Jack Blades – Back In The Game
Il 16/02/2012, di Fabio Magliano.
Dopo aver riscosso ampi consensi con i suoi Night Ranger, tornati alla grande con lo splendido ‘Somewhere In California’, Jack Blades si prende la scena anche in veste solista pubblicando ‘Rock’n’Roll Ride’, secondo lavoro in solitaria che ne porta alla luce tutta la classe e la voglia di continuare a elettrizzare.
Jack Blades è uno di quei musicisti il cui nome, forse, non racchiude quel fascino tipico delle leggende del rock, però indiscutibilmente a questo rocker californiano sono legate pagine importanti della storia della musica dura. Sue sono molte di quelle canzoni che, negli anni Ottanta, infarcivano i teen movie che tanto piacevano alla gioventù dell’epoca (‘Il Segreto del Mio Successo’ con Michael J Fox ha fatto scuola…), sue, anzi, dei suoi Night Ranger erano le classifiche ottantiane, sue sono collaborazioni che hanno lasciato il segno, quelle con Ted Nugent e Tommy Shaw nei Damn Yankees, ma anche quelle con gli Aerosmith, con i Great White, con i Motley Crue e con Ringo Starr… e suo è ‘Rock’n’Roll Ride’, secondo lavoro solista giunto in una pausa concessagli dai Night Ranger, una piacevole botta di adrenalina che profuma di California e conserva quel saporito gusto dell’hard rock tipicamente a stelle e strisce.
Jack, prima di tutto complimenti per il tuo ‘Rock’n’Roll Ride’, un disco davvero divertente. Come è nato un lavoro simile?
“Grazie mille! La realizzazione di questo lavoro è stata molto semplice, molto rilassata, agevolata dal fatto che, potendo contare su un mio studio di registrazione personale, ogni volta che mi balenava in testa un’idea, mi precipitavo in studio e la registravo. Avere poi tutti i miei amici pronti a collaborare con me è stato qualcosa di molto stimolante e inevitabilmente divertente. Mi piace pensare che sia stato un po’ come le session di registrazione di Rod Stewart con i Faces… risate e scherzi in ogni momento. Senza dubbio tutta un’altra cosa rispetto a un normale lavoro da solista!”
‘Rock’n’Roll Ride’ segue di otto anni il tuo debutto solista. Che cosa è cambiato rispetto al disco omonimo?
“Io percorro costantemente un preciso percorso musicale e mi piace molto suonare con artisti differenti, perché mi consentono di vedere la musica da una differente prospettiva. Sicuramente questo disco è molto più rock’n’roll rispetto al mio primo album solista e anche il modo di approcciarmi alle canzoni è stato un po’ più aggressivo”.
Tra i pezzi migliori di questo lavoro citerei senza dubbio ‘Born For This’. Vuoi parlarcene?
“Oh, ‘Born For This’… è nata in un week end, a casa mia qui, nel nord della California. Avevo invitato il mio amico Jim Peterik a venirmi a trovare, ci siamo seduti a chiacchierare e immediatamente è saltata fuori l’idea per questo brano. Penso che Jim avesse questo titolo che gli girava per la testa e in circa 20 minuti il testo era completo. Ci siamo guardati e abbiamo semplicemente detto ‘WOW, che figata!”.
Per ‘West Hollywood’, invece, hai collaborato con Robin Zander dei Cheap Trick…
“Mio figlio Colin viveva a West Hollywood qualche anno fa e un bel giorno, tornato a casa per farci visita, si sedette in cucina e tirò giù le linee per questa canzone. Mi piacque e la tenni sempre bene a mente. Soprattutto quel verso che recita “are you experienced in Love?”, forse perché teneramente mi fa pensare ai suoi primi tumulti amorosi, alle tribolazioni sentimentali di un giovane ragazzo nell’elettrizzante realtà di West Hollywood. Per ultimare il pezzo ho chiamato Robin Zander dicendogli che stavo registrando il mio disco solista. Lui stava preparando uno show da queste parti e ha pensato bene di venirmi a fare visita. E’ arrivato a casa mia con una Limousine chilometrica, è stato da me circa 4 ore e poi se n’ è andato. Well, sono state le 4 ore più creative di tutta la mia vita! Che talento! Oltre a questo pezzo abbiamo composto in un nulla ‘Anything For You’, pezzo del quale avevo solo la parte strumentale. Quando se n’ è andato ho pensato tra me e me “Wow, ma che è successo?” Era passato un uragano creativo e mi aveva sconvolto!”
Nel corso della tua carriera hai avuto modo di tenere concerti imponenti in ogni parte del mondo. C’ è qualche show che ti è rimasto nel cuore?
“Ce ne sono parecchi! Con i Night Ranger e con i Damn Yankees ne abbiamo tenuti di grandiosi. Molte volte con i Damn Yankees mi sono sentito il padrone del mondo mentre suonavo, una sensazione che ti sconvolge, ti fa capire che tutto ciò per il quale hai sudato e fatto sacrifici ti sta ripagando. Quando ti trovi al top, con il pubblico ai tuoi piedi, è come se la tua esistenza fosse proiettata a un livello superiore, catapultandoti in una nuova dimensione ancora più entusiasmante”.
Hai citato i Damn Yankees e ti chiedo se pensi ci possa mai essere una nuova chance per questa grandiosa band…
“Lo spero con tutto il cuore! Hai detto bene, è una band grandiosa, una delle migliori rock band uscite in America. Era composta da incredibili personalità: il sottoscritto, Ted Nugent, Tommy Shaw… grandi musicisti riuniti in un’unica entità con l’obiettivo di comporre ottima musica… e ci siamo riusciti! Il segreto? Siamo riusciti a lasciare il nostro ego fuori dalla porta e metterci tutti al servizio del rock’n’roll”.
Un altro gruppo che ti ha visto coinvolto e che, a mio avviso, ha partorito un gran disco d’esordio, è stato il TMG di Tak Matsumoto…
“Oh, Tak… gran chitarrista, ottimo produttore e songwriter. E’ stata anche quella un’esperienza appagante… e poi c’era quel pazzo di Eric Martin… impossibile non divertirsi con lui! Posso dirti che stiamo parlando di fare uscire un nuovo lavoro con il TMG… non vedo l’ora!”
Ma tra tutte queste collaborazioni, dischi in vetta alle classifiche e tour in tutto il mondo, quale pensi sia la più grande soddisfazione che ti sei tolto nel corso della tua carriera?
“Ovviamente suonare con un Beatle! Dopo aver suonato con Ringo Starr ho pensato “Ok, è andata, ho avuto il massimo”. Perché per un musicista poter suonare ‘Ticket To Ride’ con un Beatle, è quanto di più grande ti possa capitare nella vita”.