D.A.D – Pirgrims Are Back In Town
Il 18/01/2012, di Fabio Magliano.
Con ‘DIC.NII.LAN.DAFT.ERD.ARK’ i Disneyland After Dark tornano alle origini andando a rispolverare quel sound e quell’attitudine che li aveva resi grandi a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta. Un disco esplosivo che il combo danese presenterà al pubblico italiano a fine mese, in due date dall’alto contenuto adrenalinico. A parlarcene è il cantante/chitarrista Jesper Binzer
I D.A.D sono una di quelle band che forse non hanno goduto e mai godranno di quella fama destinata alle icone del rock, però è innegabile che i loro dischi, soprattutto i primissimi ‘No Fuel Left For The Pilgrims’ e ‘Riskin’ It All’, bene o male, hanno fatto trascorrere ore liete ad un po’ tutti noi, ci hanno fatto divertire e ci hanno fatto sballare con la loro capacità di unire ad un sano hard rock, un’attitudine goliardica difficilmente riscontrabile in altri gruppi in circolazione. Una band “di culto” sui generis, che dopo il suo ritorno sulle scene nel 2005 ha saputo inanellare una serie di album sicuramente validi l’ultimo dei quali, ‘DIC.NII.LAN.DAFT.ERD.ARK’ ha visto la luce l’11-11-11, proprio mentre i Black Sabbath annunciavano la loro reunion. Un disco che forse non avrà l’impatto mediatico del ritorno di Ozzy all’ovile, ma che sicuramente farà gioire chi chiedeva ai Disneyland After Dark un ritorno alle sonorità del passato. E che ora attende la band danese al varco in sede live, con Jesper Binzer e soci che verranno a fare visita allo Stivale a febbraio quando il 24 saranno headliner del Glam Attakk alla R’n’R Arena di Romagnano Sesia (NO) e il giorno seguente saranno di scena al Rock Planet di Pinarella di Cervia. Un buon pretesto per alzare il telefono e farci raccontare qualcosa di più proprio dall’istrionico cantante/chitarrista nordico.
La prima impressione avuta ascoltando ‘DIC.NII.LAN.DAFT.ERD.ARK’ è che questo disco sia in grado di rivaleggiare tranquillamente con i vostri più grandi successi del passato. Sei d’accordo con questa osservazione?
“(Jesper Binzer) Assolutamente si! È un disco che è nato a cavallo tra tour e sala prove, quindi ci ha visti sempre in movimento, in un modo estremamente dinamico, una vitalità che traspare in ciò che abbiamo composto. E poi in sala d’incisione Nick Foss ha svolto un grande lavoro, così come aveva fatto per i dischi passati. C’è stato sempre un dialogo costante con lui, ogni nostra idea è stata da lui sviscerata e rielaborata al fine di ottenere il massimo dalla nostra musica… però rispetto al passato, come è naturale che sia, abbiamo più confidenza con la nostra musica, siamo più consapevoli delle nostre potenzialità, abbiamo rafforzato le nostre idee e abbiamo dato più solidità al nostro sound. Se per ‘Monster Philosophy’, poi, ci eravamo trovati in studio con bozze di canzoni da completare tutti insieme, per questo disco abbiamo portato riff, idee…e tutti insieme le abbiamo assemblate, rielaborate e ne abbiamo tirato fuori una canzone fatta e finita”.
Che cosa è cambiato, da un punto di vista operativo, rispetto ai vostri ultimi lavori?
“Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo disco, la speranza era quella di riuscire a ultimarlo in tempo per poter intraprendere un tour estivo… ma non ce l’abbiamo fatta… quindi ci siamo trovati a dover accavallare queste due cose e, inevitabilmente, il live ha finito per influenzare il nostro processo di songwriting. Generalmente il lavoro in studio era pianificato per il lunedì, quindi suonavamo live martedì, venerdì e sabato e la domenica ci riposavamo. Quando il lunedì si tornava a lavorare al disco, era inevitabile che l’energia del live fosse ancora in circolo e fluisse in quello che stavamo suonando. In un certo verso era come se continuassimo ad indossare i nostri costumi di scena anche in studio, si era creata una continuità che mai avevamo vissuto prima d’ora, ed è stato molto interessante. Perchè spesso quando devi concentrarti unicamente sull’aspetto discografico finisci per essere fin troppo cerebrale, inizi a pensare come far suonare in un modo invece che un altro una canzone e questo in alcuni frangenti ti condiziona… questa volta è stato come non smettere mai di suonare ed il nostro sound ne ha tratto giovamento… è stata una cosa nuova che non avevamo mai fatto prima e dalla quale, invece, abbiamo tratto grandi benefici… Ma abbiamo capito la lezione, dopo tutto non si finisce mai di imparare…”
La stessa cosa la si può dire dei testi?
“Non proprio… quando componiamo il testo di una canzone tendiamo da sempre a tenerlo aperto il più a lungo possibile, per far si che la versione finale sia quella per noi migliore. Abbiamo sempre visto questo modo di lavorare un tributo alla nostra vena creativa, il riconoscere noi stessi che tutto è migliorabile e che una canzone può venire stravolta da un momento all’altro. Dopo tutto abbiamo sempre odiato scrivere brani che parlassero di cose successe due anni prima, è una cosa che va contro il principio di freschezza compositiva, quindi al momento di entrare in studio cerchiamo sempre di chiudere i testi solo al momento di incidere la canzone. Lo abbiamo sempre fatto e lo abbiamo fatto anche a questo giro”.
Ancora una volta per la produzione vi siete affidati a Nick Foss, che aveva già messo la firma a lavori eccelsi come ‘No Fuel Left For The Pilgrims’ e ‘Riskin’ It All’. Cos’è che rende la chimica tra di voi così speciale?
“Sono tanti i punti di contatto tra di noi, quelle peculiarità che rendono speciale questo rapporto e che lo differenziano da quello che si potrebbe instaurare con altri produttori. Nikolaj, ad esempio, è uno dei pochi ad avere il coraggio di accollarsi l’enorme responsabilità di seguire tutta la lavorazione del disco dall’inizio sino alla fine e di condividere con noi quel concetto di “apertura mentale” del quale ti ho parlato in precedenza. Ha un modo di approcciarsi alla musica molto positivo, sa guidarti bene e, cosa particolare, non essendo un musicista non ti impone le sue idee ma asseconda le tue, quindi tende a far suonare al meglio ciò che tu hai in testa. Forse è per questo che tutti i lavori che abbiamo realizzato con lui hanno un mood così particolare e hanno riscosso tutti questi consensi”.
Ora il pubblico italiano vi attende per due date che si preannunciano esplosive…
“Ci puoi giurare. Il live rappresenta da sempre il piatto forte dell’universo D.A.D, lo abbiamo sempre curato in modo maniacale e lo abbiamo fatto anche questa volta. Abbiamo sempre tenuto concerti esaltanti in Italia e contiamo di ripeterci… con un pizzico di entusiasmo e di follia in più rispetto al passato, perchè questa volta abbiamo davvero tra le mani un disco che spacca e non vediamo l’ora di farvelo conoscere anche dal vivo!”