Work Of Art – On The Run
Il 07/09/2011, di Fabio Magliano.
Nel giro di due album gli svedesi Work Of Art sono stati in grado di proporsi quali paladini della nuova ondata melodic rock europea. Il nuovo ‘In Progress’ non fa che confermare questo status, riempiendo d’orgoglio il polistrumentista Robert Sall e il batterista Herman Furin, nostri interlocutori nell’intervista che segue.
Quando nel 2008 vide la luce, dopo circa quindici anni di gestazione (!!!) il disco di debutto dei Work Of Art, furono in molti a individuare nel terzetto svedese i nuovi messia nel panorama melodic rock europeo. Quello che Robert Sall e soci erano riusciti a tirare fuori in ‘Art Work’ era infatti uno stupendo mix di AOR e progressive, una perfetta fusione di eleganza, melodia e tecnica tale da far scomodare paragoni importanti, primi su tutti quelli con i maestri Toto. Oggi il trio scandinavo torna con ‘In Progress’, lavoro che conferma a pieno quanto di buono già mostrato tre anni or sono. A parlarcene sono i due membri fondatori del gruppo, Robert Sall e Herman Furin.
Quali sono le maggiori differenze che avete incontrato nel lavorare in studio oggi, rispetto al disco di debutto?
“(Herman) L’ultimo disco ha avuto più tempo per maturare rispetto al disco di debutto. Oggi siamo cresciuti, abbiamo imparato molto e sappiamo un po’ di più su come raggiungere i risultati che ci siamo prefissi. Oggi abbiamo lavorato in modo più rilassato, ci siamo trovati maggiormente a nostro agio in studio e questo ci ha aiutato molto nella buona riuscita del disco”.
Qual è la cosa più importante che avete imparato lavorando a ‘In Progress’?
“(Robert) Se ha funzionato la prima volta, non è detto che funzioni anche la seconda! Credo che la cosa più importante che abbiamo imparato è che ogni album deve brillare di luce propria, ha una propria vita e questo lo rende unico nel suo genere. Forse sarebbe stato più semplice per noi cercare di far suonare questo disco esattamente come ‘Art Work’, però se lo avessimo fatto avremmo dimostrato di non essere stati in grado di crescere come band. Abbiamo quindi seguito la strada più tortuosa, abbiamo cercato qualcosa di nuovo e abbiamo affrontato il tutto come se fosse una sfida stimolante per noi. In alcuni momenti è stata dura, non lo nego, ma alla fine la soddisfazione è stata immensa. Senza dubbio con ‘In Progress’ abbiamo compiuto un enorme passo in avanti come musicisti, come uomini ma soprattutto come band”.
‘In Progress’ lascia intendere che ci sia ancora da lavorare per raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati…
“(Herman) Che dobbiamo ancora crescere è indubbio, però per dirlo non mi baserei su questo titolo. Non è altro che uno scherzo, un’idea che ci balenava in testa da molto tempo. Inizialmente il titolo doveva essere ‘Work In Progress’… per seguire quella linea di pensiero che voleva il primo disco intitolarsi ‘Art Work’, il secondo ‘Work In Progress’ ed il terzo… dai, quello non te lo svelo, per non rovinarti la sorpresa. Comunque, una volta vista la copertina del disco abbiamo notato che le scritte Work Of Art e ‘Work In Progress’ cozzavano un po’, quindi abbiamo deciso di eliminare il secondo Work e lasciare ‘In Progress’”.
C’è un brano al quale siete particolarmente legati?
“(Herman) Robert è il compositore, quindi deve risponderti lui. Io posso dirti solo che, dal punto di vista esecutivo, ‘Nature Of The Game’ mi sta dando tantissime soddisfazioni”.
“(Robert) Sono orgoglioso di tutti i brani per differenti ragioni, però la canzone che più di ogni altra mi ha divertito suonare e comporre è stata ‘One Step Away’. Questo non vuole dire che sia necessariamente la migliore del disco, però è nata in un momento molto particolare per me, l’ho composta con un sorriso enorme stampato in viso e questo mi basta per portarla nel cuore. Musicalmente è un vero tributo a quelle band della West Coast che ci hanno influenzato, ci sono molti rimandi a quel sound”
Di cosa avete voluto parlare nei vostri brani?
“(Robert) Ci sono elementi molto differenti in questo disco, anche opposti a ben vedere. C’è classico AOR che tratta tematiche più leggere e spensierate, questo perchè io vengo da quella scuola e mi viene naturale comporre in questo modo, però ci sono anche pezzi più malinconici come ‘Never Love Again’ ed altri più positivi come ‘One Step Away’ che ben rappresentano ciò che sono oggi”.
Prima parlavate delle diverse sfaccettature del vostro sound. Quali pensate siano le band che più vi hanno influenzato?
“(Herman) Abbiamo tutti gusti differenti ma ci sono gruppi che inevitabilmente mettono tutti d’accordo. Io amo l’AOR e grazie a Robert sono stato avvicinato ai Toto. Ma ascolto da sempre i Dream Theater, consumo abitualmente i loro dischi, sono una vera passione per me. Grazie a mia sorella, che ha cinque anni in più di me, la musica ha sempre girato nelle mie orecchie, oggi non posso farne a meno. Recentemente mi sono avvicinato agli Overland, il loro ultimo lavoro è davvero notevole, mentre sto letteralmente consumando i 3:rd Matinee, fantastici!”
Il paragone più ricorrente è però con i Toto…
“(Herman) Perchè sono una nostra grande fonte di ispirazione. Tutti noi li ascoltiamo e abbiamo imparato molto da loro. Però non penso che il nostro sound si avvicini coì tanto al loro. Certo, ci puoi trovare delle similitudini, però il nostro sound è ben definito e, soprattutto in ‘In Progress’, estremamente personale. Personalmente posso dire di aver preso spesso Jeff Porcaro inserendo alcuni passaggi riconducibili a lui in alcuni brani, però non abbiamo mai cercato di copiare quel gruppo”.
Robert, in passato hai impressionato tutti con il progetto W.E.T. Pensi vedrà mai la luce il suo secondo capitolo?
“Well, nulla è ancora deciso, però abbiamo più volte parlato della possibilità di incidere un secondo disco con i WET. Sicuramente sia io che Erik Martensson che Jeff Scott Soto vogliamo farlo, però siamo in attesa che si verifichino le condizioni favorevoli per iniziare i lavori”.