Ace Frehley – Riding The Comet
Il 05/09/2009, di Fabio Magliano.
A venti anni di distanza dal precedente album solista, torna sulle scene Ace Frehley, IL chitarrista dei Kiss, colui che nessuno potrà mai rimpiazzare nel cuore degli amanti del “Bacio”. Con ‘Anomaly’ lo Spaceman da vita a dodici brani introspettivi, onesti, sinceri, in grado di fare subito presa sul pubblico come conferma la posizione numero 27 della classifica di Billboard conquistata dall’album all’esordio. Un bel duello con quel ‘Sonic Boom’ uscito quasi in contemporanea, non c’è che dire… Fabio Magliano ha contattato telefonicamente Mr. Ace cercando di saperne di più riguardo questo clamoroso ritorno.
Quella di Ace Frehley è una di quelle figure per le quali spendere il termine “leggenda” non è un reato, un musicista che ha saputo indirizzare buona parte della storia del rock, influenzando generazioni di chitarristi e lasciando indelebilmente il segno con la sua tecnica e con la sua immagine. Un musicista “immortale” a favore del quale si è schierata buona parte dei fan dei Kiss, andando persino contro al “credo” dei padri-padroni Gene e Paul, colui che resterà per sempre IL chitarrista dei Kiss, l’unico ed inimitabile Spaceman. Mentre, infatti, i sostituti di Peter Criss sono sempre stati accolti con più o meno calore (addirittura il compianto Eric Carr era quasi riuscito a far “dimenticare” il “Gatto), gli eredi di Ace Frehley hanno sempre trovato vita dura in seno al gruppo. Bruce Kulick, Vinnie Vincent, Mark St. John… non sono mai stati capaci di entusiasmare la cosiddetta “Kiss Army”, addirittura per Tommy Thayer è stata avviata un’autentica “campagna-contro” al grido di “tu non sei Ace!” quasi si trattasse di un vile usurpatore, una presa di posizione ferrea e decisa a favore del musicista del Bronx. Che in tutti questi anni ha continuato a vivere di luce riflessa, tenendo concerti, presenziando a Kiss-convention, facendo ospitate… arrivando persino a incidere un album solista, ‘Anomaly’, uscito oggi a venti anni di distanza da ‘Trouble Walkin’’, per uno strano segno del destino quasi in contemporanea con ‘Sonic Boom’ dei Kiss, un lavoro onesto, sincero, ideale figlioccio di quell’ ‘Ace Frehley’ uscito nel 1978 ed in grado di giungere diritto al cuore dei fan del “Bacio”. E’ rilassato, l’Ace Frehley che ci contatta telefonicamente dall’America. Gli eccessi del passato ancora affiorano nella sua voce costantemente impastata ma sempre lucida, a testimonianza di come la sobrietà faccia ormai parte integrante della sua vita, mentre le risposte fuoriescono sincere, oneste, per niente rabbiose, neppure quelle riferite ad un “divorzio” che in molti, fan in primis, hanno vissuto parecchio male.
Ace, qual è l’anomalia alla quale fai riferimento nel titolo del disco? E’ forse il fatto che hai atteso quasi 20 anni per pubblicare il tuo secondo disco solista?
“(Ace Frehley) Anomalo è il disco che ho pubblicato, perchè io stesso sono anomalo. Se penso alla mia vita, a quello che mi è successo, mi rendo conto di essere un predestinato. In molti là fuori mi considerano un idolo, sono uno dei chitarristi più imitati al mondo, in moltissimi musicisti, più o meno affermati si sono detti influenzati dal mio modo di suonare la chitarra…ed io sono completamente autodidatta, non so neppure leggere la musica! Se non è anomalo questo!”
Ok, però converrai con noi che incidere un disco a vent’anni di distanza dal suo predecessore è una cosa un po’ bizzarra. Come mai questa decisione?
“Perchè non ne ho mai sentito veramente l’esigenza. Questo è un disco per i miei fan, ogni volta che parlavo con loro mi veniva chiesto un nuovo disco, ed alla fine ho dato loro ciò che volevano. Ho iniziato a lavorarci seriamente nel 2007, cercando però di seguire abbastanza fedelmente quel processo adottato nel 1978 per la realizzazione del mio primo album solista, cercando di utilizzare gli stessi microfoni, la stessa tecnica di registrazione…perfino la stessa tecnica compositiva… dopo tutto se i miei fan continuavano a ripetermi che quel disco, dei quattro, era il migliore, e i dati di vendita confermano questa cosa, un motivo ci sarà pure. Ho quindi cercato di ricordare alla perfezione il metodo di lavoro di Eddie Kramer (il produttore di ‘Ace Frehley’ Nda) e ho seguito il suo insegnamento. Oggi potrei quasi affermare che ‘Anomaly’ è il fratellino del mio primo disco”.
Le canzoni contenute in ‘Anomaly’ sono state scritte tutte in un preciso lasso di tempo, o hai inserito composizioni realizzate nel corso di questi ultimi vent’anni?
“Vent’anni no, non ci sono canzoni così datate, però ci sono brani che hanno già una certa età. ‘Sister’ è la più vecchia del lotto ed è stata composta negli anni ’90 infatti è da tempo inserita nella scaletta dei miei concerti, mentre la più recente è stata ‘A Little Below The Angels’ anche se in questo caso il brano è stato scritto e re-inciso più volte perché, essendo strettamente legato alle mie vicende personali, a quei problemi che mi hanno accompagnato per buona parte della mia vita, non riuscivo mai a trovare una forma che mi convincesse a pieno. L’ho prima incisa in acustico, poi ci ho inserito le chitarre elettriche, quindi ho visto che non rendeva come avrei voluto e sono tornato all’acustico… è stato un processo un po’ elaborato ma alla fine ho trovato la quadra per tutto”.
Un’altra canzone che penso essere molto introspettiva è ‘Too Many Faces’…
“E’ vero, ma non nel modo in cui si potrebbe immaginare soffermandosi sul titolo. Leggi ‘Too Many Faces’ e viene semplice pensare che parli di me e della mia vita dietro la maschera da Kiss, ed invece parla di ipocrisia, di falsità, di quelle persone che ho incontrato sulla mia strada che davanti mostravano una faccia e dietro ne avevano un’altra completamente diversa. Purtroppo molto spesso una persona ti si propone in un modo diverso da quello reale, ti si vende per ciò che non è, e quando si scopre la verità sovente il danno è già stato fatto. Io in questa canzone parlo proprio di questo, di quelle persone che pur di fregarti indossano una maschera e raramente arrivano a mostrarti il loro vero volto”.
Ma chi è oggi Ace Frehley?
“E’ una persona equilibrata, finalmente serena, molto più felice che non quindici anni fa. Sono più di tre anni che ho vinto la mia battaglia con l’alcool, e mi sto rendendo realmente conto di avere nuovamente la mia vita tra le mani. La mia vena creativa è florida, tutto ciò che faccio trae giovamento dalla mia sobrietà e penso che il mio stato umano si rifletta in tutto ciò che suono. Ho cambiato radicalmente il mio modo di essere, in tour non sono consentite né droghe né alcool, tantomeno party selvaggi dopo i concerti… e comunque non sarebbero stati un problema, perché una volta che sei uscito dal giro, una delle prime cose che impari è come tenere a bada le tentazioni, a non ricadere anche se davanti ti viene messa una bottiglia del miglior whisky… mi può capitare di bere un bicchiere di vino con la mia compagna, ma questo non si trasformerà mai in un problema, perché ora sento di essere più forte di qualsiasi tentazione”.
‘Anomaly’ esce per la tua personale label, la Bronx Born Records. Da cosa deriva la decisione di non appoggiarti ad un’etichetta esterna, magari una major?
“Perchè con la crisi che c’è oggi nel mondo della discografia, la major non offriva più quelle garanzie che avrebbe offerto un tempo. Internet ha cambiato le carte in tavola un po’ in tutti i campi e nel mondo della musica ha semplicemente affossato il mercato. Tante etichette sono morte, altre hanno tagliato i budget, molti negozi di dischi hanno chiuso… in una simile realtà non conta più tanto per chi pubblichi il disco ma il modo in cui riesci a gestirne l’uscita. Grazie alla mia etichetta personale posso controllare direttamente la pubblicazione, la distribuzione e la vendita del disco e grazie ad un accordo con i ragazzi di Rocket Science (un’agenzia di promozione che cura, tra gli altri, gli interessi di Prodigy, Serj Tankian, Sixx A.M, Spinal Tap, Moby, Heart e…hem…Carla Bruni Nda) il mio disco è promosso benissimo e può essere trovato capillarmente negli States, non come quello dei Kiss vincolato al circuito Wal-Mart”.
Hai parlato dei Kiss ed io non posso tirarmi indietro da chiederti qualcosa riguardo l’esperienza con loro. Nel 1996 quasi a sorpresa sei rientrato nei Kiss registrando un album, ‘Psycho Circus’ e andando con loro in tour. Che ricordi hai di quell’esperienza?
“Ricordi strani, molto belli ma strani. Quando suonavo con loro, indossando il vecchio costume, il vecchio make up, mi pareva di essere tornado indietro nel tempo, di aver ricominciato tutto da capo, e la sensazione era davvero bizzarra. In alcuni momenti mi pareva davvero di essere riuscito a fermare il tempo agli anni Ottanta, purtroppo come sono ritornate le cose belle, sono tornate anche quelle negative, e la storia ha preso la direzione che tutti conoscono”
Perchè? Cosa non ha funzionato in questa reunion?
“Non voglio entrare nei particolari, sarebbe inutile, semplicemente hanno ricominciato a circolare le stesse motivazioni che erano state usate per giustificare il mio allontanamento nel 1982, ma la verità è ben diversa. Il fatto è che era frustrante essere escluso dai giochi, gli accordi iniziali erano che la band sarebbe stata composta da quattro persone intenzionate a fare qualcosa ‘insieme’, ed invece spesso venivo messo nella condizione di non poter dire nulla, di non poter fare nulla, le decisioni venivano prese senza di me… ad un certo punto ho detto basta, semplicemente perchè non mi divertivo più”.
Ma sei ancora in contatto con i tuoi vecchi compagni?
“Mi è successo di sentirli, qualche volta, nulla di incredibile. Dopo tutto siamo vecchi amici, abbiamo condiviso molto, abbiamo bei ricordi in comune, sarebbe stupido rinnegare tutto. Il fatto è che voi, li fuori, avete questa visione distorta della realtà, i due Kiss bravi contro i due Kiss cattivi, in realtà non c’è rancore, c’è una strana sorta di rispetto tra di noi… sicuramente non c’è alcuna guerra in atto”
Quindi può capitare che ti chieda se hai ascoltato il nuovo disco dei Kiss e tu mi risponda di si…
“Ho ascoltato qualcosa, il primo singolo ‘Modern Day Delilah’ gira parecchio e lo trovo un buon brano, ma su questo non c’erano dubbi perchè Paul è sempre stato un ottimo compositore. E’ un pezzo che ha un tiro eccellente, una buona melodia… solo non comprendo la decisione di andare a rispolverare oggi un sound che andava negli anni Settanta, ma questa è una considerazione del tutto personale. Quello che ho sentito è indubbiamente valido”
Tu, insieme a Slash, Jimmy Page, Eric Clapton, The Edge…sei celebre per il suonare una Gibson Les Paul. Recentemente Les, che a quanto ci risulta era un tuo grande amico, ha lasciato questo mondo. Che ricordo hai di lui?
“In molti conoscono Les Paul per avere inventato una chitarra che ha rivoluzionato il mondo del rock, però quello che i più non ricordano o non sanno, è che Les è stato prima di tutto un genio, un grandissimo musicista, uno sperimentatore. In ambito jazz era un vero mago, aveva un modo unico di suonare la chitarra, riusciva a fare cose incredibili con il suo strumento ed era alla costante ricerca di suoni nuovi. A volte mi viene da pensare che il fatto che il mondo si ricordi di lui perchè io, Slash o altri grandi chitarristi utilizziamo la Gibson Les Paul non gli renda giustizia, perchè Les è stato un virtuoso, un chitarrista fenomenale, ma di questo ci si dimentica troppo facilmente”.
Pensi che, ora che il disco è pubblicato, sarà possibile vederti dal vivo anche in Italia?
“In Italia non so ancora, è ancora tutto da pianificare. Per ora posso dire che è stato pianificato un mini-tour in America ed alcune date in Australia. Gli ultimi mesi del 2009 mi vedranno nuovamente impegnato negli States, quindi nel 2010 dovrei sbarcare in Europa per un tour estremamente ricco. La speranza ovviamente è che tocchi più Paesi possibili, compresa l’Italia, però al momento non c’è ancora nulla di definito”.
Concludiamo allora dandoci appuntamento nel… 2029?
“No, non credo proprio. Come ho detto, sono in una fase creativa molto florida. Diverse canzoni non hanno trovato posto su ‘Anomaly’, altre le ho già scritte… attualmente ho sei, sette canzoni pronte che potrebbero benissimo trovare posto su un nuovo disco, quindi sono quasi sicuro che non bisognerà aspettare altri vent’anni per ascoltare il successore di ‘Anomaly’”.