Gotthard – And Then Goodbye
Il 25/09/2011, di Fabio Magliano.
Un anno fa moriva in un tragico incidente Steve Lee, mitica voce dei rocker elvetici Gotthard. Una perdita incolmabile per la scena rock, un personaggio speciale al quale oggi viene dedicato ‘Homegrown – Alive in Lugano’. Un tributo ma anche un nuovo punto di partenza per una band che, di fermarsi, non ha proprio voglia. Come conferma uno squisito Marc Lynn prodigo di anticipazioni…
C’è un vecchio adagio che vuole le morti essere tutte uguali. Non è così, almeno non per il sottoscritto. Ci sono lutti che fanno calare un velo di tristezza, fanno riflettere e poi lentamente scemano. E ci sono perdite che rimangono, che fanno male, che straziano anche a distanza di tempo. Quella di Steve Lee è una di quelle, almeno per chi, come lo scrivente, è rimasto negli anni toccato dalla sua voce, dalla sua semplicità, da quella sua capacità di farsi sentire vicino, autentico, sincero anche solo attraverso una canzone. La scomparsa del cantante dei Gotthard pesa, tremendamente. Ti prende lo stomaco ogni volta che parte una canzone del gruppo elvetico, ti strizza il cuore non appena senti quella voce ruvida ma dall’incredibile estensione, ti devasta quando passano le immagini di quel viso buono, da amico che non hai mai conosciuto. Emozioni intense, fortissime, provate inevitabilmente all’ascolto di ‘Homegrown – Alive in Lugano’, l’ultima testimonianza live di Steve Lee, uscita ad un anno esatto dalla sua tragica scomparsa. Un toccante ricordo, un tributo ma anche la chiusura di un cerchio e l’apertura di uno nuovo, come afferma l’affabile Marc Lynn, bassista nonché fondatore del gruppo di Lugano.
Dopo la tragica scomparsa di Steve, avete rotto il silenzio pubblicando ‘Homegrown – Alive in Lugano’, un disco ambivalente, che può essere visto sia come tributo al vostro cantante, sia come apertura di un nuovo capitolo nella storia del gruppo…
“E’ vero, può essere visto senza problemi da entrambi i punti di vista. Bisogna sapere che questo lavoro è stato inciso oltre un anno fa, con l’intenzione di farlo uscire in primavera per poterci poi dedicare ad un disco unplugged, un’idea alternativa per spezzare un po’ la monotonia del disco rock pubblicato ogni due anni. Quando io e Steve siamo andati in vacanza in America, questo live era già finito, però subito dopo quel tragico incidente abbiamo pensato che non fosse giusto farlo uscire subito, il feeling non sarebbe stato quello ideale… solitamente un disco live è allegria, è gioia, è emozionante, mentre noi provavamo solo tristezza. Abbiamo quindi pensato di pubblicarlo in occasione dell’anniversario della scomparsa di Steve. Le nostre intenzioni sono fondamentalmente due. La prima è consentire ai fan di godere ancora una volta della meravigliosa voce di Steve, che in occasione di quello splendido concerto tra le mura di casa, con tutti i nostri amici harleysti, rende ancora meglio. La seconda è quella di tornare a vivere dopo un anno di lutto, di chiudere un capitolo della nostra esistenza e aprirne uno nuovo. Con questo disco viene chiuso un capitolo con Steve Lee, questo non vuol dire che non lo dimentichiamo perchè i vent’anni passati con lui rimarranno sempre impressi nelle nostre menti. Però per avere una chance per la nostra vita artistica è necessario chiudere quell’anno di tristezza”.
Da quello che hai detto sa un po’ di beffa questo disco, inciso ad una festa di bikers quando proprio con una moto Steve ha trovato la morte…
“Non è proprio così. Steve non ha perso la vita in moto, ma durante un viaggio attraverso l’America. Non stava guidando, non era seduto in moto…si è trattato solo di un tragico incidente in autostrada. Avevamo avuto problemi tecnici con una moto e allo stesso tempo ha iniziato a piovere fortissimo. Chi guida una moto sa che viaggiare con la pioggia che batte in faccia fa abbastanza male, quindi ci siamo fermati sul ciglio della strada per mettere le tute da pioggia. Proprio in quel momento quel maledetto camion è transitato sulla corsia di sicurezza, non ci ha visti e ha preso in pieno cinque moto, tra le quali quella di Steve. Per poco non prendeva tutti noi, è passato a un metro e mezzo da me e mia moglie…abbiamo visto davvero la morte da vicino. Per me e per Steve la moto era un hobby molto importante, avere il naso nel vento era il simbolo di libertà, un’emozione indescrivibile. Molte nostre canzoni sono nate in moto, perchè mentre stai viaggiando libero pensi, nascono idee che spesso vengono messe in musica, perchè in quel momento il feeling è molto speciale. Non ti nascondo che la speranza era quella di fare di quel viaggio la fonte di ispirazione per il nostro prossimo disco”.
Quanto è stato duro, una volta elaborato il lutto, prendere la decisione di voltare pagina e ripartire senza Steve?
“Molto, moltissimo. Il primo shock è stato talmente grande da portarti a pensare ‘Ok, è finita, smettiamola qui’. Abbiamo passato i primi due mesi in apnea senza renderci realmente conto di cosa fosse successo, perchè abbiamo dovuto organizzare i funerali, curare la stampa, curare i fan… è stato come rimanere chiusi in una bolla fuori dalla realtà. Quando abbiamo ripreso in mano la situazione, c’è stato chi voleva smettere, altri che volevano continuare… quindi ci siamo parlati singolarmente ed alla fine è venuto fuori che volevamo remare tutti nella stessa direzione ed essendo tutti amici e musicisti, la decisione più ovvia è stata quella di continuare con i Gotthard. Non sarà facile andare avanti senza Steve, però in noi abbiamo sentito che la nostra storia non era ancora scritta”.
Uno dei miei più grandi rimpianti è stato quello di non essere mai riuscito ad incontrare Steve, perché tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo me lo hanno descritto sempre come una persona eccezionale. Cos’è, secondo te, che lo rendeva così speciale?
“La prima cosa che catturava di Steve era la sua gentilezza. Cordiale, cordialissimo, sempre e con tutti. Con i fan, con i giornalisti, con i colleghi, si è sempre comportato da vero gentleman. Nella vita di tutti i giorni era l’antitesi della rockstar. Amava la sua vita e la sua intimità, amava starsene a casa a suonare il piano, a comporre, a scrivere testi in tranquillità. Perché per lui la pace era fondamentale. ‘Per far bene una cosa – diceva – è importante che ognuno ci metta del suo’. Se tu fai il tuo lavoro bene, ed io faccio il mio altrettanto bene, è inevitabile che la collaborazione funzioni bene. Era poi una persona estremamente spirituale, lo affascinavano tutte le religioni e ciò che vi ruotava attorno, lo appassionavano le religioni indiane, i riti giapponesi, il mito delle anime e della vita ultra terrena…ed era un appassionato di bonsai, dall’idea che anche da un piccolo tronco apparentemente senza vita potesse nascere qualcosa. Aveva mille interessi che lo rendevano speciale”.
So che state facendo audizioni a ritmo serrato per trovare il sostituto di Steve. A che punto siete con i lavori?
“E’ vero, abbiamo lavorato tantissimo in questa direzione e speriamo di poter dare l’annuncio del nuovo cantante entro la fine dell’anno, anche perché abbiamo voglia di ricominciare a fare musica. Da quando abbiamo comunicato che saremmo andati avanti, abbiamo ricevuto circa 400 richieste di cantanti che si sono offerti. Ovviamente ci è voluto del tempo per esaminare tutto, ed alla fine ne abbiamo selezionati una trentina. A questi abbiamo inviato una demo con su i tre pezzi più importanti dei Gotthard, una ballata, un mid tempo e una canzone rock, ovvero ‘Anytime, Anywhere’, ‘Need To Believe’ e ‘Heaven’, e tramite l’ascolto di questi nastri abbiamo deciso di invitare i selezionati a fare una prova in studio con noi in modo da farci un’idea di come queste persone lavorassero in studio, di che tipo di uomini fossero e del feeling che si potesse instaurare con loro. Dopo questi due giorni in studio abbiamo spedito tutti a casa e dopo un confronto tra di noi abbiamo fatto una nuova selezione e i superstiti sono stati con noi per altre due settimane. In questo periodo siamo andati ancora più a fondo, abbiamo cercato di capire che tipo di personaggio fosse, come componesse, quale fosse il suo livello artistico… abbiamo iniziato a scrivere pezzi adatti alla sua voce perché è importante ricantare pezzi già noti ma avere canzoni composte appositamente per quel tipo di voce è tutt’altra cosa… con questo metodo abbiamo già esaminato venti persone, ora deve venire ancora un cantante quindi ci siederemo a tavolino e prenderemo una decisione. Abbiamo comunque già un preferito, però la decisione non è ancora presa perché vogliamo dare a tutti una chance, vogliamo esaminare tutti in modo da non avere dopo dei rimpianti”.
Che criterio avete adottato per selezionare il nuovo cantante? Volete un singer che rimandi a Steve o volete muovervi su binari diversi per evitare ingombranti paragoni con il passato?
“Abbiamo indicato sette/otto punti indispensabili. Il primo è che non deve assolutamente sentirsi come Steve, noi non vogliamo una copia di Steve, perché i fan non lo accetteranno mai e poi perché è sempre meglio qualcosa di originale. Poi sarebbe dura per noi sentire ancora una voce troppo simile a quella di Steve. Pensa che si era presentato un ragazzo identico a Steve, come look, come voce, come sguardo e lo abbiamo scartato proprio perché era troppo simile a lui. Noi cerchiamo un cantante che sappia cantare i vecchi pezzi ma che abbia allo stesso tempo buone idee per i brani nuovi, e poi deve avere una voce con carattere, che sia ben distinguibile, che abbia un buon feeling e che funzioni, sia sul nuovo che sul vecchio. Non vogliamo che ci siano i “Gotthard con un cantante” né “Un cantante con i Gotthard”, noi vogliamo creare un team completo come in passato per aprire un nuovo importante capitolo nella storia della band”.
Solitamente quando una band famosa deve trovare un nuovo cantante, può percorrere due strade, quella dell’emerito sconosciuto, vedi i Journey con Ariel Pineda o quella del cantante già affermato, come fatto dai Queen con Paul Rodgers. Voi avete dato peso a questo aspetto?
“No, per noi non è così importante. E’ importante che i Gotthard suonino come hanno sempre suonato e che al loro interno ci sia una voce che funzioni. Tutti i cantanti che abbiamo esaminato sono nell’orbita vocale di Steve, quindi con la voce ruvida ma allo stesso tempo capace di andare in alto, però volevamo prima di tutto una voce personale. Conosciuto…sconosciuto…per noi non ha importanza. Abbiamo fatto audizioni a cantanti provenienti da tutto il mondo, Uruguay, Inghilterra, Australia, Svizzera, Germania, anche Italia… ovviamente le persone sconosciute non hanno esperienza, ma è anche vero che cantanti con esperienza liberi non ce ne sono, perché se uno sa cantare, ha esperienza ma non ha una band probabilmente ha dei problemi caratteriali. Noi vogliamo un cantante che rimanga, che voglia formare una nuova famiglia con noi e rimanere nei Gotthard a lungo. Un gentleman con il quale andare d’accordo e in sintonia con lo spirito di tutti noi. Il personaggio che abbiamo in mente ha esperienza, è conosciuto ma non ha raggiunto livelli di popolarità altissimi. Poi sta comunque ai fan dirci se abbiamo fatto la scelta giusta. Sicuramente il sostituto di Steve non avrà un compito facile, dovrà lavorare tantissimo e duramente, per questo la speranza è che i nostri fan ci supportino ancora una volta e lo accolgano a braccia aperte”