Kiss – L.A Confidential
Il 12/08/2012, di Fabio Magliano.
Era una torrida giornata di agosto quella che ha visto l’astronave dei Kiss planare sul Viper Room di Los Angeles per presentare a pubblico e stampa il progetto “Monster”, ovvero un libro, un album ed un tour realmente… mostruosi, perfettamente in linea con tutto quello che la band del “Bacio” ha rappresentato in tutti questi anni. Quel giorno, sul West Sunset Boulevard, Metal Hammer aveva il fotografo Federico Janni e il collega Lucas Gordon pronti a raccogliere in assoluta esclusiva, le confidenze di Paul Stanley e Tommy Thayer.
Come un bambino che ci prende gusto. Quando tre anni or sono i Kiss tornarono sulle scene con ‘Sonic Boom’ furono in molti a leggere in questo lavoro qualcosa di “dovuto”. Perchè, a prescindere dalla sua bellezza, erano passati undici anni dal precedente disco del “Bacio”, perchè mai i Kiss avevano inciso con questa formazione e perchè era necessario dare un segnale forte riguardo lo stato di salute della vena creativa del duo Gene’n’Paul. Ma si sarebbe potuto fermare tutto qui, con il dazio ormai pagato e il pretesto per vivere di rendita per altri dieci anni ancora bello caldo. Eppure quasi a sorpresa, ecco deflagrare un nuovo disco di inediti griffato Kiss, a soli tre anni di distanza dall’album precedente. Una bella improvvisata, ‘Monster’, da parte di una band che, attraverso le parole di Gene Simmons, aveva ribadito più volte di essere in possesso di una quantità di singoli tale da poter vivere di rendita tutta la vita senza bisogno di comporre nuova musica. Ed invece, appunto, come un bambino che ci prende gusto, il “Bacio” torna a produrre nuovi brani, torna ad incidere e, cosa più importante, torna a registrare materiale di altissima qualità, che se da un lato mostra la voglia del gruppo di spingersi verso qualcosa di “nuovo” (un termine, questo, da prendere con le pinze…), dall’altro vede rispolverata quella formula sulla quale negli anni passati, la band mascherata ha costruito le sue fortune.
E fortunata è stata la crew di Metal Hammer a trovare nel fotografo Federico Janni e nel collega Lucas Gordon due preziosissime spalle, infiltrate al Viper Room di Los Angeles per quella che si è rivelata un’infuocata press conference al cospetto dei quattro “cavalieri mascherati” ed autori, in coda al tourbillon di domande, di un intenso faccia a faccia con Paul Stanley e Tommy Thayer per un’intervista assolutamente esclusiva.
Se si parla dei Kiss, come è ovvio che sia, si tende a tirare in ballo unicamente Paul Stanley e Gene Simmons, eppure scorrendo i credits di ‘Monster’ si può notare come tutti e quattro abbiate contribuito attivamente alla stesura dei pezzi, con Eric Singer che fa capolino di tanto in tanto e Tommy che recita a tratti la parte del leone. Che significa tutto questo? Forse che si stanno sovvertendo alcuni equilibri all’interno della band?
“(Tommy) Paul e Gene sono l’anima del gruppo, è innegabile. Se i Kiss hanno vissuto così a lungo bisogna dire grazie alla loro caparbietà, alle loro idee, alla loro intelligenza nel gestire determinate situazioni anche extra musicali. Sono i membri più longevi della band, sono i padri dei Kiss e nessuno vuole negare la loro leadership. Musicalmente, però, tutti riconoscono che Gene e Paul sono due entità diametralmente opposte, la loro visione della musica spesso è molto distante, e questo fa si che tra il modo di vedere la musica di Gene e quello di Paul venga a crearsi un solco compositivo abbastanza marcato. In questo solco ci muoviamo io e Eric, perchè ci è stata concessa la libertà di azione là dove non si spingeva la creatività dei due leader. E questo, per noi, è un privilegio nonchè un fortissimo attestato di stima da parte di Gene e Paul”
“(Paul) La tendenza, per ovvie ragioni storiche ed anagrafiche, è quella di associare i Kiss alla figura mia e di Gene, ma la realtà è ben diversa. Mai come questa volta si deve parlare di squadra unita, uno per tutti e tutti per uno. ‘Monster’ ha segnato una collaborazione profonda tra tutte e quattro le entità che compongono l’universo dei Kiss. La chimica tra di noi è perfetta, tutti abbiamo contribuito alla stesura dei pezzi, tutti abbiamo cantato e tutti abbiamo messo qualcosa di noi stessi nei brani… è per questo che il disco ha un suono così imponente. Se guardo ai Kiss oggi, mi piace vedervi un’auto a quattro ruote motrici, perché ognuno di noi è indispensabile per andare avanti. Quando abbiamo formato i Kiss l’intenzione era quella di dare vita ad una creatura come i Beatles nella quale ognuno di noi poteva brillare di luce propria ma, insieme con gli altri, doveva essere imprescindibile per la buona riuscita del fenomeno Kiss. Nel corso della nostra carriera qualche volta ci siamo riusciti, altre volte no… oggi posso dire che tutto funziona benissimo e non potremmo sperare di meglio”
Si può quindi affermare tranquillamente che tutti quei problemi di stabilità di line up che avevano negli anni minato il percorso dei Kiss sono finalmente risolti e che, dopo ben 40 anni, i Kiss hanno trovato la quadratura del cerchio?
“(Paul) Certo, i Kiss sono una famiglia e oggi questo status è ben saldo. Quello della line up stabile è un problema che da sempre affligge i Kiss. Penso che, in questo senso, il punto più basso sia stato toccato al tempo di ‘Psycho Circus’ quando, di fatto, i Kiss come band non esistevano. So che può sembrare triste messa così, ma i fatti parlano chiaro. C’erano da un lato due musicisti che volevano fare musica e portare i Kiss ancora più in alto cercando con tutte le loro forze di ricostruire quella famiglia che era la band agli esordi, e dall’altra due persone che mandavano costantemente avanti gli avvocati per interagire con noi. Era impossibile pensare di poter tirare fuori qualcosa di buono da una situazione così tesa, ed infatti la situazione è esplosa dopo poco tempo. Fortunatamente con Tommy ed Eric abbiamo trovato quella quadratura del cerchio che mancava da tanto tempo, siamo una vera famiglia e, con una simile armonia interna, è tornata anche la voglia di fare nuova musica. Avevamo appena finito di comporre ‘Sonic Boom’ ed avevamo nuovamente voglia di tornare in studio per scrivere nuove canzoni. In passato ci siamo trovati a comporre io e Gene e poi racchiudere tutto sotto il nome dei Kiss, questa volta abbiamo agito da vera band e in ‘Monster’ puoi realmente trovare un pezzetto di ognuno di noi”.
Quanto è stato importante, per la perfetta riuscita di questo lavoro, aver seguito in prima persona ogni fase della realizzazione del disco ed affidare il songwriting ad ognuno dei quattro membri del gruppo senza appoggiarvi, come fatto invece in passato, ad autori e produttori esterni?
“(Paul) È stato fondamentale, perchè è stata una scelta che crea coesione all’interno del gruppo e detta i termini di quelli che sono quegli equilibri fondamentali per la salvaguardia della band. Quando ho proposto di produrre io il disco ricevendo il consenso degli altri ragazzi, ho chiesto espressamente che il lavoro di songwriting venisse svolto unicamente da noi. Parliamoci chiaro, io nutro un grande rispetto e una gratitudine eterna per quelle persone, come Desmond Child o Adam Mitchell, che negli anni ci hanno fornito il loro materiale e hanno contribuito a scrivere brani memorabili per i Kiss, però in questa nuova fase della band era di fondamentale importanza che ognuno di noi avesse il proprio peso in fase di songwriting e potesse dire la sua all’interno del disco. Tanto più che, oggi più che in passato, ci sono i presupposti e le doti tecniche affinchè i quattro Kiss possano comporre musica loro senza aiuti dall’esterno”
“(Tommy) Sarà presuntuoso, ma penso che la parola migliore per definire ‘Monster’ sia “KISS”. Quello che avete tra le mani è la massima espressione di quello che sono i Kiss, perchè è un disco scritto da noi, prodotto da noi, suonato da noi… è un lavoro fatto nella sua totalità dalla band, e questo per noi è estremamente gratificante, perchè ti rimanda alla mente quando iniziavi a suonare con la tua band del liceo: non potevi contare su nessuno se non unicamente sulle tue forze, non avevi aiuti esterni e ti dovevi sbattere, ma era tutto molto cool, perchè ciò che realizzavi era completamente farina del tuo sacco. Siamo estremamente orgogliosi di questo disco perchè curandone in prima persona ogni aspetto, abbiamo fatto sì che il risultato finale fosse esattamente quello che avevamo in testa”.
Quali erano gli obiettivi che vi siete posti al momento di iniziare a lavorare a ‘Monster’?
“(Paul) L’obiettivo al momento di iniziare a lavorare al disco non era solamente quello di incidere un grande disco dei Kiss, ma anche quello di realizzare un grande album rock. Grazie a quello che abbiamo fatto in passato, i Kiss possono continuare a brillare senza problemi, però era nostra intenzione far vedere a tutti quello che vale oggi la band, far comprendere che, se si vuole sentire del grande rock, non si deve necessariamente andare ad attingere dalla nostra produzione più datata ma si può anche pescare in un disco come ‘Monster’. Non volevamo più creare un disco che suonasse come qualcosa di già sentito in passato, il disco retrò lo avevamo realizzato con ‘Sonic Boom’ e a questo giro volevamo fare qualcosa mai sentita prima dai Kiss. ‘Monster’ doveva essere un disco carico di vitalità e di passione, un grande album hard rock che portasse i Kiss ad un livello superiore. Non ci interessava che questo disco venisse accomunato ai nostri lavori del passato, volevamo incidere un album in grado di indicare una via ed aprire una strada nuova per la band e penso che ci siamo riusciti a pieno”
Non avete incontrato difficoltà a porvi dei traguardi, spesso autentico motore e stimolo nell’attività di una band, dal momento che in questi 40 anni di carriera avete raggiunto vette inarrivabili per qualsiasi altro gruppo, suonando più di chiunque altro, vendendo più di chiunque altro e, di fatto, scrivendo la storia dell’hard rock?
“(Paul) Avere raggiunto ogni traguardo raggiungibile per una band può essere un vantaggio, perchè ti consente di concentrare la tua attenzione unicamente sulla tua musica, fregandotene di tutto il resto. Sarei un ipocrita se ti dicessi che, al momento di pubblicare ‘Monster’, non mi interessava incidere un disco di successo, però posso dire tranquillamente che il successo non era una mia priorità. Oggi mi interessa la musica, incidere il disco che avrei sempre voluto scrivere senza dover tanto pensare a quello che avrebbe detto la gente e a quale posizione di classifica avremmo dovuto esordire. Tutte queste cose andavano bene qualche anno fa, ora non abbiamo più nulla da dimostrare e possiamo fare quello che vogliamo… ovviamente sempre nel rispetto di chi ci ascolta e chi ci segue. Se facessimo un disco sperimentale offenderemo noi stessi e i nostri fan… noi vogliamo seguire la nostra strada, dando il meglio di noi stessi e celebrando il rock ai massimi livelli”
Stilisticamente, se dovessi inquadrare un lavoro come ‘Monster’, che termini useresti. Non nego che è stato divertente fare qualche ricerca su internet e spaziare tra recensioni che ne decantano lo spirito retrò classicamente Kiss e quelle che ne incensano la vena innovativa…
“(Paul) Penso che ‘Monster’ abbia tutte le carte in regola per sorprendere. È un grandissimo album rock, di quelli che si fissano nella mente delle persone e vi rimangono per anni. Ma questo grazie ad una formula che per noi è assolutamente nuova. Non ci interessava fare come quelle band che ripetono una ricetta già proposta nel tempo, che rincorrono il successo vincendo facile, con una riproposizione di idee già sperimentate e collaudate. Noi volevamo sorprendere con qualcosa di nuovo, di mai fatto prima dai Kiss. Ogni pezzo di questo disco è dannatamente forte, ogni canzone può brillare di luce propria ma, allo stesso tempo, si incastra alla perfezione con le altre canzoni andando a comporre un mosaico perfetto”
C’è un brano all’interno di ‘Monster’ che pensate possa ben rappresentare il nuovo corso dei Kiss?
“(Paul) È molto difficile da dire perchè, come ho detto in precedenza, in questo lavoro ognuno di noi ha avuto modo di mettere un pezzetto della sua arte, quindi a modo suo il disco va visto nella sua totalità. Posso azzardare dicendoti che ‘Shout Mercy’ è una grande canzone, perchè in essa c’è tutto, c’è passione, c’è groove,, c’è attitudine, c’è voglia di divertimento…ma amo anche l’humor di ‘Take Me Down Below’, l’energia del singolo ‘Hell or Hallelujah’ e anche il messaggio di un pezzo forse poco convenzionale come ‘Freak’”
“(Tommy) Le canzoni mi piacciono tutte alla follia… o meglio, le amo tutte in modo differente. Mi piacciono le melodie, mi piace la produzione, mi piace il sound di chitarra, mi piacciono gli assoli, mi piace l’attitudine… Credo che questo disco contenga alcune delle canzoni più belle mai scritte dai Kiss e, personalmente, sono orgoglioso di avere messo la mia chitarra al servizio di un lavoro simile. Vuoi dei titoli? Amo ‘All For The Love Of Rock & Roll’, ‘Wall Of Sound’ ed ovviamente ‘Outta This World’… sono pezzi che contengono molto di me ed ai quali sono estremamente legato”
Avete citato un brano come ‘Freak’, un termine che, da sempre, viene utilizzato per definire persone bizzarre, spesso deformi…Pensi che si possa utilizzare questa parola per definire anche i Kiss, a modo loro creatura bizzarra ed istrionica nel mondo del rock?
“(Paul) Perchè no? ‘Freak’ non è solamente una condizione fisica ma è anche uno stato mentale, un modo di essere, quindi penso che si possa adattare benissimo anche a noi. Alla base di questo brano c’è un messaggio molto semplice ma estremamente chiaro “io sono ciò che sono” non puoi quindi chiedermi di snaturarmi o di essere un’altra persona, perchè credo in me, nel mio modo di essere, e lotterò sempre per ciò in cui credo. Se ti vesti in un determinato modo, se usi un trucco molto marcato, se ti cotoni i capelli all’estremo sino ad apparire grottesco agli occhi della gente…fregatene, perchè se lo fai, è perchè sei a tuo agio così, perchè quella è l’espressione del tuo io e devi esserne orgoglioso”.
Paul, tempo fa era circolata la notizia circa la tua volontà di abbandonare il carrozzone dei Kiss e porre fine alla corsa dello Starchild. Si è trattato di una semplice invenzione giornalistica o c’è stato davvero un momento in cui hai pensato di dire basta?
“(Paul) Non ho mai espresso il desiderio di mandare in pensione lo Starchild e tanto meno di lasciare la band. La notizia è stata messa in giro da qualche giornalista di bassa lega che ha voluto costruire uno scoop su una mia innocente riflessione. In quell’occasione avevo espresso un pensiero molto semplice: verrà il giorno in cui non ce la farò più ad andare avanti e mi dovrò ritirare, ma i Kiss non moriranno di sicuro, perché da sempre l’idea dei Kiss è che nessuno di noi è insostituibile, e questo concetto vale anche per me. Tommy ed Eric stanno facendo grandi cose nella band e sono convinto che potranno dare ancora tanto ai Kiss. Quando deciderò di appendere la chitarra al chiodo, quindi, la band non cesserà di esistere ma andrà avanti magari con ancora maggiore forza e vigore. La mia voleva essere un’affermazione riguardo la grandezza e la solidità del nome dei Kiss ma qualcuno ci ha voluto speculare sopra. I Kiss sono il mio bambino, la mia creatura ed ho intenzione di continuare a divertirmi con loro per ancora molto tempo”
In collaborazione con FEDERICO JANNI – LUCAS GORDON