Duff McKagan’s Loaded – Past In Different Ways
Il 10/04/2011, di Fabio Magliano.
In attesa di buone nuove in casa Velvet Revolver e, perchè no? Dal fronte Guns n’Roses, Duff McKagan trova il tempo di dedicarsi con fortune alterne ai suoi Loaded, band con la quale realizza oggi il controverso ‘The Taking’. Album al centro dei nostri discorsi con il musicista di Seattle anche se non sono mancate divagazioni letterarie, televisive e finanziarie…
Spesso un nome fa più danni dei benefici che porta. Nel caso dei Loaded, quello di Duff McKagan è sempre stato più che altro una zavorra, portatore com’è di grandi aspettative figlie degli illustri trascorsi del biondo bassista, presto disilluse da lavori non sempre impeccabili. Era stato così con ‘Sick’, si ripete oggi con ‘The Taking’, un disco sicuramente non in linea con il blasone di chi lo ha partorito. Un musicista che, tra un indubbio carisma indotto dall’esperienza con Guns e Velvet Revolver, un’aura da rockstar maledetta, un’insolita partecipazione al reality di turno e un’insana passione per l’economia, di spunti per chiacchierare te ne offre a tonnellate…
Duff, ‘The Taking’ esce a tre anni di distanza da ‘Sick’. Pensi sia cambiato qualcosa nella band, a livello di attitudine e di songwriting tra questi due lavori?
“Quello che è cambiato è semplice. ‘Sick’ era nato nei ritagli di tempo che i Velvet Revolver mi concedevano. Non c’era stata, in preparazione all’album, una realtà solida di band come Loaded, tutto si era limitato alla realizzazione del disco. Successivamente, per promuoverlo, abbiamo suonato dal vivo, parecchio. Abbiamo fatto tour in America ed in Europa e questo ci ha consentito di oliare determinati meccanismi che si sono poi rivelati fondamentali per la nascita di ‘The Taking’”.
La prima cosa che colpisce di questo lavoro è la sua varietà stilistica il che, se da un lato è positivo, dall’altro rende di difficile inquadramento una band come i Loaded e ne frena l’assimilazione…
“In questo disco c’è tutto quello che da un punto di vista sonoro mi ispira e mi trasmette qualcosa. Un aspetto che amo dell’attività con i Loaded è la libertà che questa band mi lascia. Non mi sono mai trovato a pensare se un brano suonasse più o meno “Loaded” per il semplice motivo che non ho mai voluto incanalare la band in un determinato filone. Se una cosa mi piaceva, mi ispirava, allora la suonavo senza pormi troppi problemi. E’ per questo che in ‘The Taking’ c’è del punk così come del blues, del garage e dell’hard rock. L’unica cosa che è importante è che i brani funzionino dal vivo, poi per il resto tutto viaggia all’insegna della libertà”.
Nell’album c’è un brano inciso addirittura in due versioni differenti dal titolo ‘Cocaine’. Pensi ci sia un che di autobiografico in questa canzone?
“C’è un che di autobiografico in quasi tutto il disco. Dopo tutto ho sempre cercato di parlare di esperienze che mi hanno coinvolto in prima persona, mettendo molto di me in tutto ciò che scrivo. Qui ho voluto prendere spunto da una dipendenza che ormai mi sono lasciato alle spalle per arrivare a parlare di sopravvissuti, di chi come me è passato attraverso il buio della droga e ha visto alla fine la luce. Riguardo alle due versioni di ‘Cocaine’ contenute nell’album, una viene usata come bonus track in particolari edizioni del disco. Il fatto è che questa canzone è nata in acustico, solo con una chitarra che le dava un taglio molto blues. Portandola in elettrico abbiamo ottenuto una versione che ci piaceva molto ma che non cancellava affatto quella originaria. Semplicemente ne era una rilettura differente ma ugualmente valida, quindi abbiamo deciso alla fine di tenere buone entrambe”.
Ma ricordi ancora il momento in cui è scattata in te la volontà di ripulirti e di porre fine alla tua dipendenza?
“(Con un filo di imbarazzo Nda) Wow, che domanda. Non so, arriva un momento in cui ti scatta qualcosa dentro, te lo senti e basta. E’ frutto di pensieri, di circostanze, di eventi che ti cambiano la vita… guarda, nei prossimi mesi uscirà il mio primo libro. Non è l’autobiografia canonica, non parla della mia storia con i Guns’n’Roses o con i Velvet Revolver, è piuttosto una serie di racconti di eventi più o meno profondi che mi sono capitati nel corso della mia carriera. Leggitelo e magari troverai in esso la risposta alla tua domanda”.
Recentemente ti abbiamo visto in Italia insieme a Billy Duffy, Steve Stevens e Perry Farrell nel reality show “Una rockstar per marito”. Come hai vissuto questa esperienza?
“Uh, l’hanno trasmessa anche da voi? Che schifezza. Odio i reality show, ed è stata una pena prenderci parte. A dire il vero la protagonista di quel programma è mia moglie ma mio malgrado sono stato coinvolto. Ho subito cercato di porre determinati paletti, evitando di fare le cose che mi venivano imposte da copione e cercando il più possibile di fare vedere solo quello che mi andava di mostrare al pubblico. Amo mia moglie e rispetto le sue decisioni, ma allo stesso tempo pretendo che venga rispettato il mio mondo, quindi al momento di accettare di prendere parte al reality ho voluto che la mia vita non venisse gettata completamente in piazza come solitamente si fa in questi casi. E’ per questo che, dei quattro mariti, sono forse quello che appare di meno”.
Un’altra cosa che recentemente ci ha sorpreso di te, è stato apprendere che sei, oltre che un’affermata rockstar, un quotato consulente finanziario. Perdonaci ma, dopo averti visto sul palco con Guns e Velvet Revolver, fatichiamo un poco a immaginarti a Wall Street in giacca e cravatta…
“Eppure era un passo dovuto, un po’ perché il mondo della finanzia è appassionante tanto quanto quello del rock, un po’ perché ne avevo bisogno. Vedi, sono arrivato ad un punto della mia carriera che non avevo assolutamente idea di quanti soldi avessi, se stessi guadagnando o meno e come investire il mio denaro. Quindi approfittando di una pausa forzata durante la mia disintossicazione, ho iniziato a leggere libri di finanza, mi sono appassionato e sono giunto sino alla laurea in economia. Non è stato affatto semplice ma alla fine ce l’ho fatta. Ho quindi iniziato a gestire il mio portafoglio poi, recentemente, mi sono offerto di aiutare altri musicisti come me che da un lato non sanno come muoversi con i loro soldi e dall’altra non si fidano di tutti quegli avvoltoi che gli ronzano attorno. Di me si fidano, perché sono come loro, quindi io li consiglio su come muoversi e su come fare per non trovarsi, a fine carriera, con debiti e senza rendite”.