Queensryche -Operation Chaos
Il 26/03/2011, di Fabio Magliano.
Succede a tutti, prima o poi, di sbarellare. Succede a scultori, pittori, attori, scrittori e soprattutto a musicisti. Ancor più può succedere a chi ha fatto della creatività il proprio vessillo. Ecco quindi perché il nuovo ‘Dedicated To Chaos’ rappresenta una sorta di deragliamento per i Queensryche, mai così distanti da quelle sonorità che li hanno resi celebri. La cosa, però, non preoccupa affatto il singer Geoff Tate…
Brutta bestia la sperimentazione. Da un lato ti prende, ti eleva, ti issa sul piedistallo riservato ai più audaci ricercatori, chiamandoti fuori dalla massa e preservandoti da quel fastidioso morbo chiamato ripetitività. Ma dall’altro può appannarti la vista (e soprattutto l’udito), crea in te una strana eccitazione e un malcelato senso di onnipotenza, ti racchiude in una bolla dall’odore di santità nella quale germoglia la convinzione di poter fare, impuniti, praticamente tutto. E questo è un guaio, perché così facendo il rischio di sbarellare e di uscire dal seminato è altissimo. I divini Queensryche, in questo senso, vivono da anni sul filo del rasoio. Nel corso della loro carriera (ormai trentennale) il loro estro e la loro vena sperimentatrice li ha portati a realizzare veri capolavori ma anche dischi mediocri e ben poco in linea con gli standard elevati della band. A questa seconda categoria fa indubbiamente parte il nuovo ‘Dedicated To Chaos’, lavoro che del prog metal tipico della band di Seattle ha ben poco ma, cosa ancor più grave, al quale l’incontrollata smania sperimentale dei Queensryche ha pesantemente nuociuto, portandolo ben presto a deragliare sotto bordate elettroniche e soluzioni al confine del pop. Una situazione che non preoccupa però il compassato Geoff Tate, orgoglioso di quanto prodotto e fiero nel difendere la natura creativa e sperimentale della propria creatura.
‘Dedicated To Chaos’ ha sorpreso non poco la critica, soprattutto a causa di un sound che si discosta fortemente da quanto fatto dai Queensryche sino ad oggi. Personalmente, quali sono le tue sensazioni a caldo riguardo il vostro nuovo lavoro?
“Adoro il sound di questo disco. Abbiamo voluto puntare molto su una produzione grandiosa e penso che alla fine il disco abbia un suono imponente. C’è molta musica in questo lavoro, c’è tanta melodia ma anche una buona aggressività di fondo. E soprattutto ci sono tante idee che ci frullavano per la testa da molto tempo ma che non eravamo mai riusciti a rendere concrete”
Quali obiettivi vi siete posti al momento di iniziare a lavorare ad un disco così particolare come ‘Dedicated To Chaos’?
“Non avevamo obiettivi ben precisi in mente quando abbiamo iniziato a lavorare a questo disco. Semplicemente come sempre successo ogni volta che ci siamo trovati a dovere incidere un nuovo lavoro, volevamo esprimere fedelmente quello che era il nostro essere in quel preciso istante. Se nel corso degli anni ci siamo proposti come una band dalla ricca vena sperimentale, è proprio perché non ci piace stare fermi ma dobbiamo assecondare in ogni modo la nostra vena artistica”.
‘Dedicated to Chaos’ cade in concomitanza con la celebrazione dei 30 anni di vita della band. Pensate che visto in quest’ottica, l’album rappresenti per voi qualcosa di particolare?
“No, è la semplice, naturale progressione della nostra musica. E’ la fotografia del momento. Grazie al cielo non siamo costretti a comporre ogni momento della nostra vita, se no diventeremmo folli. Ci attiviamo quando sentiamo che è giunto il momento buono per dare alla luce un nuovo lavoro ed allora cerchiamo di cogliere l’attimo, di fotografare ciò che siamo noi in quel preciso istante. ‘Dedicated To Chaos’ non è altro che la rappresentazione di ciò che sono i Queensryche, oggi”.
Una cosa che non può che sorprendere, è la decisione di dedicare un disco al caos. Forse perché guardando alla società moderna e a ciò che ci circonda a prevalere è proprio questo elemento?
“Il caos può avere diversi significati ma io in questo caso ho voluto coglierci io significato artistico. In quanto a persona estremamente creativa sono solito convivere con il caos, non tanto quello materiale quanto quello mentale. Le idee che si accavallano, l’ispirazione che arriva e subito fugge via, l’attimo da fermare…solitamente c’è molto caos alla base di un lavoro, almeno di uno ispirato. Per questo come band abbiamo voluto dedicare un intero disco al caos, perché indirettamente vuole essere un inno alla creatività”
‘Rage For Order’…’Dedicated To Caos’… c’è un nesso, a livello di concept, tra questi due lavori?
“Si, sicuramente c’è un nesso, ma non a livello di concept. Trovo alcune similitudini legate soprattutto alla natura dei due dischi. Così come ‘Dedicated To Chaos’, ‘Rage For Order’ era un disco molto sperimentale per quel periodo. Dal mio punto di vista quel lavoro rappresentava una sorta di rottura, vocalmente penso di essermi spinto oltre e anche dal punto di vista strumentale, poi, avevamo introdotto una serie di soluzioni che ci avevano proiettato ad un livello superiore. La produzione aveva reso il sound di quel disco volutamente freddo, l’ideale per sorreggere una tematica come quella del rapporto uomo/macchina che, anche in questo caso, rappresentava una svolta per noi. Per ‘Dedicated To Chaos’, come la prima volta, abbiamo avvertito l’esigenza di fare qualcosa di nuovo, sia dal punto di vista compositivo che della produzione. Per questo disco sia Eddie Jackson che Scott Rockenfield hanno contribuito massicciamente alla stesura dei pezzi, e per questo più che in passato emerge la componente ritmica, che dona ancora più enfasi alle composizioni. Abbiamo volutamente cercato di dare un taglio molto moderno al sound, mentre dal punto di vista del songwriting la scelta è stata quella di seguire, formalmente, la strada della canzone pop, con una particolare cura nelle melodie e ritornelli ficcanti ed incisivi. E’ una formula che in più casi si è rivelata vincente, ma per i Queensryche rientra anch’essa in un determinato discorso di sperimentazione”.
Prima affermavi che dal punto di vista lirico, ‘Rage For Order’ aveva rappresentato per voi una sorta di svolta. Si può dire lo stesso anche per il nuovo lavoro?
“Non è un’innovazione per quanto riguarda il soggetto, ma può esserlo per il modo in cui le cose vengono trattate. Al centro di tutto ci sono i rapporti umani, ma il dito è stato puntato sulle connessioni tra persone, sul modo che hanno più soggetti di interagire, su come la società porti a estremizzare, a dilatare, per alcuni versi ad esasperare i rapporti interpersonali. Si parla della competizione che viene a crearsi sul posto di lavoro, su quella sensazione di doversi mettere costantemente alla prova per essere migliori degli altri che ci investe sin da quando apriamo gli occhi al mattino. La società moderna tende a creare competizione tra gli individui, crea disagio, paura di non essere all’altezza, e tutto questo spesso esaspera le relazioni tra le persone e a volte le snatura”.
Che significato ha per voi la parola “sperimentazione”?
“Sperimentazione è tutto, è il sentimento che anima la band e la fa andare avanti. Può sembrare assurdo detto oggi, ma sin dal momento in cui abbiamo iniziato a suonare all’inizio degli anni Ottanta, durante le prime prove abbiamo tirato fuori i dischi che più significavano per noi, li abbiamo ascoltati e poi abbiamo passato ore a discutere, a confrontarci, a cercare di capire cosa ci sarebbe potuto tornare utile di quanto ascoltato e quanto di nostro avremmo potuto fare per rendere unico il nostro sound. Credo che l’ambizione più grande per ogni band dovrebbe essere cercare di comporre qualcosa che nessuno ha mai ascoltato prima di allora, e l’unico mezzo che abbiamo per perseguire questo obiettivo è la sperimentazione. E’ per questo che reputo fondamentale questo aspetto per i Queensryche… sperimentazione unita al dialogo, perché senza il confronto non si otterrà mai nulla”.
La sperimentazione potrebbe però risultare un’arma a doppio taglio. Da un lato può far progredire il sound della band, dall’altro può farlo deragliare, portando critiche e malumori tra i fan più puritani…
“No, Fabio. A rappresentare un pericolo per la band non sarà mai la sperimentazione, quanto lo stato mentale. Mi spiego meglio: tu tradisci te stesso e i tuoi fan quando inizi a scendere a compromessi. Quando ti guardi attorno, e inizi a modellare il tuo sound sul trend del momento, perdendo di vista la vera natura del gruppo, allora sì che cessi di essere un artista e diventi un mero esecutore. Se invece persegui la creatività, se insegui il nuovo attraverso esperimenti che possono apparire azzardati ma rientrano comunque in un preciso quadro artistico, non hai nulla da temere. Nel corso degli anni i nostri fan hanno compreso bene cosa aspettarsi, anzi, cosa non aspettarsi da noi. In quanto a band ci interessa evolvere il nostro sound e per farlo dobbiamo sperimentare. E’ una nostra necessità. Qualcuno lo ha compreso, altri no… album dopo album abbiamo perso fan e ne abbiamo acquisiti di nuovi… ma la cosa più importante è che non abbiamo mai tradito la nostra identità di band”.
Con il nuovo disco festeggiate anche i 30 anni di Queensryche. Avete qualcosa di speciale in ballo?
“Sicuramente. Una volta pubblicato ‘Dedicated To Chaos’ partiremo per un tour celebrativo. Nel corso dei concerti proporremo canzoni pescate da tutti i nostri dischi, una sorta di viaggio attraverso la nostra discografia. A fare da cornice al tutto l’utilizzo di video, di fotografie, di proiezioni… l’aspetto visivo sarà molto importante perché consentirà allo spettatore di calarsi completamente nell’universo dei Queensryche ripercorrendo fedelmente con noi tutta la nostra storia. Più che uno show, sarà una vera e propria esperienza”.
SCOTT ROCKENFIELD: PROG-POP? PARLIAMONE…
Se Geoff Tate è sempre stato, per estro, carisma ma soprattutto per creatività, dote che lo rende un artista a 360°, la mente indiscussa dei Queensryche, Scott Rockenfield da trent’anni riveste in seno alla band di Seattle il ruolo di inesauribile motore ritmico, il braccio del gruppo di ‘Empire’ e ‘Operation Mindcrime’, l’elemento abituato ad agire nell’ombra ma a modo suo indispensabile per la creazione di un sound in costante mutamento. Un musicista che, quando è chiamato a esprimersi, mai scivola sul banale, anzi, offre sovente spunti di discussione. Era avvenuto in passato, si è ripetuto oggi in occasione dell’uscita del controverso ‘Dedicated To Chaos’…
Scott, è inutile girarci troppo attorno: quando hai dichiarato che Lady GaGa era stata una vostra fonte di ispirazione durante la composizione di ‘Dedicated To Chaos’, sono stati in molti a gridare allo scandalo e a tacciarvi di alto tradimento…
“Molto probabilmente sono stato frainteso, o forse non mi sono spiegato a dovere e questo ha causato l’equivoco. Mi piace Lady GaGa così come mi piace Katy Perry, questo non lo nego, perchè non c’è nulla di cui vergognarsi. Ho dei figli teenager che ascoltano questo tipo di musica, quando sono in macchina con loro mi è proibito cambiare canale e quindi per forza di cose mi sono trovato ad ascoltare questo tipo di canzoni, e mi sono piaciute. Perchè hanno la capacità di entrarti subito in testa e non levarsi più, sono immediate, sono fresche ma soprattutto sono divertenti. Da questa analisi volendo frivola, sono poi passato ad una un po’ più profonda: perchè questa musica piace così tanto? E’ perchè si rivolge ad un pubblico di giovanissimi o c’è di più? Se comprendessi il perchè di tale successo, potrei trarne giovamento per la mia carriera? E’possibile entrare in questo giro con i Queensryche senza snaturare la band? Questa è stata la mia riflessione e mai è emerso che i Queensryche avrebbero inciso un disco sullo stile di Lady GaGa o che si sarebbero dati al pop commerciale. Quello che è vero è che mi sarebbe piaciuto introdurre nella lavorazione del nostro disco alcuni aspetti legati alla produzione che caratterizzano anche i lavori di Lady GaGa e che personalmente mi piacciono, ma nulla di più”.
Un altro accostamento che ha shockato non poco i vostri fan è stato quello con il re dell’elettronica Moby…
“Ecco, a differenza di Lady GaGa Moby è stata una mia importante fonte di ispirazione al momento di comporre la canzone ‘Around The World’. Moby è un artista che apprezzo, lo ascolto spesso e trovo molto intriganti le cose che compone, per questo ho cercato di fare incontrare i nostri due universi dando vita a questa song. Sicuramente il fatto di essere stata ispirata da Moby renderà questa traccia fonte di discussioni, ma la cosa non mi preoccupa, anzi, sono certo che alla lunga la gente la apprezzerà, perché la reputo uno dei passaggi più interessanti e ispirati dell’intero disco”
Quindi il metal continua ad essere una priorità per i Queensryche…
“Assolutamente. Amiamo sperimentare, ma rimaniamo una metal band, così come ‘Dedicated To Chaos’ deve essere considerato un disco metal. E’ heavy, è oscuro e parla di cose reali, legate alla vita di tutti i giorni. Ovviamente tutti noi abbiamo ascolti e influenze differenti che si discostano anche dal metal, quindi componendo può succedere che questi elementi emergano in determinate canzoni, però le nostre radici sono ben salde e non sono affatto state rinnegate”.
Sotto quest’ottica va letta ‘At The Edge’, forse il brano più vicino alla produzione classica del gruppo…
“Mi piace vedere in questa canzone l’ideale trait d’union tra i vecchi ed i nuovi Queensryche. E’ un brano molto heavy, sicuramente il più pesante dell’intero lavoro, per alcuni versi richiama alla mente certi elementi tipici di un disco come ‘Rage For Order’. Io mi sono occupato della musica, mentre Geoff ha tirato giù le linee vocali, svolgendo davvero un lavoro eccellente”.