo proprio noi!”. Perchè le canzoni di questo disco sono le migliori che abbiamo mai composto, ci abbiamo lavorato tantissimo in studio, provandole, cambiandole, correggendole fino a quando non ci soddisfacevano a pieno. E’ stato un lavoro lungo, non ci avevamo mai messo così tanto per realizzare un disco…abbiamo perso ore e ore a parlare, discutere, arrangiare, confrontarci, provare…però i risultati sono tangibili e ‘In The Red’ è sicuramente il nostro album migliore”. Uno degli aspetti che rendono decisamente positivo questo lavoro è il lato lirico, mai come in questo caso profondo e maturo “Anche per le tematiche vale lo stesso discorso fatto per il nostro sound – spiega Ida – Siamo cresciute, siamo maturate, abbiamo cercato di mantenere invariate le tematiche che eravamo solite trattare ma abbiamo cercato di leggerle sotto un’ottica più matura. Anche in ‘In The Red’ i nostri pezzi parlano dei nostri sentimenti, di cose che accadono attorno a noi, della nostra visione del bene e del male, dei sogni e delle speranze, delle ingiustizie, dell’amore. Prima siamo sempre rimasti su un piano superficiale, quasi leggero…oggi abbiamo sentito che era giunto il momento di andare più a fondo, di dimostrare al mondo che avevamo veramente qualcosa da dire. Dopo tutto si dice che la musica sia il mezzo migliore per esprimere le proprie emozioni, non è vero? Beh, quindi perchè avere paura di esternare i nostri sentimenti?”. Uno dei pezzi più discussi è certamente il primo singolo ‘To Kill A Man’, una violenta presa di posizione contro l’abuso delle donne “Abbiamo scelto ‘To Kill A Man’ perchè è una delle canzoni più dure mai composte dalle Crucified Barbara e pensavamo fosse perfetta per inquadrare la nostra evoluzione stilistica. Anche da un punto di vista tematico è un vero pugno nello stomaco, ma eravamo stufe di chiudere gli occhi e far finta di nulla davanti alle notizie quotidiane legate agli abusi sulle donne. La scintilla che ha fatto scatenare tutto e che ha spinto Mia (Coldheart, la cantante Nda) a comporla, è stata la notizia che il capo della polizia svedese, dopo una vita spesa per lottare contro il sessismo, l’abuso e la violenza sulle donne, era finito in cella per stupro aggravato e sfruttamento alla prostituzione. Uno shock non solo per noi ma per tutta la Svezia. In quel momento ti senti inerme, pensi che chi dovrebbe difenderti è il tuo primo carnefice, e allora ti ritrovi spogliata, indifesa…Ogni giorno leggi sui giornali o senti alla televisione la notizia di donne stuprate…spesso, talmente spesso che diventa quasi una cosa normale…almeno fino a quando non capita a te, o a tua madre…e allora tutto cambia. La rabbia, lo spirito di vendetta ha il sopravvento, vorresti davvero fare giustizia con le tue mani, anche uccidere l’uomo responsabile di questi abusi, se necessario…E’un brano che porta sensazioni contrastanti…paura, tristezza, rabbia, frustrazione”. La stessa frustrazione provata da Ida una volta messa davanti all’eterno quesito “essere una bella ragazza, ha in qualche modo agevolato la tua carriera nel mondo del rock o è stato un freno?” “Sicuramente se fossi nata uomo le cose sarebbero state molto più semplici. Ma io non ho scelto di nascere donna… – risponde infastidita – quello che ho scelto è di suonare rock, con tutti i pro e i contro. Trovo assurdo, nel 2014, che mi si pongano ancora domande sul mio “sesso”, quasi fosse inconcepibile che una ragazza possa suonare rock. Magari trent’anni fa una band metal al femminile era una mosca bianca nel panorama musicale, oggi è normale, ci sono gruppi femminili che spaccano il culo a tutti, quindi dove sta il problema? Se la musica è buona, lo è a prescindere che a comporla sia un uomo o una donna. Chi ancora si stupisce della natura delle Crucified Barbara, mi fa solo tristezza”. Infine l’appuntamento con quel live da sempre dimensione naturale della Crucified Barbara “Amiamo suonare dal vivo, è il modo per far rendere al massimo la nostra musica. Abbiamo iniziato ad agosto il tour e lo proseguiremo fino a dicembre. In Italia arriveremo a ottobre per tre date, il 3 a Romagnano Sesia, il 4 a Pinarella di Cervia e il 5 a ConeglianoVeneto. Non vediamo l’ora, perchè da sempre abbiamo un feeling particolare con i nostri fan italiani”.