Jeff Scott Soto – Walk This Way
Il 27/02/2012, di Fabio Magliano.
Non vuole proprio saperne di prendersi una vacanza, Jeff Scott Soto. E infatti tra live spesso finiti su disco, progetti e collaborazioni varie, l’ex cantante di Journey e Malmsteen ha trovato il tempo di porre un’altra tacca alla sua avventura solista, realizzando il nuovo ‘Damage Control’…
Era quasi ora, e infatti puntuale si è materializzato sulla nostra scrivania. Dopo una serie infinita di live, progetti paralleli e collaborazioni varie, Jeff Scott Soto si concede una nuova avventura in solitaria in studio ed il risultato è ‘Damage Control’, disco infarcito di ospiti di grido che conferma l’ex cantante di Journey, Malmsteen e Talisman ai vertici della scena hard rock mondiale. Doveroso uno scambio di battute con il talentuoso singer di Brooklyn anche se, a poche ore dal rendez-vous, una tragica notizia arriva a far calare un velo di malinconia sulla chiacchierata: Whitney Houston, cantante dall’immenso talento e dall’animo tormentato, per la quale il buon Jeff non ha mai nascosto la propria ammirazione, ha perso la sua battaglia con la droga e con i suoi demoni interiori, una perdita enorme per la scena musicale mondiale “I miei pensieri a riguardo sono contrastanti – attacca laconico JSS – abbiamo sicuramente perso una delle più grandi cantanti al mondo, però la sua era una fine annunciata, perchè quando c’è di mezzo la droga gli esiti della battaglia sono quasi sempre scontati. Al momento non c’è l’ufficialità che sia stata la droga a portarcela via, però non sembrano esserci troppi dubbi a riguardo. Ci rimane la sua splendida voce, un testamento che dobbiamo custodire gelosamente”.
Il motivo per questa chiacchierata, iniziata con un velo di malinconia, è però di tutt’altro tenore, infatti stai promuovendo il tuo nuovo lavoro ‘Damage Control’…
“I miei dischi solisti sono come dei figli per me, rappresentano chi sono e a che punto sono della mia vita ed il mio livello di maturità o immaturità in un determinato momento della mia esistenza. Ma, cosa più importante, rappresentano una fondamentale opportunità che mi viene concessa di progredire come musicista e avvicinarmi al ragguardevole traguardo dei 30 anni di carriera. ‘Damage Control’ è tutto questo, è un’estensione della mia arte, una chance di rivisitare determinati suoni, generi e stili che i miei fan riscontrano in me e apprezzano”.
Per questo lavoro ti sei avvalso di numerosi musicisti dislocati in ogni angolo del Globo, dall’America Latina al Nord Europa agli Stati Uniti… Immagino che far combaciare il tutto per realizzare ‘Damage Control’ non sia stata una cosa semplice…
“Ed invece è stato molto più facile di quanto si possa pensare. Credevo che registrare in tre differenti continenti comportasse una mole enorme di lavoro e andasse a incidere sulla linearità del processo di realizzazione, ed invece gli input di tutte le persone coinvolte in questo progetto sono stati talmente positivi da rendermi il lavoro estremamente facile. Ognuno ha svolto il suo lavoro nel modo in cui andava fatto e tutto è filato liscio e senza intoppi”.
Da un punto di vista compositivo, pensi che il tuo modo di approcciarti al lavoro sia cambiato rispetto al passato?
“Non eccessivamente. In qualità di artista devi cercare di crescere e maturare sia dal punto di vista creativo che compositivo. L’esperienza è la chiave per poterlo fare al meglio, però è indubbio che, con la moderna tecnologia e con i vantaggi che ti porta l’avere uno studio di registrazione in casa propria, tutto viene enormemente agevolato. Ciò che è cambiato, a livello di approccio, è la serenità che hai al momento di iniziare a lavorare ad un disco: una volta arrivavi alla sesta traccia incisa e ti trovavi a fare i conti per vedere di non sforare dal budget e spendere una fortuna per ultimare il disco; adesso registri tutto quello che vuoi ad un livello professionale e a costi contenuti, e da un punto di vista mentale è un aiuto importante, perchè ti permette di concentrarti unicamente sulla tua musica senza troppe ulteriori preoccupazioni”.
Entrando a fondo nel nuovo lavoro, c’è una canzone alla quale ti senti particolarmente legato?
“Potrà sembrarti starno ma la canzone alla quale sono più legato è una bonus track inserita nell’edizione deluxe del disco. Si tratta di ‘Afraid To Die’… è un pezzo contro il suicidio, che riflette quello che ho provato e ciò che ho vissuto quando il mio amico fraterno Marcel Jacob se n’è andato. È un pezzo dal significato molto profondo che mi ha emozionato tantissimo durante la registrazione e mi trasmette molto ancora adesso, ogni volta che lo ascolto”.
Un concetto che pare ritornare in ‘Die A Little’…
“Per alcuni versi è così. Questa è una canzone che risale ai tempi di ‘Beautiful Mess’ e che ho sempre amato. Era stata scritta dal produttore di quel disco, Paulo Mendonça, nel 2008 però alla fine non era stata inclusa nell’album perchè la tracklist era già stata stabilita. La versione originale ha un’impronta più R&B e pop che poco aveva a che vedere con il sound di ‘Damage Control’, quindi ho dovuto effettuare una sorta di restyling e renderla più rock. Amo la melodia di questo pezzo e la botta emotiva che mi da il suo chorus”.
A giudicare dai titoli si direbbe che l’album sia pervaso da una certa negatività di fondo…
“Non è così. C’è un che di negativo ma il messaggio che voglio trasmettere è assolutamente positivo. Il titolo del disco nasce da una mia considerazione sui testi delle canzoni: mi sono reso conto che in un modo o nell’altro, ogni testo rifletteva l’idea di “contenimento del danno”. Mi spiego meglio: nel corso delle nostre esistenze, ci troviamo nella situazione di dover scegliere e di dover prendere delle decisioni, che a volte si possono rivelare giuste, altre volte sbagliate… le liriche dei miei pezzi parlano proprio di questo, degli errori e dei rimpianti che possono lasciare decisioni rivelatesi sbagliate… in questo caso, per non andare a fondo, penso sia indispensabile cercare di cogliere il lato positivo di una situazione che ai più può apparire infausta. Questo è il “damage control”, la capacità di trovare un che di positivo in qualcosa di negativo”.