Scorpions – Venomous bite
Il 06/03/2010, di Fabio Magliano.
Un fulmine a ciel sereno. Questo è stato l’annuncio che gli Scorpions si sarebbero sciolti dopo la pubblicazione del loro ultimo lavoro. Perché il precedente ‘Humanity Hour I’, vuoi per la natura del concept stesso, vuoi per il successo qualitativo e di pubblico lasciava aperta più di una porta verso un atteso sequel, ma soprattutto perché la band mai nella sua carriera, neppure nei momenti più bui, aveva manifestato la volontà di appendere gli strumenti al chiodo. Con una mossa degna dei grandi artisti, però, i cinque tedeschi hanno voluto congedarsi dal loro pubblico all’apice, quando gli applausi ancora dovevano esaurirsi e con un album eccellente ancora in circolazione. Un album come ‘Sting In The Tail’, lavoro in grado di far emergere lo spirito più rock del combo di Hannover, una vera mazzata sui denti dedicata a chi aveva troppo presto recitato il de profundis per la band di ‘Wind Of Change’. Che prima di lasciare il palcoscenico si lancerà in un estenuante tour mondiale di proporzioni colossali, il miglior modo per salutare e ringraziare tutti quei fan che negli anni l’hanno supportata con tanta passione. Questo almeno è quanto ci garantisce il chitarrista nonché fondatore della band Rudolf Schenker in una lunga e appassionata intervista
“(Rudolf Schenker) Fa sempre piacere avere un disco che gira per le radio e che riesce ad arrivare ad un numero sempre maggiore di persone, quindi un orecchio al mondo delle radio e delle televisioni lo abbiamo gettato, è inutile negarlo. Però al punto in cui siamo arrivati possiamo permetterci di agire in completa libertà, abbiamo il controllo su quello che facciamo senza influenze esterne, e quello che volevamo fare con ‘Sting In The Tail’ era suonare rock. Nella sua essenza più pura. Ci avevamo già provato in passato con ‘Unbreakable’, abbiamo ripetuto l’esperimento affidandoci a due ragazzi svedesi molto preparati come Mikael Nord Andersson e Martin Hansen che si sono occupati di tutta la produzione. Avevamo già formato con loro un team molto valido al tempo di ‘Humanity’ e non abbiamo avuto dubbi al momento di scegliere il team con il quale lavorare. Mikael, poi, è un grandissimo fan degli Scorpions quindi si è sbizzarrito a lavorare con noi. Ha puntato molto sulle parti vocali, ma penso abbia svolto soprattutto un gran lavoro con me e con Matthias, tirando fuori riff molto freschi e melodie eccellenti in grado di sottolineare alla perfezione la nostra natura di rock band. Perché noi siamo nati come band rock e amiamo suonare rock e l’attitudine di questo album viaggia verso questa direzione. Se ‘Sting’ suona così è perché abbiamo voluto fortemente far venire a galla la nostra vera natura, penso sia un disco estremamente diretto ma allo stesso tempo in possesso di quell’energia e di quella potenza che caratterizzavano i vecchi lavori degli Scorpions. Penso l’influenza degli anni Ottanta si faccia sentire in ‘Sting In The Tail’, se ascolti con attenzione questo album troverai riferimenti ai nostri classici; non è un disco per nostalgici, però vuole in qualche modo celebrare le nostre origini e quel sound dal quale tutto ha avuto inizio”.
Dopo il positivo ‘Humanity’ pubblicate un altro lavoro di eccellente fattura. Questo almeno è quello che appare dall’esterno. Dall’interno della band, però, avete la percezione di stare vivendo un momento d’oro dopo l’appannamento registrato sul finire degli anni Novanta?
“Non è un buon momento solamente per gli Scorpions, ma a vivere una seconda giovinezza è tutto il movimento rock mondiale. Se guardo attorno vedo una voglia di riscoprire questo genere. I gruppi che negli anni Ottanta riscuotevano un certo successo stanno tornando alla ribalta e, se vogliamo, stanno producendo materiale ancora migliore che in passato perché in questi anni hanno avuto modo di crescere come musicisti e di migliorare il loro stile. Ma anche band più attuali stanno rendendo il loro tributo a questo genere… mi piace pensare ai Green Day, o ai Nickelback come a band hard rock… anche gli ultimi Metallica sono un’eccellente rock band e l’apporto di questi gruppi per la rinascita di questa scena è stato determinante. Il nuovo disco degli Scorpions si muove esattamente in questa direzione, volevamo riscoprire il rock classico, suonarlo nel migliore dei modi e portarlo al nostro pubblico. La cosa più bella è che più procedevamo nella sua stesura e più ci rendevamo conto che stava nascendo il disco ideale per salutare i nostri fan e congedarci dalle scene…”
Ma non vi dispiace neppure un po’ lasciare proprio ora che siete in una forma compositiva così felice?
“No, perché è giusto così. Si dice che è sempre meglio lasciare il palco prima che gli applausi si siano spenti… noi non volevamo morire sul palco davanti al nostro pubblico, non volevamo mollare dopo aver spremuto ogni goccia della nostra creatività. Volevamo il lieto fine, e il lieto fine è una band che si ritira regalando ai propri fan un ottimo album. Tutti sarebbero capaci di mollare dopo aver partorito una schifezza, noi volevamo fare le cose nel modo giusto. E il modo giusto sarà anche allestire il più grande tour mai visto prima d’ora, vogliamo suonare ovunque, vogliamo che i nostri fan partecipino con noi alla nostra festa, vogliamo allestire uno show memorabile attraverso il quale ripercorrere tutta la nostra carriera, vogliamo che i ragazzi che ci sentono suonare si rendono conto che hanno davanti una grande band, che ciò che sentono sono dei capolavori dell’hard rock, vogliamo rendere fantastico questo momento della nostra vita, vogliamo che sia speciale, vogliamo abbandonare la scena lasciando nella testa di chi è venuto a vederci la convinzione che siamo ancora noi i migliori”
Ma quanto è difficile mollare il colpo sapendo che la gente vi considera i migliori? Non sentite mai una vocina nella vostra testa che vi dice di non farlo?
“Anzi… è la nostra musica che ci dice ‘è il momento giusto per mollare tutto’. So cosa staranno pensando molti di voi: ecco la band che annuncia il ritiro per poi riformarsi e far successo con il clamore della reunion. Tante volte in passato si è assistito a giochetti simili, ma non è il nostro caso, credimi. Non ne avremmo bisogno. Forse visto cosa ottenuto con ‘Humanity’ e, oggi, con ‘Sting’ sarebbe molto più conveniente continuare a incidere dischi e andare in tour. Ma la nostra musica ci diceva che era giunto il momento di dire basta. Meglio lasciare quando si è al top piuttosto che scivolare lentamente nell’oblio. Mi piace l’idea che non ci sarà più un disco dopo ‘Sting In The Tail’, che non ci sarà più un album migliore, che quando la musica degli Scorpionsfinirà, sarà davvero per sempre. Ma allo stesso tempo adoro pensare che tutto ciò che ci sarà prima dell’ultima nota, verrà vissuto dal sottoscritto come qualcosa di unico ed irripetibile. Voglio godermi ogni singolo concerto del prossimo tour, voglio godermi la gente, la mia musica, voglio che ogni giorno sia una festa grandiosa per me e per la mia band. Voglio che quando la sbronza sarà passata non mi rimanga alcun rimpianto ma solo la convinzione di aver goduto al cento per cento di quello che la musica e gli Scorpions mi hanno donato”.
Ora che tutto è finito, pensi di essere riuscito a esaudire tutti i desideri che avevi in mente al momento di fondare gli Scorpions, o hai ancora qualche sogno da realizzare?
“Uno solo ancora da realizzare, ma spero di farlo molto presto: voglio allestire il più grande tour della storia degli Scorpions. Partiremo a giugno dall’America, quindi suoneremo ovunque, non vogliamo lasciare nulla indietro. Un altro desiderio che mi stava molto a cuore l’ho esaudito in questi giorni: dimostrare che gli Scorpions sono ancora in grado di incidere un grandissimo disco. Negli ultimi anni ci siamo sentiti dire spesso che eravamo finiti, che avevamo ragione di esistere negli anni Ottanta, ma che ora quei tempi erano passati, che non eravamo più in grado di incidere album validi e bla bla bla… con ‘Sting In The Tail’ abbiamo invece dimostrato di esserci ancora, e di essere in grado di comporre ottime canzoni capaci di abbattere ogni barriera temporale. E dal vivo siamo anche meglio, perché siamo in forma, siamo carichi, siamo determinati e vogliamo trasmettere tutta la nostra energia a chi ci sta davanti. Qualche tempo fa ci siamo trovati a parlare con i ragazzi dei Kiss sull’importanza di dare al pubblico ogni sera qualcosa di indimenticabile, di far nascere nella sua testa la convinzione di essere protagonista di qualcosa di unico ed irripetibile. Questo vogliamo che sia il prossimo tour degli Scorpions. Nel 2006 abbiamo tenuto uno show per noi storico al Wacken poi finito su DVD con il titolo ‘A Night To Remember’… ecco, vorremmo che l’essenza speciale di quella serata riviva d’ora in avanti in ogni show che terremo, offrendo ai nostri fan davvero un’esperienza indimenticabile”
Che cosa significa per un ragazzo nato ad Hannover trovarsi proiettato sul tetto del mondo? E’ qualcosa di speciale per chi è nato a Londra, New York o Los Angeles, ma per te penso abbia un significato ancora più particolare…
“E’ un sogno che diventa realtà, è la classica favola di Cenerentola. Penso che ciò che ho provato sia ben spiegato in ‘Rock Your Life’, il libro che ho recentemente pubblicato e che parla appunto della mia avventura negli Scorpions. Attualmente è distribuito in Germania, Austria, Svizzera, Francia e Portogallo, presto verrà tradotto in russo, quindi la speranza è quello di pubblicarlo su scala mondiale. Well, nel libro parlo proprio di questa esperienza, di cosa significhi per una band nata in una cittadina tedesca trovarsi a dominare il mondo. E prendo la nostra esperienza come esempio per far capire che i sogni si possono realizzare, basta crederci e avere fiducia nelle proprie possibilità. Quando ho formato gli Scorpions erano in pochi a credere che saremmo riusciti a sfondare, perché eravamo una band tedesca, perché venivamo da Hannover, perché suonavamo hard rock… io ho sempre voluto andare controcorrente, ho sempre cercato musicisti in grado di darmi qualcosa e di condividere con me questo sogno. Ho vissuto ogni passo in avanti come un piccolo traguardo raggiunto ma da superare… ecco che la prima volta che ci siamo trovati a passare dai piccoli club a spazi più grandi abbiamo toccato la nostra parte di cielo, ma siamo andati oltre… e quando abbiamo suonato per la prima volta fuori dalla Germania abbiamo capito che la strada era quella giusta. Quando, poi, siamo stati chiamati ad esibirci in America ed abbiamo iniziato a vedere i nostri dischi costantemente in classifica, abbiamo realizzato che il sogno non era poi così diverso dalla realtà”
Ma nel tuo personale bilancio con il mondo delle sette note, pensi di essere a debito o a credito con la musica?
“Penso di chiuderla con un giusto pareggio. Mi rendo conto che chi ci vede oggi possa pensare che la musica ci ha dato fin troppo. Ci ha dato soldi, popolarità, l’immortalità musicale…però sono tutti discorsi che vengono fatti a posteriori. La gente oggi conosce gli Scorpions, ma prima? Gli Scorpions non sono nati e schizzati in vetta alle classifiche vendendo cento milioni di copie con il loro primo singolo. Per arrivare dove siamo abbiamo lavorato tantissimo, abbiamo sputato sangue, abbiamo fatto sacrifici, abbiamo attraversato momenti terribili e forse solo la prima volta che mi sono trovato a suonare a Mosca, davanti a una folla immensa di persone che invocava il mio nome, ho capito perché non avevo mollato prima il colpo e perché valesse la pena di fare tutti questi sacrifici. E poi lasciamelo dire, penso che al mondo della musica gli Scorpions abbiano anche dato tanto a livello di qualità e di emozioni. ‘Wind Of Change’ è stato un successo planetario, alcuni nostri album hanno fatto la storia del rock, il ponte che abbiamo tracciato tra Oriente ed Occidente è stato qualcosa di storico…anche da un punto di vista culturale abbiamo dato molto al mondo, non ci siamo certo limitati a incidere qualche dischetto di successo”.
Ora che avete deciso di lasciare il mondo della musica, a chi passerete il testimone?
“Difficile dirlo, per le band che verranno sarà molto difficile ripercorrere quello che abbiamo fatto noi perché sopravvivere quarant’anni sulle scene è quasi impossibile, aprire nuove frontiere è difficilissimo e anche fare certe cifre, in considerazione dell’andamento del mercato discografico attuale, è quasi un’utopia. Il mondo è cambiato e la musica con esso, oggi puoi essere nessuno e domani un super eroe, tutto è imprevedibile, tutto è troppo sospeso. Come ti dicevo in precedenza, mi piacciono i Green Day, mi piacciono i Nickelback, mi piacciono i Metallica, ma non sono certo delle nuove band. Chi inizia oggi a suonare avrà vita difficile, faticherà moltissimo a emergere e sicuramente dovrà faticare molto più di noi per ottenere una minima parte di quello che gli Scorpions hanno conquistato in questi anni”.
Ma hai già iniziato a pensare a come sarà la tua vita una volta che gli Scorpions non ci saranno più?
“Certamente! Anche se il tour sarà lungo ed estenuante e tempo per pensare ne ho tantissimo, ho già in mente qualche progetto molto interessante. Quello che più stuzzica la mia fantasia è una band che voglio mettere su con mio fratello Michael. Sarà il trionfo della chitarra, qualcosa di elettrizzante che conto di curare nei minimi dettagli. Ora però c’è un tour degli Scorpions da mandare avanti, tempo per pensare al dopo ne ho in abbondanza”.
La canzone che chiude ‘Sting’, però, si intitola ‘The Best Is Yet To Come’. Qual è il meglio che deve ancora venire?
“Il tour, te l’ho detto. Sarà fantastico, suoneremo ovunque, e se in qualche Paese non abbiamo promoter pronti a chiamarci, faremo da noi. Ma vogliamo esibirci in ogni angolo della Terra. L’America la copriremo presto tutta, poi verremo in Europa e invaderemo anche l’Italia, statene certi”.
Il tempo è tiranno… come ti vuoi congedare dal tuo pubblico?
“Dandogli appuntamento al tour. Grazie mille per tutto quello che avete fatto in questi anni, per il supporto che ci avete sempre dato. Non vediamo l’ora di venire a salutarvi di persona, e vi assicuro che ancora una volta…we’ll rock you like an hurricane!”
Come non crederti, caro Rudolf…a presto!