Extreme – Putting Back The Rock
Il 17/05/2010, di Fabio Magliano.
A due anni di distanza dalla felice pubblicazione del positivo ‘Saudades De Rock’, gli Extreme celebrano il fortunato reunion tour con la pubblicazione del primo disco live della loro carriera, quel ‘Take Us Alive’ presentato da Nuno Bettencourt, nel corso di una chiacchierata in perenne bilico tra passato e futuro. Intervista raccolta da Fabio Magliano
Nel 2008 anche grazie allo zampino della “nostra” Frontiers, gli Extreme sono tornati a galla dopo aver raccolto i cocci di cocenti delusioni (il fallimento di Cherone con i Van Halen) e fatto ordine tra innumerevoli side-project (Nuno Bettencourt). In molti pensavano si trattasse dell’ennesima reunion nata sull’onda della riscoperta dell’hard rock Ottantiano, ed invece ‘Saudades De Rock’, il primo album di inediti dopo 13 anni di silenzio, ha mostrato a tutti una band in grande forma e piena di idee fresche e geniali. Una condizione confermata da un lungo tour che ha visto Nuno e soci impegnati per quasi due anni in giro per il mondo. Un tour che oggi viene celebrato con la pubblicazione di ‘Take Us Alive’, primo album dal vivo della carriera degli Extreme, fedele fotografia del concerto tenuto dalla band nel 2009 nella “sua” Boston. Un concerto speciale, come conferma il sempre disponibile chitarrista di origine portoghese.
Il primo passo verso la reunion è stata la vostra apparizione al Waaf’s Hillman 15th Anniversary Concert nel 2004. Cosa ricordi di quello show?
“(Nuno Bettencourt) Greg (Hill, dj della Waaf al quale era dedicate la festa) ci chiese di prendere parte al suo party. Io avevo un po’ di tempo libero e non è stato un problema accettare. Non si è trattato però di una reunion ufficiale, più che altro era una sorta rimpatriata con vecchi amici. Quella sera suonarono con noi Dropkick Murphy’s… gran gruppo, forse un po’ sottovalutato… però a Boston hanno un seguito notevole, che ha contribuito a rendere elettrica quella serata”
Quattro anni più tardi ha visto la luce ‘Saudades De Rock’, il vostro come back album. Come è stato accolto dal pubblico?
“In modo fantastico. Sono molto felice di come sono andate le cose. I fan hanno apprezzato il disco, e ce lo hanno dimostrato soprattutto in sede live, quando hanno accolto benissimo i nuovi pezzi. Vedi, solitamente i fan vogliono ascoltare i pezzi vecchi, perchè li hanno già nelle orecchie, li conoscono e possono cantarli… nel nostro caso non è stato così, il pubblico ha richiesto il nuovo materiale perchè aveva bisogno di roba fresca. E sono felicissimo per questo perchè penso sia un grandissimo disco, con alcune delle più belle canzone mai composte dagli Extreme. Pezzi come ‘Take Us Alive’, ‘Ghost’ e ‘Peace’ catturano perfettamente la poliedricità della band, la sua capacità di cambiare senza snaturarsi. Mentre altri brani come ‘Star’, ‘Comfortably Dumb’ e ‘Learn To Love’ mantengono inalterato il classico spirito degli Extreme”.
Ma avete ricevuto pressioni al momento di iniziare a lavorare a ‘Saudades’?
“No. Eravamo consapevoli che dovevamo registrare un disco che potesse reggere bene l’impatto con il tempo…un disco che non avrebbe dovuto suonare datato se ascoltato tra cinque anni… mi piacerebbe se i ragazzi, ascoltando questo lavoro tra qualche anno, lo trovassero attuale e ugualmente fresco”.
Il 23 aprile, invece, uscirà il live ‘Take Us Alive’… un modo perfetto per celebrare un disco nel quale credete tutti molto…
“Esattamente. ‘Take Us Alive’ è stato registrato durante l’ultimo concerto del nostro tour, alla House Of Blues di Boston, la nostra città. Abbiamo pensato che non ci potesse essere modo migliore per celebrare il tour se non registrandolo e portandolo proprio a tutti, anche a quelli che non erano potuti essere presenti quella sera. E’ stata una serata fantastica. Certo, ci sono state delle imperfezioni, su disco si possono trovare facilmente, ma sai che ti dico? A noi andava benissimo così. Non avrebbe avuto senso realizzare l’ennesimo “live in studio” come fanno numerosi altri gruppi. Pensa che, quando abbiamo masterizzato il disco, mi sono reso conto che nella versione definitiva i brani suonavano troppo puliti e perdevano la loro essenza live… quindi quello che voi ascoltate non è stato assolutamente masterizzato, è puro e limpido come lo show di quella sera”.
Quindi ‘Take Us Alive’ cattura fedelmente l’essenza di uno show degli Extreme…
“Al 1000 %. Siamo giunti alla serata di Boston con 75 concerti alle spalle, ed ogni sera ci ha dato qualcosa di più. Alla House Of Blues avevamo un carico di adrenalina tale che, quando abbiamo iniziato a suonare, è stata un’esplosione emozionale senza precedenti”.
Visto l’ingente numero di canzoni composte nella vostra carriera, è stato difficile tirare giù la scaletta del concerto?
“No. Quando abbiamo deciso di tornare insieme dopo tredici anni, volevamo che i nostri fan potessero godere di un mix perfetto composto da vecchi classici e da brani nuovi, e avendo tutto questo materiale a disposizione… ci siamo sbizzarriti. Una cosa che proprio non volevamo fare era suonare per un’ora e un quarto e rimetterci in viaggio verso la prossima città, come invece fanno molte altre band. Non ce ne facevamo niente di un’ora e un quarto di musica, ed infatti ogni sera suonavamo per quasi due ore, divertendoci sempre di più”.
Una cosa che emerge sicuramente bene dall’ascolto di questo disco è la passione con la quale i fan hanno accolto i nuovi brani. Una bella soddisfazione per voi, non è vero?
“Certamente… eravamo molto eccitati dall’idea di poter suonare nuovi brani, e i fan come hai sottolineato tu hanno reagito davvero bene. Per la maggior parte del tour abbiamo messo in apertura di concerto ‘Comfortably Dumb’, un modo per comunicare che eravamo tornati con un nuovo disco e che quello che andava incominciando non era affatto un tour per nostalgici allestito giusto per spillare qualche dollaro a chi veniva a vederci”.
Cos’è che più ti ha emozionato, realizzando ‘Take Us Alive’?
“Forse l’essere tornato dopo anni a Boston e trovarmi davanti quelle persone che già ci seguivano quando ci esibivamo nei club e con i quali avevamo instaurato negli anni un rapporto quasi familiare”.
Rimanendo in tema live, nel 2009 avete allestito un tour estivo in compagnia dei Ratt…
“Grandioso. Sono sempre stato un fan dei Ratt e mi è sempre piaciuto molto lo stile di Warren DeMartini, quindi quando ci è stata offerta l’opportunità di suonare insieme a loro, l’abbiamo colta al volo. Per l’occasione abbiamo chiamato l’evento: “l’Est incontra l’Ovest Tour””.
Sempre con i Ratt, ma anche con Twisted Sister, Keel, Dokken, Slaughter, Bulletboys, LA Guns… avete preso parte all’M3 Rock Festival…
“La prova definitiva, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il rock degli anni Ottanta è tornato alla carica e che sta meglio che mai. Erano tutte band grandissime che, con gli anni, hanno migliorato ancora di più il loro modo di suonare e di tenere il palco. E’ stato fantastico unirci tutti insieme su di un palco ma ancora più entusiasmante è stato vedere come i fan, anche quelli che negli anni Ottanta non erano neppure nati, hanno reagito ai nostri show”.
In Italia, invece, siete passati solamente in compagnia dei Twisted Sister…
“Meravigliosa esperienza. Era la prima volta che suonavamo in Europa dopo tredici anni di assenza dalle scene e i fan ci hanno fatto capire chiaramente quanto avessero voluto e sognato questa reunion. E’ stata una notte memorabile, soprattutto quando i Twisted Sister ci hanno invitato sul palco a cantare qualche coro con loro”.
Nelle pause dall’attività con gli Extreme, sei stato visto collaborare con Rihanna, un sodalizio che i metallari più puri hanno mal digerito…
“…Dimostrando così tutta la loro chiusura mentale. E’ un’artista preparatissima e dal grandissimo talento. Mi è sempre piaciuto molto ciò che faceva, ma non avevo assolutamente idea di quanto belle sarebbero risultate le canzoni dal vivo con il mio stile. Ed invece i brani in sede live escono davvero bene,con arrangiamenti molto heavy e con un taglio di chitarra di scuola funk che mi fa impazzire. Un’esperienza che mi ha insegnato molto e che mi sta arricchendo parecchio”
Ma nel futuro ci sarà ancora spazio per gli Extreme, vero?
“Scherzi? Certo che ci sarà! Io voglio suonare rock, sempre di più, fino a quando non finirò nella tomba. Abbiamo già un casino di belle idee per il nostro prossimo disco, alcune davvero molto divertenti. Sono convinto che i nostri fan non resteranno delusi, infatti non vedo l’ora che quello che ho in testa possa iniziare a prendere forma”.
LA DISCOGRAFIA DEGLI EXTREME NELLE PAROLE DI NUNO
Extreme (1989)
“All’epoca eravamo davvero molto giovani. Se ascolti bene quel disco ti rendi conto che ci sono già alcuni segnali di quelli che sarebbero diventati gli Extreme, ma sono più che altro sporadici accenni. Eravamo nel pieno della nostra pubertà artistica e questa condizione si sente chiaramente”
Extreme II: Pornograffiti (1990)
“Una sola parola: “Hollywood”. Che altro potrei dire? Una manica di giovani colletti bianchi losangeliani contaminati dall’atmosfera da party creata dal nostro folle rock. Un successo mastodontico. E dire che all’epoca non ce ne rendevamo conto, tutto accadde all’improvviso. La scena era nel pieno delle proprie forze e noi un gruppetto di ragazzetti pieni di piscio che volevano spaccare il culo al mondo con la loro musica. E ci siamo riusciti, cazzo se ci siamo riusciti! E quando il disco è esploso, è iniziata per noi una corsa selvaggia senza alcun limite”
III Sides To Every Story (1992)
“Ha…con questo disco i ragazzi pazzi e divertenti conosciuti con ‘Pornograffiti’ diventano più seri, sia in ciò che suonano che in quello che scrivono. E questo emerge nel disco. Forse non sarà stato un grande successo, ma vuoi mettere l’emozione di registrare agli Abbey Road Studio con un’orchestra di 70 elementi, dopo esserti esibito la sera prima al Freddie Mercury Tribute Concert?”
Waiting The Punchline (1995)
“Prima di ‘Saudades De Rock’ è stato il mio disco preferito degli Extreme. La stampa ha interpretato il nostro approccio molto grezzo alla composizione come un nostro tentativo di convertirci al grunge… ma la verità è che volevamo catturare il nostro volto live e trasportarlo su disco, mantenendo inalterata l’attitudine. Peccato che questa sia stata la tecnica che ha caratterizzato moltissime produzioni nell’epoca del grunge, e da questo è nato questo fastidioso fraintendimento”
Saudades De Rock (2008)
“E’ il mio disco preferito in assoluto. Dentro c’è di tutto, c’è freschezza, c’è innovazione ma anche il classico spirito degli Extreme. Penso sia il disco ideale per non deludere i vecchi fan e per portarne a casa di nuovi. E poi la sua produzione è semplicemente strepitosa”