Borknagar – Resurrecting The Presence
Il 20/03/2012, di Fabio Magliano.
Scienza e paganesimo si fondono indissolubilmente in ‘Urd’, il nuovo lavoro firmato Borknagar, ennesima conferma di come progressive e musica esterna possano convivere senza problemi. A parlarci del ritorno sulle scene della band di Bergen è il suo leader storico Øystein G. Brun
I norvegesi Borknagar sono una band che, sin dall’omonimo album di debutto datato 1996, ha voluto prendere le distanze da quella scena black dalla quale era stata generata, andando via via contaminando il tipico sound estremo nordico con inserti folk, heavy ma soprattutto progressive che nell’arco di sette album (dei quali uno acustico) l’hanno resa personale e a modo suo originale. Con il trascorrere del tempo la componente black è andata facendosi sempre più fine con il concomitante innalzamento della vena sperimentale, una mutazione che se da un lato ha mantenuto intatta l’integrità artistica dei Borknagar, dall’altra li ha resi acuti sperimentatori. Una caratteristica che ritorna anche oggi con il nuovo lavoro ‘Urd’, disco nel quale una base di chiaro stampo pagano va a coniugarsi con nozioni di fredda estrazione scientifica, come sottolinea il leader della band Øystein G. Brun.
Due anni sono trascorsi dalla pubblicazione di ‘Universal’. Come mai così tanto tempo prima di una nuova produzione targata Borknagar?
“(Øystein G. Brun) Perchè mi sono reso conto, iniziando a tirare giù le idee dei brani che sarebbero finiti su ‘Urd’, che questo lavoro non sarebbe stato un disco qualsiasi ma avrebbe rappresentato per i Borknagar qualcosa di speciale, il picco concettuale e compositivo di un percorso musicale iniziato sedici anni fa e che ancora oggi ci rende orgogliosi. È per questo che abbiamo voluto prenderci tutto il tempo necessario per fare le cose bene e per dare un’impronta forte a questo disco. Tra registrazione, produzione e missaggio ci abbiamo messo sei mesi, un periodo neppure troppo lungo per la realtà dei Borknagar, ma ti assicuro che mai come in questo caso abbiamo investito tante energie nella realizzazione di un singolo lavoro. È stato qualcosa di estremamente stimolante, duro ma allo stesso tempo arricchente. Da giugno a dicembre ho lavorato giorno e notte su ‘Urd’, e con me i miei compagni, che hanno messo realmente tutto se stessi per la buona riuscita dell’album. ‘Urd’ è un disco dai mille volti, è epico, è emozionante, è lento, è selvaggio, è veloce… tutti gli elementi che negli anni hanno caratterizzato la musica dei Borknagar sono stati convogliati in un unico album che ci appaga e ci inorgoglisce, perchè è la fedele fotografia della nostra essenza musicale”.
L’uscita del nuovo disco è stata anticipata dalla notizia dello split con il vostro vecchio drummer David Kinkade e dell’arruolamento di Baard Kolstad. Ci puoi spiegare cosa è successo realmente?
“Nulla di clamoroso, davvero. Semplicemente si sono verificati dei problemi logistici figli del fatto che David viva negli States, che ci hanno impedito di continuare a collaborare con lui. Per fare le cose al meglio avevamo bisogno di poter contare su un batterista che fosse operativo al 100% e che, quindi, risiedesse in Norvegia, e David non poteva garantirci nulla di tutto ciò. Siamo però stati fortunati ad imbatterci in Baard, un batterista giovane ma dal grande talento, che aveva avuto modo di collaborare in passato con ICS Vortex. È un musicista che sono convinto possa dare molto alla band, ha un talento e una tecnica pazzesca e certamente potrà aiutare la nostra musica a crescere ulteriormente, tant’è vero che non vedo l’ora di poterlo provare dal vivo e vedere fino a dove potrà portare il sound del gruppo”.
C’è una canzone, in questo lavoro, che pensi possa ben fotografare il nuovo percorso musicale dei Borknagar?
“Penso che ‘Roots’ sia un brano che descrive bene quella che è l’essenza di ‘Urd’ perchè contiene in sè molti di quegli elementi che da sempre caratterizzano la nostra musica, mentre da un punto di vista lirico ritornano quelle tematiche attorno alle quali ha orbitato la nostra realtà. Ogni canzone, comunque, può brillare di luce propria, poggia su un terreno solido e può esser collegata ad un’altra attraverso un filo conduttore molto particolare, in grado di rendere il disco un tutt’uno ma, allo stesso tempo, di lasciare ad ogni canzone una personalità propria”.
Per la copertina vi siete ancora una volta affidati all’artista brasiliano Marcelo Vasco, già al lavoro con Dimmu Borgir, Soulfly, Obituary, Keep Of Kalessin…
“Marcelo ha un talento immenso, riesce a portare l’arte figurativa ad un livello superiore, in più il feeling che si è instaurato tra di noi ha fatto si che Marcelo si potesse calare a pieno nel nostro universo, comprendendo a pieno l’essenza della nostra musica ed il significato dei nostri messaggi e a riversarla nella sua arte. Per ‘Urd’ volevamo dare una consistenza quasi terrena al nostro messaggio e l’immagine utilizzata soddisfa a pieno la nostra esigenza. Non c’è immagine come quella utilizzata per la copertina di ‘Urd’ che potrebbe fotografare meglio l’essenza dei Borknagar… sono solito affermare che, guardando questa copertina, si possa quasi sentire il profumo tipico delle sculture lignee norvegesi, mentre le sensazioni che sprigiona sono intense, inquietanti, quasi volesse accompagnare con la nostra musica l’avvento della Bestia”.
Puoi spiegarci il significato di un titolo come ‘Urd’?
“Dopo aver intitolato ‘Universal’ il nostro album precedente, abbiamo voluto tornare ad una dimensione terrena, riesumare l’essenza della band, quella scintilla dalla quale tutto è partito, su tutto l’ammirazione ed una riflessione sulla natura e sul mondo terreno che ci accoglie e ci ospita. ‘Urd’ secondo la mitologia nordica, è il nome di una delle tre Norne che, tra le radici di Yggdrasill l’albero della Vita posto al centro del Cosmo, tesse la linfa vitale del genere umano. ‘Urd ‘è la rappresentazione del passato, mentre ‘Verdandde’ rappresenta il presente e ‘Skuld’ il futuro. Volendo dare una spiegazione scientifica a tutto questo, potremmo dire che è una rappresentazione folkloristica di ciò che oggi noi conosciamo come DNA… una cosa che mi ha da sempre affascinato e che ho voluto riversare nel nostro nuovo album”.
Questo inserto “scientifico” che va a braccetto con la visione del mondo “pagano” è un binomio che spesso ritorna nell’universo dei Borknagar…
“Hai ragione, anche se questo binomio è andato delineandosi nel tempo seguendo una naturale evoluzione della band. Inizialmente l’impronta pagana era molto forte nella nostra concezione della musica, mentre con il trascorrere del tempo ci siamo aperti verso un contesto più “universale”, dove il mito va a braccetto con la ragione. Dopo tutto sono sempre stato convinto che gli antichi, i cosiddetti “pagani”, fossero più vicini ad una realtà scientifica che non religiosa e che, per alcuni versi, la loro concezione del mondo fosse estremamente moderna ed attuale”.
Credi che questa apertura verso la fredda scienza sia collegata in qualche modo all’inserimento di elementi progressive nel vostro sound?
“No, assolutamente no. Il progressive non è altro che un modo per evolvere il nostro sound, arricchirlo e spalancargli le porte di un nuovo universo. Il prog non è altro che una sfida stimolante che abbiamo voluto affrontare, tutto qui! Però va detto che rientra tutto in un discorso di naturale evoluzione stilistica, tutto si è sviluppato gradualmente passo dopo passo senza che ci mettessimo a discutere a tavolino. La natura della band è sempre stata quella di esplorare nuovi territori e di guardare al cambiamento in un modo molto istintivo e viscerale, quindi aprirci al prog non è stato altro che un passaggio dovuto che ci sta dando molte soddisfazioni”.
Dopo la parentesi con la Indie Recordings, per ‘Urd’ siete tornati a collaborare con la vostra vecchia label Century Media. Come mai questa retromarcia?
“Well, non si sa mai che piega prenderà la nostra vita e spesso le nostre esistenze prendono pieghe inaspettate. Eravamo molto decisi della Indie Recordings, poi a causa di affari interni il contratto è stato rescisso nel gennaio 2011 e da quel momento abbiamo iniziato a valutare la possibilità di ritornare all’ovile e firmare nuovamente per la Century Media. Dopo aver parlato a lungo anche con i ragazzi della label siamo stati orgogliosi di accettare la loro proposta, anche perchè si tratta di una famiglia allargata ancor prima che un gruppo di lavoro. Credono in noi, sanno che in passato abbiamo dato tanto all’etichetta e noi siamo consapevoli che la Century Media ha fatto tanto per noi ed è intenzionata a fare ancora molto per fare crescere i Borknagar, quindi sono convinto che da questa nuova unione la band non possa che uscirne ancor più forte e potente”